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Autore: Bishoujo Tensai Madoushi    13/05/2016    2 recensioni
Lina e Gourry, insieme dopo mille battaglie... fino a quando Lina non deciderà di darci un taglio. Perchè? E Gourry le permetterà di andare via?
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gourry Gabriev, Lina Inverse
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Gourry mi guardava stralunato. Forse pensava semplicemente che stessi impazzendo e tirassi fuori argomenti a caso, non potevo biasimarlo. Noi ci capivamo al volo ma non potevo pretendere che mi leggesse nel pensiero… e poi come poteva capire se anche io stessa non ci ero o non avevo voluto arrivarci?
 
Dovevo dirglielo a questo punto, parlare e lasciare che digerisse la notizia. No, non la notizia in sé ma le conseguenze che la cosa avrebbe portato. Sarebbe stato più facile fuggire, come una vera codarda, lasciarmi indietro lui per la sua salvezza, e tutta questa terribile situazione. Fare quello che dovevo fare. Stringere i denti e proseguire la mia vita.
 
Ma senza di lui cosa sarei diventata?
 
D’altra parte, se avessi fatto quello che dovevo, come avrei fatto a vivere con Gourry nascondendogli una cosa tanto importante in un rapporto di coppia?
 
Ero incinta, ecco il problema.
 
Non mi ero accorta o avevo (volutamente?) ignorato i sintomi fino all’apparizione di Xelloss e le sue parole sibilline. Supponevo che lui sapesse anche se non riuscivo ad immaginare in che maniera… e se lo sapeva un priest... quando aveva parlato i pezzi che avevo tralasciato erano andati al loro posto. Ecco che l’odore di sangue della lepre mi aveva fatto venire il voltastomaco, ecco che la stanchezza terribile che provavo negli ultimi tempi e che avevo attribuito a qualche strano morbo passeggero, al tempo, alle scomodità dei viaggi, addirittura all’età aveva un senso, insieme ad un certo acuirsi dei sapori… piccole cose, certo, ma non usuali. Cose molto più piccole, a ben guardare, della mancanza di ciclo. Il fatto è che quello non aveva destato nessun sospetto perché al contrario del resto era normale. Le maghe spesso hanno periodi mestruali irregolari, soprattutto quelle magicamente molto attive, in particolare le alte sacerdotesse impegnate in magie curative oppure le fruitrici di magia nera. Per non parlare di chi, come me, aveva usato diverse volte la magia del caos. In realtà avevo una vaga idea di essere diventata sterile proprio a causa di questo. Mi proteggevo comunque, per sicurezza, con la stessa pozione che avevo iniziato a prendere dall’inizio dei miei viaggi, quando proprio al sesso non pensavo, per evitare gravidanze indesiderate dovute agli stupri che, purtroppo, per maghe itineranti e viaggiatrici sono una dura realtà. Avevo continuato ad assumerla quando io e Gourry eravamo diventati intimi e nessuno dei due aveva MAI parlato di figli. Io non ne volevo, non mi sentivo materna, non mi vedevo in grado di crescere un figlio né di accasarmi. In più c’era l’aggravante demoni. Non volevo per nessuna ragione al mondo vedere un eventuale figlio manovrato, ferito, mutilato per costringermi a usare la magia. Non potevo tollerarne neppure il pensiero.
 
Invece eccomi, due mesi senza ciclo, incinta. Il mio corpo non era cambiato ancora di una virgola, seno piccolo, pancia piatta. Avevo avuto dei fastidi, in effetti, ma li avevo scambiati per la noiosissima sindrome premestruale, innocua beata sindrome. Invece l’incantesimo che mi ero cercata dopo l’incontro con Xelloss parlava chiarissimo. Parlava di un bimbo in arrivo, che si era annidato nel mio ventre nonostante il ciclo ballerino e la pozione. Capace di superare la fatica dei viaggi e l’uso della magia, le notti scomode all’addiaccio e le cadute. Incredibilmente attaccato a me, l’ultima persona sulla faccia della terra che poteva e voleva diventare madre.
 
Cosa potevo dire a Gourry per spiegarmi? Avrebbe visto il lato positivo, avrebbe gioito, gli occhi lucidi di felicità, all’idea di stringere suo figlio. E io dovevo annientare tutto questo, stroncarlo sul nascere (ironia delle parole) perché se anche mi fossi costretta, se anche grazie alla sua dolcezza e al suo esempio avrei potuto farcela, rimaneva l’immagine terribile di questo bambino rapito, avvolto in spire nere mentre tendeva le manine… proprio come Gourry con Fibrizo anni prima. Non… non potevo…
 
 
Non era ancora nulla, non poteva esistere fuori da me, era una goccia di vita infinitesimale.
 
Vita…
 
“Gourry, devo dirti una cosa ma tu devi aspettare che finisca di parlare prima di fare qualsiasi cosa. Prometti.” Come mi sentivo stupida a pronunciare una frase del genere. Eppure non ero in grado di ascoltare esclamazioni di felicità per poi dargli la mazzata. Ero un mostro, un mostro che non riusciva a vivere all’idea di vedere la letizia sul volto della persona amata… che poi si sarebbe trasformata in dolore. E disgusto.
 
“Promesso.” Mi sorrise, l’ingenuo.
 
Dei, come mi sentivo male. Una volta mi aveva raccontato che suo padre, per denigrarlo davanti al fratello, l’aveva chiamato cuor contento. Ne aveva dileggiato l’animo gentile e sensibile. Io stavo per fare a pezzi il suo cuore. Anche se ormai Gourry era un uomo fatto e aveva avuto tempo e modo per indurirsi, rimaneva dolce. Quella tenerezza nascosta me la dimostrava spesso e io, per ricambiarlo, stavo per spazzare via il buono che c’era in lui.
 
Non avrei avuto quel bambino. Il suo bambino.
 
Nostro.
 
No, mio no. Non potevo darlo alla luce consegnandolo alle tenebre.
 
“Gourry… sono incinta,” mi fissai ostinatamente gli stivali. “ma non posso… non posso proseguire, non posso fare nascere un figlio.”
 
Alzai gli occhi. Mi fissava serio ma senza proferire verbo mentre io sentivo il bisogno di sommergerlo di parole, di giustificarmi. Di mostrare che non ero la persona schifosa che mi sentivo, che l’idea di suo figlio era bella, era bella da farmi venire voglia di provare ma era anche terribile, con la spada di Damocle che pendeva su quella creatura non ancora nata. Che non era una fantasia, non era paura ingiustificata, che Xelloss mi aveva avvisata di una cosa che già sapevo. Il mio cervello era in fermento quando in realtà non ero riuscita ad aggiungere una sola parola.
 
“Gourry…” Odiavo la voce che mi era infine uscita, umile, supplichevole. ‘Perdono! Perdono!’
 
Lo spadaccino sospirò, poi mi si avvicinò, inginocchiandosi davanti a me.
 
“Ho taciuto quando mi hai detto di farlo. Adesso vuoi sentire quello che ho da dire?”
 
Mi sembrava che ogni fibra del mio essere stesse tremando. Non riuscivo a leggere le sue emozioni, era raro che mi chiudesse fuori così. Però me lo meritavo, no? Qui non si parlava in astratto ‘Non potrai diventare padre’, così, pour parler. Qui gli dicevo che non avrei fatto nascere suo figlio.
 
Annuii debolmente.
 
“Lina, abbiamo superato tante cose…”
 
Aprii la bocca ma lui scosse la testa. Io sapevo che sarebbe partito per la via dell’ottimismo, mi avrebbe stretto le mani assicurandomi che ce la saremmo cavata, che i demoni li avremmo vinti… e via di cazzate fino a raggiungere il mormorio rassicurante che aveva da sempre il potere di calmarmi. Non era stupido, nonostante a volte avesse quel modo di fare, ma era emotivo. In relazione a me forse però sarebbe stato emotivo pure un sasso. La freddezza te la costruisci addosso e rimane la armatura che ti protegge da qualunque cosa, sentimenti compresi. Solo Gourry aveva davvero fatto breccia…
 
Non potevo azzittirlo, non era corretto. Aveva diritto di replica, almeno quello glielo dovevo.
 
“Lina, abbiamo superato tante cose. Supereremo anche questa. Io so che persona sei e che nascosta da una grandissima spavalderia sei coraggiosa e generosa. Sei intelligente. Sei buona anche se non ti ci senti e se bisogna saperlo cogliere…” Sorrise, un piccolo sorriso triste. “Io… credo di intuire la tua linea di pensiero. Xelloss… mh? Demoni. Bambini usati per ferirti, per provocarti. Io rapito usato per ottenere il Giga Slave.”
 
Trasalii.
 
“Se non ti senti pronta a diventare madre posso accettarlo. Non nego che mi dispiacerebbe perdere questo nostro figlio ma posso accettarlo perché ti amo. TU sei il mio mondo. Non voglio vederti distrutta da un bambino che non vuoi avere. Ma se se tutto il dolore che hai addosso arriva dal pensiero che io potrei esserti portato via, che un figlio potrebbe esserci sottratto… allora non ci sto.”
 
Non mi aveva mai davvero fatto un discorso così lungo.
 
Proseguì. “La maternità fa paura a tutte le donne. Ti sembrerà strano ma è stata mia nonna a dirmi queste cose, voleva che diventassi un uomo forte ma che coltivassi il mio… lato tenero, lo avrebbe definito mio padre. Il lato cortese, quello che ti permette di essere un uomo ma anche un buon essere umano, un uomo che rispetta le donne, cavaliere prima di tutto. Capisci?”
 
Capivo.
 
“La nonna mi aveva detto che ogni donna che si scopre incinta ha segretamente paura… poi questa paura diventa gioia ma all’inizio è tanto spaventata. E’ una grossa responsabilità, un cambiamento. A volte è anche un pericolo… le donne muoiono di parto o possono perdere i loro bambini. Tanta paura. Ma anche tanto amore. Questo diceva.”
 
Non riuscivo a parlare. Non mi vedevo come madre, non riuscivo ad immaginarmi mentre baciavo un ginocchio dolorante o intrecciavo capelli. Eppure mentre pensavo che non mi ci vedevo, mi ci stavo vedendo. Un bambino rosso di capelli alle prese con la magia, una bambina bionda che imparava a tirare di spada. Xelloss.
 
Scossi la testa.
 
“Troppo pericoloso…” Deglutii il groppo che avevo in gola, cancellando le figure dei due bambini.
 
“Pericoloso come stare al tuo fianco? Devo aspettarmi davvero di svegliarmi da solo in un letto freddo e non vederti mai più? Cosa farai? Andrai a fare l’eremita? Ti farai ammazzare da qualche demone? Perché se tutto è troppo pericoloso anche il vivere lo è. Vuoi fare il loro gioco? Vuoi vivere in funzione della paura?”
 
Chiusi gli occhi. Il bambino aveva una fessura tra gli incisivi, come me. I suoi occhi erano azzurri e sorrideva in quel modo buffo. Anche la bambina aveva gli occhi azzurri. E le lentiggini, come mia madre. Mi nascosi il viso tra le mani, non sapevo cosa fare. Cedere e condannare mio figlio, mia figlia ad un futuro incerto con una pessima madre? Condannare Gourry ad una vita pericolosa?
 
“Lina.”
 
Mi cinse con le braccia.
 
“La vita è difficile, lo abbiamo imparato a nostre spese ma non per questo non vale la pena di viverla. Di amare e essere riamati. Di essere felici. Quando sono scappato da casa ero convinto che non sarei mai più stato felice e anche negli anni dopo, da mercenario, credevo che la mia vita fosse segnata. Poi sei arrivata tu e la mia vita ha avuto un senso.”
 
Quanto mi amava. Ogni sua parola… ogni gesto…
 
“Forse,” proseguì, “potremmo chiedere aiuto ad Amelia e Phil per questo bambino.”
 
Alzai la testa di scatto, gli occhi caldi di lacrime che non potevo versare.
 
“Chiediamo a loro e vediamo come va. Vuoi pensarci?”
 
Non potevo vivere in funzione della paura. Aveva ragione. I demoni potevano portarmi via Gourry, potevano uccidere mia sorella, i miei genitori, i miei amici. Dovevo stare al loro gioco? Dovevo abbandonare tutto per… trasformarmi in una di loro? Lasciare che l’oscurità che albergava nel mio cuore mi trasformasse a mia volta in un essere senza coscienza, senza sentimenti che non  avrebbe più sofferto… ma che non avrebbe mai più neanche amato?
 
Tirai su col naso in modo poco signorile e ricambiai l’abbraccio.
 
 
  
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