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Autore: DarkRose86    10/04/2009    6 recensioni
Egli abitava in quel luogo, era stata Sakura a dirglielo.
In quella casa al di là del lago, dove la luce del sole non giungeva mai.
Solo una finestra illuminata e un lampione sulla riva, che proiettava la propria immagine nell'acqua limpida.
Non capiva esattamente perché, eppure avrebbe voluto riflettersi in quel meraviglioso specchio naturale;
osservare la sua figura danzare stretta a quella di colui che, con un solo sguardo, l'aveva rapita...
...e mai più lasciata andare.
PRIMA CLASSIFICATA al Contest "Dal Pennello alla Tastiera", indetto da hotaru
VIII° classificata al "Multifandom Contest II - AU - Storie edite e non" indetto da ro-chan ed Emiko92
{ KakuzuIno }
Genere: Romantico, Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Kakuzu, Sakura Haruno
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia si è classificata PRIMA al Contest "Dal Pennello alla Tastiera" , indetto da Hotaru sul Forum di EFP, e ottava al "Multifandom Contest II - AU - Storie edite e non, indetto da ro-chan ed Emiko92.
Dovevamo scrivere una fanfiction che s'ispirasse ad un dipinto presente nella lista fornitaci dalla giudice. Il quadro a cui mi si ispirata è questo: L'Impero della Luce, di René Magritte
Che dire... sono troppo felice!
Ringrazio Hotaru e le altre partecipanti, con tanti complimenti a tutte, e soprattutto alle mie compagne di podio. ^^
Vi auguro buona lettura!

~ ~ ~

Egli abitava in quel luogo, era stata Sakura a dirglielo.
In quella casa al di là del lago, dove la luce del sole non giungeva mai.
Solo una finestra illuminata e un lampione sulla riva, che proiettava la propria immagine nell'acqua limpida.
Non capiva esattamente perché, eppure avrebbe voluto riflettersi in quel meraviglioso specchio naturale; osservare la sua figura danzare stretta a quella di colui che, con un solo sguardo, l'aveva rapita...

...e mai più lasciata andare.

Quella casa sulla riva del lago ~

< Ehi, Ino, a che stai pensando? > domandò Sakura, accortasi che l'amica, negli ultimi tempi, era oltremodo strana; aveva quasi costantemente la testa fra le nuvole, e il suo sguardo era spesso e volentieri rivolto alla casa sul lago.
Quel posto era tabù. I genitori avevano ordinato loro di non avvicinarsi mai a quella villa dall'aspetto inquietante nella quale, secondo le voci che giravano, abitava un uomo pericoloso.
Le due ragazze l'avevano visto, pochi giorni prima, quando si erano trasferite lì vicino con le proprie famiglie, e prese dalla curiosità si erano avvicinate alla casa ; in effetti, quel tizio aveva un'aria strana. Sì, quella era la parola giusta per definire il suo aspetto inquietante ed affascinante allo stesso tempo. Possedeva capelli corvini ed occhi di smeraldo, e pelle olivastra; diverse cicatrici caratterizzavano il suo volto, e spesso Ino si era chiesta come se le fosse procurate. Nonostante ciò, pero', non riusciva a non trovarlo attraente.
< Devi lasciar perdere quello lì... è un poco di buono, ed inoltre è un vecchietto... > tentò di persuaderla, ridacchiando sotto i baffi.
Da un lato era quasi felice dell'interessamento della bionda verso quello sconosciuto, in quel modo lei avrebbe potuto avere campo libero con Sasuke, il ragazzo più desiderato del paese; dall'altro, pero', un po' preoccupata lo era sul serio, anche se cercava di non darlo a vedere.
Lei ed Ino erano amiche d'infanzia, anche se spesso e volentieri si ritrovavano a litigare per i motivi più disparati; soprattutto, Sakura non sopportava quando si sentiva chiamare col fastidioso epiteto di “ fronte spaziosa ”.
< Dì un po', che ti salta in mente, fronte spaziosa? Non potrei mai interessarmi ad uno come quello! Ho gusti decisamente migliori... > si vantò, sistemandosi la lunga coda di cavallo.
< Sasuke? >
< A-ha. La cosa ti crea problemi? > domandò, punzecchiandola.
L'altra sbuffò in risposta, dopodiché si rattristò. Si rattristò perché sapeva bene, che Ino stava mentendo. Agli altri e a sé stessa.
Era come se quella casa la stesse chiamando; ricordò d'aver visto, durante una gita scolastica, un quadro che pareva quasi raffigurare quella stessa abitazione, in un museo di cui non rimembrava il nome. Era rimasta affascinata da quell'immagine così evocativa, e non l'aveva mai dimenticata. Adesso se la ritrovava davanti agli occhi, con un'unica differenza: spesso e volentieri, a quella finestra, si affacciava qualcuno.

Ino era testarda, e un giorno decise di farlo; si recò dall'altra parte del lago, attraversando la foresta che circondava la grande casa, dove pochi nel corso degli anni si erano avventurati. Si narrava di spiriti che, secondo i vecchi abitanti del posto, vi vivevano, e di strano urla che si potevano udire di notte. Ma lei era sprezzante del pericolo, e non credeva nell'esistenza di creature sovrannaturali. La vita le aveva insegnato che, anche se a volte non lo si vorrebbe, la cruda realtà comanda ogni cosa. Se n'era resa conto quando aveva trovato il coraggio di dichiararsi a Sasuke; non tutto andava come nei sogni. Non tutto poteva essere perfetto. Ma, quella sera, decise comunque di regalarsi un brivido.
La foresta era silenziosa, si udiva solamente il fruscio delle foglie mosse dal leggero venticello; la fitta vegetazione affascinò la ragazza, dal momento che lei stessa, assieme ai suoi genitori, gestiva un piccolo negozio di fiori e piante. Si guardò attorno rapita, con gli occhi spalancati: perché mai quel Paradiso avrebbe dovuto essere pericoloso?
Continuò a camminare, finché non scorse le mura della villa; da vicino era ancora più imponente. Rimase per un po' a fissarla, e dopo poco accorse che qualcuno, affacciato alla grande finestra, stava facendo lo stesso con lei, senza proferire parola. Era lui? Si trattava dell'uomo misterioso che tanto la attraeva? Oppure oltre a lui ci abitava qualcun altro, in quella casa?
Si strinse nel pullover che indossava, indecisa sul da farsi. Pensò che forse avrebbe dato fastidio, che sarebbe stato meglio se non si fosse mai recata lì, ma ormai non poteva tornare indietro. Si avvicinò, lasciandosi coccolare dalla tenue luce del lampione che illuminava una delle pareti dell'abitazione, e due finestre costantemente chiuse.
< Che ci fai qui? > tuonò una voce che la fece sussultare.
Alzò lo sguardo e lui era lì, con occhi severi, e la stava osservando. La ragazza, impaurita, indietreggiò di qualche passo, rischiando quasi di cadere in acqua.
Che cosa poteva dirgli? La verità era che si sentiva dannatamente attratta da lui, ma non poteva certo urlarglielo in tutta tranquillità.
< Io... >
Aveva appena iniziato a parlare, quando si accorse che affacciato alla finestra non c'era più nessuno. Fu colta dal panico, constatando che, evidentemente, il tizio stava scendendo e andando da lei; ebbe l'impulso di fuggire, ma venne immediatamente bloccata. L'uomo era già dietro di lei, e le aveva posato la mano su una spalla, fissandola con sguardo torvo.
< Mi dispiace! Me ne vado subito, ma non fatemi del male! > lo supplicò, terrorizzata.
Forse era vero, quello che aveva detto Sakura. Forse era un poco di buono, e lei era stata maledettamente ingenua.
Tentò di ricacciare indietro le lacrime che minacciavano di bagnarle le belle guance, scostando gli occhi da quelli smeraldini dell'altro.
< Aspetta... > sussurrò lui, < ...tu non sei pericolosa... puoi restare. >
Ino strabuzzò gli occhi. Cos'è che aveva detto? Non ci stava capendo più nulla.
< Come...? >
< Pensavo fossi una di loro... ma evidentemente sei mortale. >
< Loro... chi? > domandò, incuriosita.
< E' una lunga storia... > rispose lui.
La sua voce era profonda e sensuale, tanto che un brivido percorse la schiena di Ino, a quelle parole; si rendeva conto che quella passione era totalmente sbagliata, che non sapeva nulla di lui... eppure non riusciva a fare a meno di desiderarlo. Voleva sentire quella storia, voleva sapere tutto del suo passato.
< Come vi chiamate? >
Tuttavia riuscì a chiedere solo questo, con tono profondo rispetto; sentiva che in lui c'era qualcosa di strano, non sapeva cosa ma c'era... pero', si convinse che non poteva essere malvagio.
< Kakuzu. >
Caspita, che tipo loquace! ” pensò lei, trattenendo una risata.
< Io sono Ino. Ino Yamanaka, piacere. >
< Ti ho vista altre volte. > asserì l'uomo, e lei annuì, sorridendo. < Allora, vuoi dirmi perché sei venuta qui? > domandò di nuovo.
< Io... ero curiosa di vedere questa casa da vicino! Questo posto mi ha sempre affascinata! > mentì, mantenendo il sorriso sulle rosee labbra.
< Uhm... sai quel che rischi, restando qui? >
A quella domanda la ragazza trasalì. Cosa intendeva, con quelle parole? Oltretutto, pronunciate con la massima calma, quasi come se fossero prive di significato.
< Che cosa... intendete dire? >
La voce tremava. Non riusciva a sondare quell'individuo, mai prima d'allora aveva incontrato qualcuno come lui.
< Io sono un figlio della notte. Io potrei tenerti al mio fianco per l'eternità, se lo volessi. Riesci a capire? >
No che non capiva. Che cosa diavolo stava blaterando?
< In verità, no... >
< Seguimi... > le ordinò, guardandola nelle grandi pozze blu ancora lucide, attraverso le quali poteva leggere senza difficoltà alcuna il suo stato d'animo; terrore, misto ad attrazione.
Era così semplice, per quelli come lui, capire cosa gli umani pensassero. Essi non erano altro che libri aperti, completamente alla loro mercé.
La ragazza non disse nulla, si limitò a seguirlo, voltandosi più volte indietro, come a voler chiedere aiuto a chi, purtroppo, lì non c'era. Pero' c'era qualcosa che la spingeva a dare ascolto a Kakuzu, lo stesso istinto che l'aveva guidata fin lì. Ecco la parola giusta: istinto. Quello primordiale, che ci fa commettere azioni spesso sbagliate, ma inevitabili.
L'uomo la strinse fra le braccia, e lei sussultò, arrossendo in viso; che intenzioni aveva? Dunque era veramente un maniaco?
< Stai calma, non ti farò del male. > la tranquillizzò, un attimo prima di librarsi nell'aria, con la giovane aggrappata a lui spasmodicamente per la paura di cadere.
< Che sta succedendo? Com'è possibile? > urlò Ino, quando i suoi piedi si ritrovarono a qualche metro dal suolo.
“ Gli esseri umani non sono in grado di fare una cosa simile... ” pensò, “ ...le ipotesi sono due: o sto sognando, o questo tizio non è affatto umano! ” constatò poi, ripensando a ciò che lui le aveva detto pochi minuti prima.
Pensavo fossi una di loro... ma evidentemente sei mortale. ”
Loro. Rimaneva da capire chi fossero loro. E, soprattutto, perché mai tutto ciò stesse accadendo a lei; proprio a lei, che mai aveva creduto nella magia o nelle credenze popolari.
Giunsero di fronte alla grande finestra e Kakuzu la aprì, entrando, lasciando poi andare la ragazza; ella si guardò attorno, ammirando l'enorme camera in cui si trovava. V'erano un letto matrimoniale a baldacchino, un armadio, un comodino, e perfino un divano. Con la bocca spalancata per lo stupore, squadrò ogni angolo della stanza, strabiliata.
< E' bellissimo... > commentò, mentre l'uomo si sedeva sul divano color cremisi, senza staccare gli occhi da lei.
< Quando ti trovi qui, costretto a rimanere nascosto per non rischiare la tua vita... non è più tanto bello. > disse lui, con la solita calma, ma anche con rabbia.
< Cosa vuoi dire? >
< Voglio dire che odio, stare rinchiuso qui. In questo posto assurdo, che tutto cela, che tutto rapisce. Anche tu sei stata tentata e rapita dalla luce, giusto? >
< Io non sono stata rapita da niente e nessuno. Io sono venuta qui perché volevo conoscerti meglio! > esclamò, maledicendosi subito dopo.
Aveva urlato ai quattro venti quel che realmente pensava, proprio di fronte al diretto interessato. Questi, pero', non parve sorpreso dalla rivelazione
< Io lo sapevo, per questo ti ho detto che è pericoloso restare qui. Ma ormai, è troppo tardi. > sentenziò, alzandosi in piedi, avvicinandosi al mortale corpo che gli aveva rivolto quelle rischiose attenzioni.
La guardò. Era bella, dannatamente bella. I suoi capelli avevano il colore dell'oro più puro; quell'oro che, quand'era ancora mortale, aveva amato più di qualsiasi cosa. Quel bene che lo aveva portato alla distruzione, attraverso una lenta agonia.
Gli occhi erano di cielo, quello più azzurro privo di nuvole, che non gli era più concesso ammirare, da quel maledetto giorno d'estate.
La bocca di rosa, sicuramente morbida, era socchiusa e tremava un poco; la più affascinante visione.
Il suo corpo era formoso e praticamente perfetto, le gambe erano lunghe e slanciate, la schiena sinuosa e il seno prosperoso. Un angelo. Un angelo che stava per essere corrotto da una forza oscura, impossibile da controllare. Un angelo caduto, le cui ali stavano per essere irrimediabilmente spezzate.
La strinse, ne sentì il profumo; odorava di fiori. La sua pelle era nivea e soffice, le accarezzò le braccia lentamente, mentre lei si abbandonava a quei tocchi tanto dolci quanto sbagliati. Si era cacciata in un guaio, e se ne rendeva perfettamente conto; ma, come lo stesso Kakuzu aveva detto, ormai era troppo tardi.
< Sono il cacciatore, e tu la mia preda... >
Ino ebbe paura. Non aveva capito cosa egli avesse in mente, ma sapeva di essere in pericolo di vita.
< ...o la mia regina. >
La bionda strabuzzò gli occhi, incredula. Regina?
< Che... significa? >
< Se mi lascerai bere il tuo sangue... potrei far di te un mio simile. Ti alletta l'idea di vivere in eterno? >
L'eternità, effimero sogno di molte creature viventi. L'eternità, un dono che le si era presentato così, inaspettatamente. Un dono che attendeva soltanto lei, riservato a lei.
Lasciarsi alle spalle l'umile attività di famiglia, un bastardo di nome Sasuke, un paese che odiava, Sakura. Già, Sakura... e dire che l'aveva avvertita, le aveva chiaramente detto che non era il caso di recarsi in quel luogo.
Ma, forse, il suo destino non era quello che i suoi genitori volevano costruire per lei. Si dice spesso che l'uomo ne sia l'artefice, ma il fato bussa alla tua porta quando meno te l'aspetti. E poi è come una tempesta, non puoi aggirarla, non puoi salvarti. Devi rassegnarti, e basta.
Baciò quelle labbra, con dolcezza, nutrendosi del suo respiro, che si era fatto un poco più affannoso; erano ruvide, ma lei se le era immaginate proprio così. E per questo le piacevano; perché erano vere, non come quelle dei dipinti che raffiguravano creature come lui. Quelle erano perfette, inumane, troppo belle per essere reali. Kakuzu invece era reale eccome, e nonostante il suo cuore non battesse, era vivo; lo sentiva, era vivo grazie a lei.
< Portami con te... >
Solo questo riuscì a dire, prima che le sue palpebre si chiudessero sulla cruda realtà che la circondava.

Plic. Plic.
Rumore di gocce che cadono.
Che cadono, sulla riva del lago.


< Un pianta non potrà mai germogliare. Un fiore non potrà mai sbocciare, in questo luogo. >
< E allora perché annaffi quella radice ormai morta? >
< Perché il sole, qui, non penetra mai? >
< Ha importanza, per te? >
< No. >
Ino sorrideva, anche se non avrebbe mai più potuto vedere la luce del sole. Avvolta in un candido abito bianco, sorrideva. Kakuzu l'osservava rapito, mentre ella danzava sotto la luce del lampione, e guardava la propria immagine riflessa nel lago. La abbracciò poi.
La abbracciò, e realizzò il desiderio d'un angelo.

~ ~ ~

< Sasuke-kun, tu credi nell'esistenza dei fantasmi? O, che so... degli angeli. > domandò Sakura, malinconica. La sparizione improvvisa della sua migliore amica l'aveva spinta a credere in qualcosa che forse, a dispetto di quel che gli altri dicevano, esisteva davvero.
< Stai scherzando? Sono tutte ignobili stupidaggini! >
< Tu dici? >

Eppure era convinta d'aver visto un angelo biondo danzare felice fra le braccia del suo amato...

...sulla riva del lago.

Fine ~

Note dell'autrice: perché ho scelto questa coppia? Perché è un crack pairing che personalmente amo. Non so dirti per quale motivo, fatto sta che è così. E, sinceramente, li ho trovati adatti a questo genere di storia. Il dipinto che ho scelto ( splendido ) mi ha subito fatto pensare a qualcosa che va al di là dell'umanità stessa. A qualcosa di sovrannaturale, come le creature di cui ho deciso di parlare ( i vampiri, che mi affascinano sin da quando ero bambina ).
Il titolo si rifà a diversi classici del cinema horror ( vedi: “ Quel Motel vicino alla Palude ” o
L'ultima Casa sulla Sinistra ”, per fare qualche esempio ), l'ho trovato evocativo e adatto a questo genere di storia.
Sono consapevole del fatto che la storia presenta un po' di OOC, ma spero che la caratterizzazione dei personaggi risulti comunque gradevole.
Detto questo... commentino piccolo piccolo? *-*


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