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Autore: Emmastory    15/05/2016    1 recensioni
Runa. Una lupa bianca e coraggiosa, che è anche stavolta impegnata in un viaggio alla ricerca delle sue radici. Alcuni lunghi anni sono passati, e il pericolo pare nascondersi ovunque. La luna, benevola regina dei cieli, l'accompagna in ogni passo verso quella che è la sua meta, anche dopo la caduta dell'amato Scott e della sorella Astral, membri del suo branco morti per mano di Scar. Un nemico che la nostra eroina si trova ad affrontare sin dalla nefasta notte in cui i suoi amati genitori Alistair e Nadia scomparvero, pronto a tutto pur di distruggerla. La sua buona stella continua a sorriderle, lasciandole ritrovare la felicità perduta e restituendole la forza d'animo che è solita caratterizzarla. Seguitela fino al suo traguardo, infondendole il coraggio che le manca per trovare se stessa e le sue radici. Anche stavolta, sperando che esca vincitrice dalla buia foresta, auguratele buona fortuna. (Seguito di "Luna d'argento: Cammino di luce")
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Luna d'argento'
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Luna-d-argento-III-mod
Luna d’argento: Alfa e omega

Capitolo I

Sano principio

Il giorno arrivava con il sole, puntuale dopo la notte. Mi svegliavo per l’ennesima volta nel mio mondo, la verde e rigogliosa foresta. Sbadigliando silenziosamente, mi rimetto in piedi, e guardandomi intorno, non vedo che i miei figli e mia nonna. Brutus, Nova e Delta, i miei amati nipoti, hanno ormai compiuto un anno d’età, e nonostante la crescita imminente, non rinunciano a dormire gli uni al fianco degli altri, quasi a volersi reciprocamente proteggere anche durante il sonno. Quella tenera scena mi strappa un sorriso, e appena un attimo dopo, il mio sguardo si posa sul sentiero a me vicino. Lo stesso, conduce nei meandri della foresta, e muovendo alcuni incerti passi in avanti, annuso il terreno, sperando, nonostante il lungo lasso di tempo ormai trascorso, di riuscire a trovare anche una minima traccia di mia sorella. Notandomi, mio fratello Rhydian mi ferma. Proprio come me, è perfettamente consapevole della sua tragica morte, ma contrariamente a lui, io non riesco a rassegnarmi. Era mia sorella, e le volevo bene, e nonostante le liti e gli screzi che eravamo solite avere da cucciole, una di noi due era poi sempre pronta a compiere il primo passo del cammino che ci avrebbe condotte al perdono del torto subito, e nella maggioranza dei casi, io sceglievo di agire, prima che lei potesse farlo. Ad essere sincera, non credo di essere mai stata una lupa solitaria e litigiosa, ma al contrario amavo e amo la mia intera famiglia, composta non soltanto da chi mi è parente, ma anche da chi è vicino al mio cuore, proprio come l’umana Saskia. Non la vedo da molto, e il suo pensiero continua a galleggiare come una barca su un metaforico lago all’interno della mia mente. Ad ogni modo, ignoro il tentativo di mio fratello portandolo al fallimento, e continuando a camminare, raggiunto un punto a dir poco critico. Mi muovo con molta più decisione, e improvvisamente, lo vedo. Un piccolo e colorato fiore è spuntato fra l’erba, proprio nell’esatto luogo dove mia sorella era rimasta immobile e priva di forze nel triste giorno della sua dipartita. Alcuni giorni dopo la sua scomparsa, i miei congiunti ed io abbiamo deciso di agire, e raggiungendo il villaggio degli umani, abbiamo mostrato loro il corpo. Quell’unico gesto era bastato a comunicare le nostre intenzione, e ancora una volta, ho assistito, ferma, afona e inerme, alla cerimonia dell’ultimo saluto. È ormai passato quasi un anno, eppure ricordo tutto. Il dolce e piacevole odore della lavanda che si insinuava nel mio umido naso, il letto di paglia su cui venne adagiata, l’acre incenso che bruciava assieme ad un ciuffo del suo grigio pelo. Nonostante l’andar del tempo, ogni singola cosa. Quasi istintivamente, mi volto. Mia figlia Cora è placidamente addormentata, e avvicinandomi di soppiatto, provo a svegliarla. e ridestandosi dal torpore in cui è caduta nell’ormai lontana e scorsa notte, è colpevole del risveglio dei due fratelli. Mugolando qualcosa in risposta, si lamenta, e alzandosi in piedi, mi guarda con aria interrogativa. “Cosa c’è?” sembra chiedere, continuando a guardarmi e non proferendo parola. King e Murdoch la imitano dopo alcuni preziosi secondi, e mantenendo il silenzio, attendono una risposta. Colta alla sprovvista dal dolore derivante da quei tristi ricordi, non ho la forza di parlare, e per pura fortuna, qualcun altro sceglie di farlo per me. “La ricordi ancora, vero?” chiede Rhydian, sottilmente sarcastico. “Era nostra sorella.” Rispondo, mentre i miei occhi azzurri bruciano a causa di non poche lacrime desiderose di uscirne rovinando il mio piano di mantenere la calma. “Vuoi rivederla?” indaga poi mia nonna, tacendo nell’attesa di un mio parere a riguardo. Scivolando nel più completo mutismo, mi limito ad annuire, e preparandomi a seguirla, non riesco ad evitare di posare il mio sguardo sui miei nipoti. Giovani, forti, agili, eppure forse troppo provati dagli eventi e non ancora pronti a seguire le nostre orme. Brutus e Delta prendono parte a quel muto gioco di sguardi, e negando con un singolo cenno del capo, esprimono il loro dissenso. “Vengo con voi.” Esordisce Nova, con le zampe che tremano e gli occhi che brillano. “Sei sicura?” non posso evitare di chiedere, volendo unicamente evitare che soffra come in quella nefasta notte. “Certo. Era mia madre, ed io le renderò giustizia.” Rispose, guardandomi con aria fiera e convinta. Mantenendo il silenzio, le diedi le spalle, vedendola quindi iniziare a camminare al mio fianco. Per qualche arcana ragione, il nostro viaggio si rivelò più lungo del previsto, ma nonostante tutto, ci impegnammo a fondo al solo fine di perseguire il nostro obiettivo. Con lo scorrere dei minuti, i nostri passi apparivano sincronizzati, e dopo un tempo che nessuno di noi fu in grado di definire, la nostra meta. Eravamo ormai arrivati, e abbaiando, sperai di attirare l’attenzione degli umani. Sapevo bene che Astral era stata sepolta nel suo villaggio, ma ero anche perfettamente consapevole di un secondo particolare, secondo il quale Saskia e i suoi genitori erano le uniche persone a conoscere l’esatta ubicazione della sua tomba. Alcuni preziosi attimi svanirono come nebbia e polvere dalle nostre vite, e vedendola raggiungerci, venni pervasa dalla gioia. Uno sguardo bastò a comunicare con lei, e guardandomi indietro, la convinsi delle mie vere intenzioni. Un mio debole uggiolio ruppe il silenzio, e facendoci strada, ci convinse a seguirla. Camminando, giungemmo alla fine del sentiero prossimo alla sua casa, e ai piedi di un albero, notai una sorta di fossa. Un fiore era da poco spuntato lì accanto, e avvicinandomi, lasciai che qualcosa di completamente diverso entrasse nel mio campo visivo. Chronos era già lì, e mantenendo il silenzio, si limitava a posare una zampa su quella piccola e fredda lapide. Cadendo, le sue fredde e amare lacrime bagnarono l’inospitale e nuda terra, e improvvisamente, un singolo suono abbandonò le sue labbra. “Astral.” Il nome di mia sorella pronunciato con una dolcezza tale da riuscire a sciogliermi il cuore, e appena un attimo dopo, un gesto ancor più nobile. Mia nipote Nova mosse alcuni decisi passi in avanti, e posando il suo sguardo su di me per alcuni sporadici secondi, scelse di lasciare una sua impronta nel terreno. Il dolore si impossessò poi di lei, che mugolando per il dolore, trovò subito rifugio accanto a Saskia, che notando la sua sofferenza, si inginocchiò al solo fine di abbracciarla. Il tempo continuò quindi a passare, e durante il nostro viaggio di ritorno verso casa, non feci altro che pensare. Noi lupi eravamo animali territoriali, e malgrado la forza di emozioni e sentimenti quali l’amore e la gelosia, riuscivamo ad essere perfettamente leali, arrivando a compiere gesti dettati dal dolore e dalla nostra stessa impulsività al solo fine di onorare i nostri morti. Il comportamento di Chronos continuava a stupirmi, e sdraiandomi in terra prima di dormire, compresi che eravamo un branco unito, ma che ognuno di noi agiva per un proprio sano principio.
   
 
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