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Autore: Dea Elisa    15/05/2016    2 recensioni
«Piove, fuori» sottolinei, anche se sembrava evidente.
«Esistono gli ombrelli.»
«Esiste anche chi se li dimentica.»
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cristiana Gandini, Riccardo Malosti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note. Un po’ OOC, un po’ vecchia (lontano 2011)… ma sempre di loro parliamo.

 


Cristiana suona il campanello.

Una volta, due, tre.

Non poteva pretendere che un quarantenne addormentato saltellasse sino alla porta in un tempo inferiore a cinque minuti.

Ce ne mette tre.

«Sono le due, stronzo!» e sbatte la porta davanti alla sua faccia.

Poi la riapre, alla stessa velocità.

Per vedere il suo viso contratto un'espressione di stupore come quella di chi è appena stato buttato fuori di casa.

Pioveva.

Pioveva tanto.

«Cristiana.»

E tu sei fradicia.

Il problema era che Malosti non aveva un minimo di pensilina, sopra quella porta.

Cosicché l'acqua continuava inesorabile a bagnare te e i tuoi vestiti.

«Cosa diavolo hai fatto?»

Ti fa entrare.

Inizi così a sgocciolare per terra, creando un pantano che la metà bastava.

Ti levi le scarpe, che sistemi a rovescio sul tappetino d'ingresso.

Ma il cappotto, i pantaloni, i tuoi capelli continuavano a riversare acqua sul pavimento.

Riccardo ti sfila il soprabito che, non sapendo dove poggiare, lascia per terra.

«Ti sei data agli sport estremi nel canale?»

Era bello essere consolati alle due di notte dallo spirito osservatore di Malosti.

«Piove, fuori» sottolinei, anche se sembrava evidente.

«Esistono gli ombrelli.»

«Esiste anche chi se li dimentica.»

«Ti porto un asciugamano?»

«Se non vuoi che lasci la scia per tutta casa...»

«Per tutta... eh? Poi mi spiegherai perché sei qua.»

Ti indica con l'indice. «Non ti muovere.»

Alzi le braccia sorridendo.

Torna con un asciugamano che, vista la grandezza, somigliava ad un telo da mare extralarge.

Te lo getta in testa.

«Ehi!»

Te lo strofini sui capelli, che così smettono di gocciolare.

«Fai poco casino.»

«Dario e Alessandro stanno dormendo?» Cosa che ti sembrava abbastanza ovvia.

«No.»

«E allora-»

«Fai poco casino lo stesso.»

 

***

 

«Che ci fai con quella addosso?»

Ti indica, appena uscita dal bagno.

«Ti dispiace? L'ho presa in prestito dal tuo armadio, non mi pareva il caso di rimanere bagnata tutta la notte...»

«Dal mio armadio?» si era fermato alla tua prima asserzione.

Annuisci.

E ti fai guardare, sulla soglia del bagno.

La sua camicia stranamente stirata bene ti arriva a metà coscia e le maniche ti coprono le mani.

«Potevi metterti i pantaloni.»

«Scusa tanto se i miei sembrano appena usciti dalla lavatrice e se non porto la tua stessa taglia...»

Non cambia espressione.

A piedi scalzi lo raggiungi e ti rannicchi seduta accanto a lui.

«Adesso mi puoi dire perché sei mezza nuda sul mio divano? Quale passaggio abbiamo saltato?»

«Elena non è a casa. E io mi sono dimenticata le chiavi» spieghi, solerte.

«Cioè...?» fa momentaneamente finta di non capire. «Devi dormire qui?»

«O aspettare che Elena torni a casa, asciugare i vestiti col phon, non lasciarti dormire per... diciamo tre-quattro ore. Non ti conviene.»

«E perché?»

«Già sei irascibile di tuo, pensa se passassi una notte in bianco...»

«Tu stai insinuando che sia troppo vecchio per resistere una notte in bianco? Eh?» ti provoca, sporgendosi verso di te che ti pieghi indietro.

«Forse sono gli altri che non resisterebbero... ma dipende sempre dai punti di vista. E poi si sa, ti basta una flebo di caffè...»

«Mi stai sfidando?»

«A fare cosa?»

«A passare la notte in bianco.»

«Io entrerei alle 8 domattina... non mi sembra il caso.»

«Anche io.»

«Non è il caso di somigliare a due zombie, allora.»

Si alza, bloccandosi subito dopo.

«Non hai il reggiseno.»

Lungi però da dargli il permesso di gettare il profondo sguardo oltre i due bottoni aperti sull'ampia scollatura.

Ridi.

«Era fradicio.»

Con una mano tieni insieme i due lembi della stoffa, alzandoti verso di lui.

«Quindi...»

Ti scosta la camicia, scoprendo suo malgrado l'intimo nero che indossavi.

«Che sfortuna, eh?» sghignazzi tu. Che potevi così considerarti soddisfatta.

«Fortuna o non fortuna, non mi hai ancora detto perché sei venuta a svegliarmi.»

«Te l’ho detto invece, ma magari eri troppo interessato a sviare l’attenzione su altro. Elena mi ha lasciata chiusa fuori.»

«E invece di telefonarle o di andare da lei per prendere le chiavi, sei venuta qua, a svegliare un povero vecchio.»

«Smettila. Di' invece che ti fa piacere.»

«Solo perché, in cambio di asilo, domattina mi pulirai tutto il pavimento che hai allagato.»

«Questo non era nei piani.»

«Ce l'ho messo io adesso» sorride.

«E perché non ti copri un po' queste gambe?»

«Perché invece tu non la smetti di guardarle?»

«Non le sto guardando.»

«Oh certo.»

«Dubiti di me?»

«Sì.»

«Diffidente.»

«Sempre.»

«Non era la mia parte, questa?»

«Oh, scusa, devo avere invertito i ruoli.»

Ti schiarisci la voce.

«Oh, Malosti... che cosa dovrei dire? Ho perso il filo.»

«Boh, tipo... sei sempre il solito delicato...»

«Ma che c'entra?»

«Era così, per ripetere un topos dei tuoi...»

Ti lasci cadere sul bracciolo.

«Hai sonno? Non eri tu che volevi fare la notte bianca?»

«No, quello eri tu.»

Chiudi gli occhi.

«Dormiamo qui?»

«Dormo qui» puntualizzi.

«Mi cacci via?»

«Vuoi rimanere?»

Annuisce.

«Ti devi stringere, però.»

«Stringiti tu!»

Si stende sopra di te.

«Va bene così?»

Sgusci fuori lamentandoti e scivoli tu sopra di lui.

«Così va bene.»

Appoggi il capo sul suo petto, ascoltando il ritmo del suo cuore.

«Lo sai, vero, che non mi addormenterò mai?»

Intrecci le tue gambe con le sue, e lo senti borbottare qualcosa.

«Peggio per te.»

   
 
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