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Autore: _E r i s_    14/05/2016    4 recensioni
|Per Fra| |HiroMido|
- Avresti potuto dirmelo - , cominciò Ryuuji; il capo chino ad osservare le nocche ormai sbiancate a causa del continuo stringere convulsamente la maglia. Kiyama lo squadrò perplesso, formulando mentalmente una domanda, ma il giovane dai capelli verdi lo interruppe, intuendo il suo disagio. - che saresti tornato oggi, dico.
- Sembra che me ne stia facendo una colpa - , il fulvo accennò un breve sorriso, giusto il tempo per studiare la reazione di Midorikawa a quella risposta.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jordan/Ryuuji, Xavier/Hiroto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note: yep, buon compleanno, Fra :*
Chiedo venia per questa... roba, perché è corta, brutta e depressiva. Comunque comunque, dato che rileggendola mi sono confusa da sola, premetto che la storia è ambientata poco dopo il FFI, nel quale Mido e Hiroto hanno avuto un'incomprensione, proprio a causa dell'autostima del primo. Come si è sviluppato il prima ve lo immaginerete voi, perché io sono troppo pigra per farlo-
E nulla, spero che comunque questa roba confusionaria e inconcludente vi piaccia C:





Alla mia Fra, perché oggi diventa più vecchia di me di un anno
- alla tua faccia, Franci :3





- Resta -, aveva mormorato.
Il suo sguardo color vetro si posò placidamente sulla figura accovacciata di fianco; gli opali plumbei e le palpebre socchiuse, le gote vermiglie, la mano serrata stancamente intorno al suo polso latteo, il cuore che scalpitava furiosamente nel petto. Nella stanza erano udibili solo i loro lievi respiri e quel battito rapido.
Fece solamente finta di scrutarlo, i suoi occhi smeraldini non lo sfioravano nemmeno; riusciva a figurarsi nella mente la sagoma vagamente infantile del ragazzo, le quali labbra sottili e ambrate si piegavano lievemente verso l'alto, in un semplice sorriso senza pretese.
- Va bene -, si risedette lentamente, quasi con cautela o timore, timore che quegli occhi color notte potessero leggere nei suoi più di quanto avrebbe voluto e avrebbero dovuto.
Fissò lo sguardo chiaro in un punto lontano, impreciso.
- Stai bene, allora - sentenziò in un sussurro; le labbra pallide che tremavano appena.
Avvertì gli occhi spossati del compagno su di sé, prima che egli pronunciasse un flaccido "già", che Hiroto fece fatica ad udire.
- E tu?
- Anche - calò qualche attimo di religioso silenzio, poi improvvisamente spezzato.
-  Avresti potuto dirmelo - cominciò Ryuuji; il capo chino ad osservare le nocche ormai sbiancate a causa del continuo stringere convulsamente la maglia. Kiyama lo squadrò perplesso, formulando mentalmente una domanda, ma il giovane dai capelli verdi lo interruppe, intuendo il suo disagio. - che saresti tornato oggi, dico.
- Sembra che me ne stia facendo una colpa -, il fulvo accennò un breve sorriso, giusto il tempo per studiare la reazione di Midorikawa a quella risposta.
- Non è vero - replicò, infatti, egli, con un cipiglio nervoso negli occhi scuri - non me l'aspettavo, ecco tutto.
Hiroto l'osservò per diversi attimi, indeciso su cosa dire. - Stai dicendo che non hai più seguito il Football Frontier?
- Maledizione, Hiroto! - sbottò l'ex capitano della Gemini Storm, stringendosi nelle spalle; lo sguardo divenne lucido. Strinse le dita intorno alla stoffa dei lembi della maglia, puntando gli occhi verso il pavimento chiaro, troppo inquieto per poterli rivolgere verso quelli penetranti di Hiroto, e serrando le labbra.
- Sai cosa... intendo dire - un sibilo freddo, tagliente, che solcò nettamente l'anima del più grande, il quale si sentì scuotere da un sussulto - forse andarmene è stata la cosa migliore.
L'ex capitano della Genesis non avvertì il coraggio di poco prima, quello che l'aveva spinto a lanciare una rapida occhiata all''amico'. Tacque, rendendo della voce fintamente pacata dell'altro l'unico elemento su cui concentrarsi, a cui prestare la propria attenzione. Ma non ci riusciva; più ascoltava le parole di Ryuuji e più quella invisibile e intangibile lama si conficcava nel suo petto.
- Per entrambi -, udì; avrebbe voluto ribattere, dirgli che no, a lui, la sua assenza, non aveva affatto giovato - probabilmente aveva versato più lacrime in quel momento rispetto a quando era finito in orfanotrofio. Ma non poteva, il suo corpo non replicava al suo volere. Sembrava solo un involucro vuoto.
- Capisco - soffiò; lo sguardo vacuo che celava tutto. - scusa se non sono stato abbastanza.
- Tu non hai mai voluto essere abbastanza - replicò Midorikawa; gli occhi mesti, consapevoli.
- Io ci ho provato, ma tu non hai mai lasciato che lo fossi.
Serrò gli occhi verdi, avvertendo essi farsi irrimediabilmente umidi. La mente era in subbuglio; tutto sembrava un subbuglio.
- Non ti ho aiutato. Scusa - mormorò, senza esserne nemmeno conscio - Mi sono accorto tardi di ciò che stava succedendo. Non ti sono stato vicino.
Inclinò lievemente il capo già chino in avanti, stringendo i pugni, e sussurrando flebilmente l'ennesimo "scusa".
Ryuuji lo scrutò in silenzio, di sottecchi, senza voltarsi mai a guardarlo veramente, troppo nervoso all'idea che il fulvo sorridesse. E quando lo vedeva sorridere, cedeva sempre.
- Anche all'Aliea ti ho voltato le spalle, mentre adesso pretendo che tu sia felice con me, come se niente fosse successo, come se non ti avessi abbandonato. Scusa.
Non sentiva nemmeno più le proprie parole; esse scivolavano via dalle sue labbra con naturalezza, quasi le avesse pensate a lungo prima di pronunciarle. Eppure non era vero, nessun gioco di memoria, niente di niente. Solo lui e le sue scuse.
- Mi dispiace - sibilò nuovamente, e Midorikawa digrignò i denti, serrando gli opali scuri. Sussurrò un debole "smettila", troppo flebile per essere convincente anche solo per lui.
Una serena quanto ansiosa nenia, "smettila", "smettila", "smettila di scusarti". E anche quella volta cedette, perché Hiroto era il suo punto debole. Lo era stato fin da sempre, all'orfanotrofio, all'Aliea - tutte le volte in cui Gran l'aveva scrutato freddamente si era sentito sprofondare. Ma l'aveva dovuto accettare, perché Gran era comunque una parte di Hiroto e lui doveva accettarlo, doveva stargli accanto, perché, oltre ad essere il suo punto dolente, era l'unico in grado di farlo sorridere - anche mestamente.
Non si curò delle parole del rosso; lasciò che il suo capo scivolasse lentamente sulla spalla dell'altro, che a quel contatto si paralizzò. Forse era sorpreso, forse si era fermato solo per rendere più agevole l'azione a Ryuuji. Ma non gli importava; rimase in silenzio, sentendo poi la mano nivea dell'altro ragazzo afferrargli il retro della maglia titubante.
- Mi sei mancato - , non sapevano precisamente chi dei due avesse pronunciato quella frase, ma nemmeno allora prestarono attenzione al particolare. Hiroto prese fiato, mozzatosi poco prima - anche a causa del troppo batticuore -, sorrise.
- Anche tu - la voce si disperse fiocamente nella semi ombra della stanza.
Era a casa.






[won't you stay with me?
'cause you're all I need]

  
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