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Autore: An13Uta    15/05/2016    0 recensioni
Chi è stata una persona senza volto?
Chi sarebbe diventata?
Perché cercare indizi su una vita
Che ormai non esiste più?
Nessuno si fa queste domande, forte di non avere la risposta.
Ma essa si cela nelle acque di una fontana nascosta
Dove vive e canta una grande e potente creatura.
Con quale mano fu scritto
Il futuro nascosto nel passato?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Skull Kid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Future written in the Past













I capelli della Grande Fata ondeggiavano nell'aria, tre lunghe code rosa che danzavano leggiadre:-È un piacere rivederti, bambino mio. Che cosa ti porta qui?-.
Le labbra le si incurvarono deliziate nel vedere la fronte del suo interlocutore corrugarsi. Oh, se detestava il modo in cui lei gli si rivolgeva!
La Grande Fata fece come per sedersi nel nulla, tenendosi la tempia con un dito.
-Le tue acque riescono a vedere il passato?-.
La domanda stupì l'immensa donna, la quale spalancò gli occhi, perdendo il suo sorrisetto furbo.
-È questo che desideri, piccolo mio?-chiese, -Vedere ciò che il tempo ha già conosciuto e consumato, che gli attimi hanno già scandito?-.
-Sì. Quello che è stato.-Skull Kid si mise una mano sul petto gracile, -Che sono stato.-.
La Fata fissò il piccolo spirito. Mai avrebbe immaginato una simile richiesta da parte sua.
Inspirò a lungo, lentamente, e fece scivolare una lacrima nella Fontana. Le acque cominciarono a vorticare sempre più veloci, fino a che le onde non si riuscirono più a distinguere, e immagini dai contorni sfocati vi si formarono come sulla superficie di uno specchio.
Skull Kid si inginocchiò sul bordo per vedere meglio, stando attento a non toccare il liquido.

























Una risata spensierata si spargeva sulla piccola collina. Qualcuno la andava risalendo, incurante delle ginocchia e delle mani sbucciate provocate dalla caduta da un albero.
Le figure erano poco più che ombre, ma si riusciva a distinguere una chioma spettinata e ribelle che pareva risplendere al sole pomeridiano di una luce arancione.
I morbidi ciuffi intorno al piccolo capo del bimbo svolazzavano al vento leggero.
E rideva, rideva come un folle con la sua voce infantile che, a causa della mancanza di fiato, faceva vagamente sembrare avesse un violento attacco di singhiozzo.
-Ah! Tu, piccolo malpelo che non sei altro! Che ti sei fatto, stavolta?-gridò una donna dalla finestra di casa sua, -Se lo scopro, non sai che ti succede!-.
Il bambino sobbalzò, inciampando nei proprio piedi e rotolando giù per la collina. Quando si fermò, era tutto un impiastriccio di terra, erba e foglie che si dimenava tra i rovi senza fermare il suo riso.
-Per il vento di Farore!-la donna stava scendendo verso di lui, la gonna rialzata per non inciampare.
Con mani esperte liberò suo figlio dalla morse delle spine, borbottando, mentre lo prendeva in braccio:-Malpelo! Sei nei guai, oh, se sei nei guai! Quante volte ti avrò detto di non salire sugli alberi?-.
Il piccolino continuava a ridere, allacciando le braccia al collo della madre, incurante di tutte le ferite. I suoi capelli spettinati coprivano il volto della donna...
























Le acque si intorpidirono violentemente per poi calmarsi.
Ora non riflettevano più nulla.
-Mi spiace, bambino mio.-mormorò la Grande Fata, -È tutto quello che mi è concesso fare.-.
Skull Kid non rispose, assorto nel fissare la Fontana, limpida ed immobile.
-Riesci a vedere... cosa sarei stato?-sussurrò.
La Fata non rispose, sorpresa.
Lo fissò senza vederlo, gli occhi spalancati quasi fino all'inverosimile, senza sapere cosa rispondere.
Chiedere quello che era stato, o che sarebbe diventato...
Per quanto tentasse di concentrarsi sulla sua strana richiesta, non poteva fare a meno di chiedersi perché fosse venuta al piccolo spirito quella voglia di conoscere il corso di una vita che ormai non gli apparteneva più.
Così assorta nei suoi pensieri, notò quasi distrattamente una luce sotto di sé. Si riscosse, e vide una delle gracili mani di Skull Kid sulla superficie dell'acqua.
Lo spiritello non le badava più, intento ad osservare i flutti della Fontana restituirgli a poco a poco un'immagine strana, distorta, sfocata.
La pelle aveva ora un colore naturale, ambrato.
Gli occhi apparivano simili a mandorle aperte, celanti all'interno due biglie arancioni e azzurre.
Lo sguardo era calmo, risoluto, diverso da quello inquieto e curioso che usavano restituirgli le pozze d'acqua.
Skull Kid sentì un nodo serrargli la gola man mano che i contorni si facevano più limpidi. Pareva invincibilmente attratto verso la figura che le acque stavano creando come se una voce lo stesse insistentemente chiamando.
All'improvviso balzò indietro, spaventato, interrompendo il flusso. L'immagine si spezzò e annegò tra le onde della Fontana prima che esse si quietassero.
La Grande Fata si piegò verso di lui:-Che cosa hai visto, bambino mio?-.
Lo spiritello non rispose, come assorto.
Si osservò le mani così sottili, un po' storte forse, che di umano avevano solo la forma. Girò la sinistra.
Il dorso pareva più sporco di quanto avrebbe dovuto.
Skull Kid grattò via abbastanza per vedere di nuovo quella che doveva essere la sua pelle. Appena la scorse, un grosso sorriso illuminò il suo viso.
Rise, gettando il capo all'indietro e cadendo sul posteriore.
Era tanto tempo che non lo vedeva così felice.
-Che hai visto nella fontana?-chiese ancora la Grande Fata, curiosa e quasi preoccupata dalla sua allegria improvvisa.
Lui continuò a ridere, muovendo le mani velocemente, formando lettere incomprensibili a chi non conosceva quella lingua silenziosa.
“Ho visto chi sarei stato!” esclamavano i segni che componeva entusiasta.
Il bambino si alzò di fretta, come avesse dimenticato di fare qualcosa, e corse verso l'uscita.
-Grazie!-.
L'enorme donna rimase interdetta. Non l'aveva mai ringraziata prima d'ora.
Lentamente, la sua espressione si schiuse in un sorriso.
Si erano ritrovati una giornata di sorprese, a quanto pare.
Richiuse il suo antro, lasciando che il canto delle fate la riconducesse al suo riposo subacqueo, mentre uno spirito bambino saltava di ramo in ramo, felice di avere ancora impresso, dopo secoli senza sapere il proprio passato, il simbolo di quel sacro Coraggio che aveva sempre creduto di non possedere.



































































Evidenziare la parte qui sotto se volete una piccola spiegazione su quanto detto nella fic.
Se invece preferite fare teorie, sono sempre ben accette!

Ho una specie di headcanon dove Skull Kid era stato, prima di perdersi nei Lost Woods, un piccolo hylian di nome Link.
Insieme al Link che poi diventò l'Eroe del Tempo, era possessore della Triforza del Coraggio, e probabilmente avrebbe preso il suo posto se il futuro Eroe non avesse mai incontrato Navi / fosse morto prima di diventare un eroe / qualsiasi altra cosa fosse successa.
Sfortunatamente per lui, avendo l'abitudine di fare scherzi e venendo spesso punito per alcuni tiri non molto simpatici, si infilò nei Lost Woods per scappare da qualcuno che voleva fargli imparare la buone maniere*. Persosi, divenne uno Skull Kid e dimenticò tutta la sua vita da hylian. Nonostante ciò la Triforza del Coraggio non lo ha abbandonato, sebbene ormai non possa più diventare un Eroe.
(inoltre, prima di diventare uno spirito, aveva i capelli biondo-arancio. Questo perché una volta ho visto un disegno di Onisuu di human!Skull Kid ed era bellissimo. Ma qui non lo posso mettere)




*Mentre lo scrivevo, mi è venuto in mente che sarebbe potuto essere stato l'Happy Mask Salesman, in seguito ad un tentato furto da parte di Skull Kid.
Sappiamo che Skull Kid ama le maschere ed è molto incline a piccoli furti, ma sembra temere e odiare il venditore. Oltre al fatto che, alla fine di Majora's Mask, ha paura lo punisca, il modo in cui lo aggredisce prima del gioco mi pare una vendetta personale: forse, da qualche parte nel suo subconscio, sa che è colpa dell'uomo se è diventato uno spirito.
Inoltre, il modo in cui l'Happy Mask Salesman si riferisce a lui in M'sM, "imp", significa sia folletto che diavoletto. Credo che il venditore intenda il secondo termine, come a conoscere da tempo la natura maliziosa dello spirito e probabilmente riconoscendolo nel bambino che, dopo aver tentato di rapinare il suo negozio, era sparito nei Lost Woods.






   
 
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