Anime & Manga > Rayearth
Ricorda la storia  |      
Autore: Hedoniste    15/05/2016    1 recensioni
Appena prima della battaglia con i Cavalieri Magici, Zagato ripercorre in un flusso di coscienza la storia dell'amore proibito fra lui e la Principessa Emeraude, punteggiata di riflessioni sul sistema della Colonna Portante che ha segnato le loro vite.
L'amore così travagliato e sofferto è la ragione per cui Zagato auspica per se stesso la cessazione del dolore che accompagna la morte e, più in generale, la distruzione del mondo.
La vita non è che un breve momento colmo di sofferenza; la morte che le succede è invece eterno oblio.
Prima classificata al contest “La rivincita dei piccoli fandom” di Nuel2
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alcione, Clef, Emeraude, Lantis, Zagato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dinanzi agli occhi

Storia partecipante al contest “La rivincita dei piccoli fandom” di Nuel2





La prima volta che i vostri occhi s’incontrarono, la passione, quel fresco polline portato dal vento, sostò a mezz’aria per un attimo che a te sembrò non aver più fine. Nessuno vi aveva presentati, ma le mille e più effigi di lei esposte ai quattro angoli del regno rendevano pleonastiche le presentazioni.

È bella in maniera disarmante. Perché sembra afflitta?


Emeraude, la principessa di Sephiro. Il tuo desio proibito, la tua ossessione; colei per cui, a breve, cercherai di porre fine all’esistenza delle tre ignare ragazzine che hai atteso finora, oltre l’orizzonte, celato dalla tua cortina di cristallo. Emeraude, l’amore della tua vita, la consolazione che ti attende nella morte.



L’etichetta imponeva che tu non incrociassi direttamente lo sguardo della principessa, e tuo malgrado obbedisti, chinando il capo mentre lei si avvicinava. Come un’incurabile febbre, il suo profumo t’incise nelle nari le sue note torbide, oppiacee. Creava un contrappunto mirabile al candore quasi fanciullesco di quell’icona dagli stupefacenti occhi topazio, le cui fattezze angeliche avevano contribuito alla diffusione del culto della Colonna. Quel profumo cantava un’eco di lascivia di conturbante intensità, cui non potevi sottrarti. Lo lasciasti attraversare le tue viscere e scuoterle come un terremoto. Le tue dita si contrassero involontariamente mentre t’inginocchiavi al suo cospetto, presero ad anelare la sua pelle sconosciuta che intuivi – sapevi – essere serica e delicata, e reclamarono di imprimervi il marchio del tuo possesso.

Non puoi averla, Zagato. Non puoi nemmeno pensare di sfiorarla.

Un quesito attraversò fugace la tua mente: se ci fosse già stato qualcuno che l’avesse toccata nella maniera in cui avresti fatto tu, se avessi potuto dar sfogo alle tue pulsioni. Eri certo di no. Troppo profondo e totalizzante era il rispetto di Emeraude verso il ruolo della Colonna Portante; anche prima della nomina ufficiale, la sua anima, già in volo perenne sui cieli di Sephiro, non avrebbe mai taciuto il suo grido contro la depravazione del godimento carnale. Dopo la sua ascesa al trono di Sephiro, Emeraude pose una distanza incolmabile tra sé e tutti gli altri, compresi i propri familiari. Si trincerò dietro un muro di regole e doveri cessando, di fatto, il corso della propria esistenza.


Anche tu, di riflesso, rendesti la tua esistenza un vuoto reiterarsi di azioni, in seguito a quell’unica occhiata proibita. Con il ciclo dei giorni, ogni forma di diversione ti venne a noia; lo stuolo di cortigiane ciangottanti che il tuo status di Sommo Sacerdote ti garantiva, non poteva più rallegrare il tuo animo. A nulla serviva che smaniassero per immolare all’altare del tuo diletto i loro corpi traboccanti di delizie, ogni volta che schioccavi le dita. Poco importava che fossero tue per un’ora o per sempre, come Alcyone.

– Sì, Zagato, mio signore, ti prego, non smettere… – litaniava, mordendo la stoffa del mantello, per evitare che i suoi gemiti attirassero delle guardie nell’alcova dove avevano luogo i vostri incontri.


Dopo averla usata per svuotarti le reni e la mente piene di lei, che all’apparenza sembrava non curarsi punto delle tue assenze sempre più plateali, ti staccavi dalla conquista di turno e ti congedavi senza una parola, dopo aver rimesso ordine nei tuoi paramenti sacri.

Che fosse Alcyone o un’altra, era un dettaglio di cui ti rendevi conto a malapena anche dopo averne goduto contro la spalliera della dormeuse. Ricorrevi a una donna quando l’ebbrezza della concupiscenza era tale da farti regredire fin quasi allo stato ferale; già troppo disturbo il dover trovare un luogo appartato. Alcyone, invece, piangeva sapendo di non essere la sola cui tu concedessi, se non il tuo cuore, almeno il tuo corpo; era convinta di essersi elevata un gradino sopra il resto dei tuoi balocchi, dichiarandoti il proprio amore.

Quale errore! La cancellasti dalla faccia della terra senza esitazione alcuna, nel momento esatto in cui fallì nel compiacerti. Povera Alcyone, aveva servito Emeraude con fedeltà fino al tuo arrivo. Anche il suo universo prese a divergere verso il collasso, da quel fatale giorno in cui tu, la polvere delle province ancora sul mantello, terminasti il tuo viaggio giungendo a Corte, per ricoprire la massima carica del clero di Sephiro.

Era stato il Grande Mago Clef, il vostro mentore comune, a favorire te per la nomina di Sommo Sacerdote.


Finché ci sarà un soffio di vita nel tuo petto, lo userai per maledire il nome di Clef. Colui che aveva permesso a te, a tuo fratello Lantis, ad Alcyone e a tanti altri di padroneggiare appieno le proprie capacità magiche. Anche Emeraude era stata sua allieva. Clef aveva conosciuto quella creatura divina prima che la serratura scattasse sulla sua gabbia dorata, spezzandole per sempre le ali.

Avrebbe potuto salvarla.

Clef sapeva che il destino della Colonna era di realizzare i sogni degli altri, e ciò avrebbe per sempre precluso a Emeraude qualsiasi opportunità di dar voce agli aneliti di vita e passione del suo giovane cuore. Ciononostante, si era rallegrato dell’ascesa al trono della Principessa e non aveva mosso un dito, condannando lei al perenne inseguimento di un controllo perfetto, che sfuggiva alla presa come acqua di fonte, e di riflesso condannando te al perpetuo supplizio di un desiderio indicibile.



La speranza del futuro era già morta, per te ed Emeraude. L’unico caposaldo dell’esistenza di un Sommo Sacerdote era Sephiro e il suo benessere, le distrazioni erano tollerate solo se ascrivibili al rango di passatempi. La vita della Principessa, similmente, era comparabile a un lungo e lento martirio per la salvezza del pianeta. Sarebbe giunto il momento della dissoluzione a mettere fine al suo travaglio, e conscia di questo Emeraude si preparava, coprendo l’affanno con un manto di bellezza; la primavera eterna discesa ovunque era il suo requiem, i fiori sbocciavano per vestire la sua tomba. Per la Colonna Portante, ogni respiro, ogni tremito dell’essere, sarebbero dovuti essere teso al mantenimento dell’equilibrio di Sephiro. In ogni istante, fino alla fine dei tempi. Non importava quanto angosciosa e ingrata fosse la mansione a lei affidata: la distruzione attendeva lo sciagurato mondo la cui Colonna avesse disertato i suoi doveri.

Eppure, l’irreparabile era accaduto.

Una mattina di quell’eterna e immutabile primavera che accompagnava i giorni identici di Sephiro, avevi scorto Lantis nei giardini del palazzo. Lo avevi trovato, come suo solito, seduto su uno dei rami più grossi del ciliegio al centro del giardino, le spalle appoggiate al tronco e gli occhi chiusi per meglio cogliere il canto degli uccelli sopra di sé.

All’apparenza, sarebbe stata un’altra giornata perfetta, intrisa di quella dolce mollezza che non faceva che bruciare, come sale su una ferita, la tua anima dilaniata. Una mattina simile a tutte quelle in cui, passando sotto lo stesso ciliegio, avevi proseguito verso la Sala della Preghiera per adempiere le tue funzioni di Sommo Sacerdote senza degnar di uno sguardo ciò che ti circondava. Vedendo tuo fratello, decidesti di fermarti; forse, quel momento fu il battito d’ali che tramutò in tempesta gli orizzonti di Sephiro.

Quando percepì la tua presenza, Lantis aprì gli occhi per salutarti e – altra delle sue abitudini – cogliere l’occasione per canzonare il proprio fratello maggiore.


– Ecco che vi trovo di nuovo qui sopra, Lantis. –

– Questo è il luogo più bello del castello. –

– Com’è che l’unico spadaccino magico di Sephiro, il capitano della guardia privata della principessa Emeraude, non fa nient’altro che dormire? –

– Anche come spadaccino, mentre la principessa Emeraude si prende cura di Sephiro come Colonna, non c’è niente da combattere; la caccia ai mostri incomincia la notte. Voi, invece, come mai non siete nei corridoi a lucidare la spada sotto le gonne di qualche bellezza della corte? Ultimamente, sembrate indemoniato. –

Un sorriso si stirò amaramente sul tuo viso all’inconsapevole ironia di tuo fratello. “Indemoniato” era il termine più calzante con il quale ti saresti definito tu stesso, se non fosse stato il più puro degli angeli a causare il tuo tormento.

– Che ci vuoi fare, cadono tutte ai miei piedi – gli replicasti.

La mestizia e la fatica di vivere che trasparivano dalla tua maschera ormai incrinata, preoccuparono Lantis.


– Che succede, Zagato? C’è qualcosa che vi preoccupa? –

Tentar di celare a un fratello una pena profonda quale quella che ti attanagliava era vano. Le armi, gli amori, le fatiche e i successi: tu e Lantis avevate condiviso le più svariate vicende, fino al vostro arrivo a corte.

Per un istante, vorrei che mi fosse permesso di essere manchevole e imperfetto come allora.

– Lantis, cosa pensi della Colonna? – esordisti.

Lantis ti lasciò proseguire, restando in silenzio.

– La Colonna deve assumersi tutta la responsabilità di questo mondo. Che cosa pensi di questo sistema? La persona che diventa la Colonna ha il cuore più forte di tutti gli altri. Dev’essere così affinché si trasformi nella Colonna di Sephiro. Ma è realmente libero questo cuore? –

– Zagato… –


Seguendo lo sguardo di tuo fratello, ti voltasti per vedere cosa stesse succedendo alle tue spalle. Il sorriso già mesto, lasciò il posto allo sconcerto e alla vergogna: sotto il patio, a pochi metri di distanza da voi, stava la principessa Emeraude che vi guardava a bocca aperta.[1] Era l’ultimo posto dove ci si potesse aspettare di trovarla, visto che era già raro che si avventurasse aldilà delle sue stanze. Quando i vostri occhi si allacciarono, si ricompose in una maschera di freddezza e affrettò il passo verso l’interno del palazzo, senza una parola.

– Se volete perdonarmi, fratello, devo andare a porgere delle scuse. –



La principessa era straziata dal pianto, gettata fra le coltri del suo letto a baldacchino. L’unica Emeraude che conoscevi era quella delle effigi, delle interminabili riunioni di palazzo, con la sua espressione di perpetua serenità. Colei che aveva proibito ai propri sudditi di guardarla direttamente negli occhi. Vicina, eppure inarrivabile, con quel profumo insidioso che aveva inoculato le proprie spore su per le tue vene, i cui steli radicati nel tuo cuore sbocciavano di dolente passione, rimpolpati dal tuo sangue.


– Se anche voi mi lasciaste, Zagato, non so davvero come farei. Tutto ciò è troppo, per me sola, ho bisogno di voi al mio fianco. –


Non avevi mai davvero contemplato la possibilità che anche lei potesse esprimere le proprie emozioni, esserne preda. La fragile umanità che avevi dinanzi agli occhi ti colpì e sconvolse le tue ultime certezze, spingendoti a infrangere un altro dei divieti assoluti imposti dalla principessa. Allungasti la mano e le circondasti il polso sottile. Il contatto con la sua pelle era esattamente quello che ti aspettavi: seta sotto le tue dita. Ella ebbe un brivido che echeggiò nei più reconditi recessi della tua anima, il suo sguardo azzurro come i cieli di Sephiro si fuse nel tuo, assorbendone il desiderio e la passione.

Rispecchiandoli, non rifiutandoli.


Rimaneste sospesi sull’oblio per un lungo momento prima che tu la baciassi. L’emozione che ti faceva tremare fino alla punta delle dita, lasciò il posto a una fatale risolutezza quando il tuo respiro andò a incontrarsi con quello di lei fino a farvi vibrare a fior di labbra.

Solo un istante, solo un punto in questo maledetto infinito.

La reticenza lasciò posto alla sensualità.

– Non abbiate paura, sarò con voi per sempre – le sussurrasti prima di unire in un abbraccio i vostri corpi e le vostre anime.



La vita non è che un breve momento colmo di sofferenza; la morte che le succede è invece eterno oblio.

E allora, che arrivino pure la morte e l’oblio e la calma eterna. È troppo il dolore, il tormento che ti consuma bruciando le tue ossa stanche.

La vana speranza che la brama, l’ossessione di lei si sarebbero spente, dopo esserti abbeverato alla fonte delle sue delizie, s’infranse quando quella passione incantatrice non accennò a chetarsi e anzi, a ogni sorso, ardeva maggiormente.

Non ci fu mai più altro nella mente che non fosse lei; ogni respiro, ogni battito del cuore è ancor oggi un dolore che t’infliggi per amor suo, e lo sai, a lei accadde lo stesso. Nessuno dei due riuscì più a spendere una preghiera per Sephiro, per la sua salvezza. Niente che non fosse il vostro amore aveva più avuto importanza, da quel giorno. Eppure, un regno avvinto ad un Colonna consunta non avrebbe retto a lungo. Emeraude era ogni giorno più logorata dal rimorso, dal senso di colpa e dalla passione per te, che in egual misura contribuivano a dar fondo alle sue energie. La sua presa sul mondo cominciava a sfuggire, la fatica del mantenere gli abitanti obnubilati dalla perpetua primavera diventava eccessiva per la principessa, che dava sempre più visibili segni di cedimento. Presto la sua volontà si sarebbe lacerata del tutto.

Volevi salvarla e le proponesti quindi la fuga; lasciare Sephiro, andare su un altro pianeta dove lei cessasse di consumarsi ogni giorno di più, come una candela che finisce per soffocare nella propria cera, per portare luce nelle vite di altri. Sapere di essere una concausa della sua lenta distruzione aprì una piaga sanguinante nella tua anima.

Com’è possibile che l’aver voluto assaporare la felicità ci porti tanta sofferenza?

Abbandonasti il palazzo nottetempo, tradendo il tuo giuramento di starle vicino per sempre, nella speranza di indurla a seguirti e perché guardarla sfaldarsi dinanzi ai tuoi occhi era una pena straziante, che non avevi più la forza di affrontare.

Non volevi vedere Emeraude nel momento in cui avrebbe deciso di invocare i leggendari Cavalieri Magici, l’unica arma a disposizione della Colonna per potersi togliere la vita, in un mondo dove nessuno poteva porre fine al suo tormento. Sapevi che con l’estremo moto di eroismo, avrebbe scelto la morte come sacrificio finale per la salvezza di Sephiro.


Il marchio impresso sulla tua pelle dal suo tocco, ti accompagnerà per sempre come una cicatrice dello spirito. Lei è il tuo Sole, perderla per mano di persone giunte da un altro pianeta, ignare della lenta, onerosa agonia alla quale era stata condannata la Colonna prima del loro arrivo, mosse solo dalla volontà di completare il loro compito e fare ritorno a casa, è l’iniquità finale alla quale non vuoi prendere parte.

Non adesso che posso fare qualcosa. Hai fatto abbastanza per gli altri; adesso devi pensare a te stessa, amore mio.

Il destino dei Cavalieri Magici non arriverà a compiersi, quelle tre ragazzine moriranno e così farà il mondo intero. Emeraude, il meraviglioso astro dei cieli di Sephiro, non può svanire trasportata dal vento senza lasciar traccia, solo perché un’altra creatura venga incatenata al giogo della Colonna e mandata al supplizio per la salvezza del mondo. Le parlerai e lei capirà. Questo sistema sbilanciato va terminato, Sephiro deve essere distrutto insieme a tutti i suoi abitanti, a tutti coloro che hanno goduto e godono della luce di Emeraude, che come una cometa è destinata a estinguersi per l’altrui felicità.

Dovrai portare la pace eterna, la cessazione della sofferenza, che solo la morte può dare. Per farlo, sconfiggerai i Cavalieri Magici e dopo aver bagnato la tua spada nel loro sangue, insieme alla tua principessa pregherete per la distruzione del mondo. L’abbraccio della devastazione sarà dolce se sarai con lei, addormentarsi e sprofondare nell’oblio avvinti l’uno all’altra sarà il vostro futuro insieme.

Ecco che arrivano i Cavalieri, già scorgi all’orizzonte i tre Managuerrieri attraverso le mura di specchio che hai eretto a protezione della tua roccaforte. L’ultima battaglia può cominciare.








[1] La scena, da “Che succede” al segno di nota, è presente nel manga così come viene narrata.





  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Rayearth / Vai alla pagina dell'autore: Hedoniste