Note.
Un po’ OOC, un po’ vecchia (lontano
2011)… ma sempre di loro parliamo.
Cristiana
suona il campanello.
Una
volta, due, tre.
Non
poteva pretendere che un quarantenne addormentato saltellasse sino alla
porta
in un tempo inferiore a cinque minuti.
Ce
ne mette tre.
«Sono
le due, stronzo!» e sbatte la porta davanti alla sua faccia.
Poi
la riapre, alla stessa velocità.
Per
vedere il suo viso contratto un'espressione di stupore come quella di
chi è
appena stato buttato fuori di casa.
Pioveva.
Pioveva
tanto.
«Cristiana.»
E
tu
sei fradicia.
Il
problema era che Malosti non aveva un minimo di pensilina, sopra quella
porta.
Cosicché
l'acqua continuava inesorabile a bagnare te e i tuoi vestiti.
«Cosa
diavolo hai fatto?»
Ti
fa entrare.
Inizi
così a sgocciolare per terra, creando un pantano che la
metà bastava.
Ti
levi le scarpe, che sistemi a rovescio sul tappetino d'ingresso.
Ma
il cappotto, i pantaloni, i tuoi capelli continuavano a riversare acqua
sul
pavimento.
Riccardo
ti sfila il soprabito che, non sapendo dove poggiare, lascia per terra.
«Ti
sei data agli sport estremi nel canale?»
Era
bello essere consolati alle due di notte dallo spirito osservatore di
Malosti.
«Piove,
fuori» sottolinei, anche se sembrava evidente.
«Esistono
gli ombrelli.»
«Esiste
anche chi se li dimentica.»
«Ti
porto un asciugamano?»
«Se
non vuoi che lasci la scia per tutta casa...»
«Per
tutta... eh? Poi mi spiegherai perché sei qua.»
Ti
indica con l'indice. «Non ti muovere.»
Alzi
le braccia sorridendo.
Torna
con un asciugamano che, vista la grandezza, somigliava ad un telo da
mare
extralarge.
Te
lo getta in testa.
«Ehi!»
Te
lo strofini sui capelli, che così smettono di gocciolare.
«Fai
poco casino.»
«Dario
e Alessandro stanno dormendo?» Cosa che ti sembrava
abbastanza ovvia.
«No.»
«E
allora-»
«Fai
poco casino lo stesso.»
***
«Che
ci fai con quella addosso?»
Ti
indica, appena uscita dal bagno.
«Ti
dispiace? L'ho presa in prestito dal tuo armadio, non mi pareva il caso
di
rimanere bagnata tutta la notte...»
«Dal
mio armadio?» si era fermato alla tua prima asserzione.
Annuisci.
E
ti
fai guardare, sulla soglia del bagno.
La
sua camicia stranamente stirata bene ti arriva a metà coscia
e le maniche ti
coprono le mani.
«Potevi
metterti i pantaloni.»
«Scusa
tanto se i miei sembrano appena usciti dalla lavatrice e se non porto
la tua
stessa taglia...»
Non
cambia espressione.
A
piedi scalzi lo raggiungi e ti rannicchi seduta accanto a lui.
«Adesso
mi puoi dire perché sei mezza nuda sul mio divano? Quale
passaggio abbiamo
saltato?»
«Elena
non è a casa. E io mi sono dimenticata le chiavi»
spieghi, solerte.
«Cioè...?»
fa momentaneamente finta di non capire. «Devi dormire
qui?»
«O
aspettare che Elena torni a casa, asciugare i vestiti col phon, non
lasciarti
dormire per... diciamo tre-quattro ore. Non ti conviene.»
«E
perché?»
«Già
sei irascibile di tuo, pensa se passassi una notte in
bianco...»
«Tu
stai insinuando che sia troppo vecchio per resistere una notte in
bianco? Eh?»
ti provoca, sporgendosi verso di te che ti pieghi indietro.
«Forse
sono gli altri che non resisterebbero... ma dipende sempre dai punti di
vista.
E poi si sa, ti basta una flebo di caffè...»
«Mi
stai sfidando?»
«A
fare cosa?»
«A
passare la notte in bianco.»
«Io
entrerei alle 8 domattina... non mi sembra il caso.»
«Anche
io.»
«Non
è il caso di somigliare a due zombie, allora.»
Si
alza, bloccandosi subito dopo.
«Non
hai il reggiseno.»
Lungi
però da dargli il permesso di gettare il profondo sguardo
oltre i due bottoni
aperti sull'ampia scollatura.
Ridi.
«Era
fradicio.»
Con
una mano tieni insieme i due lembi della stoffa, alzandoti verso di lui.
«Quindi...»
Ti
scosta la camicia, scoprendo suo malgrado l'intimo nero che indossavi.
«Che
sfortuna, eh?» sghignazzi tu. Che potevi così
considerarti soddisfatta.
«Fortuna
o non fortuna, non mi hai ancora detto perché sei venuta a
svegliarmi.»
«Te
l’ho detto invece, ma magari eri troppo interessato a sviare
l’attenzione su
altro. Elena mi ha lasciata chiusa fuori.»
«E
invece di telefonarle o di andare da lei per prendere le chiavi, sei
venuta
qua, a svegliare un povero vecchio.»
«Smettila.
Di' invece che ti fa piacere.»
«Solo
perché, in cambio di asilo, domattina mi pulirai tutto il
pavimento che hai
allagato.»
«Questo
non era nei piani.»
«Ce
l'ho messo io adesso» sorride.
«E
perché non ti copri un po' queste gambe?»
«Perché
invece tu non la smetti di guardarle?»
«Non
le sto guardando.»
«Oh
certo.»
«Dubiti
di me?»
«Sì.»
«Diffidente.»
«Sempre.»
«Non
era la mia parte, questa?»
«Oh,
scusa, devo avere invertito i ruoli.»
Ti
schiarisci la voce.
«Oh,
Malosti... che cosa dovrei dire? Ho perso il filo.»
«Boh,
tipo... sei sempre il solito delicato...»
«Ma
che c'entra?»
«Era
così, per ripetere un topos
dei
tuoi...»
Ti
lasci cadere sul bracciolo.
«Hai
sonno? Non eri tu che volevi fare la notte bianca?»
«No,
quello eri tu.»
Chiudi
gli occhi.
«Dormiamo
qui?»
«Dormo qui» puntualizzi.
«Mi
cacci via?»
«Vuoi
rimanere?»
Annuisce.
«Ti
devi stringere, però.»
«Stringiti
tu!»
Si
stende sopra di te.
«Va
bene così?»
Sgusci
fuori lamentandoti e scivoli tu sopra di lui.
«Così
va bene.»
Appoggi
il capo sul suo petto, ascoltando il ritmo del suo cuore.
«Lo
sai, vero, che non mi addormenterò mai?»
Intrecci
le tue gambe con le sue, e lo senti borbottare qualcosa.
«Peggio
per te.»