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Autore: ladonnadeisegreti    13/05/2016    0 recensioni
"Se avessi potuto avrei cancellato ogni sua paura, sgretolato ogni sua maschera, scacciato ogni fantasma del passato. Ma io non ero abbastanza forte per farlo, potevo solo stringergli la mano e ricordargli che non era più solo".
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ero sveglia, sdraiata su un piumone posto ai piedi di un albero, ad ammirare l'alba che non mi era mai sembrata così bella. Era luglio, ma di mattina presto l'aria era ancora fresca. Avevo la pelle appiccicosa per via dell'umidità, e gli occhi che ormai faticavano a rimanere aperti. Ma io non volevo dormire. Avevo passato la notte a riflettere, riflettere così tanto che temevo si potesse sentire il frastuono dei miei pensieri scoordinati echeggiare per tutto il parco. Non mi sarei preoccupata di disturbare nessuno, se così fosse stato. L'unica cosa che mi interessava era che David continuasse a dormire e, col suo viso disteso e rilassato, regalasse un po' di serenità anche a me.
 Sono sempre stata una ragazza particolare, taciturna, osservatrice. Mi piace pensare che dietro ad ogni minima cosa ci sia qualcosa di segreto da scoprire. Come nel volto di David. In lui c'era una sorta di dolore che, assopito nel tempo, si era trasformato in bellezza. Stavamo insieme da tempo ormai, ma sentivo di non conoscerlo ancora fino in fondo. Se avessi potuto avrei cancellato ogni sua paura, sgretolato ogni sua maschera, scacciato ogni fantasma del passato. Ma io non ero abbastanza forte per farlo, potevo solo stringergli la mano e ricordargli che non era più solo. 
David non era un ragazzo facile. In certe occasioni avrei voluto sbattergli la testa contro il muro, urlargli contro che non avevo mai conosciuto una persona più insopportabile, indisponente e cocciuta di lui, ma non ci riuscivo. Ogniqualvolta sentissi di non poterne più, c'era sempre qualcosa che non mi permetteva di allontanarmi. A scuola, leggendo la Divina Commedia, rimasi particolarmente colpita dal canto di Paolo e Francesca. Eravamo proprio come loro due. Non nel senso di adulteri, sia chiaro. Ci somigliavamo perché anche noi procedevamo abbracciati nella tempesta infernale, andando avanti insieme. Con lui al mio fianco mi sentivo meno sbagliata, perché ad esserlo eravamo in due. 
Ero accanto a lui, a dormire in un parco pubblico. Stavano iniziando a passare i primi anziani in bicicletta, gli atleti improvvisati tipici della domenica mattina, quelli che si procurano tutta l'attrezzatura necessaria, per poi collassare sulla prima panchina libera dopo poco più di quattro minuti di corsa. Speravo con tutta me stessa che non si svegliasse. Dopo un altro paio d'ore si mosse, girandosi su un fianco. Il suo braccio mi cinse la vita, attirandomi a sé e, con voce ancora impastata dal sonno, mi disse che mi amava. Era incredibile quanto mi battesse forte il cuore in quel momento, nonostante me lo fossi sentita dire ormai svariate volte. Con lui ogni emozione per me era come la prima. 
L'unica cosa di cui non mi rendevo conto era che il "per sempre" esiste solo nelle favole, è pura finzione. Sì, lo amavo tanto, ma nonostante questo alla fine mi sono ritrovata ad affrontare la tempesta da sola. Per ora ce la sto facendo... almeno credo.
   
 
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