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Autore: i_am_here_for_u    15/05/2016    0 recensioni
Non so per quanto tempo ci beammo uno del piacere dell'altra, ma quando ci staccammo la luce del giorno se n'era già andata e la camera si illuminava del morbido arancione del tramonto.
Il cuore mi batteva forte, mentre allungavo una mano per far scorrere il pollice sul labbro inferiore di Bella che mi guardava con un sorriso dipinto sul volto.
«Allora quello che hai detto non era una bugia» disse con voce roca.
Mi persi per qualche secondo nei suoi occhi neri prima di risponderle «Lo sai...Io non posso mentirti Bella»
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black, Sorelle Black | Coppie: Sirius Black/Bellatrix Black
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Il rumore del treno che scorreva veloce verso Londra mi svegliò dal mio sonno tranquillo.
Mi stiracchiai lentamente prima di mettere a fuoco le persone che avevo davanti.
Avevo un dolore al petto che non sapevo spiegarmi.
«Allora Felpato...Pronto per questa estate?» mi chiese un Remus pallido e trasandato ma con la sua solita aria gioiosa.
«So già come andrà a finire Lunastorta...Con me che litigo con i miei genitori» gli risposi sistemandomi meglio sul sedile.
«Sai che per qualsiasi cosa io ci sono...Puoi venire da me in qualsiasi momento» aggiunse James passandosi una mano fra i capelli neri ribelli cercando di domarli senza successo.
«Certo che lo so Ramoso...Non pensare di vivere una tranquilla estate senza il tuo caro amico al tuo fianco» affermai facendogli l'occhiolino.
«Caro amico» ripeté picchiettando con il dito sul mento «Non direi; piuttosto un amico fidato...Come un cane»
«Come osi?! Piccolo cervo ambulante?!» dissi sorridendo prima di saltargli addosso.
Passarono alcuni minuti di finti pugni e calci prima che Remus chiudesse il libro che stava leggendo e lo usasse come arma sulle nostre teste.
«La volete smettere di fare i bambini?!»
«Certo mamma lupo» rispose James scherzando.
«Non chiamarmi così!» disse prima di tirargli un'altra librata in testa «Non voglio mica farlo sapere a tutti »
«Vedi James» dissi fingendo un tono perentorio «Hai fatto arrabbiare la mamma...Adesso chi ci aiu-» non riuscii a finire la frase perché Remus mi tirò di nuovo il libro in testa.
«Guarda che fa male!» esclamai.
«Vedete di non fare tanto i furbi...Io mordo» disse mentre sul suo volto spuntava un sorriso malefico.
«Meno male che non volevi farlo sapere a nessuno» disse James massaggiandosi la testa.
In quel momento entrò un Peter tutto felice con un sacchetto pieno di quelli che intuii essere dolci.
«Cosa succede ragazzi?» chiese guardando attentamente prima James e poi me «Vi siete fatti male?»
«Non è niente Peter...È solo che dovrebbero imparare a comportarsi in modo più adulto» gli rispose Remus spostando i libri e facendo un posto libero accanto a sé.
Peter si sedette al suo fianco era più basso di Remus di una testa, con i capelli color topo e lo sguardo acquoso.
Aprì la busta e come avevo intuito era piena di dolci.
«Ne ho presi un po...Così possiamo mangiarli prima di arrivare a Londra»
«Hai avuto proprio una bella idea Coda!» esclamò James prendendo una rana di cioccolato.
Peter dal suo canto lo guardò ammirato prima di offrire a me una Tuttigusti +1.
«Spero che non sia una al gusto di cerume...» dissi guardando la caramella verde che avevo tra le dita.
«Sii più coraggioso Sirius!» esclamò Remus prendendo la caramella e infilandomela in bocca.
«Bleah!» dissi «È al gusto di vomito!»
Gli altri tre scoppiarono a ridere.
Ci rimpinzammo di dolci mentre fuori dal finestrino scorrevano campagne e città babbane.
Ci togliemmo i mantelli da mago per indossare giacche e cappotti poi sfortunatamente arrivammo al binario nove e tre quarti della stazione di King's Cross e tutto il divertimento finì.
Prima che tutti si allontanassero dal binario ci vollero un po più di dieci minuti.
Come ogni anno al tornello c'era un anziano vigile che faceva uscire gli alunni due o tre alla volta, in modo da non attirare l'attenzione dei babbani.
«Allora promettimi che passerai a trovarmi quest'estate» disse James.
«È probabile che passerò più tempo da te che con la mia famiglia» gli risposi con un sorriso.
«Fatemi avere vostre notizie allora» si intromise Remus «Promettetemi che non farete troppi danni»
Io e James ci scambiammo uno sguardo d'intesa e prima di attraversare la barriera gli urlai «Siamo dei bravi ragazzi noi»
A quell'affermazione vidi alcune ragazze dietro a Remus e Peter nascondere una risata.
Ad attendermi in stazione c'era mia madre, Walburga, una donna snella e altezzosa che indossava un grande cappotto di pelliccia che la ricopriva per intero.
Attraverso i capelli neri i suoi occhi scuri scrutavano e giudicavano tutte le persone che le stavano attorno.
Mio fratello era già al suo fianco.
Regulus era più basso e magro di me, aveva i miei stessi capelli neri ed i miei stessi occhi, di fianco a mia madre aveva già impersonato il suo ruolo da figlio perfetto.
«Allora ci vediamo amico mio» disse James con un sorrisetto correndo dai suoi genitori.
«Prima che tu te ne renda conto mio caro» gli risposi di rimando.
«Fai una buona estate Sirius» disse Remus dandomi una pacca sulla spalla «Per un consiglio o qualsiasi altra cosa puoi inviarmi un gufo» mi bisbiglió all'orecchio.
«Si...Infatti...Fai delle belle vacanze» aggiunse Peter.
«Anche a voi ragazzi...Buona estate» dissi con un sorriso vedendoli correre allegri verso le loro famiglie.
Io mi girai verso la mia e non provai nemmeno a fingere un sorriso, non sarebbe servito a niente.
Come accoglienza non fu una delle peggiori.
«Hai impiegato troppo tempo ad arrivare; e poi...Frequenti ancora quella gente?!» disse con un tono disgustato vedendo il padre di James rincorrere suo figlio per poi acciuffarlo e passare una mano fra i suoi capelli già arruffati,nel mentre la madre rideva spingendo il carrello verso l'uscita «Sono così...Così...» continuò senza trovare le parole.
«Non mi interessa come sono madre»
le dissi senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi «Sono gli amici che mi sono scelto» conclusi spingendo il carrello verso l'uscita.

Non appena fummo usciti dalla stazione una macchina di lusso era già pronta per portarci a casa.
Nonostante i miei disprezzassero i Babbani le macchine di lusso li avevano sempre affascinati, in più quando giravano con quelle a Londra tutti si fermavano a guardarli facendo solamente aumentare il loro ego.
Il tragitto per arrivare al numero dodici di Grimmauld Place fu privo di inutili chiacchiere, avremmo parlato poi a pranzo.
Sempre se io avessi voluto partecipare.
Solo un momento mia madre aveva rotto il silenzio per informarci «Oggi a pranzo ospiteremo Cygnus Black e sua moglie Druella con le loro tre figlie.
Voglio che voi ragazzi siate cordiali e gentili come viene richiesto in queste occasioni...E parlo soprattutto con te Sirius, non voglio sentire parlare delle tue avventure o dei tuoi amici»
Io spostai lo sguardo dal finestrino per puntarlo su mia madre «Se vi arreco così tanto disturbo posso anche non partecipare a questo incontro» dissi, sputando le ultime parole.
«Vedremo cosa ne pensa tuo padre» rispose con aria compiaciuta «Per quanto riguarda te Regulus, spero che tu sia rimasto il solito ragazzo gentile e ligio alle regole»
Vidi mio fratello alzare il mento e drizzare la schiena prima di parlare «Non vi deluderó madre»
Distolsi lo sguardo da quell'orribile sceneggiata per puntarlo di nuovo sul paesaggio londinese, con i suoi frastuoni e la sua allegria.
«Bravo il mio ragazzo» disse mia madre con un tono fiero.
Dopodiché si tornò nel più ligio silenzio ed in quel momento invidiai James, per avere una famiglia così unita e felice.
Anche Remus e Peter avevano delle famiglie cordiali e gentili, io ero l'unico con una famiglia odiosa e razzista.

Finalmente arrivammo davanti a casa, davanti alla casa che odiavo.
«Lascio a voi il compito di togliere i bagagli» si pronunciò mia madre al mago che aveva guidato la macchina.
«I miei bagagli me li porto da solo in camera, grazie» dissi scendendo dall'auto e prendendo il mio baule dal bagagliaio.
Ormai mia madre non provó nemmeno a lanciarmi uno sguardo di disgusto, semplicemente mi ignorava.
Salimmo i gradini di pietra, mia madre estrasse la bacchetta e picchió una volta contro il batacchio d'argento a forma di serpente intrecciato.
Udii dei rumori metallici familiari e poi la porta si aprì.
Varcammo la soglia per poi trovarci in ingresso, le lampade a gas si illuminarono di giallo e arancione gettando una luce abbagliante sulla tapezzeria nuova e sulla moquette del lungo corridoio dove il candelabro, forgiato apposta per la famiglia Black con la forma di serpente, brillava sopra le nostre teste illuminando i ritratti che affollavano i muri.
Ritratti della nostra famiglia o dei Serpeverde che avevano fatto grandi cose come il capostipite della casata Serpeverde o Merlino.
I profili delle teste degli elfi domestici appese alla parete gettavano strane ombre alla scala...Non sarei mai riuscito a capire come l'idea di impalare le teste degli elfi domestici fosse passata nella testa di zia Elladora. 
Da una porta li di fianco comparve l'elfo domestico che più odiavo al mondo: Kreacher.
Era un elfo brutto e già pieno di rughe, con i peli delle orecchie puliti e vaporosi come cotone.
Era completamente nudo a parte lo strofinaccio candido legato alla vita.
Gli elfi che erano nelle cucine di Hogwarts erano sempre cordiali e allegri, con alcuni di loro ero anche riuscito a fare amicizia; però con Kreacher no, tra di noi si era instaurato un odio reciproco.
Alla vista di Walburga, Kreacher si prostró in un inchino profondo che gli appiattì a terra il naso a forma di grugno. 
«Mia Signora Bentornata...Lasci che le tenga il cappotto, che lo porti a lavare»
Così mia madre si tolse il cappotto di pelliccia e lo tirò all'elfo che fece molta attenzione a non farlo toccare a terra.
«Dimmi Kreacher...Dov'è mio marito» gli domandò guardandolo nei suoi occhi grigi acquosi. 
«È in salotto mia Padrona...La sta aspettando»
«Molto bene» in quel momento entrò il mago con il baule di Regulus.
Lei si girò e con un gesto della mano lo congedó «Porta i bagagli di Regulus in camera sua, Kreacher» gli ordinò prima di salire le scale per andare in salotto al primo piano.
«Bentornato anche a lei Padron Regulus mi permetta di prendere il suo baule»
«Certo» gli rispose scostandosi «Fai pure»
Con un sorriso sul volto vidi l'elfo correre verso il baule, quando mi passò di fianco strabuzzó gli occhi e si fermò a guardarmi «È tornato anche Padron Sirius...Che grande sorpresa che lei sia tornato»
«Una grande sorpresa per tutti...Anche per me» dissi avviandomi verso le scale e colpendolo con il baule «Mi dispiace Kreacher...Non volevo» dissi con finta preoccupazione.
«Non si preoccupi Padron Sirius...È un onore per me essere colpito da uno come lei» rispose facendo un piccolo inchino,lo vidi muovere le labbra e riuscii a cogliere parole come abominio,feccia e andarsene.
Sbuffai lasciando perdere quel piccolo elfo pazzo per avviarmi verso la mia camera.
Continuai a salire finché non raggiunsi l'ultimo pianerottolo su cui si affacciavano due porte.
Di sotto sulle scale riuscivo a sentire il respiro affannato di Kreacher e qualche volta la voce di Regulus che provava ad offrirsi di portare il baule al suo posto con risposta subito negativa.
Non ci badai ed entrai in camera mia.
La stanza era spaziosa e bella.
C'erano un armadio, un grande letto con la testata di legno intagliato, un'alta finestra oscurata da lunghe tende di velluto e un candelabro con i mozziconi di candela che avevo acceso mesi prima ancora al loro posto.
L'estate prima avevo tappezzato le pareti con un tale numero di poster e foto da lasciar libere solo alcune strisce della seta argento sottostante.
C'erano anche dei poster Babbani che ritraevano motociclette o ragazze Babbane in bikini.
A tutto quello che avevo appeso avevo lanciato un incantesimo di Adesione Permanente, in modo che ne i miei genitori ne Kreacher potessero togliere quello che mi ero creato.
Appoggiai il baule sul letto e tirai fuori molti stendardi di Grifondoro e una foto magica, l'unica della stanza che volevo appendere.
Ritraeva noi Malandrini che ridevamo tenendoci a braccetto.
Per me era un ricordo importante, era stata scattata poco prima che partissimo con il treno, la notte prima avevamo passato una bella serata scorrazzando nel parco tutti e quattro trasformati.
Ovviamente lanciai l'Incantesimo di Adesione Permanente anche su quella foto prima di mettermi a disfare il baule.
Avevo appena finito quando mio padre Orion entrò.
Era un bell'uomo, con i capelli lunghi e i baffi neri, un fisico scolpito e gli occhi nocciola.
Diede un piccolo sguardo alla stanza e quando vide gli stendardi di Grifondoro sul volto gli si disegnò un'espressione amara.
«Tua madre mi ha detto della tua proposta» cominciò «Ed io ho acconsentito; potrai rimanere in camera tua durante il pranzo...Ti daremo per malato»
«Grazie padre...Stavo giusto per scendere a prendermi il pranzo»
Lui annuì e cominciò a scendere le scale «Avverti tuo fratello che gli ospiti saranno qui a breve» mi disse poco prima di sparire.
Una cosa che avrei piacevolmente evitato.
Prima di andare da mio fratello mi tolsi la giacca, rimanendo in camicia e pantaloni neri.
Andai davanti alla porta di mio fratello e mi soffermai a leggere la frase scritta a mano in bella grafia su un piccolo cartello appeso sulla porta.
Non entrare senza il permesso di Regulus Arcturus Black.
Mio fratello stava diventando sempre più simile ai miei genitori.
Bussai prima di avere il permesso di entrare.
Varcai la soglia e ritrovai Regulus intento a sistemare le sue cose al loro posto.
La sua stanza era più piccola della mia ma completamente diversa.
I colori di Serpeverde, smeraldo e argento, erano ovunque, a drappeggiare il letto, le pareti e le finestre.
Lo stemma dei Black era dipinto con straordinaria cura sopra il letto, assieme al suo motto, Toujours pur.
«Cosa c'è Sirius?»
Guardai un attimo mio fratello che era vestito un po più elegante di me «Nostro padre mi ha detto di avvertirti che gli ospiti stanno arrivando»
«Va bene...Grazie Sirius»
Io mi girai per andarmene ma la sua voce titubante mi richiamò.
«Tu...Tu non mangi con noi vero?»
«No Regulus, non voglio mangiare insieme a loro»
«Perché non vuoi?»
«Perché non voglio stare vicino a persone che disprezzo» risposi come se fosse ovvio.
Dopo attimi di silenzio continuò.
«Quindi disprezzi anche me?» chiese abbassando gli occhi.
«Certo che no Reg, tu se il mio fratellino..Ma ti stai facendo influenzare da loro Reg, devi aprire gli occhi e farti le tue idee»
Senza aggiungere altro uscii dalla sua stanza e scesi in cucina.
Tutte le superfici splendevano: pentole e padelle di rame erano state lucidate fino a emanare un roseo brillio, il piano del tavolo era lustro, calici e piatti già disposti per il pranzo scintillavano alla luce del fuoco sul quale ribolliva un pentolone.
Presi alcune fette di pane dalla tavola insieme ad un piatto in cui ci misi poco stufato e poca pasta.
«Padron Sirius» esclamò l'elfo «Permettetemi di darvi questa torta di melassa» disse porgendomi un piccolo piatto rotondo su cui c'era la torta venuta fuori un po male.
«Grazie Kreacher» gli risposi prendendo la torta «Spero che non sia avvelenata» conclusi avviandomi verso la mia stanza, proprio in quel momento suonarono al campanello. 
Corsi su per le scale mentre mio fratello correva nella parte opposta ci guardammo un attimo e poi il volto di Regulus si aprì in un sorriso.
Arrivai all'ultimo pianerottolo e dopo aver posato il mio pranzo in camera decisi di spiare dall'alto l'entrata dei miei "familiari".
Per primo entrò Cygnus, un uomo alto e magrolino con i capelli folti castani che andò in contro a mio padre per scambiarsi una stretta di mano, sua moglie Druella invece era una donna bassa e formosa molto simile alla prima figlia; andò da mia madre per scambiarsi un abbraccio.
Per quanto riguardava mio fratello era incaricato di andare incontro alle cugine facendo un inchino.
Tutte le sorelle indossavano un vestito semplice ma elegante con diverse tonalità di blu e viola.
Davanti a tutte c'era Bellatrix, ribelle con i suoi modi di fare e con i capelli neri ricci che le cadevano continuamente davanti agli occhi dello stesso colore.
Dietro di lei arrivava una vivave Andromeda così simile nell'aspetto alla sorella,eccetto per i capelli e gli occhi marroni, quanto diversa nel carattere.
Per ultima c'era Narcissa che con il suo comportamento sempre regale ed i suoi capelli biondi aveva incantato Regulus più di una volta.
«Sono felice che siate potuti venire con così poco preavviso» disse mia madre.
«Non ti preoccupare Walburga...Ci fa sempre piacere venire in questa casa» le rispose Druella.
«Ne sono felice...Potete consegnare i cappotti al nostro elfo in modo che siate più liberi durante il pranzo» disse indicando Kreacher che era semi nascosto all'ombra di una tenda.
«Ne sarei onorato Padrona» disse prendendo i cappotti di tutti e sparendo in una porta lì vicino.
Mentre entravano in cucina sentii Cygnus domandare a mio padre dove fossi.
«Purtroppo si è ammalato, e per non trasmettere a tutti la malattia ha deciso di rimanere in camera sua»
«Che bravo ragazzo» disse sorridendo Druella.
Prima di andare anch'io in camera a mangiare vidi gli occhi di Bellatrix puntati su di me.

Il pranzo fu bello e tranquillo, a volte sentivo le parole animate di mio padre provenire dalla sala da pranzo.
«Brindiamo alla potenza del sangue puro!» diceva e tutti a festeggiare allegramente.
Non sono mai appartenuto a questa famiglia, e mai lo sarei stato.
Dopo aver finito di pranzare mi distesi tranquillo sul mio letto e mi addormentai.
Mi risvegliai qualche ora dopo, era pomeriggio e considerando il vociare, gli ospiti non erano ancora andati via.
Mi stiracchiai ed il dolore al petto tornò a farsi vivo.
«Allora Regulus..Mi accompagni in camera tua» disse una voce melodiosa.
«Certo Narcissa»
«Chiamami Cissy, ti prego»
Passarono pochi secondi di silenzio prima che un'altra voce femminile si aggiunse alla conversazione «Ritieniti fortunato Regulus...Solo io e Andy possiamo chiamarla in quel modo»
«Non dire così Bella!» esclamò Narcissa.
Le voci si stavano avvicinando sempre di più ed io cercai di essere felice per mio fratello, finalmente poteva rimanere solo con Narcissa.
Sentii la porta di Regulus aprirsi e poi richiudersi prima che anche la mia si aprisse.
Alzai lo sguardo e vidi Bellatrix appoggiata alla porta.
«E tu cosa cosa vuoi qua?» le chiesi brusco sedendomi sul letto.
«Beh» iniziò entrando nella stanza e chiudendo la porta «Mia sorella e tuo fratello si sono chiusi in camera ed io non volevo fare da terza incomoda»
«E quindi hai avuto la bella idea di venire da me?»
«Certo...Volevo vedere come stavi»
Io la guardai scettico «Sto bene, grazie per l'interessamento»
«Sai una cosa...Non ho voglia di tornare di sotto per sentire i miei genitori discutere...Preferisco stare qui»
«Pensi che io voglia la tua compagnia?» le chiesi alzandomi e andandole incontro.
«Penso che tu debba trattarmi bene dato che sono un ospite» disse sorridendo.
Mi avvicinai sempre di più, ormai ci dividevano soltanto qualche centimetro e notai anche che la superavo in altezza di almeno di una spanna.
«Un ospite non desiderato in questa camera però»
«Approposito di camera» esclamò allontanandomi e sedendosi sul letto «Vedo che è molto diversa da quella di Regulus» disse squadrando i poster attaccati al muro.
«Bene» dissi incrociando le braccia «L'effetto che volevo era proprio quello»
Dall'altra parte del muro si sentirono delle risate vivaci.
«A quanto pare si stanno divertendo»
«Buon per loro» le risposi freddo.
A quell'ultima frase seguirono alcuni minuti di silenzio prima che Bellatrix si alzasse per avvicinarsi a me per sussurarmi una frase all'orecchio che non poteva essere fraintesa.
«Che ne dici se ci divertiamo anche noi»
Io rimasi un attimo paralizzato, come poteva dire una cosa del genere? Non eravamo mai stati in rapporti così intimi, eravamo sempre stati indifferenti.
«Io non so cosa tu voglia dire» tentai.
«Sai benissimo di cosa sto parlando...Non mi interessa l'età, e poi sei proprio un bel ragazzo maturo» disse prima di appoggiare le sue labbra sulle mie.
Rimasi così scioccato da quel contatto improvviso che l'allontai spingendola malamente.
«Cos'hai intenzione di fare?!»
«Non è ovvio?»
«Non non puoi baciare la prima persona che ti capita a tiro»
«Ma tu non sei la prima persona che mi capita a tiro» disse avvicinandosi lentamente «Sai...» continuò «Ho sempre notato che mi guardavi le volte che venivo in questa casa, non riuscivi mai a togliermi gli occhi di dosso»
«Questo non è vero!» esclamai.
«Non mentire Sirius, non cercare di nasconderlo...Sei sempre stato intrigato e affascinato da me, forse perché siamo entrambi un po ribelli»
«Io disprezzo chiunque in questa famiglia! Non ho mai avuto nessun interesse per nessuno di voi!» dissi quasi urlando.
«Ti ho detto di non mentirmi Sirius» continuò tranquillamente.
«Io non sto mentendo»
«Allora forse è vero» disse, si era avvicinata così tanto che riuscivo a vedere il mio riflesso nei suoi occhi neri «Ma allora dimmi perché quando siamo entrati ci stavi osservando? Dimmi perché mi stavi guardando? Dimmi perché nelle cene di famiglia osservavi tutto quello che facevo...Dimmi perché»
Cosa potevo dire?
Perché dovevo giustificarmi con lei?
Perché ero finito in questa situazione?
«Io non ti osservavo io-»
«Non mentirmi!» esclamò arrabbiata spingendomi contro il muro «Dimmi perché...» Il suo tono era un po cambiato, sembrava quasi che stesse implorando.
Il dolore al petto tornò ancora più forte e mi scaricó addosso una rabbia non mia.
Capovolsi le posizioni, ora ero io a tenerla ferma contro il muro.
«Vuoi sapere la verità?! Vuoi sapere perché ti osservavo?!» le chiesi alzando la voce.
Lei non disse niente se non un flebile si.
«Ti osservavo perché mi sei sempre sembrata simile in qualche modo a me...Non abbiamo le stesse idee ma siamo allo stesso modo folli e diversi, vogliamo andare oltre quello che è nostro....Vogliamo qualcosa di migliore...Vogliamo qualcosa di più!»
«Allora non capisco...Possiamo essere folli insieme» disse prendendo il colletto della camicia e avvicinando i nostri visi «Possiamo fare una pazzia insieme»
Non so cosa mi spinse a baciarla...
Pazzia?
Desiderio? 
Non lo so,sta di fatto che in quel momento la stavo baciando e che lei ricambiava.
Si staccò un attimo dal bacio per guardarmi e per parlare «A quanto pare non sono la prima ragazza che baci...Non posso dire di essere sorpresa»
«Tu invece non hai baciato tanti ragazzi vero?»
«Ho baciato solo quelli che se lo meritavano» concluse prima di baciarmi di nuovo.

Gli occhi di Bella erano socchiusi, fermò quel bacio irruento che si era creato per guardarmi.
«Questo vestito non è difficile da togliere, non ha bottoni o ganci ma solo dei semplici nastri sulla schiena...Così è più semplice per una persona chiuderlo» disse con voce flebile all'orecchio di lui «O slacciarlo»
A quelle parole il mio poco controllo rimasto svaní. La tirai verso di me e continuai a baciarla; la sentii gemere di sorpresa a quel contatto improvviso e poi le mie labbra azzittirono quelle di lei.
Uno si aggrovigliava all'altra, le mani di lei mi stavano tra i capelli, stringendoli con forza, notai che si stava sollevando sulle punte per baciarmi; in risposta strinsi le saldamente le mani sui suoi fianchi per salire lentamente fino alla schiena dove trovai i lacci, facendole venire i brividi dove le mie mani toccavano la sua pelle nuda.
Dopo qualche minuto il vestito color viola scuro andò ad accasciarsi al suolo dove finì anche la mia camicia e i miei pantaloni.
Ci staccammo nuovamente dal quel nostro bacio passionale per osservarci a vicenda.
Scoprii un corpo atletico sotto a tutti quei vestiti eleganti; Bella invece vide un corpo muscoloso e giovane sotto il suo tocco.
Entrambi alzammo il viso e i nostri occhi si incontrarono.
Bella mi morse il labbro inferiore ed io gemetti a quella mossa inaspettata per poi ritrovarmi a ridere al suo tocco delicato.
«Perché ridi?» mi chiese lei contrariata «Se non ti piace quello che sto facendo me ne vado»
Scossi il capo, facendo ricadere alcuni dei miei capelli davanti agli occhi «Adoro quello che stai facendo, ma stavo giusto pensando di movimentare un po la situazione»
A quelle parole sollevai una sorpresa Bellatrix per portarla sul letto.
Ricademmo entrambi sulla coperta soffice, i capelli ricci si sparsero a macchia d'olio sul letto e un sorriso affioró sulle sue labbra.
«Visto lo sviluppo potrei azzardare che questa non è la tua prima volta» disse sarcastica Bellatrix.
«Come hai detto tu prima sono un ragazzo maturo e quindi ho ovviamente gia avuto diverse esperienze» dissi mordendomi il labbro inferiore «E devo dire che tutte le ragazze sono state soddisfatte»
Lei si sporse in avanti fino quasi a sfiorarmi il viso «Devo ricordarti però che io non sono tutte le altre ragazze»
La guardai un attimo e poi il sorriso riaffioró sul mio volto.

Ricominciammo a baciarci, lentamente i nostri baci stavano crescendo di intensità.
Le mie mani affondavano nei suoi ricci neri, il mio corpo premeva contro il suo e i nostri respiri si facevano sempre più affannati. 
Dopo pochi attimi nessun'altro indumento ci divideva.
«Adesso si comincia» disse Bellatrix ridendo e facendo scorrere le dita giù, sempre più giù lungo il mio corpo. Io chiusi gli occhi e mi voltai, inarcandomi sotto il suo tocco.
La morbidezza dei suoi seni premeva contro il mio petto e i suoi piedi nudi corsero giù lungo i miei polpacci facendomi emettere un suono bisognoso che fece dilatare le pupille di Bella e affrettare il suo respiro.
Mi chinai su di lei e le lasciai dei piccoli baci sul collo, scesi lentamente verso il basso arrivando alla clavicola, Bella emise un gemito di piacere e affondó le mani nella mia schiena.
Riuscivo a sentire i suoi deboli gemiti che cercava invano di nascondere mentre scorrevo le mani lungo le gambe e le baciavo il petto e lo stomaco.
Mi staccai dal suo corpo per tornare al suo viso e riprendere a baciarla.
In quel momento capii che anche l'autocontrollo di Bellatrix era svanito perché iniziò a sussurrare il mio nome nel momento in cui affondavo in lei.
Avevo gli occhi socchiusi e cercai invano di trattenermi, sentii la voce di Bella mormorare il mio nome mentre le sue mani scivolavano lungo la mia schiena per chiudersi intorno alla vita. 
Aprii gli occhi per incontrare il suo viso arrossato e i suoi occhi neri scrutare il mio volto; cercò di pronunciare di nuovo il mio nome, ma un ruvido singhiozzo glielo fece ingoiare. Si portò una mano alla bocca, e si morse le dita mentre il suo corpo si stringeva intorno al mio.
A quella vista non pensai più a niente se non al mio corpo contro il suo.

Non so per quanto tempo ci beammo uno del piacere dell'altra, ma quando ci staccammo la luce del giorno se n'era già andata e la camera si illuminava del morbido arancione del tramonto. 
Il cuore mi batteva forte, mentre allungavo una mano per far scorrere il pollice sul labbro inferiore di Bella che mi guardava con un sorriso dipinto sul volto.
«Allora quello che hai detto non era una bugia» disse con voce roca.
Mi persi per qualche secondo nei suoi occhi neri prima di risponderle «Lo sai...Io non posso mentirti Bella»

Il grande orologio in cucina ci ricordò che non eravamo da soli in casa, così Bella si alzò dal letto per incominciare a vestirsi.
Io invece mi misi tranquillamente a sedere,coperto solamente dal lenzuolo, per osservarla.
«Puoi aiutarmi con i lacci?» mi chiese dopo un paio di minuti.
Io mi alzai e mi avvicinai a lei per aiutarla «Ti serve aiuto anche a richiuderli a quanto pare»
«Attento a non osare troppo» esclamò girandosi una volta che avevo finito il lavoro «Non è un bene giocare con il fuoco» disse baciandomi e facendo scorrere le dita sempre più giù lungo il mio corpo.
Un ultimo gemito lasciò la mia bocca prima di sentire le sue labbra allargarsi in un sorriso soddisfatto.
«Allora addio Sirius» disse allontanandosi e richiudendosi la porta alle sue spalle.
Andai di nuovo a sdraiarmi sul letto e mi ritrovai a pensare che ora che avevamo condiviso i nostri respiri e i nostri corpi, non sarei più potuto tornare indietro. Non sarei piu riuscito a rimanere indifferente davanti a lei, essere consapevole di non poterla più toccare mi avrebbe lacerato in un milione di pezzi.

Chiusi gli occhi ed il dolore al petto tornò a farsi vivo più forte che mai.
Aprii lentamente gli occhi a causa di una luce accecante; non ero più nella mia stanza e notai che non ero nemmeno più quel giovane ragazzo.
Ero diventato più alto e più vecchio.
Mi girai su me stesso per vedere dove mi trovavo e riconobbi molto facilmente il luogo in cui mi ritrovavo.
Ero a Godric's Hollow in un tranquillo pomeriggio di estate.
In giardino il piccolo Harry sfrecciava sulla scopa che gli avevo regalato per il suo compleanno solo qualche settimana prima.
Sul pianerottolo c'era una felice Lily Evans appoggiata ad una colonna mentre guardava affettuosa suo marito e suo figlio.
James stava rincorrendo Harry cercando di acciuffarlo, il vento gli scompigliava i capelli neri e gli occhiali storti stavano rischiando di cadere sul prato; dopo pochi istanti ci rinunciò e rimase in piedi in mezzo al giardino.
Lily gli si avvicinò, spinse indietro i lunghi capelli rossi mentre i suoi occhi verdi frugavano avidi il volto di James come se non potesse mai saziarsi di guardarlo.
Lui la strinse a se e poco dopo lei gli sussurrò qualcosa all'orecchio che lo fece voltare nella mia direzione.
Alzò una mano per salutarmi e urlando il mio nome mi invitò ad entrare.
Senza farmelo ripetere due volte mi avvicinai al cancello ed lo attraversai permettendomi il lusso di essere accolto in quella calorosa famiglia che non ho mai potuto avere.

   
 
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