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Autore: Eli Ardux    12/05/2016    0 recensioni
"Ho spesso pensato a come ti avrei detto addio un giorno. La morte è inevitabile, in fondo. Eppure non pensavo sarebbe successo così in fretta. Mi sono spesso immaginata invecchiare al tuo fianco. E sai, ricordare tutte quelle bellissime bugie fa male. Ma fa ancora più male pensare che tu stia leggendo tutto questo mentre io non sarò al tuo fianco. Mi dispiace, Sirius. Mi dispiace provocarti questo nuovo peso. Mi dispiace non averti suscitato un’altra volta un sorriso. O forse ci riuscirò ancora. Forse, tra molti e molti anni, ricorderai ancora quella stramba ragazza che ti ha insultato così pesantamente. Ricorderai ancora, magari, il calore di un abbraccio, quando il mondo inizierà a diventare freddo."
***
Dal capitolo 46
«Non è stata una mia scelta!» Sirius aprì le braccia, esasperato. Entrambi avevano alzato di nuovo la voce. «Sì invece» «Cosa?! Donna ma ti senti quando parli?» La bocca di lui si contorse dalla rabbia. «Calmati per Merlino» Elisa raccattò una borsa appoggiata al suo fianco, sulla panca, gettandogliela. I libri andarono a cozzare contro il braccio proteso dal ragazzo per difendersi, rotolando poi a terra poco più in là. «Non dirmi di calmarmi!»
Sirius x nuovo personaggio
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Regali



«Buon Natale!» l’urlo di James fu un lampo nel cielo sereno. Mugugnò un insulto tra le lenzuola. «È presto» bofonchiò quindi lamentandosi «Ovvio che è presto, il piano si basa proprio su questo» commentò Remus prima di avvicinarsi, un sorriso a 32 denti sul volto.
 
«Buon Natale» tra le mani teneva un grosso pacco, la carta color smeraldo rilucente nonostante la poca luce. Si alzò, guardando la stanza confusa. Dormire nella stanza dei ragazzi era stata un’idea improvvisa, ma sicuramente apprezzata. «Da parte di tutti» Peter sorrise entusiasta «Non dovevate» Elisa prese in mano il pesante pacco. «Vedete? L’anno prossimo non ti arriverà nulla, Scricciolo, sappilo» rise e per un attimo si dimenticò di tutto quello che la circondava. Era una ragazza normale in quel momento, nulla di più.
 
Scartò quindi il suo regalo, un bellissimo volume sulla storia di Hogwarts «Grazie ragazzi!» sorrise sincera, notando gli altri scartare i loro regali. James guardò la sua maglietta con la scritta “I’m the boss” ammirato e ancora di più lo fu Peter alla vista dei dolci che Lily le aveva consigliato di comprargli dal catalogo. Anche il kit di pulizie per Sirius fece colpo, ma non quanto avrebbe sperato. Quando però Remus aprì il suo piccolo pacchetto, Elisa temette di aver combinato un casino.
 
«Un sasso?» Peter guardò con poca convinzione il regalo dell’amico, stringendo i suoi dolci. «Non è quello che può sembrare» si spiegò subito avvicinandosi. Un silenzio imbarazzato calò nella stanza. La ragazza prese un bel respiro.
 
«Non ti ho trattato mai bene e no, non dire che non è vero. Mentirei se ti dicessi che non volevo e mentirei se ti dicessi che non capiterà mai più. Per Natale quest’anno avrei potuto regalarti qualsiasi libro ma ho deciso di regalarti di più»
 
Peter continuò a guardare il sasso. A parer suo, un libro sarebbe stato meglio.
 
«Ho deciso di regalarti un pezzo del mio passato» spiegò lei nel silenzio. Quattro paia di occhi erano puntati su di lei. «È un quarzo Blue Moon-» «Cosa?!» James strabuzzò gli occhi verso la piccola pietra «-è abbastanza diffuso da dove provengo» concluse quindi cauta con un sorriso tirato. Remus rimase a fissarla a bocca aperta per qualche secondo.
 
Sirius si avvicinò lentamente «Aspetta, fammi capire. È un quarzo?» chiese poi guardandola ad occhi sbarrati. «Sì, almeno dovrebbe essere» biascicò avvicinandosi dubbiosa.
 
Remus chiuse la pietra nel pugno e l’abbraccio. La tenne stretta per qualche minuto, sussurrando un grazie divenuto ormai un mantra. James sorrise.
 
«Prego» pigolò lei staccatasi e tornata al letto fatto apparire magicamente la sera prima. Fu così che andò in bagno a cambiarsi, l’immagine di Peter che sussurrava perso al muro «Un quarzo, un quarzo» ancora ben impressa nella sua mente.
 
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I corridoi erano decisamente inquietanti col buio. Con sguardo sospetto superò un’armatura addobbata «Bella maglia» le bisbigliò Remus al suo fianco. Gliel’aveva regalata Lily ed era da poco diventata il suo indumento preferito. Era un maglione largo, molto largo. Assomigliava incredibilmente ad un piccolo scricciolo lì dentro. Era una cosa fantastica.
 
«Eccoci arrivati» sussurrò James arrivati davanti alle porte chiuse della Sala. Le aprì. Un senso di lieve tepore li investì. Un leggero sospiro di sorpresa le sfuggì.
 
La stanza sembrava vuota, silenziosa, troppo tranquilla. E mentre i ragazzi si richiudevano la porta alle spalle, lei si fermò al centro, il naso rivolto all’insù.
 
Le stelle brillavano chiare sopra di loro, un manto organico verso l’infinito.
 
Una figura le si affiancò. «Meraviglioso, non trovi?» sussurrò quasi più a sé stessa «Sì» rispose Sirius sorridendole. «La vedi?» indicava una stella precisa, lo sapeva bene «Quella è-» « Sirio» completò per lui «stella della costellazione del Cane Maggiore, quella più luminosa ad occhio nudo nel cielo notturno» continuò piano gustandosi quelle perle di cultura del suo passato.
 
Il ragazzo la guardò, impressionato «Come-» «Passione per astronomia» mentì con un’alzata di spalle cercando con lo sguardo gli altri. «Ah» Sirius non aggiunse altro e, con passo leggero, si diresse verso i suoi compagni qualche metro più in là, intenti al ridimensionamento di tutti i sacchi contenenti calzini.
 
«Hai una vera e propria passione per questa tipologia di incantesimi» commentò avvicinandosi «Sì sì, mi vengono bene» Con la bacchetta stretta in mano e un leggero tocco all’aria i calzini si riversarono nella stanza con sbuffi colorati. «Ok, ora Scricciolo tocca a te» Elisa lo guardò, interrogativa.
 
«Il tuo compito è addobbare la stanza» le spiegò sorridente il ragazzo «E come vuoi che faccia?» Elisa lo guardò con la bocca lievemente spalancata. «Non lo so. Oh meglio, lo so! Hai più forza di noi, hai una magia pazzesca. Sicuramente ci riuscirai» «Non posso» la ragazza fece qualche passo indietro, capendo. Il piano sarebbe stato anche ingegnoso se lei avesse potuto disporre a suo piacimento di tutta la magia che la cosa richiedeva. Sfortunatamente, la cosa non dipendeva solo da lei.
 
«Come non puoi? Certo che puoi!» James la guardava sconvolto «Ora basta, se dice che non può non possiamo costrin-» « Rem sai meglio di me quanta fatica abbiamo fatto per questo piano» lo rimbeccò piccato l’altro. «Lo so» la pacatezza del Lupo Mannaro risultava quasi comica accostata all’agitazione dell’altro.
 
Finalmente James parve calmarsi «Ok, vecchio metodo. Prepariamoci con le bacchette, sarà un lavoro di squadra» detto ciò iniziò a mettersi al lavoro, calzino per calzino, appendendone uno e rimettendosi al lavoro. I ragazzi fecero altrettanto.
 
Dopo una decina di minuti uno strano piano prese vita nella mente della ragazza e così si alzò e si diresse verso il suo ancora ignaro complice.
 
«Ehi, devi aiutarmi» «Mi dispiace ma sono un attimino occupato al momento» rispose concentrato il giovane appendendo una calza  all’albero «Ti prego, Sirius» il ragazzo si girò a quel richiamo, lasciando cadere la calza a terra.
 
«Che c’è?» il suo volto era stanco, notò con una punta di rammarico. «Posso aiutarvi, ma solo ad una condizione» «Che diamine aspettavi, un invito a cena?!» le sussurrò quelle parole con rabbia, ma quando le afferrò il polso e iniziò a trascinarla verso le pile di indumenti il suo tocco non rispecchiò il suo umore.
 
«Posso aiutarvi» riprese lei strattonando il braccio e fermandosi al centro della Sala «ma solo ad una condizione» ripeté ancora «Quale? Un gioiello, un altro favore, un-» «una promessa» tagliò corto lei guardandosi in giro «anzi due» soppesò tornando a guardarlo «Qualcos’altro?» lo guardò con astio, la voglia di soffocarlo a solleticargli la pelle.
«Dimmele ora prima che cambi idea» acconsentì il Grifondoro dopo qualche attimo di silenzio. «Primo: nessuno dovrà mai sapere di questa cosa, ok?» il ragazzo la guardò un po’ contrariato «Ok va bene, non faremo le signore pettegole» i suoi occhi si proiettarono automaticamente al cielo.
 
«E secondo» richiamò la sua attenzione afferrandogli il braccio «Se qualcosa va storto mi uccidi» «Cosa?!» Sirius sbarrò gli occhi a quelle parole «Sei completamente andata? Io cosa dovrei fare?!» «Abbassa la voce folletto dei boschi» Elisa voltò lo sguardo verso gli altri: nessuno si era accorto di nulla.
 
«Sono questi i patti» sentenziò poi autoritaria «Sono questi i patti?!» prese un grande respiro, cercando di mantenere la calma «Ti rendi conto di cosa mi stai chiedendo? E poi perché a me?!» Elisa lo fulminò con lo sguardo «Sai benissimo quali sono le maledizioni senza perdono e potresti utilizzarle. Inoltre i Black mantengono sempre le promesse» «Mi pare che come Black io sia un’eccezione, no?» lo scrutò a lungo, meditabonda.
 
«Quello che siamo stati segna sempre il nostro presente, quello che eri è parte di te anche adesso» si spiegò quindi non distogliendo lo sguardo. «Tirare in ballo il mio passato non ti aiuta, sai?» «Mi aiuti o no?» lui la fissò per qualche attimo, dubbioso « Perché dovrei farlo? Perché dovrei ucciderti?» «O voi, o me» rispose la ragazza dopo un attimo di silenzio, voltandosi. Lui non l’aveva fermata, il patto era stato fatto.
 
Con uno sbuffo si concentrò in silenzio, il mucchio di calzini sparsi davanti a lei. Un forte formicolio colpì i suoi occhi. L’aria divenne fredda, il respiro si regolarizzò fino quasi a fermarsi. Un lontano rumore colse la sua attenzione. I ragazzi si erano girati ad osservarla. Con estrema sorpresa si accorse di quanto fosse stato facile, di come il suo corpo sopportasse molto più liberamente l’elettricità che sentiva scorrerle nel sangue.
 
Chiuse gli occhi e alzò lentamente le braccia lungo i fianchi. I calzini fecero altrettanto. Una sorta di silenzio teso avvolse la stanza. Quando le sue braccia furono in alto aprì gli occhi. Una marea di calzini colorati ricopriva il soffitto. Con lenti movimenti portò le braccia da una parte e dall’altra in una sorta di danza segreta. I calzini andarono ad abbellire la Sala. Si fermò e alzò gli occhi al cielo dove, tra calze verdi, gialle e rosse, il cielo si stagliava maestoso e immenso.
 
«Dimmi come ci riesci» un bisbiglio al suo fianco richiamò la sua attenzione. Sirius guardava lo spettacolo sopra le loro teste, ammirato. Quando incontrò il suo sguardo un lampo di sorpresa attirò la sua attenzione. «I tuoi occhi» sussurrò osservandola attentamente «Nessuno dovrà mai sapere» il sorriso che le si dipinse in volto era triste, quasi malinconico.
 
Non aveva mai utilizzato quella magia e parlato con qualcuno nello stesso momento, la cosa la sorprendeva. Ma non vi fu tempo per i festeggiamenti. Quando finalmente gli indumenti si trovarono ognuno al proprio posto, le energie la abbandonarono, prosciugandola.
 
Due braccia la sostennero accompagnandola nella caduta. «Alla fine non ti ho dovuta uccidere» le sussurrò all’orecchio una voce divertita. «Ti sarebbe piaciuto, eh?» la sua risata riecheggiò nella Sala mentre quella del ragazzo la seguiva.
 
Non sapevano ancora che quello sarebbe diventato uno dei mantra della loro vita.
 
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«E adesso che facciamo?» Peter si stiracchiò, visibilmente annoiato «Te l’ho detto, ora aspettiamo» James guardò ancora una volta strabiliato il lavoro svolto «Non manca molto» commentò Remus guardando l’orologio e sorridendo incoraggiante verso l’amico.
 
Elisa si alzò in piedi a fatica, tutti i muscoli indolenziti. Stava un po’ meglio di dieci minuti prima, ma certo non poteva definirsi a posto. Si allontanò un poco dagli altri contando i passi. Un passo, un respiro. Quando pensò di essersi allontanata abbastanza si fermò e alzò gli occhi al cielo a guardare. Le stelle brillavano vive quella sera. Sorrise, in pace.
 
«Appassionata di astronomia, giusto?» Sirius si era avvicinato di soppiatto, sorprendendola. «In un certo senso» sussurrò rivolgendo di nuovo lo sguardo verso l’alto. «Sai, per prima-» « Tranquillo, non devi dire nulla» la guardò interdetto per un attimo, per poi scuotere il capo, divertito «No, non quello che intendi tu» con la mano scacciò qualcosa di invisibile al suo fianco.
 
«Intendo per i regali» «Non ti è piaciuto il tuo kit? Se vuoi possiamo cambiarlo» Elisa si girò a guardarlo, sconsolata e preoccupata allo stesso tempo. «Nono è che-» «Aveva forse qualcosa che non-» «Non ti ho ancora dato il mio» la interruppe lui tendendole un pacchetto.
 
«Oh» Elisa guardò esterrefatta i ragazzi alle loro spalle, molti metri lontano da loro. «Pensavo me lo aveste già fatto» Sirius si agitò in evidente imbarazzo «Sì ecco, diciamo che volevo farti qualcosa anche io. A parte» specificò poi con un sorriso tirato.
 
«Oh» ripeté ancora stupita prendendo il regalo, curiosa. Il pacchettino era ricoperto da una lucida carta nera con i bordi dorati. Fu quasi un peccato scartarla. Al di sotto una scatolina ben chiusa racchiudeva un …
 
«Un fischietto per cani?» si girò divertita verso il ragazzo che, arrossendo, si affrettò a spiegare «Sai, mi è venuto in mente che ti cacci sempre nei guai. Così potrai essere aiutata» il ragazzo annuì convinto «Con un fischietto antistupro?» Sirius arrossì vistosamente a quell’affermazione «Beh sì insomma, pensavo potesse esserti di aiuto» Elisa sorrise a quella vista.
 
Con uno slancio di affetto improvviso si lanciò ad abbracciarlo. «Grazie» soffiò quindi sulla sua spalla. Non ricambiò subito. Solo dopo qualche secondo le sue braccia andarono a posarsi sulla sua schiena, stringendola, per poi staccarsi velocemente all’urlo di James «Ma ragazzi!» Sirius lo maledisse mentalmente in cinque lingue diverse. Uno scricchiolio da parte della porta richiamò la loro attenzione: era giunto il momento.
 
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«Calzini, eh?» « La situazione ha necessitato un cambio di percorso» spiegò svoltando l’ennesimo corridoio «e la croce sul cuore?» Lily la guardò severa «Non mi sono cacciata in guai troppo grossi» borbottò contrariata.
 
«No, giusto. Hai solo contribuito ad abbellire la Sala Grande di calzini. Per Natale» le sopracciglia della rossa si alzarono vistosamente «Beh, Silente ha riso di gusto quando l’ha visto» «E immagino la Mcgranitt» proseguì l’altra ignorandola. «Potevi anche rischiare la vita, sai?» «Ma non è successo» protestò lei alzando gli occhi al cielo «beh, avrebbe potuto capitare» la riprese ancora per poi svoltare l’ennesimo angolo.
 
«Sei tornata da solo due giorni e già ne fai un caso di stato» si lamentò esasperata la mora continuando a camminare. «E per fortuna che lo faccio! Se no chissà chi lo farebbe» la rimbeccò ancora.
 
«A proposito questa sera esco. Non aspettarmi alzata» bisbigliò Elisa con noncuranza «Esci? E con chi?» l’amica la guardò sorridendo complice « Con un ragazzo, eh?» alzò gli occhi al cielo «Sì, con un ragazzo»
 
Bugia.
 
Poteva sentirne il gusto amaro dalla bocca dello stomaco. Era stato necessario, però. Lily non l’avrebbe mai fatta uscire se le avesse detto un ”No sai, voglio farmi una scampagnata con un lupo mannaro, un cane, un cervo e un topo!” Poteva già vederla ricoverata al San Mungo d’urgenza per malattie cerebrali.
 
Intanto il giubilo dell’amica al suo fianco non era ancora terminato. «Finalmente, ne hai impiegato di tempo, eh ragazza?» pacche sulle spalle le fecero quasi perdere l’equilibrio «Parola d’ordine ragazze?» La signora grassa le guardò sorridendo «Frulla il fringuello» bofonchiò lei in risposta. «Frulla il fringuello? Ma chi diamine l’ha scelta questa parola d’ordine?!» Lily la ignorò e oltrepassò il ritratto, veloce. La seguì.
 
«Frank! Frank indovina!» «Buon Merlino» sussurrò la mora sconsolata «Elisa esce con un ragazzo!» trillò la rossa nel bel mezzo della Sala Comune.
 
E la cosa sarebbe anche andata bene, questo almeno se la Sala Comune fosse stata vuota. Ma non lo era. La ragazza poté notare come una ventina di teste si girasse verso di lei, squadrandola e facendo congetture su chi fosse il cavaliere. Inutile dire che arrossì fino alla punta delle orecchie.
 
«Ahaha, Lily vuoi chiudere la bocca?» chiese tenendo un sorriso tirato e immobile sulla faccia. «Sai chi è?» Frank la ignorò totalmente, incuriosito «Non me l’ha ancora detto» Lily si girò verso la ragazza con sguardo famelico.
 
«Oh no, non ci provare» «E se ti succedesse qualcosa?» chiese quindi con fare amorevole «Saprò come cavarmela» Una mano scappò subito allo scollo della maglietta dove, a contatto con la pelle, ben nascosto dalla maglia, un freddo fischietto per cani riluceva nell’oscurità.
 
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«Sir» lo richiamò l’amico «Felpato stai stritolando il tuo alfiere, nonché mio pezzo della mia scacchiera di scacchi» James strappò di mano all’amico il povero pezzo urlante.
 
«Ragazzi, preparatevi» il ragazzo con gli occhiali richiamò all’attenzione gli altri due. «Ci aspetta una luna piena tetra: il nostro povero piccolo uggiolante Felpato ha problemi di cuore» spiegò poi con finto dolore.
 
«Shh» Remus si guardò intorno preoccupato «Tra venti minuti devo andare» sussurrò riguardando l’orologio. «Sta’ zitto Ramoso!» «Immagino già gli ululati alla Luna … » un cuscino colpì in faccia il malcapitato. «Ritieniti fortunato che non ti sbrani» ringhiò Sirius tornando a fissare il fuoco, tetro.
 
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Quella notte era stata particolarmente movimentata: il cane nero sembrava più attaccabrighe del solito. Lo aveva notato subito, appena arrivata. Si era posizionata sotto l’albero, ben visibile ai loro occhi. Si era poi messa a guardare, paziente, sdraiandosi nell’erba.
 
Qualche secondo dopo, però, il cane si era avvicinato ringhiando, lo sguardo minaccioso. Solo l’arrivo del cervo aveva salvato le sorti di un incontro fisico che beh, aveva tutto tranne del piacevole.
 
Trovava alquanto insensata e stupida quella bramosia di lotta che quell’animale presentava. Risultava strana, quasi innaturale. Lo aveva notato tutte le volte che la faccenda si era ripetuta, ovvero quasi una quindicina di volte.
 
Un ringhiare basso e feroce le preannunciò la sedicesima. A differenza delle scorse, però, nessun cervo era nei paraggi. Si acquattò, pronta, lo sguardo fisso su quello dell’animale di fronte a sé. Iniziò a ringhiare, il suono sempre più vicino ad un forte ululato. Nessuna avvertenza parve sortire alcun effetto sul cane che, imperterrito, continuò ad avanzare.
 
Soffiò piano, dandogli una sorta di ultimatum. A nulla servì neppure la sua ultima spiaggia. Con uno scatto in avanti cercò di spaventarlo ma qualcosa le tolse il respiro.
 
Un grosso corno la mandò all’aria qualche metro più in là. Si rimise sulle zampe il tempo necessario per osservare un cervo caricarla. Con un balzo di lato lo evitò, per poi aggredirlo da dietro e gettarlo a terra. Si puntellò con le zampe sul collo, bloccandogli le vie di fughe.
 
Ma prima che il cane nero potesse intervenire la tigre si ritirò, guaendo. Osservò con sguardo spaventato gli altri due animali accorrere, osservò ad uno ad uno i loro occhi in allarme.
 
Perché finalmente aveva capito.
 
Perché finalmente aveva riconosciuto l’odore.
 
Perché  finalmente aveva compreso chi erano i Malandrini.
 
 
Angolo autrice
Ehehehe buongiorno! Finalmente succede qual cosina, eh? Aggiornamento super in anticipo: starò via per tutto il fine settimana, quindi ho preferito aggiornare in anticipo. Fatemi sapere che ne pensate
Alla prossima
Eli ;-P  
   
 
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