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Autore: Crisi morena    14/05/2016    0 recensioni
Nicholas e jennifer, lo yin e lo yan, il bene nel male. Due confini che sporgono sullo stesso panorama.
Questa non è una storia d'amore, è un storia sull'amore. Quello giovane, innaspettato, ingenuo e puro.
Due ragazzi che scoprono l'amore per la prima volta, con tutte le insicurezze e i desideri inesplorati. Due mondi diversi che si incontrano per la prima volta.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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jennifer

Alle 6.20 la sveglia suonò ma questa volta non fu il chiassoso allarme a svegliare jenny, ma dei passi provenienti dalle scale. La ragazzina sapeva benissimo che giorno era.
la maniglia si mosse e si sentì un lieve cigolio.
"tesoro sei sveglia?" chiese la voce avvicinandosi al letto, jenny si giro verso suo padre: un uomo sorridente di 53 anni rigorosamente in giacca e cravatta.
"Adesso..si" sbadigliò
"Piccola..sto partendo, ma per poco tempo "
"Poco tempo..? quanto tempo papà?"
" una o due settimane al massimo. Sarà una cosa veloce"
"..Poi con te ci sarà Greta" aggiunse distogliendo lo sguardo come se si vergognasse di ciò che aveva appena detto.
"Va bene" la ragazza sfoggiò uno dei suoi sorrisi piú falsi. Il padre si alzo dal letto e si dirisse verso la porta
"non hai nient'altro da dirmi?" chiese la figlia
"Amore! il taxi è arrivato! se non ti muovi perdi il volo" urlo greta dalla cucina interrompendo la conversazione.
Il padre di jenny scese le scale di corsa mentre in lei saliva una tristezza buia.
Si alzò dal letto trattenendo le lacrime, non era il momento di piangere ,aveva un discorso da fare davanti a tutta la scuola.
Era stata nominata presidente del consiglio studentesco tre mesi prima ma no ne conosceva appieno le responsabilità.
Dopo essersi messa l'uniforme scese per fare colazione e approfittò del silenzio per ripetere il discorso un ultima volta.
Casa sua era vuota, ma questa non era una novità ,suo padre non era il tipo che portava gli amici a casa e jenny di amici non ne aveva proprio.
Prese i soldi del taxi lasciati da Greta per andare a scuola ma prima d'uscire fisso il muro davanti alla porta : la foto di sua madre non c'era piú.
Ogni 5 novembre Jenny veniva inghiottita in una nube grigia di cui nessuno conosceva l'esistenza, prima ne parlava con il padre che era l'unico ad avere le armi per salvarla e l'unico che conosceva l'importanza di quel giorno per lei, ma adesso anche lui aveva adottato l'indifferenza come arma.
"Siamo arrivati signorina" fece notare il taxista
La ragazza scese lentamente, portandosi dietro
un senso d'angoscia e di responsabilità estranea alla sua giovane età ; Le venne in mente il muro vuoto davanti alla porta che un tempo custodiva il sorriso della madre.
Mille pensieri le passavano in mente ma erano in bianco e nero, sgualciti, la visione divenne sempre più opaca fino a perdersi del tutto...
Si mise a correre, Voleva scappare da questa vita che pretendeva senza ridarle nulla indietro, le sue gambe e il suo cervello erano fuori controllo a tal punto da non accorgersi del ragazzo che le veniva incontro.
Lo scontro fu doloroso per entrambi ma liberatorio per jenny che scoppiò in un sonoro pianto.
"Ehi stai bene?" chiese il ragazzo avvicinando il suo viso a quello della ragazza in lacrime.
Jenny alzo la testa, erano uno davanti all'altro e nella sua mente risuanava una parola sola "azzurro"
-Nicholas
"Maledizione Nicholas! non ho ancora finito di parlarti!" urlò il signor Benson mentre il suo interlocutore sbatteva la porta di casa.
"Non urlare cosí... Non capisci che lo fai chiudere di più ?" chiese la moglie
"Non é più un bambino Theresa... Io alla sua eta..."
Nick sposto l'orecchio dalla porta, non voleva riascoltarsi ancora una volta le storie ripetitive di suo padre sul 'duro lavoro'.
Scese le scale in tutta fretta, si tolse la giacca e allentò la cravatta : odiava quela stupida uniforme!
"HEI non pensi di dimenticarti qualcosa?" urlo suo padre dal balcone
Il ragazzo si controllò le tasche "Eh si, ho dimenticato le sigarette" disse a bassa voce
"Come vai a scuola senza zaino? " continuò la voce dall'alto
Neanche il tempo di rispondere che si ritrovò lo zaino scaraventato ai suoi piedi.
"Vedi d'andarci a scuola! Sai quanto costa mandarti ad una privata? Io mi spacco la schiena tutti i giorni .."
ancora una volta il signor Benson finì per parlare da solo.
''Nessuno capisce.. Nessuno vuole capire.. A nessuno interessa cosa voglio o cosa penso. Vogliono solo impormi le loro stupide idee!" pensò nicholas avviandosi verso una strada sconosciuta.
'Ma se per una volta facessi quello che dicono loro, evitereste di litigare.. Sei solo un egoista!" urlava una voce nella sua mente.
prese le cuffie e fecce partire i PANIC AT THE DISCO per zittire i suoi demoni.
si accese una sigaretta trovata nello zaino mentre pensava a cosa fare invece che andare a scuola. Ormai erano passati tre mesi dall'inizio dell'anno scolastico e lui aveva più assenze che presenze.
Immerso nei suoi pensieri non si rese conto di percorrere la strada verso il college e neanche che una ragazza gli stesse arrivando adosso .
L'impatto fu doloroso ma sopportabile, cerco di rialzarsi in cerca della sigarette perduta dimenticandosi della ragazza che in tanto era in lacrime.

   
 
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