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Autore: scarlett_midori    13/05/2016    2 recensioni
Caro Magnus,
è trascorso solo un mese dalla tua morte e non so bene come io sia arrivato vivo a questo giorno.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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30 Dicembre

Caro Magnus,

è trascorso solo un mese dalla tua morte e non so bene come io sia arrivato vivo a questo giorno.
I ricordi sono confusi, offuscati da una nebbia che difficilmente andrà via, per il momento.
In parte spero che non svanisca mai, perché non posso essere davvero capace di affrontare il dolore pienamente. Non voglio, non posso accettarlo e capirlo.
Come non posso accettare che tu non sia più accanto a me, pronto a sorreggermi ed io pronto a fare lo stesso con te, nei momenti più difficili.
Era una sensazione così speciale quella di averti accanto, me ne rendevo pienamente conto la notte, quando, vicinissimi, ci stringevamo nel nostro letto e sentivo il tuo respiro tiepido sulla pelle del viso. 
Ricordo la sera, quando, prima di addormentarmi, sentivo le tue mani calde tra miei capelli... Era un'azione che facevi per rassicurmi, per farmi capire che saresti sempre stato accanto a me, per sempre. 
Era per farmi capire che il tempo non ci avrebbe separati, o distrutti, mai e poi mai.
A quanto pare, sei sempre stato un gran bugiardo, Magnus Bane. 
Come hai potuto farmi questo e lasciarmi da solo in questo mondo vuoto?
Non trovo un senso a nulla, adesso. Mi è difficile perfino guardare negli occhi il piccolo Max, perché rivedo te in quegli occhi vispi ed allegri, con così tanta voglia di vivere e di conoscere, ma come si spiega la morte ad una piccola e così bella creatura?
E come si consolano gli altri, quando tu stesso vorresti scomparire nel nulla più assoluto e non tornare mai più?
La vita è difficile senza di te, amore mio e mi hai lasciato da solo, con tanti quesiti irrisolti a cui non saprò dare mai una risposta.
Cerco ancora un senso a tutto ciò che è accaduto quella dannatissima sera. 
"Quando tutto sarà finito, io, te e Max ci prenderemo una vacanza", mi avevi scritto in una delle tue lettere, che spesso mi facevi trovare sotto il cuscino.
Ora le conservo tutte, ma non le rileggo, perché non voglio bagnarle con queste stupide lacrime che, anche ora, stanno rigando il mio viso.
Sappi che, comunque, ricordo ogni parola di quelle lettere e ognuna di quelle frasi piene di speranza è una pugnalata al cuore.

Sono vestito di bianco da così tanti giorni ormai che mi confondo con la neve. Quando passeggio da solo, invisibile ad occhi indiscreti, posso sentire la tua presenza dietro di me. 
"Ti amo come ho amato le più belle opere d'arte a questo mondo: dal primo momento e poi apprezzando ogni piccola parte, ogni giorno di più, Alec". 
Vedi? Ricordo anche il tuo ultimo, bellissimo "ti amo". 
Che darei, solo per sentire la tua voce o leggere una tua nuova lettera, in cui mi dici che stai bene, che hai trovato un modo per salvarti.
Magnus Bane aggira anche la morte, non è vero?
No, non è vero, a quanto pare. E ti odio per questo, come odio me stesso per non essere riuscito a salvarti. 
Ma così va la vita, schifosamente male, specialmente per chi deve convivere con la morte, le battaglie e il dolore ogni giorno.

Tuo, fino alla fine dei miei giorni,
Alec.

 
 
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25 Dicembre

Caro Magnus, 
il dolore è tanto forte, ma questo non mi sorprende affatto. Continuano a dire che sia normale soffrire, dopo una così grande perdita.
Io, in tutta questa situazione, non ci vedo niente di normale o razionale, perché il dolore mi offusca la mente e mi rende... Mi rende tante cose, delle quali nessuna positiva. 
Cerco di comprendere il comportamento degli altri (così affettuosi ed apprensivi nei miei confronti), ma non sopporto nessuno, perché, non sanno cosa significa perdere te, come persona amata...
Non voglio che mi stiano intorno e che continuino a dirmi di essere forte. 
"Sii forte, Alec. È quello che lui avrebbe voluto."
Neanche nominano più il tuo nome, ormai. E poi, cosa ne sanno loro di quello che avresti voluto tu?
Io so solo che tu avresti voluto vivere ancora tanto a lungo, per meravigliarti, ancora una volta, di tutto ciò che il mondo aveva da offrirti.
C'erano ancora tanti libri da leggere, persone da conoscere, incantesimi da provare. C'ero io (e ci sono ancora, senza di te), Max, Catarina e le altre tante persone che tu hai amato e che hanno amato te. 
Come sarebbe il mondo senza Magnus Bane?
Beh, lo sto scoprendo giorno dopo giorno ed ogni scoperta e nuova notizia non fa altro che alimentare un dolore incessante che ho nel cuore, da quel maledetto giorno, oramai.

Quando questa mattina mi sono svegliato, mi sono reso conto del fatto che fosse Natale.
Non tanto per la neve che ricopriva le strade di Brooklyn o per le decorazioni, ma perché avevo trovato davanti al letto un piccolo pacchetto. 
Non avevo idea di chi fosse, finché non ho letto il bigliettino attaccato alla carta regalo. 
"L'avevamo fatto io e papà, solo per te. È magica.
Basta che la tocchi e si illumina.
Ti voglio bene, papà e torna al più presto a sorridere, anche se è difficile." 
Ho passato tutta la mattina a piangere, con in mano la palla di neve che tu e il piccolo avevate creato per me e che all'interno (tra la neve finta e i brillantini) mostrava tre piccole raffigurazioni di noi. Ci muovevamo lentamente, insieme all'acqua e alla neve, come se stessimo volteggiando nel nulla. 
Un pezzo di storia felice, immobile, destinata a rimanere tale per sempre. 
Eravamo quello, nella palla di neve. Ed ho tanto desiderato di avere un po' di quella felicità conservata ed infinita. 
Solo la sera, infine, mi ero accorto della scritta sotto la base e altre lacrime hanno bagnato il mio viso.
Per l'Angelo, sto diventando patetico, ma almeno nessuno mi vede quando accade.
"Al mio petit fleur. Sono passati anni, ma non mi stancherò mai di chiamarlo così." ecco cosa hai scritto, in una calligrafia così bella che poteva essere solo la tua...

Forse è meglio finirla qui con questa lettera, è la sera di Natale e voglio stare un po' accanto a Max. È l'unica parte di noi che mi è rimasta, ormai.

   
 
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