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Autore: _ Arya _    16/05/2016    8 recensioni
Killian Jones è un famoso scrittore di gialli in crisi, e dopo l'insuccesso dei suoi ultimi romanzi decide di trasferirsi a New York, in un appartamento dell'Upper East Side di Manatthan, per trarre nuova ispirazione.
La sua vicina di casa è Emma Swan, giovane investigatrice privata molto in gamba, e potrebbe proprio fare a caso suo.
Riuscirà a convincere la ragazza ad essere la sua nuova fonte d'ispirazione?
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[Dal Prologo]
-Oh non ti preoccupare, tesoro. E poi, questo piccolo incidente è davvero valso la pena... la visuale non è affatto male- continuò a sorridere, stavolta malizioso, accennando al mio fondoschiena.
Sentii le guance andarmi a fuoco, ed ebbi l'irrefrenabile impulso di lanciargli in testa tutto il contenuto del secchio! Come si permetteva di fare un'affermazione del genere come se niente fosse?!
-Sei un maniaco! Ritiro le scuse, la pennellata è stata pure troppo poco!
-Oh scusa, non pensavo fossi una persona timida...- fece poggiandosi contro la porta della sua nuova casa, e incrociò le braccia per continuare a guardarmi con fare provocatorio.
-Non sono timida! Tu però sei un pervertito! Sei appena arrivato e già mi stai antipatico! Complimenti, hai segnato un record!
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ovviamente non è il nuovo capitolo, ma io che litigo con gli html -.-



 

Final Act (Part 2)
Stay with me










EMMA POV

Non vidi e non sentii nient'altro. Nulla in quel momento avrebbe potuto fermarmi, e non ci riuscì neanche l'agente Sam, pur essendo il doppio di me.
Brennan avrebbe potuto spararmi in quel preciso istante e io non avevo tirato fuori neanche la quarta pistola che avevo portato con me per difendermi, ma non mi importava. Mi gettai ai piedi del corpo dell'uomo che amavo e per quanto ne sapevo potevo anche essermi rotta le ginocchia. Tutto ciò che vedevo era sangue. La testa mi girava così tanto che non riuscivo neanche ad individuarne la fonte. La mia vista era sfuocata... c'era solo rosso. Rosso ovunque.
-Killian! Killian ti prego, di' qualcosa... Killian! BRENNAN!- gridai poi, alzando lo sguardo colmo di lacrime verso l'uomo, in piedi proprio accanto a me -COME PUOI FARE UNA COSA DEL GENERE A TUO FIGLIO! SEI UNO PSICOPATICO!
Nonostante mi puntasse la pistola contro, neanche per un istante abbassai lo sguardo: non avevo paura. Non potevo avere paura di un pazzo.
-Emma, lascia... ti prego, Emma...
-KILLIAN! Killian mi senti?
Fu un leggero rantolio, quasi impercettibile, ma al mio orecchio la sua voce arrivò forte e nitida. Non era troppo tardi. Forse non era troppo tardi. Se aveva già ripreso i sensi non poteva essere ridotto così male... no?
Strinsi diverse volte gli occhi per capire da dove venisse quel sangue, e proprio quando mi resi conto che non riuscivo a individuare la fonte perché la ferita era dietro la schiena, mi sentii tirare per i capelli con forza. Riconobbi la stretta di Killian che tentò disperatamente di tenermi per la giacca, ma l'altro fu più forte, ovviamente. Allora gridai ancora, ma non per il dolore. Gridai perché il mio uomo aveva bisogno di me, in quel momento più che mai. Il suo petto si alzava e abbassava a malapena e ogni rantolio che emetteva, era altro sangue che gli colava dall'angolo della bocca.
Dietro l'agente Sam vidi comparire un zoppicante e terrorizzato Liam, ma quando fece per avvicinarsi al corpo del fratello, Brennan mi strinse forte attorno al collo con un braccio – costringendolo a fermarsi.
-Brennan...- iniziò Sam, rompendo quell'orribile silenzio -Brennan, lascia che Liam aiuti suo fratello. E se lasci andare Emma, parleremo... possiamo negoziare. Non vuoi fare davvero del male ai tuoi figli, vero? Non vuoi lasciar morire tuo figlio...
Nel frattempo cercai di impiegare tutte le mie forze per prendere aria e non perdere i sensi, non potevo permettermi di svenire. Perché non gli avevo sparato subito? Perché ero stata così debole? Mi sarebbe bastato tirare fuori la pistola e premere il grilletto. Due secondi. Lui non se ne sarebbe neanche accorto. Ma no, ero stata una stupida idiota ingenua, avevo creduto che perfino lui meritasse una seconda possibilità per redimersi di fronte ai suoi figli. Ma non ne era capace... forse la follia lo aveva spinto così oltre che ormai aveva dimenticato di avere un'anima e un cuore. Se solo l'avessi capito prima, ora saremmo stati tutti in salvo.
-Stracciate il mio mandato d'arresto. Fatelo e vi lascerò chiamare l'ambulanza. E non dovrete mai più intromettervi nella vita della mia famiglia. Perché è ciò che siamo destinati ad essere e quando mio figlio si rimetterà tornerà qui a casa. Ma Emma, Liam e Ingrid rimangono. E dovrete portare anche Ruby e le figlie di Ingrid.
Io ormai lacrimavo dal dolore, ma ancor più temevo che se quel folle non li avesse lasciati agire, per Killian sarebbe stato troppo tardi. A questo punto non mi importava di me, poteva anche spararmi, l'importante era che aiutassero lui: non potevo lasciarlo morire, non per colpa mia. Il padre era il suo, ma la detective ero io! Mai e poi mai avrei dovuto permettergli di collaborare in questa missione, era troppo pericoloso! Come avevo potuto essere così stupida?
-Aiutatelo... non pensate... a me...- borbottai, con il poco fiato che riuscii ad emettere.
Come immaginai l'uomo mi strattonò con forza, ma non ebbi più neanche la forza per gridare. Con la vista appannata riconobbi Liam che cercava di fare qualche passo avanti, ma quando Brennan mi puntò la pistola contro la tempia fu Killian ad urlare un “NO” a pieni polmoni. Come potevo essere così fortunata da avere un uomo che perfino nello stato in cui si trovava non faceva altro che pensare a me? Non me lo meritavo, non meritavo tutto ciò se non ero in grado di proteggerlo.
Eppure, la sua voce mi diede la forza.
Forza che tuttavia si spense dopo pochi secondi.
Riuscii a tastare la giacca nel punto giusto, solo per accorgermi che la pistola che avevo nascosto lì era sparita.
Era davvero finita.
Non c'era nient'altro che potessi fare, se non piangere come una bambina spaventata. Ed era proprio così che mi sentivo in quel momento: impotente.
-Brennan...
-SILENZIO!- gridò a pochi centimetri dal mio orecchio -Se non siete disposti a darmi ciò che desidero, farò diversamente. Se in questa vita non possiamo stare insieme, staremo insieme in un'altra... siamo una famiglia e ho fiducia nel fatto che ci ritroveremo sempre. Questo mondo crudele ci ha separati... il prossimo ci riunirà.
E quando sentii il rumore del grilletto, capii cosa volesse dire con “prossimo mondo”.
-Sarà la dolce Emma a compiere questo viaggio per prima... ma non preoccupatevi figlioli... i prossimi siamo tutti noi. Non ho paura della morte, sapendo che ci legherà...
-No no no, Brennan, per favore. Ritireremo il mandato di arresto e ti manderemo un elicottero col quale andare ovunque vorrai. Lascia solo stare i ragazzi...- tentò l'agente e, nonostante fosse ben addestrato e il mio udito non fosse al massimo, la nota di disperazione nella sua voce fu evidente. Sapeva che ormai le chance di farla franca erano una su un milione. Con un criminale si poteva trattare, si poteva trovare una soluzione... ma con un pazzo?
Poi uno sparo.
E io chiusi gli occhi, pronta alla fine.
Non fu la mia vita a passarmi davanti al rallentatore, fu soltanto l'ultimo anno. Proprio come nella cella fredda che avevo creduto sarebbe stata la mia tomba.
Killian che mi guardava per la prima volta con un sorriso sghembo e la sua battuta che tanto mi aveva fatta arrabbiare.
Killian che diventava sempre più il mio porto sicuro, giorno dopo giorno.
Killian che mi baciava di slancio il primo dell'anno per dichiararmi il suo amore.
Io che baciavo Killian e il freddo che spariva.
La prima volta che avevamo fatto l'amore di soppiatto, con tutti in casa ma ansiosi di consumare fisicamente quel sentimento che non eravamo più in grado di reprimere.
Il primo “Ti amo” nella neve, zuppi, infreddoliti, ma felici.
La promessa di non perderci mai.
Forse dovevo avere fede come Brennan... il nostro amore ci avrebbe permesso di ritrovarci perfino nell'aldilà, ovunque quell'aldilà fosse stato.
Dovevo crederlo, per poter morire senza rimorsi.
E poi, quando credetti di scivolare una volta per sempre, scivolai
Ma non sentii dolore, perché non fui l'unica a cadere.
Riaprii gli occhi shockata, chiedendomi se non fossi già morta prima di rendermene conto... dopotutto, c'era sangue.
Ma la fonte di sangue non ero io. Era l'uomo sotto di me. Con un foro dritto nel petto.
In quel momento mi sentii scuotere ed automaticamente mi aggrappai alla persona che era venuta in mio soccorso, solo per poi gettarmi di nuovo a terra sul corpo del mio uomo, mentre il suono delle sirene che si avvicinava, distruggeva il silenzio di quell'area fantasma.
-Amore mio... stai bene...
-Certo che sto bene Killian...- singhiozzai, lasciando che il fratello gli premesse sulla ferita per strappargli di mano la pistola che ancora stringeva forte tra le dita.
Ecco cosa aveva fatto quando mi aveva tirata per la giacca: non era stato solo un disperato tentativo di tenermi con sé, aveva preso l'arma!
-E... ed è tutto merito tuo... adesso ti prego, ti prego, resisti... stanno arrivando ad aiutarti...- singhiozzai tra le lacrime, stringendo la sua mano calda.
-E'... l'ho... l'ho ucciso? Ho... ucciso mio padre? È morto?
-Killian...- sussurrai, non sapendo cosa dire. Avevo imparato a leggerlo alla perfezione, eppure non riuscii a decifrare il suo sguardo. Forse perché non era mai stato così. Sentivo la mano tremargli ed ero certa che non fosse per il dolore, almeno non per quello fisico. Dopotutto aveva appena ucciso suo padre, e io non riuscivo neanche a dargliene conferma.
-Non... è... ok. Ok. Io... ok. Emma, sei... sei tu la... la mia famiglia.
Avrei tanto voluto rispondergli, ma l'unica cosa che riuscii a fare fu singhiozzare e chinarmi su di lui a baciarlo. Anche lui era la mia famiglia. Ed era la famiglia migliore che potessi desiderare.
-Non... non riesco a muovermi... le... le gambe... e...
-Shh, shh, non importa, passerà, ci sono io qui con te e non ti lascio. Devi essere forte, devi farlo per me, per favore... Non potrei vivere senza di te Killian, anche tu sei la mia famiglia. Sei la mia casa... ti amo... ti amo come non ho mai amato nessuno Killian Jones.
La voce mi si spezzò, ma prima di strizzare gli occhi per contenere un'ennesima ondata di lacrime lo vidi annuire, poi sentii la sua stretta di mano che ricambiava la mia.
La riconobbi, quella era la sua silenziosa promessa. Avrebbe stretto i denti e avrebbe resistito per me: per nessuno ero mai stata così importante, nessuno in fin di vita avrebbe mai e poi mai ucciso il suo stesso padre soltanto perché io vivessi. E per quanto desiderassi correre per scoprire le condizioni di mio fratello, un fratello che avevo appena scoperto di avere e che forse aveva dato la sua vita per me, non ebbi le forze di staccarmi dall'amore della mia vita. Perché in fondo, nel bene e nel male, avrei sempre scelto lui. Avrei scelto lui a me, ed era la prima volta.

 

***


-Va bene, Emma. È tutto a posto, è un po' ammaccata ma passerà, non c'è nessun tipo di danno o trauma. Fisico. Però è stata una situazione... difficile e delicata. Vorrei consigliarle...
-Se lo risparmi, per favore. Non ho bisogno di uno strizzacervelli, d'accordo?! Né di medicine per lo stress e né qualunque cosa stesse per consigliarmi. Voglio solo uscire da questa cazzo di stanza perché la vita del mio fidanzato e di mio fratello è appesa ad un filo per colpa mia!
-Dovrebbe riposare, è molto stressata...
-Vorrei vedere lei al posto mio!- gridai spazientita, saltando giù dal letto e ignorando tutti i dolori dovuti alle botte che avevo preso. Ma erano niente, niente in confronto a ciò che stavano passando il mio Killian e Will.
Avevo mentito al dottore, era ovvio che avessi bisogno di farmaci per lo stress, avevo bisogno un flacone intero. Essere salvata dal proprio fratello non era cosa da tutti i giorni, considerando che non ne conoscevo neanche l'esistenza fino a poche ore fa.
E ancora non sapevo come stessero davvero le cose, in realtà. Non avevo avuto altro che una confessione quasi in punto di morte e quando l'ambulanza era arrivata, l'uomo era già privo di sensi. Killian aveva resistito fino al loro arrivo per darmi forza, ma poi anche lui mi aveva lasciato sola coi miei pensieri.
Ero terrorizzata? Certo.
Eppure non sapevo come gestire la situazione, non sapevo se prendere a pugni un muro o stringermi in un angolino a piangere tutte le mie lacrime. Mi sentivo vuota e piena allo stesso tempo... come se ogni mia emozione fosse stata racchiusa da qualche parte in una bolla pronta ad esplodere con la stessa potenza di una bomba atomica.
Uscita dalla stanza, senza più degnare il povero medico di uno sguardo, mi buttai automaticamente tra le braccia di Ruby, alzatasi non appena mi vide uscire.
E allora, quasi inconsapevolmente, lasciai libere le lacrime e la frustrazione mentre facevo della mia amica la mia unica ancora. Il mio unico punto d'appoggio.
Lei si limitava ad accarezzarmi schiena e capelli, ma i singhiozzi mi impedivano perfino di ringraziarla per il supporto. Will era un agente dell'FBI, ma Killian?! Come avevo potuto mettere in mezzo Killian, come avevo potuto permettergli di unirsi a me in un lavoro tanto pericoloso! Portarmelo dietro durante i casi più semplici, quando non c'erano armi di mezzo, era un conto... ma questo? Ero stata cieca, cieca e stupida. Mi ero sentita così bene a non essere più sola, che avevo commesso l'errore più grande della mia vita. Avevo messo a rischio la vita della persona che mi aveva permesso di sentirmi in quel modo. Avevo messo me stessa davanti a lui. Avevo ceduto alle sue suppliche perché ero stata felice di averlo a fianco. Ed ecco cosa avevo ottenuto.
-Emma... vieni a sederti, vedrai che andrà tutto bene...- sussurrò al mio orecchio, trascinandomi quasi di peso fino a farmi sedere sulla sedia accanto a lei.
-Liam?
-Starà bene... non è grave. Lo faranno uscire entro stasera, ma mi ha detto di venire ad aspettare te...
-E' un uomo meraviglioso. Sarà un padre fantastico...- accennai un sorriso, accettando il fazzoletto che mi porse. A quel commento, però, la sua espressione si rabbuiò.
-Cosa... che succede?
-Io... io non gliel'ho ancora detto.- confessò, evitando il mio sguardo.
-Non devi avere paura Ruby. Ne sarà felice... è per te che ha seguito Killian da suo padre... è per noi che hanno fatto questa cosa, perché quei due uomini ci amano follemente come noi amiamo loro... sapere che sarà padre di vostro figlio lo farà felicissimo, ne sono certa.
La prima volta avevo taciuto, non avevo saputo cosa dire perché capivo fin troppo bene la sua paura. Ma lei mi aveva sempre sostenuta, dovevo farlo anch'io: in più, ero assolutamente certa delle parole che avevo pronunciato. Stavano insieme da un mese... e allora? Si amavano, Liam aveva dimostrato quanto tenesse a Ruby mettendo a repentaglio la propria vita per lei, quindi al diavolo la paura. La mia migliore amica meritava di essere felice e mai, mai l'avevo vista sorridere come quando era con quell'uomo. Quella relazione l'aveva fatta crescere e maturare e, perfino prima di restare incinta, in fondo, aveva già messo radici. Gli aveva chiesto di restare per lei, di trasferire la sua vita dalla parte opposta dell'America per lei, e lui era stato più che felice di farlo. Erano una coppia perfetta e non c'era bisogno di anni di uscite ed appuntamenti per capirlo.
-Lo pensi davvero?
-Vai a dirglielo... adesso. Lo penso davvero.
-Ma... ora hai più bisogno tu.
-Ruby, vai a dirglielo. Apprezzo che tu voglia stare qui con me, davvero, sei l'amica migliore che possa desiderare... Ma in questa tragedia c'è bisogno di un po' di felicità.
-Io...
-Vai. Vai o ti ci mando a calci.
La ragazza scosse la testa e sorrise, e prima di alzarsi mi abbracciò stretta ancora una volta, riuscendo a farmi sorridere nuovamente. Stavo male, certo. Non sapevo come stessero né Killian né Will, ma non per questo non potevo essere felice per quella che consideravo una sorella.
La guardai dirigersi verso la stanza del suo ragazzo, e solo quando la porta si richiuse ripiombai nel mio stato di devastazione. Tuttavia non mi furono concessi che brevi attimi per rinchiudermi nel mio angolino di autocommiserazione, perché guardai la porta di una delle due sale operatorie aprirsi ed istintivamente, mentre il dottore usciva, saltai in piedi.
-Signorina, lei è qui per Will Thorpe? È una sua parente?
-Sì... sono... sono sua sorella. Mi dica.- borbottai, non sapendo bene cosa dire. Forse era vero, forse no, ma solo lui avrebbe saputo darmi una risposta... se fosse stato ancora vivo.
-Bene. Suo fratello è fuori pericolo- iniziò -La pallottola era in profondità ma non ha colpito alcun organo vitale. Il ragazzo ha perso molto sangue ma gli abbiamo fatto una trasfusione... starà bene. Ci vorrà un po' per un pieno recupero, ma se nei prossimi due giorni non dovessero sorgere complicazioni, potremo mandarlo a casa. Vive da solo?
-Io... io non lo so... la prego, posso entrare a vederlo?
-Sì, certo. L'abbiamo spostato nella sala postoperatoria adiacente, venga con me.
Annuii col cuore in gola e lo seguii verso la porticina bianca, senza avere la minima idea di ciò che avrei detto. Ci sarebbe rimasto male perché non ero più tornata da lui, ma ero rimasta a tenere la mano del mio uomo, finché non l'avevano portato in sala operatoria?
-Non lo faccia stancare, d'accordo? Può rimanere dieci minuti e poi lo lasci riposare, e niente sforzi.
Semplicemente annuii, evitando di dirgli che comunque non avevo intenzione di fermarmi di più. Qualche medico sarebbe potuto uscire a momenti dalla sala dove stavano operando Killian. Ester e le altre non erano ancora arrivate e avevo il disperato bisogno di sapere come stesse, cosa avesse e quando si sarebbe ripreso. Perché si sarebbe ripreso, non volevo neanche pensare alle alternative.
Quindi entrai e, trattenendo il fiato, raggiunsi il letto di mio fratello, che non stacco lo sguardo dal mio neanche per un singolo istante. Era attaccato ad una flebo e alla macchina che segnava i suoi segni vitali, ma nonostante fosse piuttosto pallido non sembrava ridotto così male.
-Come stai, Emma? Dimmi che non ti ha fatto del male...
-Sto bene. Grazie per... per avermi salvato la vita.- sussurrai, tirando avanti una sedia per accomodarmi di fronte a lui, prima che cadessi a terra per esaurimento.
-Non dirlo neanche, non avrei mai potuto rischiare che ti facesse qualcosa...
-Ma perché!
-Perché sei...
-Ho capito, sono tua sorella. Se è davvero così, perché hai aspettato tutto questo tempo per dirmelo?! Eh?! Perché hai aspettato tanto a cercarmi!- tuonai, mentre le lacrime tornavano a farsi strada lungo le mie guance -Tu sapevi di avere una sorella e hai aspettato 25 cazzo di anni per venirmi a cercare! Perché!
-Emma, io non ho mai, mai smesso di cercarti! Perché credi sia entrato nell'FBI?
-Per salvare il mondo!
-Quello viene dopo! Volevo ritrovare la mia sorellina!
-Sei nell'FBI da anni!- continuai, dimenticando di non doverlo far agitare. Ma in quel momento non mi importava, volevo ricevere le mie risposte e meritavo di riceverle! Dopo tutti questi anni meritavo di sapere perché ero stata costretta ad una vita da orfana.
-I nostri genitori si sono dati da fare per far perdere le tue tracce!
-Li hai... visti?! Ci hai parlato?- mi alzai in piedi, cercando di trattenere le grida per non far venire qualche medico che mi mandasse fuori a calci.
-Sì!
A quella risposta, tutte le parole mi morirono in gola. La testa mi si riempì di domande, domande che non seppi come pronunciare ad alta voce perché non avevo idea da che parte iniziare. Quando li aveva ritrovati? Perché erano riapparsi dopo tanto tempo? E perché erano tornati solo da lui e non da me? Perché diavolo non volevano conoscere loro figlia? Ma soprattutto, perché si erano limitati a mandare degli stupidi messaggi criptici a Killian invece di presentarsi e aiutarci realmente?
-Lo so che sei arrabbiata, Emma. Lo ero anch'io... lo sono anch'io. Nonostante sappia come stanno le cose, non riuscirò mai a perdonargli fino in fondo di avermi separato da te... La prima e ultima volta che ti ho vista eri appena nata e ti ho tenuta in braccio. Eri così bella, così piccola... ti amavo già e lasciarti alle infermiere fingendo di non conoscerti è stata la cosa più difficile che abbia mai fatto e avevo solo cinque anni!
-Woah, woah, fermo... fermo!- esclamai, vedendolo cercare di tirarsi su, ma quello non mi ascoltò neanche e si mise a sedere, allungando una mano ed afferrando la mia.
-Mi dispiace non aver cercato meglio, Emma. Non avrei mai voluto che crescessi da sola...- sussurrò con le lacrime agli occhi, per poi chinarsi leggermente a baciarmi la mano.
E io, devastata dalle mille emozioni, senza più pensarci lo abbracciai. Lo abbracciai in lacrime e mi lasciai stringere da lui, mentre una scossa correva lungo il mio corpo: fu come se questo sapesse di essersi unito a qualcosa che gli apparteneva, come se avesse trovato un altro pezzo del puzzle di cui faceva parte.
E piangemmo insieme. Piansi nell'abbraccio caldo di mio fratello, e capii quanto mi fosse mancato, pur non sapendo della sua esistenza. Nessuno mi aveva mai stretta in quel modo, era un abbraccio che solo un fratello maggiore poteva dare.
-Non lasciarmi più, ti prego...- sussurrai, lasciandogli un bacio sulla guancia, umida di lacrime.
-Mai. Ora che ti ho trovata non ti perderò mai più...
-Ok. Ma sappi che non finisce qui, quando uscirai di qui ho milioni domande da farti...
-Lo so. Lo so Emma e risponderò a tutto. Dio, sei ancora più bella di quanto immaginassi...
-Smettila.- sorrisi leggermente. Sorriso che si spense non appena la porta della stanza si aprì ed entrò un dottore diverso rispetto a quello di prima, con un'espressione decisamente meno serena.
-Emma Swan?
-Sì...
-La signora qui fuori, la zia del suo fidanzato... mi ha chiesto di aggiornarla.
-Certo! Certo, mi dica, è... è tutto a posto? Killian sta bene?
Strinsi con forza la mano di Will, forse gli feci anche un po' male, ma lui non osò fiatare. I secondi tornarono a scorrere al rallentatore, e se il dottore non avesse parlato subito, probabilmente l'avrei inchiodato al muro per costringerlo.
-Non è più in pericolo di vita. Ma...- continuò, smorzando sul nascere anche il mio sospiro di sollievo -La pallottola ha colpito il midollo spinale e... Stiamo facendo il possibile. Tra qualche ora sarà operato di nuovo, ma... il ragazzo rischia una paralisi della parte inferiore del corpo.













 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ho cercato di essere puntuale col capitolo... e ce l'ho fatta. Mi mancano invece capitoli da leggere e recensire, ma sto recuperando :D
E niente, i nostri CS sono bellissimi ma io sono in lutto per Robin... Regina #Mainagioia. E lui, invece di farlo finire così, potevano trattarlo un po' meglio, ridargli una storyline degna della S3... povero Roland poi, è rimasto del tutto orfano adesso :( Autori crudeli. Neanch'io potrei essere così crudele.
Comunque, passando al capitolo ... quello a terra era proprio Killian. Brennan gli ha sparato fregandosene che si trattasse di suo figlio... e quando ha capito che non c'era altro modo, ha addirittura pensato di uccidere tutti e sé stesso per ricongiungere la famiglia. E' pazzo, sì. Ma Killian, anche in quelle condizioni, ha salvato Emma e gli altri...
Will sta abbastanza bene e ha avuto finalmente modo di parlare con Emma, Liam sta bene e parlerà con Ruby... Ingrid ecc, saranno tutti nel prossimo capitolo, non lascerò in sospeso nulla. E Killian... non rischia la vita. Ma rischia di rimanere paralizzato a vita e ciò cambierebbe tante cose...
Alla prossima! Per allora avremo finito di vedere OUAT e sarà la prima domenica senza... la prima di una lunga serie. Odio la pausa ç_ç Spero non ci combinino altre cose per cui restare troppo sconvolti e aspettare spoiler come se non ci fosse un domani. 
Un abbraccio, grazie sempre a tutti e alla prossima! :*
   
 
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