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Autore: BebaTaylor    12/05/2016    0 recensioni
Avete presente quegli amici che nonostante la distanza, i litigi, i giorni, settimane — o addiritura mesi— di silenzio ogni volta che si ritrovano è come se si fossero visti il giorno prima?
Il rapporto fra Nick e Lynn è così.
Degli strani sogni, un improvviso trasferimento in un altro continente, un vecchio locale, una padrona di casa impicciona, degli amici che sanno ancora prima che tu intuisca qualcosa...
Come evolverà il rapporto fra Lynn e Nick?
Capiranno quello che gli altri hanno capito prima di loro?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nick Carter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Niente di quanto narrato in questa fanfiction è reale o ha la pretesa di esserlo. È frutto della mia fantasia e non vuole assolutamente offendere la persona in questione. I personaggi originali appartengono alla sottoscritta.


Hummingbird

❀❀❀ Due ❀❀❀



«Sei in ritardo di venti minuti!» abbaiò Lynn appena Nick le rispose.

«Lo so, scusami.» rispose lui, «Mi dispiace.» disse.

«Lo spero bene.» sospirò lei, «Guarda che AJ è già qui.» disse, «Mancate solo voi.» aggiunse fermandosi e correggendosi appena in tempo, giusto un attimo prima di dire "Manchi solo tu."

Nick.

«Muoviti!» strillò, ritrovando il controllo di se stessa.

«Scusaci, Lynn.» disse Lauren e Lynn capì che Nick aveva messo il vivavoce — cosa probabile, oltre che giusta, visto che erano in auto e guidava lui —, «Dieci minuti e arriviamo.»

«Oh,» fece Lynn, sorpresa dal tono dolce di Lauren, «Va bene.» disse e riattaccò. «Arrivano.» disse agli altri e guardò Ava, seduta sul pavimento che giocava con dei blocchi colorati che AJ e Rochelle avevano portato per farla distrarre — insieme a un seggiolone, già sistemato vicino al tavolo —, il suo sguardo si posò su Aaron che alla fine era venuto da solo e si chiese se avesse fatto bene ad invitarlo e a non dire nulla a Nick.

Nick.

«Chissà quale scusa inventerà, questa volta.»

AJ interruppe i pensieri di Lynn e lei gliene fu quasi grata, voleva smettere di pensare a Nick, visto che poteva pensare ad altro, tipo Jacob, il suo ragazzo da due anni e mezzo. «Fra poco lo sapremo.» sorrise guardando l'amico.

Quindici minuti dopo il campanello suonò, Lynn si alzò dal divano, andò alla porta e fissò lo schermo del video citofono e ridacchiò quando vide Nick agitare una mano. «Ehi, Lynn!» esclamò allegro, «Siamo arrivati!»

«Salite.» sorrise lei e spinse il pulsante che apriva il portone, rimanendo accanto alla porta e l'aprì dopo qualche secondo.

«Scusami.» esclamò Nick e le baciò le guance.

«Colpa sua.» sorrise Lauren indicando il ragazzo.

«Lo sospettavamo.» esclamò AJ, apparendo nell'ingresso con un sorriso luminoso sul volto, «Ehi, Nick.» fece, «Tutto okay?» domandò perché non gli era sfuggita l'occhiata che Nick aveva rivolto a Lynn mentre salutava Lauren — e guardando la moglie e Aaron capì che anche loro l'avevano notata.

«Sì.» rispose Nick e seguì gli altri in salotto, per fermasi di botto quando vide suo fratello. «Aaron.» mormorò, «Come va?» chiese.

L'altro scrollò le spalle, «Tutto bene.» rispose e guardò Lynn andare in cucina e piegarsi davanti al forno.

«Le lasagne sono quasi pronte.» disse lei, «Cinque minuti.»

«Tu hai cucinato le lasagne?» esclamò Nick, «Ti sei data da fare.» rise.

Lynn fece una smorfia, «Le ho prese al ristorante.» replicò, le mani sui fianchi, «Non ne avrei avuto il tempo, visto che ho lavorato tutto il giorno.» disse, «Sessanta tedeschi che sapevano dieci parole in croce della nostra lingua.» sospirò, «Fra tutti quanti.»

Nick ridacchiò e fece una linguaccia all'amica e Aaron lo fissò, trattenendosi dallo scuotere la testa, trovando il comportamento del fratello maggiore molto strano. Gli bastò guardare AJ per capire che anche lui trovava tutto ciò molto strano: era il modo in cui Nick guardava Lynn, era il modo in cui l'aveva abbracciata quando l'aveva salutata, o il modo in cui la stava fissando mentre tirava fuori la teglia dal forno e l'appoggiava sul bancone.

«Jacob?» domandò Nick mentre si alzava dal divano, «Non lo aspettiamo?»

«Non c'è.» sospirò Lynn e si affrettò a sorridere, «Impegni di lavoro.» disse portando un paio di piatti con le lasagne al tavolo, «Ma mi ha promesso che domani sera usciamo a cena.»

Nick si bloccò mentre spostava la sedia e pensò che Jacob dovesse essere un vero idiota, per non festeggiare il compleanno di Lynn. «Ah, capisco.» disse e guardò Lauren, che gli stava sorridendo dolcemente, posò lo sguardo su suo fratello e lo vide accennare un sorriso, alzò gli occhi, vide Lynn arrivare con altri piatti, seguita da Rochelle — anche lei aveva dei piatti in mano — e la vide sorridere e dimenticò tutto quanto.


Lynn aveva già scartato il regalo di Aaron — una borsetta e una cintura coordinate, entrambe bianche con degli strass — e quello di AJ e Rochelle — un buono per un negozio di vestiti e una collanina con un ciondolo a forma di stella — e stava aprendo quello di Nick e Lauren. Tolse la coccardina rossa, la posò sul divano e Ava si affrettò a prenderla — come aveva fatto con le altre — e aprì il sacchetto di carta lucida. «Grazie!» trillò, allegra, prendendo la piccola pochette nera, decorata da una catenina argento, l'aprì, rivelando una scatoletta di una gioielleria, «Oh, sono bellissimi!» commentò fissando i due orecchini a forma di rosa, «Grazie.» disse sorridendo a Nick e Lauren — più a Nick che a Lauren, in effetti — e si accorse che c'era ancora una cosa, nella pochette. Afferrò la busta e l'aprì, «Un buono per dieci massaggi?»

«Dici di lavorare troppo.» rise Nick, «Magari dei massaggi potrebbero rilassarti.» disse, «Si spera.» le sorrise, pensando che fosse bellissima — e si disse che non poteva pensare una cosa del genere, non con Lauren seduta accanto a lui.

«Grazie.» ripeté Lynn e si alzò, abbracciò i due e tornò al suo posto, fissando Ava che giocava con il sacchetto, piegandolo, spiegandolo e lanciandolo in aria con un risolino. La fissò e sorrise, afferrò il calice e finì di bere il vino bianco, «Qualcuno vuole altra torta?» domandò, «Altrimenti rischio di mangiarla tutta io!» ridacchiò.

«E allora addio alla dieta.»

Lynn si girò verso Aaron e gli lanciò un'occhiataccia che lo fece smettere immediatamente di ridere, «Idiota.» borbottò.

«Scusa.» rise Aaron.

Lynn alzò gli occhi al cielo, «Nessuno la vuole?» chiese, «Bhe... vorrà dire che farò lo sforzo di finirla da sola...» sospirò.

«Dai, ti aiuto in questa impresa eroica.» rise Nick, «Dammene una fetta.»

«Anche a me, grazie.» fece AJ, Lynn sorrise e annuì mentre si alzava.

Mentre posava le fette di torta — una grossa Saint Honoré — nei piattini, Lynn si sentì felice: c'erano i suoi amici, lì a pochi metri da lei, suo fratello e i suoi genitori le avevano detto che sarebbero arrivati la settimana successiva e si sarebbero fermati qualche giorno e la sera dopo sarebbe uscita con Jacob.

Alzò il viso e incrociò lo sguardo di Nick, sorrise ancora di più, sentendosi ancora più felice.

Nick.

***

Nick si sarebbe aspettato di tutto, tranne di vedere Lynn prendere a calci la sua auto. Primo perché Lynn la trattava con i guanti e non l'avrebbe mai presa a calci, secondo perché a quell'ora — erano le otto e un quarto — doveva essere a cena con Jacob. Fermò l'auto e scese, fissando Lynn che sbraitava prima di sedersi a terra con uno sbuffo rumoroso, le si avvicinò e si accucciò accanto a lei. «Che succede?» domandò.

Lynn si voltò verso di lui e quasi sobbalzò nel trovarselo davanti e così... vicino. «Niente.» rispose, «Ho bucato.» sospirò e indicò la ruota.

Nick si accorse della gomma a terra, «Chiama l'assistenza.» suggerì.

«So farlo da sola!» replicò lei alzando la voce, «Solo che questo stupido crick non vuole saperne di funzionare.» sbottò, afferrò la chiave per stringere i bulloni e colpì il crick, «Non si muove, l'idiota.» esclamò colpendo un'altra volta il crick, «È incastrato, lo stronzo.» lo colpì ancora, «Non mi ascolta, il cretino.» un altro colpo.

Nick le afferrò i polsi, fermandola e la guardò, intuendo che non era solo colpa della ruota a terra o del crick che Lynn era così arrabbiata, «Lascia, provo io.» disse, armeggiò con il crick, riuscendo a disincastrarlo, spinse il crick sotto l'auto e la sollevò, domandandosi perché Jacob non fosse lì. Svitò i bulloni e li posò per terra, vicino alle ginocchia e alzò il viso, fissando Lynn che spingeva la ruota di scorta verso di lui.

«Immagino che Jacob ti abbia tirato il bidone.» sospirò mentre sostituiva la ruota.

«Già.» commentò lei, «Ha una riunione.» sbuffò, «E cazzo, ce l'ha veramente.»

Nick si fermò, bloccandosi dallo stringere il bullone, «Eh?» fece, «L'hai seguito?» chiese, dicendosi che se Lynn aveva seguito Jacob la cosa doveva essere più grave di quello che voleva far credere.

«Sì.» disse lei, «Mi ha avvertito alle sei meno cinque, venti minuti prima di venirmi a prendere.» spiegò, «Così ho preso la macchina e l'ho seguito. È uscito dall'ufficio con dei colleghi e dei tizi o cinesi o giapponesi e sono andati in quel ristorante che c'è al centro.»

«La concorrenza?» domandò Nick e si assicurò che i bulloni fossero ben stretti.

«Già.» sibilò lei. «Quando mi ha avvertito mi ha detto che è una cosa importante e che si farà perdonare.» soffiò.

Nick infilò il crick nella sua custodia e pensò che Jacob dovesse essere proprio scemo, per annullare un appuntamento con Lynn. Non poteva spostare la cena di lavoro al giorno dopo? Magari a pranzo? Magari al Sea Star?

«Grazie.» esclamò Lynn mentre sistemavano gli attrezzi e la ruota bucata nel bagagliaio.

«Di niente.» sorrise Nick, «Domani mattina vai subito dal meccanico, che non puoi girare troppo con la ruota di scorta.» disse e chiuse il bagagliaio, stava per salutarla quando cambiò idea, "Perché no?" pensò. «Lynn...» soffiò e quasi arrossì quando lei lo fissò, «Perché non vai a casa, io ti seguo e poi ce ne andiamo a mangiare una pizza?» propose, «Offro io.» sorrise.

Le labbra di Lynn si piegarono in un sorriso, «Va bene.» disse, «Ma non importa chi paga, sul serio.» disse ed era vero. Non le importava chi pagasse, quando usciva, non le era mai importato, sopratutto con Nick. Per un periodo, quando erano piccoli, la sua famiglia era stata più ricca di quella di Nick: tutto ciò grazie all'azienda di suo padre; anche ora non aveva di che lamentarsi, guadagnava abbastanza per potersi togliersi molti sfizi — molti di più della gente che la circondava — era ricca ma non le piaceva mostrarlo. «Andiamo?» domandò, riscuotendosi dai suoi pensieri che, si rese conto, erano fuori luogo.

«Sì.» disse Nick.

Meno di quindici minuti dopo, Lynn posteggiò nel suo posto riservato davanti all'edificio, afferrò la borsa e scese, aprì il bagagliaio e Nick si chiese perché lo facesse, cambiò le scarpe, sostituendo i sandali dai tacchi alti con delle più comode ballerine, tolse la giacca e indossò una felpa nera e Nick quasi sobbalzò, quando si accorse che indossava una camicia a maniche corte — e si diede dello stupido per non averlo notato prima. «Ti sei cambiata?» domandò quando Lynn salì in auto.

«I sandali sono nuovo e iniziavano a farmi male i piedi.» scrollò le spalle lei e posò la borsetta sul pavimento dell'auto, «Niente di che.» disse voltandosi e sorridendo a Nick, «Io ero fuori per un motivo, tu cosa ci facevi in giro per la Boulevard?» domandò.

«Mi annoiavo.» rispose lui, «Lauren è fuori con amiche.»

Lynn annuì e abbassò l'aletta parasole, portò le mani ai capelli e tolse il fermaglio, passò le mani fra i capelli e scrollò piano la testa, senza smettersi di guardarsi nel piccolo specchio.

E Nick dovette costringersi a non inchiodare in mezzo alla strada e guardarla mentre passava le mani fra i capelli; così deglutì e si costrinse a guardare la strada, «Dove andiamo?» domandò.

«Da Mario?» propose Lynn, girandosi verso di lui e posando il braccio sinistro sul bracciolo del sedile.

Nick annuì, «Direi che è perfetto.» esclamò lui e mise la freccia per svoltare  a sinistra. «Spero che tu ti sia incazzata, con Jacob, per il bidone.» disse dopo qualche attimo di silenzio.

Lynn sbuffò e guardò fuori dal finestrino, «Certo che mi sono incazzata.» esclamò tornando a guardare Nick e fissandone il profilo, «Gli ho detto che lo perdono solo se mi regala un bracciale di diamanti e smeraldi.» disse.

«Diamanti e smeraldi?» commentò Nick, «E lui cosa ti ha detto?»

Lynn scrollò le spalle, «Che me lo regala e che andremo a sceglierlo insieme.» sospirò, «Dovrò dirgli che scherzavo e che preferirei delle Jimmy Choo.»

Nick rise, «Già, le Jimmy Choo sono più adatte, per te.» esclamò e si trattenne dal dire che Jacob era davvero un cretino se si comportava così, oltre che stronzo, «Glielo hai detto che sei delusa sia per ieri sera che per oggi?» domandò, fermandosi a un semaforo rosso e voltandosi per guardarla.

Lynn, «Sì.» rispose, «Mi ha detto che da settimana prossima andrà meglio, che il lavoro tornerà nella norma.»

«Speriamo.» mormorò lui, «È un idiota.»

«Jacob mi ama, Nick» disse Lynn, «E io amo lui.» aggiunse, «Siamo solo presi dal lavoro, tutto qui.» sorrise.

Nick sospirò, «Lo so, scusami.» disse e andò avanti, superò l'incrocio e girò a destra, fermandosi nell'ampio parcheggio della pizzeria.

«Non preoccuparti.» disse lei, «Jacob, al momento, è un idiota.» ridacchiò e poi sospirò e a Nick non sfuggì una nota di rassegnazione nella sua voce.

Si girò verso di lei e la fissò per qualche istante mentre lei fissava il parcheggio, «Andiamo?» domandò, fissandola e chiedendosi da dove venisse quella cosa, quella voce che gli diceva: "Dille tutto. Dille tutto!"

Dille tutto... cosa? L'unica cosa che voleva dire era che Jacob era un cretino e uno stronzo se la trattava così, ma sapeva che poi avrebbero litigato — era già successo in passato e non voleva ripetere l'esperienza — e che avrebbe meritato di meglio.

«Nick?» chiamò Lynn fissandolo, la fronte corrugata, «Ti sei incantato?»

«Uh?» fece lui e la guardò, «Scusa.» disse, tolse le chiavi dall'accensione e aprì la portiera, domandandosi cosa gli stesse accadendo da quasi due mesi.

Lynn.


«Dobbiamo andare, Lynn.» esclamò Nick, posò la mano sulla schiena di lei e la spinse con gentilezza verso la porta.

«No.» replicò lei, «Un'altra birra, okay?» fece alzando il viso e fissando Nick.

«Lynn...» sospirò lui, come se si trovasse davanti a una ragazzina e non a una donna, «Domani lavori, te lo ricordi?» le sorrise mentre apriva la porta, «È meglio se andiamo.»

Lynn sbuffò rumorosamente, «Uffa.» si lamentò, «Hai ragione.»

Nick ridacchiò e la condusse all'auto, le aprì la portiera e la osservò sedersi, stringere il pupazzo — un elefante rosa — che Lynn aveva vinto in sala giochi. Chiuse la portiera e fece il giro dell'auto, pensando che avrebbe voluto vincerlo lui, il pupazzo, e regalarlo a Lynn. Voleva fare lui, qualcosa per lei, come consolarla perché Jacob le aveva dato buca.

Rimasero in silenzio, durante il viaggio di ritorno, con Nick che fissava la strada, tranne qualche breve occhiata a Lynn, che se ne stava seduta comoda accanto a lui, il pupazzo fra le braccia e lo sguardo puntato fuori dal finestrino, gli occhi socchiusi, come se si stesse addormentare da un memento all'altro.

Nick frenò dolcemente, «Hai bisogno di una mano?» domandò fissando Lynn che slacciava la cintura di sicurezza.

«No, grazie.» sbadigliò lei, «Mi sono divertita.» disse, «Grazie.» aggiunse, prese le chiavi dalla borsa e aprì la portiera, «Ci vediamo, Nick.» mormorò trattenendo uno sbadiglio.

«Certo.» sorrise lui, sentendosi quasi deluso — deluso? — perché Lynn non aveva bisogno di aiuto, «Buona notte, Marie Lynn.» sorrise.

Lei sbuffò, «Buona notte.» mormorò, si sporse e baciò la guancia dell'amico, «Ciao.» aggiunse con un sorriso e Nick la fissò scendere dall'auto, andare verso casa e aprire il portone.

Nick rimase lì, a guardare la porta chiusa, da cui filtrava la luce delle scale, che si spense quando si accesero quelle dell'appartamento, e lui alzò il viso, fissando le finestre del primo piano.

Lynn.

Le luci si spensero e Nick ripartì, con quel pensiero in testa.

Lynn. Lynn. Lynn.


Lynn sospirò e rimise a posto la tenda dopo che la macchina di Nick si era allontanata. Era stato un bisogno quasi impulsivo, quello di mettersi alla finestra e fissare l'auto di Nick.

Era da tanto che non uscivano loro due da soli — di solito c'erano anche Jacob e Lauren — ed era stata bene, in quelle ore. Aveva dimenticato Jacob e il suo bidone, il lavoro, tutto quanto.

Tutto quanto.

Nick.

Lynn sospirò, si allontanò dalla finestra e si disse che doveva andare a letto, che non doveva più pensarci.

Nick.

***

Nick rimase sorpreso quando ricevette il messaggio di Lynn — erano passate quasi tre settimane da quando l'aveva aiutata a cambiare la ruota — , che gli chiedeva — anzi, gli ordinava, perché sembrava più un'ordine che una richiesta — di presentarsi un paio di sere dopo, a un indirizzo che non conosceva. E gli chiedeva quale pizza volesse.

Ci pensò per qualche istante, al perché Lynn gli avesse mandato un messaggio su Whatsapp, invece che chiamarlo, visto che Lynn se ne stava alla larga dall'app di messaggistica e preferiva prendere il telefono, comporre il numero, e chiamare.

Fissò quei caratteri per un paio di minuti prima di rispondere, continuando a chiedersi il perché di quell'appuntamento. Alla fine le inviò un messaggio chiedendole il perché di quell'incontro.

"È una sorpresa!" rispose lei, aggiungendoci un emoticon sorridente, lasciando Nick ancora più confuso — e curioso — di prima.

***

Nick arrivò puntuale, fissando il grande portone di legno davanti a lui e lo spazio vuoto lasciato da un'insegna mancante e si chiese perché Lynn volesse incontrarlo lì, in quella minuscola piazza, davanti a quello che una volta doveva essere un locale di qualche tipo.

«Ehi, Nick.»

Nick si voltò  fissò suo fratello avanzare, «Aaron.» disse facendo un cenno con la testa, «Come mai qui?»

«Me lo ha chiesto Lynn.» rispose l'altro scrollando le spalle, «Che posto è?» domandò.

«Ah... non ne ho idea.» sospirò Nick, «Sembra una vecchia attività.» esclamò, «Lynn è in ritardo.» disse fissando l'orologio.

«Non sono in ritardo.»

Nick rise e si voltò, «Mi sembrava strano.» esclamò fissando l'amica e domandandosi come mai avesse anche uno zainetto oltre alla borsa.

«Infatti sei tu quello che arriva in ritardo.» replicò lei e lo abbracciò, per poi scostarsi e salutare Aaron.

«Come mai ci hai fatto venire qui?» chiese il più piccolo.

Lynn sorrise e prese un grosso mazzo di chiavi dalla borsa, «È una sorpresa.» rispose, afferrò la chiave più grossa nella serratura e la girò un paio di volte, «Siete i primi a saperlo.» continuò e aprì un'altra serratura, «Bhe, a parte Jacob.» scrollò le spalle e aprì l'ultima serratura.

Nick la fissò spingere la pesante porta di legno e si domandò come mai Jacob non ci fosse, se fosse perché non volesse venire o perché impegnato con il lavoro, fece passare Aaron e chiuse dietro di sé la porta, mentre Lynn ne apriva un'altra, di vetro e acciaio nero.

«Benvenuti nel mio ristorante!» trillò Lynn accendendo le luci.

«Ristorante?» esclamò Aaron e Nick si guardò attorno, fissando il lungo bancone di mogano, mentre sulla destra, aldilà di un basso muretto, erano sistemati diversi tavoli quadrati, circondati da sedie. Davanti a lui si apriva una piccola zona rialzata, con tavolini più piccoli.

«Il tuo ristorante?» domandò, «Hai comprato questo posto?» domandò.

Lynn continuò a sorridere e annuì, «Sì, ho firmato tre giorni fa.» esclamò, «Vi avrei invitati prima ma ho voluto dare una pulita.» aggiunse e posò borsa e zainetto su un tavolino.

Nick la fissò e sorrise. Lynn era felice, come Nick non l'aveva mai vista, sembrava che sprizzasse felicità da ogni singola cellula.

«Come mai?» domandò Aaron scostando una sedia.

«Volevo qualcosa che fosse solo mio.» rispose Lynn aprendo la cerniera dello zaino e tirò fuori una tovaglia a scacchi bianchi e blu, «Ci pensavo da tanto.» continuò, spostò borsa e zaino sulla sedia e stese la tovaglia sul tavolo, aiutata da Aaron.

«Che lavori devi fare?» domandò Nick, le mani appoggiate allo schienale della sedia.

«Bhe, cambiare gli elettrodomestici, dare una lucidata al parquet, sistemare i bagni, il bancone, il mio ufficio,scegliere tovaglie, divise e robe simili.» rispose Lynn prendendo delle birre dallo zainetto e un contenitore con delle posate, «Oltre a scegliere il personale.»

Nick annuì e si sedette, «Un bel lavoro.» commentò, «E il nome?» chiese.

Lynn lo fissò, guardando gli occhi chiari e le si fermò il respiro.

Nick.

«È un segreto.» rispose.

«E non ce lo dirai fino a che non aprirai il locale.» le sorrise Nick, pensando che fosse bellissima.

«Esatto.» ridacchiò lei e sistemò le posate sul tavolo, «Abbiamo ancora una ventina di minuti prima che arrivino le pizze.» aggiunse, «Vi faccio fare un giro.»

«Sicura di riuscire a fare tutto?» domandò Nick quando ritornarono al tavolino, «Sono tanti i lavori che devi fare.»

«Lo sai che se hai bisogno puoi chiedere a noi.» esclamò Aaron sedendosi al posto di prima.

Lynn sorrise, «Lo so, grazie.» disse, «E sono sicura di fare tutto.» aggiunse, «Ho fatto un sacco di preventivi prima di comprare.»

«Lynn, se mai dovessi aver bisogno di una mano... basta che lo dici.» esclamò Nick, «Non farti problemi.»

«Lo so, Nick.» ripeté lei, «Grazie.» disse e si sentì bussare, «Le pizze sono arrivate.» esclamò, allegra, prese il portafogli dalla borsa e andò alla porta.

Aaron scosse la testa alla vista del fratello che osservava Lynn, perché il suo sguardo non era puntato né sulla testa, né sulle spalle o sulla schiena, ma più in basso, «Nick,» lo chiamò e trattenne un risolino quando lui si girò, la bocca semi aperta, «cosa ne pensi?»

Nick sospirò, «Non lo so.» rispose, «Mi sembra una cosa... troppo grande.»

«Lynn ce la farà.» sorrise Aaron.

«Non ho detto il contrario.» replicò Nick, «È solo che...» sospirò e si sedette, «Ci sono tante cose da fare e dovrà stare a dietro a tante cose e non avrà un minuto libero...» mormorò fissando la tovaglia, «Mi preoccupo.»

Aaron non replicò e sorrise a Lynn quando tornò al tavolo, e fissò Nick che non staccava gli occhi di dosso dalla ragazza e si disse che era ora che succedesse, dopo tutti quegli anni. A lui Lynn piaceva, era come una sorella maggiore — e come tale lo sgridava spesso, sia quando era piccolo che ora.

Diede un piccolo calcio a Nick, che si girò verso di lui, fissandolo e chiedendosi perché lo avesse preso a calci. «Mi hai dato un calcio.» disse.

Aaron rise, «Scusa, non l'ho fatto apposta.» disse e ringraziò Lynn che gli porgeva la scatola di cartone con la pizza.


«Non ce lo vuoi proprio dire come lo chiamerai, vero?» domandò Nick quando finirono di mangiare.

«No.» rispose Lynn, «È un segreto.» disse, «E comunque, se volessi potresti arrivarci.»

Nick la fissò e inarcò un sopracciglio, fissandola e rimanendo per qualche istante immobile, come se il sorriso di lei lo avesse congelato. Inspirò piano, «Uffa,» sospirò, «Okay.» disse pensando che non ci sarebbe mai arrivato.

«E quando faresti l'inaugurazione?» domandò Aaron.

Lynn sospirò e sfiorò la tovaglia, «Fra circa quattro mesi.» rispose, «Dipende da quanto tempo prendono i lavori di ristrutturazione.»

«Ci inviterai, vero?» continuò Aaron.

Lynn rise, «Mi pare ovvio che vi inviterò.» disse fissando prima Aaron e poi Nick.

Nick.


Eccoci qui con il secondo capitolo! Ormai manca poco alla fine, giusto due capitoli e l'epilogo.
Grazie a chi legge/mette la storia in una lista/commenta e commenterà (perché lo farete, vero? ç_ç)/chi mi mette negli autori preferiti!
Al prossimo capitolo!

   
 
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