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Autore: _amethyst_    10/04/2009    6 recensioni
Che cosa si è disposti a fare per la vendetta o la
popolarità?
Si è disposti anche a sopportarsi a vicenda?
Cindy e Marco sono due ragazzi estremamente presuntuosi che in comune
hanno solo il carattere.
Che succederebbe se rimanessero coinvolti nei loro stessi giochetti?
Tratto
dall’ultimo capitolo…
- Si sentiva una stupida a correre per la strada.
Primo, perché tutti i passanti la fissavano come se fosse appena
uscita dal manicomio
e secondo, perché stava piangendo come una disperata e i passanti la fissavano come se fosse appena uscita da un centro per depressi. -
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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calculated love gossip,
-
PROLOGO -


Il futuro. Quante volte avremo sentito quella famosa frase “Chissà che mi riserva il futuro?!” e quante volte avremo detto “Già, chissà.”.
Ma il futuro è adesso, è l’istante che viviamo subito dopo aver parlato, ballato, cantato o fatto qualsiasi azione.
Cazzo, come faceva la gente a sognare e pensare queste scemenze?!
La vita va vissuta senza farsi problemi, spensierata e fregarsene del futuro.
Esiste solo il presente, perché quando quell’attimo di futuro che sussegue il presente se ne va… tutto è già diventato passato.
È per questo che avevo deciso di divertirmi e di cogliere l’attimo.
‘Carpe Diem, cogli l’attimo’ diceva un filosofo greco, non ricordo chi.

- Stupida! - Cindy chiuse istintivamente gli occhi per evitare di commettere un omicidio, più precisamente quello di Marco Pacchiani, il ragazzo che dall’inizio di quella settimana aveva deciso di perseguitarla per chissà quale motivo. Un ragazzo presuntuoso e stronzo quasi quanto suo fratello Carmine, il suo ex. Per sfuggire ai suoi continui insulti era corsa dentro la palestra della scuola, nella speranza che se ne andasse e che la lasciasse in pace; tentativo inutile, dato che l’aveva seguita fin dentro.
- Marco mi sto innervosendo. - Sbottò.
- Ohoh, che paura. - Commentò lui, sarcastico.
- No sul serio, non ho capito bene che cosa vuoi da me. -
- Niente. -
- E allora perché mi rompi le palle? -
- Simpatica come sempre Cindy. -
- Non hai risposto. -
- Perché voglio rompertele. -
- Ti ha mandato tuo fratello? Carmine ha mandato suo fratello frocio per vendicarsi del fatto che l’ho lasciato? Stronzo. -
- Frocio?! Stai dicendo a me troietta? -
Cindy gli lanciò uno sguardo minaccioso.
Ormai era abituata a sentirsi appellare in quel modo dai ragazzi stupidi, ma da lui non riusciva ad accettarlo.
Nutriva una profonda indifferenza nei suoi confronti, forse perché era il fratello del suo ex ragazzo oppure (più probabilmente) era quella sua aria da fighetto ad infastidirla.
- Ascoltami bene frocetto, non mi va di perdere tempo. Dì a tuo fratello che se vuole qualcosa io ci sono per parlarci e che non mi va di mandare i ‘messaggini’ attraverso di te. Mi hai capito? -
- Mio fratello non c’entra niente e invece di chiamare me frocio guardati un po’ te! -
- E allora tu smettila di insultarmi! - poi aggiunse sussurrando - frocio… -
Marco la prese per le spalle e la sbatté al muro, l’espressione beffarda stampata in faccia.
- Ripetilo. - Le sfide per lei non erano una minaccia, non ne aveva paura.
- Frocio. F-R-O-C-I-O. Vuoi che ti elenchi i sinonimi di questa parola? Sono tanti, potrei impiegarci tutta la mattina. - Lo scimmiottò, fiera di avergli tenuto testa.
Non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, tantomeno si sarebbe fatta insultare da un bamboccio finocchio come Marco.
- Spiritosa, davvero. Te lo faccio vedere io il frocio! Voglio vedere se dopo mi chiamerai ancora in questo modo. - Sogghignò.

Un secondo dopo che le ebbe pronunciate, Cindy capì il senso delle sue parole, ma non fu abbastanza veloce per fuggire dalla stretta morsea della mano che Marco aveva affondato nei suoi capelli, trattenendole la schiena con l’altra. Le sue labbra si premettero su quelle di lei con furia eccessiva, tanto che non riuscì a liberarsi del corpo del ragazzo che la teneva schiacciata con le spalle al muro.
Lei non riusciva a capire che cosa Marco volesse dimostrarle con quel gesto, sapeva solo che quando fosse riuscita a liberarsi si sarebbe incazzata con lui (e non poco).
Finalmente riuscì a liberarsi e lo spinse via da lei, imbufalita.
- Hai finito? - chiese, seria.
- Sì… per ora. - rispose, sogghignando.
- No, per ora un cavolo! Mai più. -
- E dai, non essere acida. In fondo ti è piaciuto baciare un frocio, no? -
- NO! -
- Dai, non credevo fossi così permalosa! In fondo era soltanto un bacio, super certo, ma pur sempre un bacio. -
Lei inarcò un elegante sopracciglio.
- Tu sei malato! Ma vai a farti vedere da un medico! -
- Dovrei? -
La sua ignoranza era esasperante.
Non avrebbe mai creduto che esistessero persone complessate come lui, come non avrebbe mai creduto che esistesse un ragazzo più stupido di Carmine, ma d’altronde era suo fratello.
Chissà quante seghe mentali si faceva al giorno ‘sto tizio!
- Meglio che me ne vada via, non vorrei essere contagiata dal virus della demenza. Ciao, ciao. -
Fece per andarsene, ma lui le si parò davanti.
- Aspetta un attimo! -
- Che vuoi ancora?! -
- Devo chiederti un favore. -
Un favore? Un favore?! Ma questo è scemo…
- Tu… vuoi chiedere… un favore… a… ME?! - Chiese, scandendo le parole per non far trapelare la sorpresa e l’incredulità.
- Esatto. - Sorrise e lei capì in quel preciso istante che le sue supposizioni sulla sanità mentale di quel tizio erano ovviamente giuste.
Stupido, pazzo, ignorante, malato e altri sinonimi della parola ‘Marco Pacchiani’.
- No, aspetta un secondo. Prima mi insulti, poi mi baci (oltretutto senza il mio permesso) e ti aspetti che io ti faccia un… favore?! Dimmi la verità… -
- Ovvero? -

- Tu soffri di disturbi di personalità multipla? -
Lui rimasse immobile, lo sguardo pensieroso come se stesse cercando davvero una risposta alla domanda che gli aveva appena fatto.
- Dipende dal punto di vista. -
- Aaah… -
Se ne convinceva ogni momento di più: era stupido, pazzo, ignorante e malato.
Quattro semplici parole per descrivere il presente Marco Pacchiani, una persona con ovvi disturbi mentali.
- Allora, me lo fai questo favore? -
- Non mi hai ancora detto di che cosa si tratta. -
- Ah, sì. Mi serve il tuo aiuto per… diventare popolare. -
- Eh? -
No… mi sta prendendo in giro, pensò Cindy.
- Devi aiutarmi a diventare più popolare, sì insomma… voglio che tutta la scuola sappia chi sono. -
- Beh se vuoi posso farlo io… -
- Davvero?! -
- Sì, potrei dire a tutti che sei uno stupido, pazzo, ignorante, malato mentale. Così tutti sapranno chi sei, no? -
- Adesso basta, sono serio. -
- Anche io lo sono. - Sorrise, prendendolo in giro.
- Dai allora me lo fai questo favore?! -
- E io che cosa ci guadagnerei in tutto questo? -
- Non volevi vendicarti di mio fratello, Carmine? -
- E come? -
- Semplice: io mi metto con te che sei popolare e tu così fai ingelosire mio fratello. Così avremo entrambi ciò che vogliamo. -
- Io non mi metterò mai con te! Scordatelo! -
- Beh almeno proviamo a fingere. -
- Neanche per idea!!! - Esclamò, sdegnata.
- Perché? Devi solo darmi qualche bacino… -
- Bacino? Bacino? -
Lei lo guardò come se provenisse da un altro pianeta.
- Si, bacino…-
Cindy lo guardò a lungo.
La sua espressione seria chiariva perfettamente che non la stava prendendo in giro e in effetti ci avrebbero guadagnato entrambi.
- Sentiamo, cosa avresti in mente? - Lui sorrise compiaciuto.
- Un piano che funzionerà. - Lei alzò gli occhi al cielo e lui ingrandì il sorriso.
Imbarazzata si voltò:
- Coraggio muoviamoci, non ho tempo da perdere! -
- Su, spogliati! -
- Spogliarmi?! Ma tu sei completamente fuori di melone!!! -
Sì, questo era pazzo.
- Scherzavo, eh! Quanto ti incazzi… -
- Scherzavi?! Io… -
- Ok basta. Facciamolo. -

Marco prese dalla tasca il suo cellulare e lo mise in equilibrio sul tavolino della palestra, dove solitamente i professori appoggiavano il registro.
- Devi… registrare? -
- Certo, altrimenti come fanno a vederci gli altri? -
Deglutì e divenne rossa dall’imbarazzo.
- Non dirmi che sei imbarazzata? -
- Ovvio che lo sono! Tu vuoi filmare un nostro ‘bacio’ che vedrà tutta la scuola oltretutto! -
- Fa parte del patto, bella. -
Le strizzò l’occhio con un’aria ammiccante e lei fece una smorfia.
- E va bene ma non è meglio se all’inizio rimane tutto nel mistero? -
- Cioè? -
- Cioè… non facciamo capire chi siamo, spediamo il video e facciamo notizia. Tutti cercheranno di capire chi siamo e, quando tutti saranno schiattati dalla curiosità, riveliamo il segreto? -
- E come pensi di nascondere chi siamo? -
- Semplice, la risposta esatta è… Photoshop! -
- Vuoi andare a fare shopping? -
- No idiota. Photoshop è un programma di grafica. Tramite alcuni effetti copriamo la faccia e tutti quei particolari che possono smascherarci. -
- Geniale. -
- Certo, è una mia idea. -
Okay, pavoneggiamoci.
- Va bene, ma adesso passiamo al sodo. -
Premette sul cellulare il tasto di inizio e, senza preavviso, la baciò.

Lei rispose meccanicamente, senza troppo entusiasmo.
Non si sentiva naturale, avvinghiata a Marco ma non poteva fare altrimenti: aveva accettato di farlo e ora doveva subire.
Era come bloccata, fredda e distaccata.
Ovviamente lui se ne accorse.
- Sei tesa. Lasciati andare, altrimenti non ci crederà nessuno. - sussurrò, guardandola negli occhi.
Cindy annuì e sentì la mano di Marco scioglierle la coda affondando lentamente la mano tra i suoi capelli castani, portandole il viso verso le sue labbra.
Le aggredì con furia più che baciarle e lei rispose con più ardore di quanto aveva fatto lui, lasciandolo più che sorpreso.
Marco la prese per la vita e la trascinò a sé sempre di più, finché il suo corpo non aderì perfettamente a quello di Cindy.
Questo sì che farà scalpore, pensò lui, compiaciuto.
Lei non sapeva che le prendeva né da dove arrivasse tutta quella voglia di rendere perfettamente sensuale quel bacio falso e calcolato.
Forse era il desiderio di farla pagare a Carmine che la spingeva verso la trasgressione più pura oppure quel bacio era un piccolo pretesto per far parlare di sé ancora una volta.
Dopotutto a lei non dispiaceva la popolarità, avrebbe fatto gola a chiunque.
- Ci stai dando dentro piccola. - le sussurrò Marco all’orecchio, passandoci le labbra poco dopo.
- Se devo distruggere una persona, meglio farlo nel modo più efficace possibile.
Devo fargliela pagare a tutti i costi. - sussurrò, aggrappandosi alla sua nuca.
L’aria tra loro si era fatta troppo densa per poter essere respirata, così Cindy decise di ritrarsi e riprendere fiato.
Marco la guardava con insistenza negli occhi, mentre le sue mani erano sui fianchi della ragazza.
La sua espressione era indubbiamente di sfida.

- Può bastare. - disse la ragazza, allontanandolo e prendendo il cellulare tra le mani per bloccare il filmato.
Quando osservò lo schermo si accorse che si era già fermato da circa… quattro minuti e ventuno secondi?
- Che significa?! - chiese lei, furente.
- Cosa? -
Si avvicinò e fissò lo schermo del telefono, poi sorrise.
- Ah sì…a volte capita. Che problema c’è? -
- C’è che gli ultimi tre minuti non li hai registrati. Cioè… io ti ho baciato per nessun motivo per più di tre minuti?! -
- E allora? Non dirmi che non ti è piaciuto baciarmi! - senza ombra di dubbio la prendeva in giro.
- Sono stata obbligata a baciarti. - ribatté, sollevando un sopracciglio.
- No, io non ti ho obbligata. Sei stata tu ad accettare il patto a tuo rischio e pericolo. -
- Avevo accettato la tua richiesta di aiuto, non ho accettato di farmi sfruttare da un frocio! -
- Sisi, certo. Ci vediamo domani. -
- Ehi non avevo ancora finito di… - ma ormai era già uscito dalla palestra.
Imprecando tra sé, Cindy si diede una sistemata ai capelli e si accorse di non trovare più il suo elastico.
Ma dove diavolo sarà finito? Si chiese, pensierosa.
Poi, avendo appurato di averlo perso, uscì a sua volta, rientrando in classe.
   
 
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