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Autore: piccolo_uragano_    14/05/2016    1 recensioni
"Ma tu lo avresti mai detto, Ben?"
"Che cosa?"
"Che saremmo finiti con l'amarci sul serio."
Lui sorride, e io, nonostante tutto, non riesco a smettere di stupirmi.
[CROSSOVER GREY'S ANATOMY/ BEN BARNES]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Girasoli nella tempesta – capitolo nove: la domanda da un milione di dollari.
 
“Mamma, cosa è la verità?”
 

Quando realizzo di essere sveglia, la prima cosa che sento è un forte temporale.
Fuori.
Non sono io. Non è la mia testa.
Non è qui, è fuori. Lontano.
Faccio in tempo a sorridere, quando sento dei passi felpati provenire dalla cucina.
Ben.
Mi alzo di scatto, non curandomi della quasi totale nudità, del freddo, o di controllare che ore siano; indosso la maglietta di Ben e corro in cucina, attraversando l’ingresso e intravedendo il salotto.
“Buongiorno.” Gli dico, trovandolo con addosso solo dei boxer a fissare il mio frigo.
“Ma tu vivi d’aria?” mi dice, voltandosi a guardarmi.
Io gli sorrido. “Io vivo in ospedale, è diverso.”
“E in ospedale hai un frigo pieno?” scherza.
Io sorrido, prendendo una tazza dallo scaffale. “Non crederesti mai a quanto cibo abbiamo nella stanza degli strutturati.”
Lui scuote la testa e prepara il caffè per entrambi. “Come sta Izzie?”
“Ecco la domanda da un milione di dollari.” Sospiro. “Non lo so.”
“Fantastico.” Risponde.
Devo chiederglielo.
“Quanto rimani?”
“Ora l’hai fatta tu la domanda da un milione di dollari.”
Scuoto la testa. “Non voglio un ‘stammi bene, Julie’ e un …”
“Non accadrà di nuovo.” Taglia corto con il suo immancabile accento britannico. “Io imparo dai miei errori.”
Mi mordo un labbro e verso il caffè. “Oggi lavoro.” Annuncio. “Posso ridurre il turno a tre, quattro ore, e poi …”
“Io farò la spesa, e poi … beh, ho delle cose da fare.” Mi risponde, sorseggiando il caffè.
“Che tipo di cose?”
“La spesa.” Sorride lui.
Io mi perdo ad ascoltare il temporale e a guardarlo. “Dimmi che i capelli non sono tutti tuoi.”
Lui sorride, accarezzandosi la chioma che sfiora le spalle. “Bingo.”
“Li toglierai?”
“Alla fine del film, si.” Mi dice. “Tu mangi, periodicamente, vero?”
“Periodicamente.” Ripeto.
“Sei magrissima.”
Alzo le spalle.
“Julie.” Mi dice, facendosi serio.
“Ben?”
“Sei preoccupata.”
Oh, cazzo.
 
“E quindi?”
“E quindi cosa? Cosa avrei dovuto fare?” chiedo a Addison, mentre camminiamo per il pronto soccorso compilando moduli.
“Digli la verità!” esclama lei. Poi allarga le braccia e alza la voce di due ottave. “Ben, sono incinta!”
“Io non parlo così.” Specifico, sorridendo.
Lei scuote la testa. “Hai capito cosa intendo.”
“Si, come ti pare.”
Faccio finta di non pensarci, vorrei dirle, ma in realtà ci penso anche troppo.
“Senti, non vuoi fare un primo esame, un prelievo, una visita?” mi chiede, posandosi con i gomiti al bancone delle infermiere.
“Voglio andare a casa e passare qualche giorno con Ben senza pensare a niente.” Rispondo, controllando una cartella clinica.
“Siete due adulti maturi, voglio dire, e …”
La mia specializzanda di oggi si avvicina. “Dottoressa Martin, mi dispiace disturbarla, ma …” Addison la guarda di sottecchi: è la ragazza che adesso sta con il suo ex marito. “C’è … una cosa che dovrebbe vedere, in pronto soccorso.”
“Oggi non opero, Grey.” Specifico. “Stacco dopo mezzogiorno. Chiedi alla Bailey, o …”
“Credo sia una cosa che merita davvero la sua attenzione, dottoressa.” Specifica lei.
Io vedo nel suo sguardo che qualcosa non va.
Il mondo si ferma per un istante e la terra mi trema sotto i piedi.
Ben.

Quando entro in pronto soccorso, sono quasi sicura di non essere lucida.
Oh, Dio, spero solo che il Capo non mi veda così.
Meredith Grey, accanto a me, capisce le mie paure e mi indica una tenda chiusa alla mia destra.
Respira, Julie.
Respira.

Scosto la tenda e Nicole, Ben, Jack e mia madre Valerie mi guardano spaventati.
“Ben Barnes” sussurro, guardando Valerie stesa sul lettino. “Posso cambiare la mia domanda da un milione di dollari?”

Gli occhi di Ben sono colpevoli.
Lui si avvicina. “Lo so, amore, avrei …”
Io scosto di colpo il braccio che lui ha provato ad afferrare. “Non toccarmi, Benjamin, o ti stacco le palle.” Ringhio. “Ti mancavo, eh? Dove li hai tenuti nascosti, stanotte, loro? Li hai dimenticati in aeroporto dodici ore?”
Jack si fa avanti. “Julie ascolta, noi non …”
“Zitto, tu, quando apparirai nel mio appartamento dicendo che mi ami e che ti manco per poi apparire in pronto soccorso con tre persone in più ne riparleremo.” Mi avvicino al lettino, senza dimenticarmi di fulminare mia sorella con lo sguardo. “Allora, Valerie, cosa diamine hai combinato?”
Lei mi guarda con i suoi soliti occhi vuoti di ogni sentimento. “Io non ti avrei voluta chiamare, Julie, insomma, sono state Isabelle e Nicole, poi tuo padre ha …”
“Quale padre?” dico, controllando il monitor. “Quello che mi ha cacciata di casa dicendo che da quel momento aveva solo due figlie?”
“Lui ha sbagliato, e …”
“Chi ti ha visitato, prima?”
“Meredith.” Rispondono Ben e Jack.
Io annuisco. “Certo.” mi allontano dal computer e faccio segno alla stessa di avvicinarsi. “Che sintomi ti sono stati descritti?”
Lei non pare per niente intimidita dalla situazione. “Mal di pancia persistente, rigetto di sangue, e …”
La fermo con una mano. “Ogni quanto vai in bagno?”
“Ogni due giorni.”
“E ci riesci bene?”
“Non mi lamento.”
“Che pastiglie prendi?”
“Quelle per la pressione.”
“Le hai qui?”
Lei annuisce e indica a Nicole la borsetta. Mia sorella ci fruga dentro per pochi secondi prima di passarmi una scatola che ben conosco. “Quante al giorno?”
“Tre.”
“Chi te le ha prescritte?”
“Damiano.”
Sento Ben irrigidirsi al nome del mio ex marito. Beh, gli sta bene. “Quanto tempo fa ti ha visitata?” le domando ancora, facendole segno che devo auscultarle il cuore.
“Due settimane.”
“Respira.” Le suggerisco, posando la parte finale del suo stetoscopio sulla sua schiena.
Mia madre è davvero simile a me e Nicole, fisicamente. Isabelle, invece, è la fotocopia di Jean Paul, nostro padre, sia fisicamente che caratterialmente. Per questo non mi stupisco che loro due non siano qui, ora. Forse è meglio.
Mancava solo questo a rendere le cose complicate più del dovuto.
“Damiano ha fatto una diagnosi?”
“Sì.” Mi risponde Nicole.
“Sai, Nikki, tua madre è in grado di rispondere.”
“Damiano ha detto che ha un tumore allo stomaco, Julie.”
Io mi fermo un attimo a fissarla. “Le cose importanti per ultime, eh?” mi giro e guardo la Grey. “A te lo avevano detto?” lei scuote la testa. “Come si trova un tumore allo stomaco?”
“Gastroscopia e radiografia.”
“Damiano ha …”
“Entrambe.” Risponde Valerie. “Ha detto che era più giusto che te ne occupassi tu.”
Io sorriso, acida. “Ah si? Beh, indovina un po’, Valerie, Damiano è un cretino bugiardo.”
“Julie!” mi richiama lei. “Attention aux mots!” *
“Si, certo.” minimizzo. “Sa che non ti posso toccare, teoricamente sei un mio parente.”
Je suis votre maman!” strilla di nuovo lei.
Io scuoto la testa. “Meredith” dico, rivolgendomi alla specializzanda dai grandi occhi chiari. “potresti portare la signora Martin alla radiografia, mentre io striglio i tre idioti che ho davanti?”

“Che altro avrei dovuto fare?” urla Nicole. “Damiano ha detto che va operata, Isabelle ha subito fatto il tuo nome e lei si fida di te!”
“Nessuno a parte te in quella casa si fida ancora di me, Nicole!” le rispondo, rimanendo calma, seduta sulla poltrona di una delle sale riunioni. Faccio un cenno con la testa ai due Barnes. “Come ti è venuto in mente di coinvolgere loro?”
“Perché, credi abbia fatto male?” domanda Jack.
“Sh, non ti ho interpellato.” Gli dico io, senza nemmeno guardarlo.
“Sono in costante contatto con Ben e Jack.” Mi risponde lei, abbassando lo sguardo e giocando con i pollici ad accarezzarsi i dorsi delle mani.
Gesto di auto consolazione palese.
“Sei in costante contatto con Jack, più che altro.” Sospiro, severa.
“Ehi!” si lamenta lui.
“Stai zitto Jack, ti conviene.” Gli ringhio contro. “Come puoi non vedere che è solo una ragazzina spaventata?”
“Ragazzina spaventata a qualcun altro!” si oppone Nicole. “So benissimo cosa faccio!”
“Infatuarsi di un quasi trentenne inglese dove lo collochiamo? E la scuola? Come fai ad essere qui, dannazione, siamo a metà febbraio, perché non stai preparando gli esami? L’università l’hai scelta?”
“Sì.” Risponde lei, alzando gli occhi al cielo.
“Cosa?”
“Medicina!”
“Oh, e dove?”
“A Londra!”
Lascio cadere la testa indietro.
Non ricordo troppo come fosse avere diciannove anni, però ricordo che ero felice. Ero una ragazza più che corteggiata, con un migliore amico fantastico, una sorella piccola con cui rimanere bambina, e delle idee chiare per il futuro. Cambiavo ragazzo ogni due mesi e nessuno di loro ora è degno di essere ricordato.
Ma per lei? Perché Jack? Perché Londra? Perché è così insicura di sé da scegliere Jack? Perché la mia stessa strada?
 “Jack Barnes.” dico.
“Sono interpellato?”
Io torno a guardarlo, con sguardo stanco. “Giuri di dire tutta la verità, solo la verità, nient’altro che la verità?”
“Tesoro, forse stai esagerando.” Mi dice Ben.
Io mi giro lentamente. “Chi ha parlato con te?” sussurro.
“Nessuno.” Risponde.
“Allora stai nel tuo. Tra poco arrivo anche da te, e non credere che sarà meno doloroso.”  Torno a guardare Jack, alzando un sopracciglio.
“Lo giuro.” Dice lui.
“Quanta influenza hai nella vita di Nicole?”
“In che senso?”
“Quanto dipende da te la sua decisione di studiare a Londra?”
“Nemmeno un po’.” Mi dice, con aria colpevole. “Ha … fatto tutto da sola.”
“Che intenzioni hai?”
“Ottime.”
“Sei sincero, con lei?”
“Sempre.”
“Pronto a darle ciò che merita?”
“In ogni momento.”
“Come la metti con il tuo amore platonico per Iris?”
“Che cosa c’entra?” si irrita lui.
“C’entra, stronzo, da quel che ho capito ti scopi la bambina a cui ho insegnato a camminare.”
“Julie!” strilla Nicole.
“Non l’ho nemmeno toccata!” si irrita Jack. “Dio, non sono così superficiale, Julie!”
Oh, fantastico.
“Dove starai, a Londra?” chiedo a Nicole.
“Non mi sembra la cosa più importante, ora.” Mi risponde lei.
Io mi alzo e me ne vado, senza pensarci e senza voltarmi.
“Julie!” sento urlare alle mie spalle.
Ben, penso, Ben, quella voce che riconoscerei tra mille altre. Ben, l’uomo che amo più della mia stessa vita. Ben, l’uomo che mi ha mentito, Ben, che chissà da quanto progettava tutto questo. Ben, solo Ben.
“Lasciami in pace, Barnes.” Gli dico, senza voltarmi.

Sto seduta sulle scale a mangiarmi le unghie quando mi ritrovo a pensare a come abbia potuto lasciar passare i piccolo segnali. Ogni cosa avrebbe dovuto dirmi quello che sta accadendo.
Il nuovo taglio di capelli di Nicole, il suo modo più adulto di vestire, i libri che legge da qualche mese a questa parte, le chiamate sempre pochi minuti dopo quelle di Jack, il fatto che Iris sia sparita da ogni discorso, i sorrisi di lei in webcam.
Mia sorella si è innamorata, e ancora non lo sa.
Come ho fatto a non accorgermene?
Come faccio a dirle quanto male le farà?
Scuoto la testa e cerco di ignorare le lacrime che mi pungono gli occhi. Non può essere tutto vero.
Non posso essere nemmeno incinta, è tutto uno scherzo, un grande scherzo, un bruttissimo scherzo.
Mi giro e sto per andare a cercare la Grey, per chiederle della radiografia, quando vedo Ben in piedi dietro di me.
“Mi dispiace.” Mi dice. “Ma Nicole mi ha chiamato in lacrime, appena ha saputo, e … Jack aveva già intenzione di andare in Italia da voi, quindi ha solo anticipato il volo di qualche settimana. È rimasto un paio di giorni con i tuoi e Nicole, poi insieme a Isabelle hanno deciso che sarebbe stato davvero meglio che la visitassi tu, e a quel punto, solo a quel punto hanno coinvolto me. D’accordo con tuo marito hanno prenotato il volo, prima per Londra, poi da Stansed a Seattle. Mi dispiace.” Si mette davanti a me e posa le mani sulle mie spalle. “Non credere che io ti ami di meno, non credere che ieri notte io stessi fingendo, è vero che lontano da te non ci so stare, è vero che ti amo da impazzire, è vero tutto quanto, ma lei è tua madre, Julie, e non importa ciò che ha fatto, non importa ora, perché è solo una donna pentita e stanca che ha bisogno di aiuto.”
“Non sai niente della mia famiglia.” Gli dico.
“No, perché tu non me ne hai mai parlato! Non so nemmeno dove sei nata, Julie, non …”
“Non ha importanza!”
“Che tu lo voglia o no, per trent’anni sono stati accanto a te, in un modo o nell’altro, quindi ti riguardano.”
“Ben, tu non sai … Non sai quante volte mi hanno chiuso la porta in faccia perché non ero come mi volevano.”
“Allora raccontamelo.”
“Nicole sta per commettere gli stessi errori. Sta per fare il passo più lungo della gamba, suo padre non gradirà e le farà il male che ha fatto a me.”
“Puoi impedirlo.”
“No.”
“Sì! Dannazione, è tuo padre!”
“Questo cambia le cose?!”
“Questo cambia tutto!” esclama. “Dovrà pur contare qualcosa.
“Cosa è un padre, Ben?”
Ecco, questa è la vera domanda da un milione di dollari.
Questo c’entra? Voglio dire, ha importanza, ora?”
E, senza pensarci, vomito due parole fondamentali.
Sono incinta.”        
 
*Attenzione alle parole 


Grazie infinite a chi, in parte senza saperlo, mi ha spinto a riprendere in mano questa storia. L'ho scritto in due ore, spero di non aver fatto troppi errori. 
Grazie davvero a tutti. 
C xxx 

 
   
 
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