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Autore: Alys93    15/05/2016    2 recensioni
Mentre mi esaurivo nel cercare un sequel per "Al di là del Pozzo" mi è sorta spontanea una domanda. Come sarà stata la vita di Masaru e Fumiyo, prima della nascita dell'esuberante Kaori e di tutte le avventure che sono seguite? Automaticamente, ho preso il portatile ed ho iniziato a scrivere e... beh, questo è risultato. Spero che possa piacervi e che questa FanFiction possa aiutarvi a conoscere meglio questi due personaggi che sono rimasti un po' in ombra nella precedente storia, attraverso la loro infanzia ed adolescenza.
P.S. Oltre i due protagonisti, compariranno altri personaggi a loro legati, che, in qualche caso, si re-incontrano anche in "Al di là del pozzo". Inoltre, una volta tanto, nelle mie storie, i personaggi parlano in prima persona. Spero che vi piacerà
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre il pozzo'
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Ehilà! Buonasera a tutti! Come vedete non sono morta, anche se ci sto andando mentalmente vicina... Chi di voi ha una vita universitaria sa cosa significa. Ma bando alle ciance. Temo sia trascorso più di un mese dal mio ultimo aggiornamento, ma voglio farmi eprdonare con questo capitolo... soprattutto perché non so quando avrò il tempo di pubblicare il prossimo, non certo pe rmancanza di idee, ma di tempo. spero saprete perdonarmi.
Ora però voglio ringraziare caldamente due persone che mi sono ancora vicine nonostante i miei lentissimi aggiornamenti e.. ci tengo davvero a farvi sapere quanto vi sia grata per l'attenzione e la pazienza che mi dedicate. 
_Cramisi_LittleDreamer90... GRAZIE. Grazie di cuore. Se questa storia continua ad andare avanti è soprattutto merito vostro.

Capitolo 17: Notte di lacrime

Pov Fumiyo
Non so dire esattamente per quanto tempo sono rimasta priva di sensi e fatico a ritrovare un legame con la realtà che mi circonda, quando mi risveglio. 
Le uniche certezze che ho è che sono al caldo, nel mio letto, e che non sono sola. 
Forse sono passate ore, forse giorni interi… 
Non riesco a capire cosa mi abbia svegliato finché una fitta lancinante al ventre mi costringe a piegarmi in due e fatico a riaprire gli occhi, rendendomi conto che è notte fonda. 
Sento il respiro profondo di Masaru accanto a me, ma non intendo svegliarlo, non dopo la tremenda giornata che abbiamo avuto. 
Anche lui ha bisogno di riposare, soprattutto dopo che ha rifiutato di farsi medicare i tagli purché mi occupassi degli altri membri della tribù. 
Grazie al cielo, sono capace di essere testarda quanto lui e sono riuscita a fasciargli le ferite con delle bende intrise di impacchi medicinali prima che il dolore mi costringesse a desistere… 
L'ultima cosa che ricordo è la sua stretta rassicurante mentre mi portava nella nostra grotta, ma di certo devono essere trascorse molte ore da allora. Se non di più. 
Un nuovo spasmo di dolore mi mozza il fiato e decido di alzarmi. 
Restare qui non mi aiuterà di certo a lenire le fitte che mi colpiscono. 
Avvolgendomi in un kimono per contrastare i brividi di freddo che mi scuotono, esco silenziosamente dalla grotta, alla ricerca di qualche erba medicinale che plachi questo dolore. 
Mi sento le gambe pesanti come piombo e ogni passo mi sembra più faticoso del precedente, ma continuo ostinatamente a camminare finché non scorgo le sponde del lago e cerco di lenire il bruciore che sento con l'acqua fredda. 
Al primo contatto con il liquido gelido, rabbrividisco e mi chiedo perché senta tutto questo freddo, ma inorridisco nel vedere le mie mani sporche di sangue. 
Sangue che imbratta la stoffa del kimono e l'erba che stringo tra le dita nel tentativo di restare lucida, lottando contro l'ondata di nausea e le vertigini che mi hanno colpita. 
Non so come mi sia ferita, né quando e la mia mente si rifiuta di collaborare, troppo ottenebrata dal dolore che mi trafigge, al punto che quasi non mi accorgo del buio che mi avvolge di nuovo, cupo e soffocante. 
Non ho neanche il tempo di chiedermi se cadrò in acqua, finendo con l'annegare. 
Intorno a me non c'è altro che tenebra.
 

Pov Masaru
Ancora sconcertato da quello che è successo appena qualche ora prima, fisso Fumiyo dormire un sonno agitato. 
Il suo viso è contratto in una smorfia di dolore e sono costretto a bloccarle i polsi affinché non tocchi la ferita che ha all'addome; ferita che Akemi si è prodigata di curare al meglio e che impensierisce entrambi. 
"Ancora non capisco come abbia potuto occuparsi di Izo e degli altri con una simile lesione" mormora la mia amica, passando un panno umido sul corpo di mia moglie, lavando gli ultimi residui di sangue, prima di rivestirla. 
"Chiunque l'abbia colpita, deve avere una forza incredibile nei pugni" aggiunge, fissando il bustino che fino a poco fa avvolgeva Fumiyo "Non ha solo incrinato il metallo, l'ha letteralmente squarciato! È un miracolo che non sia morta dissanguata mentre curava gli altri". 
Incapace di trattenere un brivido, ripenso al suo sguardo annebbiato quando mi ha pregato di liberarla da quella morsa e continuo a chiedermi come diavolo abbia fatto a non capire che era ferita finché non mi è svenuta tra le braccia. 
Kami, sono stato un tale idiota… 
Possibile che fossi così imbrattato di sangue da non percepire il suo aleggiare nell'aria? 
"Solo Baiko ha una tale forza" sussurro infuriato, il desiderio di far fuori quel bastardo che mi incendia le vene "E sai bene quanto me che Fumiyo è la prima della sua lista nera. Vuole farci fuori tutti, ma sa che lei è il cuore di questa tribù. Uccidendola.. ci condannerebbe tutti". 
Suo malgrado, Akemi annuisce "Ho imparato molto da lei, ma hai ragione da vendere nel dire che è lei a tenerci uniti. C'è qualcosa nel suo spirito.. una sorta di affetto che non fa distinzioni. Puoi solo essere grato che ti abbia accettato come compagno, Masaru". 
Deglutendo a fatica, mi ritrovo ad annuire a mia volta, prima di avvolgere mia moglie nelle coperte "Lasciamola dormire, adesso. Il narcotico dovrebbe aiutarla a riposare meglio, mentre noi ci occupiamo del resto". 
E devo assicurarmi che sia tutto al suo posto, comprese le sentinelle che ho fatto piazzare in punti strategici. 
Mai come in questa notte devo stare con i sensi all'erta, anche perché se venissimo attaccati, Fumiyo sarebbe inerme davanti a un nemico. 
Furioso con il pessimo tempismo di Baiko e dei suoi, fisso il sottile spicchio di luna crescente che si sta sollevando lentamente nella volta celeste, maledicendo la notte in cui la mia compagna è più debole. 
Posso solo pregare che le sue condizioni non si aggravino al punto da dover chiamare Akemi o mio nonno. 
Non ho rivelato neanche a loro la notte in cui Fumiyo perde i suoi poteri demoniaci, non perché non mi fidi di loro, ma per pura strategia difensiva; meno persone lo sanno, più la mia piccola guerriera è al sicuro. 
Non potrò mai dimenticare la sua espressione la notte in cui mi rivelò il suo punto debole, né il suo sguardo incredulo quando le ammisi di conoscerlo già da tempo. 
"Ne sei a conoscenza da quei giorni nella grotta e non me l'hai mai fatto capire?!" mi aveva chiesto incredula, gli occhi verdi parzialmente celati dai capelli schiariti dalla trasformazione. 
Per tutta risposta, avevo sorriso come un ragazzino, stringendo a me la sua fragile figura "Mi piaceva l'idea di aver svelato uno dei tuoi tanti misteri senza che te ne rendessi conto. E ho trascorso tutti i mesi seguenti a vegliarti in quelle notti". 
Il sorriso che mi rivolse in quel momento fu il più bello che avessi mai visto, ma una fitta sembra colpirmi all'altezza del cuore quando ritorno alla realtà.
Quei giorni così sereni mi sembrano improvvisamente lontani di millenni e fatico a lasciare la mia amata sola nella nostra grotta, seguendo Akemi per pattugliare il perimetro e assicurarci che tutto sia come debba essere. 
Impieghiamo ore ad assicurarci che le nostre difese siano forti e pronte a respingere un eventuale assalto, ore in cui maledico Baiko e i suoi con tutte le imprecazioni che conosco. 
È solo a notte inoltrata che riesco a tornare accanto alla mia compagna, il cuore stretto in una morsa d'ansia nel vederla più pallida del solito. 
Non mi piace l'espressione sofferente che le incide il viso e prego che il suo corpo umano sia abbastanza forte da sopportare la ferita fino all'alba, quando l'aiuto di Akemi non sarà più un problema. 
Vorrei restare sveglio, vegliarla e assicurarmi che stia bene, ma il combattimento contro i lupi dell'Ovest e l'incessante ricerca di qualsiasi punto debole da riparare nelle nostre difese mi pesano addosso come macigni e, nonostante i miei sforzi, cado preda del sonno. 

Sembrano passati appena pochi istanti da quando ho chiuso gli occhi, ma di colpo mi accorgo della mancanza del calore rasserenante di Fumiyo al mio fianco e scatto a sedere, cercandola nell'antro. 
Ma di lei non c'è traccia e trasalisco nel vedere macchie vermiglie punteggiare le coperte e la grotta, creando una sottile scia che va verso l'esterno. 
Oh Kami, ma dove si è cacciata? mi chiedo spaventato, scattando in piedi e scrutando le tenebre, nella speranza di vederla dietro qualche angolo o in un cunicolo secondario. 
Attento a non svegliare gli youkai che dormono in vari punti delle grotte, seguo la scia scarlatta che si è lasciata dietro, il cuore in gola per l'ansia. 
Per tutti gli spiriti, sa meglio di me che non deve andarsene in giro da sola la notte, soprattutto in notti come questa
Perché si è alzata senza dirmi niente? 
Dove diavolo si è andata a cacciare, quella donna? 
Cosa l'ha spinta ad allontanarsi così all'improvviso? 
E, in nome degli Spiriti, come diavolo è riuscita a non farsi vedere dalle sentinelle che pattugliano la foresta? 
Possibile che nessuno si sia accorto del suo passaggio? 
Sentendo il panico aumentare man mano che mi allontano dal rifugio della tribù, rivolgo una fervida preghiera agli Dei affinché stia bene e non sia finita nelle mani di qualche bastardo. Se le fosse accaduto qualcosa… 
La luce delle stelle è appena sufficiente a illuminarmi la strada, permettendomi di seguire la scia di mia moglie, ma sento il cuore mancarmi un battito nel vedere l'erba attorno al lago schiacciata e macchiata di sangue. 
E, tutt'intorno, non c'è nessuna traccia di Fumiyo.
 

Pov Fumiyo
Un'improvvisa sensazione di freddo mi sfiora la fronte e mi sforzo di aprire gli occhi per capire cosa stia succedendo, ma quel semplice gesto sembra costarmi molte più energie di quante non ne abbia in questo momento e faccio appena in tempo a scorgere un viso solcato da rughe rivolgermi uno sguardo comprensivo, prima che un gemito mi costringa a rannicchiarmi su me stessa. 
Ma quel movimento peggiora ancora di più il dolore che sento e un singhiozzo mi sfugge dai denti serrati, mentre un paio di mani grinzose ma forti mi spingono sulla stuoia. 
"Dormi, bambina" mi sussurra con dolcezza, accostandomi alle labbra una ciotola colma di un liquido dall'odore nauseante "Dormi e riprendi le forze. Qui sei al sicuro". 
Vorrei chiedere a quella donna -perché sono certa che si tratti di una donna- chi sia e come sono finita nelle sue mani, ma una fitta atroce mi colpisce il corpo come se fossi stata trafitta da una lancia e l'oblio torna ad avvolgermi nella sua morsa.

Quando mi risveglio, è ancora notte fonda, ma mi rendo conto che faccio molta fatica a distinguere gli oggetti che mi circondano. 
Eppure la mia vista al buio è buona… 
Mordendomi un labbro per trattenere i gemiti che mi invadono la gola, cerco di sedermi, ma le fitte che mi trafiggono il corpo mi costringono a desistere. Improvvisamente, quella che sembra la luce di una candela illumina la piccola stanza in cui mi trovo e mi ritrovo a sbattere ripetutamente le palpebre per abituarmi al fioco bagliore che ne proviene. 
Una donna dall'aria preoccupata fa capolino da dietro la tenda "Sei già sveglia, bambina? Pensavo che il mio infuso ti avrebbe fatto dormire un po' di più..". 
"Chi.. chi siete?" chiedo, facendo fatica a raccogliere la voce necessaria per parlare "E dove.. do-dove mi trovo? Cosa ci faccio.. qui?". 
"Oh, mia povera cara" la sento sussurrare mentre accende altre candele e s'inginocchia accanto a me "Non ricordi nulla di come sei arrivata in questa capanna?". 
Quando scuoto la testa -gesto che mi causa una fitta al collo-, lei sorride comprensiva "Dovevi essere molto scossa. Ti ha trovato mio nipote mentre tornava da un villaggio vicino, bagnata fradicia e ferita. E dato che io sono la guaritrice, qui, ha pensato bene di portarti da me". 
A quelle parole, qualche rapido flash mi balena nella mente. Non molto, ma quanto mi basta per capire cosa sia successo dopo che sono svenuta sulle sponde del lago. 
L'impatto con l'acqua gelida mi aveva riscosso di colpo e, seppur a fatica, ero riuscita a resistere, trascinandomi in qualche modo fino alla riva opposta. 
Avevo dovuto lottare per riuscire a uscire dall'acqua e ricordavo appena di essermi rannicchiata tra le radici di un grosso albero che si ergeva accanto all'acqua, rabbrividendo come una foglia. 
A quel punto, però, le fitte di dolore si erano fatte sempre più intense e, quasi sicuramente, avevo nuovamente perso i sensi. Il resto era completamente in ombra. 
"Dimmi, bambina. Ricordi cosa ti è successo? La tua ferita mi ha preoccupato molto..", la voce della donna mi riscuote e, automaticamente, cerco di toccarmi il ventre, ma le sue mani nodose me lo impediscono "No, mia cara. Meglio non toccare ciò che deve guarire". 
"Perché sento tutto questo dolore, signora?" chiedo a fatica, mentre una nuova fitta mi fa stringere i denti. 
"Chiamami Umi. Per rispondere alla tua domanda, soffri così tanto perché la ferita non è solo esterna, ma anche dentro il tuo corpo" la sento spiegare, mentre prepara un impacco caldo che poggia sui miei fianchi, nella speranza di lenire il dolore rilassando i muscoli più vicini. 
"De-dentro? Dentro il mio corpo?" ripeto incredula, incapace di capire cosa voglia dirmi. 
L'anziana guaritrice annuisce e qualcosa di molto simile alla pietà le oscura gli occhi castani, prima che mi domandi "Chi è Masaru? L'hai nominato molte volte, mentre deliravi in preda alla febbre". 
Quel po' di colore che sento sulle guance svanisce di colpo nel ricordare perché io sia qui, sola e ferita, e mi ritrovo a stringere la stoffa del mio yukata fino a far sbiancare le nocche. 
Iniziavo a chiedermi il motivo di tutta quella gentilezza da parte della donna… e del nipote che mi ha portato da lei, ma è solo adesso che mi sento così debole capisco il motivo delle loro premure. 
Sono nella mia forma umana. 
Di tutti i giorni in cui quel dannato di Baiko poteva attaccare, ha scelto proprio quello che precede la notte in cui sono più debole… ed è per questo che il mio corpo non riesce a guarire. 
Tuttavia, so che nessuno mi avrebbe aiutato se mi avesse trovato nella mia forma di mezzo-demone. 
Kami, Masaru dev'essere terribilmente in pensiero! Chissà dove mi starà cercando… 
Ma neanche io so dove sono, con esattezza. 
Quanto sono lontana dal rifugio della tribù? 
Non sono passati che pochi istanti da quando Umi mi ha rivolto la domanda e io mi sforzo di tenere a bada il panico che mi sta montando dentro, sussurrando "Mi-mio marito. Lo.. lo avete visto? Vostro nipote ha notato.. qualcosa quando mi.. mi ha trovato?". 
La guaritrice scuote la testa, mentre un velo di tristezza e comprensione le scava il volto già segnato dal tempo e dalle intemperie. 
"Eri sola, mia cara. Ma.. il fatto che tu sia sposata chiarisce molte cose. Soprattutto le conseguenze causate dalla ferita". 
Qualcosa nel suo sguardo mi fa rabbrividire e una sensazione di gelo mi permea il corpo "Che.. che cosa intendete dire? Di quali conseguenze parlate?". 
La donna rimane in silenzio per qualche istante, prima di domandarmi "Sei sposata da poco, vero bambina? Dalla tua espressione, capisco che non hai la minima idea di cosa ti è successo".
I suoi occhi scuri corrono per un attimo verso un angolo della stanza, la voce ridotta a un mormorio addolorato "Non che ne dubitassi, dato quello, ma.. questo rende la situazione ancora più dolorosa". 
Ignorando le fitte atroci che mi colpiscono, mi costringo a sedermi e afferro la veste di Umi "Ditemi cosa mi è successo. Vi prego… Perché c'è tutto questo rammarico nei vostri occhi?". 
La vedo scuotere appena il capo, mentre si alza per prendere la ciotola che, fino a quel momento, era sotto la finestra. 
Non ho idea di cosa voglia mostrarmi, ma di colpo il cuore inizia a battermi con maggior forza nel petto. 
Ho una brutta sensazione e l'espressione angustiata di quella donna non mi aiuta a placare i timori che mi stanno assalendo. 
"Mi dispiace così tanto, piccina" sussurra lei, mostrandomi il contenuto del recipiente e io sento un conato di vomito colpirmi alla vista di un piccolo ammasso di carne sanguinante dalla forma incerta. 
Non ho idea di cosa sia, o forse non voglio ammetterlo neanche a me stessa, ma Umi si dimostra più coraggiosa e parla con voce addolorata eppure decisa "Dovevi essere incinta da poco tempo. Forse un paio di mesi, non di più". 
Il suo sguardo s'incupisce di colpo, la rabbia che trapela da ogni sua parola "Chiunque ti abbia inflitto quella ferita, meriterebbe di morire tre le più atroci sofferenze per aver strappato un bambino alla vita mentre era ancora nel grembo di sua madre!". 
La mia mente registra appena quelle frasi, concentrata com'è su quel corpicino ancora non definito che sembra galleggiare nel sangue.. il nostro sangue. 
Kami, no.. non può essere vero. Me ne sarei accorta se.. se avessi portato in me un figlio.. 
Eppure non posso negare ciò che vedo, le sensazioni che mi stringono il cuore in una morsa tale che io temo di morire qui, in questa capanna, accanto a un figlio che non ha avuto neanche il tempo di vedere la luce, prima di essere brutalmente ucciso. 
Le mie mani corrono immediatamente allo yukata e lo apro quel che basta per vedere le bende insanguinate che mi avvolgono i fianchi, mostrando chiaramente lo squarcio che mi incide la pelle e che ha messo fine.. alla vita del mio piccolo. 
Baiko. È lui il responsabile, lo so. 
Quei colpi al ventre che mi ha inflitto.. 
Credevo che mi avesse solo ammaccato il bustino, ma la ferita che m'incide il ventre mi fa capire che il metallo si è incrinato al punto da penetrarmi il corpo, e che solo il dolore mi ha impedito di percepire quella lama che ha ucciso la mia creatura. 
Lacrime cocenti iniziano a rigarmi il volto, bagnandomi le mani e la ciotola che stringo tra di esse, mentre l'entità della perdita mi colpisce come un fulmine. 
Il bambino di Masaru… avevo in grembo un figlio suo e quei bastardi me l'hanno strappato ancor prima che me ne accorgessi. 
Come potrò mai tornare alla tribù con questo peso sulla coscienza? 
Come potrò rivelare al mio compagno di aver perso la creatura che stava crescendo dentro di me, di aver perso nostro figlio
Comprendendo il mio dolore straziante, Umi mi toglie dalle mani il bambino e mi stringe a sé, lasciando che le inondi la veste di lacrime amare. 
"Lo so, bambina mia, lo so. Fa più male di quanto si possa immaginare" sussurra sensibile "Ma devi reagire. Non devi permettere a una simile perdita, per quanto grande, di macchiare il tuo futuro". 
Quando stringo più forte il suo kimono tra le dita, scossa dai singhiozzi, mi accarezza i capelli "Sei ancora giovane, piccina. E i Kami ti concederanno altri figli. Devi solo andare avanti e non lasciare che il dolore ti annienti". 
Vorrei poter credere alle sue parole, credere che gli Dei mi daranno un'altra possibilità, ma i demoni non sono molto fertili e se, dopo dieci anni ero riuscita a restare incinta… Potrei anche non avere più quest'occasione. 
Perché? Perché mi sta accadendo tutto questo? Perché devo continuare a perdere chi amo? 
Non mi rendo conto di aver urlato quelle parole finché Umi non mi stringe più forte, cercando di essere la roccia a cui mi possa aggrappare per resistere a questa tempesta. 
Ma sono sola nel mio dolore, completamente sola, e non riesco a trattenere l'urlo straziante che mi invade i polmoni, unico testimone della sofferenza che mi affigge.
 

Pov Masaru
Calma, Masaru. Rifletti mi impongo, fissando la distesa immobile del lago Se Fumiyo fosse caduta in acqua, galleggerebbe sulla superficie. Può darsi che sia arrivata sulla riva opposta… 
Quel pensiero è l'unica cosa che m'impedisce di accasciarmi sulla sponda, tormentato dall'atroce dubbio che la mia sposa sia annegata. 
Appena visibili a causa della poca luce, le macchie vermiglie che tingono l'acqua mi hanno fatto temere il peggio, ma mi costringo a ignorarle e raggiungo di corsa l'altra riva, sentendomi quasi mancare per il sollievo nel vedere altre chiazze di sangue tingere le radici di un albero. 
Fumiyo è uscita dall'acqua, è da qualche parte lì fuori.. ma non scorgo altre tracce del suo passaggio. 
La traccia di sangue che mi aveva guidato fino a lì si è interrotta accanto all'albero, ma io so che, nelle sue condizioni, non avrebbe mai avuto la forza di trascinarsi più lontano di così. 
Qualcuno l'ha presa con sé, non c'è altra spiegazione. Ma chi?! 
Trattenendo le ondate di rabbia e preoccupazione che mi invadono, inizio a scrutare il sentiero alla ricerca di qualche indizio e mi ritrovo ad aggrottare la fronte nel vedere le tracce di un carro che si dirigono verso ovest. 
Solo i ningen usano carri così grossi da lasciare simili solchi nel terreno e un brivido mi serpeggia lungo la schiena. 
Questa notte Fumiyo è umana ed è comprensibile che qualche ningen abbia pensato di soccorrerla, ma cosa succederà quando giungerà l'alba e lei riassumerà le sue sembianze di hanyou? 
Debole com'è per la perdita di sangue, non avrebbe scampo contro qualunque umano e io non oso pensare alle conseguenze che potrebbero abbattersi su di noi se accadesse il peggio. 
Devo trovarla prima che sorga il sole! 
Pervaso da emozioni sempre più cupe, lascio che il mio corpo si tramuti in quello di un gigantesco lupo nero e mi lancio all'inseguimento del carro, consapevole di dover prestare attenzione a non farmi notare. 
La vita di Fumiyo potrebbe dipendere da me. 
Grazie all'olfatto, seguo senza fatica la scia lasciata dalla mia compagna e dal ningen che l'ha soccorsa, arrivando nei pressi di un piccolo villaggio umano nascosto in mezzo alla foresta. 
Riprendendo sembianze più umane, m'insinuo tra le case silenzioso come un fantasma, il naso puntato in aria per non perdere la scia di Fumiyo, e mi ritrovo davanti a una capanna sopraelevata su alcuni pali robusti. 
Questa zona è soggetta a inondazioni del fiume vicino, quindi non mi stupisco che siano più alte del normale e quello spazio sotto il pavimento si rivela provvidenziale per restare celato tra le ombre. 
Assottigliando lo sguardo, spicco un balzo per raggiungere una delle finestre sul lato sud della casa e sento il cuore mancarmi un battito nel vedere una figura avvolta in un futon, poco distante. 
Riconoscerei quella sagoma tra mille. 
Fumiyo è qui dentro. 
Sono sul punto di entrare e portarla via, quando la sento gemere e un leggero scalpiccio mi costringe a mollare la presa e rifugiarmi nuovamente tra i pali. 
Tuttavia resto abbastanza vicino da potermi sporgere se necessario e ascolto con il cuore in gola le parole dell'anziana donna che sta assistendo la mia compagna. 
Deve avermi chiamato molte volte nel delirio del sonno, perché quella tipa vuole sapere chi sono e mi trattengo a stento dal rivelarmi e portar via mia moglie da lì, ma so che ha bisogno di cure e riposo. 
E quella donna può aiutarla. Per ora. 
Nonostante ciò, la sua preoccupazione per la ferita di Fumiyo e le conseguenze che le ha causato m'impensieriscono e riesco a sollevarmi quel che basta per sbirciare nella stanza, sentendo il dolore attanagliarmi nel vederla così pallida e debole. 
Ma che cosa c'entra se siamo sposati da poco o no? Cosa sta cercando di dirle quella vecchia? 
Di colpo, un odore pungente mi colpisce le narici e abbasso lo sguardo su una piccola ciotola, vedendo quello che sembra un grumo di carne insanguinata. 
La scia che ne proviene è familiare.. eppure totalmente sconosciuta. Ma che diavolo è? 
Nel vedere la vecchia avvicinarsi, mi sposto quel che basta per non farmi notare, ma sento le gambe cedermi di colpo nel sentire le parole che pronuncia. 
Incinta..? Fumiyo era.. incinta
E quella cosa insanguinata… Kami, non può essere... 
Era nostro figlio
Stavamo per diventare genitori, ma il piccolo non ha resistito ai colpi subiti da Fumiyo in battaglia. 
Era troppo debole, troppo piccolo perfino per avere una forma definita.. e non ha avuto neanche l'opportunità di crescere nel ventre di sua madre. 
Il dolore per quella morte improvvisa, quella perdita così importante per entrambi, mi colpisce come un maglio e quasi non mi accorgo di essere caduto al suolo, la mente intorpidita dalla sofferenza. 
Sofferenza che non è minimamente paragonabile a quella che sta attanagliando Fumiyo in questo momento. 
Nonostante la distanza, la sento piangere e urlare con una disperazione che ho udito solo il giorno in cui suo padre è morto tra le sue braccia e, esattamente come allora, so non poter fare nulla per lenire il suo dolore. 
Mi sento inutile e l'amarezza che mi inonda sembra volermi soffocare. 
Nessuno di noi si è reso conto della gravità della ferita di Fumiyo e il nostro piccolo ne ha pagato le conseguenze. 
Se solo Baiko non avesse attaccato.. Se solo ci avesse lasciato in pace per qualche altro mese! 
Consapevole della rabbia che sta lentamente divorando l'angoscia, ribollendomi nelle vene come un incendio, mi allontano più che posso dal villaggio per non correre il rischio di raderlo al suolo in un impeto d'ira. 
E il mio ululato colmo di disperazione si unisce al grido straziante di Fumiyo, riecheggiando nella notte.

 

Ecco qui... Lo so, è uno dei capitoli più tristi che abbia mai scritto e non nego che ho versato qualche lacrima nel farlo, ma.. Senza questa situazione, il racconto nons arebbe andato avanti. Spero non mi lincerete per questo, tanto sapete che la povera Fumiyo alla fine si riprenderà. Avrà solo bisogno di tempo e del.. caos giusto. Capirete quando avrò il tempo di pubblicare i prossimi capitoli. Spero che i continui cambi di punti di vista non vi abbiano fatto girare la testa, ma ammetto che così la scena è risultata molto più dinamica. Spero solo di essere riuscita a rendere nel modo giusto i sentimenti dei nostri cari lupetti. Per loro, il viaggio non è che all'inizio. 
Ringrazio tutti coloro che avranno la pazienza di continuare ad attendere i prossimi capitoli, mi auguro davvero di non metterci altri due mesi per pubblicare ancora. Grazie di cuore a tutti voi che non mi abbandonate, anche solo leggendo, Grazie di cuore! Alla prossima!
vostra affezionata 
Alys'93 

   
 
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