Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
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Autore: Prinzesschen    10/04/2009    4 recensioni
[...]L’unica a non essersene resa conto era la diretta interessata. Forse per fortuna mia o forse…solo per mia sfortuna. Potevo benissimo fare finta di non aver capito nulla e provarci come se niente fosse con lei, ma invece io SAPEVO. Mi sentivo meschino, traditore, caino. Mi sentivo attratto dalla ragazza a cui mio fratello aveva consegnato il suo cuore e non facevo niente per impedirmi di avvicinarmi a lei. Ma la verità era che non ero forte abbastanza per farlo, per resistere al mio fottuto egoismo del cavolo.[...]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Long fic

Salve a tutti! Premetto che ogni riferimento a cose e presone è puramente casuale e che non scrivo a scopo di lucro. I My Chemical Romance non mi appartengono e questi sono solo i caratteri che io e la mia fervida immaginazione gli abbiamo affibbiato e che probabilmente, per non dire sicuramente, non corrispondono a quelli reali.

Love is made to hurt us - long fiction

Anna’s pov

 

Mpf.

Sbuffai sonoramente continuando a picchiettare con il piede sul pavimento davanti al bagno..

Era più di mezz’ora che lo scroscio dell’acqua nella cabina doccia si confondeva con l’insistente canticchiare di quel decelebrato.

Basta. La mia pazienza ha un limite.

-Gerard Way se non porti entro trenta secondi il tuo culo fuori da questo cavolo di  bagno, entro e ti butto fuori a calci!

Ok ok avevo strillato, ma volevo essere sicura che mi sentisse.

Sentii l’anta della cabina doccia aprirsi e lui sgusciarne fuori zampettando.

La porta si aprì ed io lo guardai molto molto male.

La sua espressione oscillava tra il terrorizzato e l’interdetto e se non fossi stata così infuriata probabilmente sarei anche scoppiata a ridere ma data la situazione mi trattenetti.

Gli strappai la porta di mano ed entrai richiudendomela violentemente alle spalle.

Mentre mi spogliavo per entrare sentii dei passi trascinati avvicinarsi alla porta davanti alla quale, dedussi, stava Gerard ancora sconvolto.

-Gee? Che le hai fatto per farla strillare così??

Era Mikey.

-Ma che ne so!! Sarà la sindrome premestruale!

Ridacchiai senza farmi sentire.

Erano ormai tre mesi che Julie, Giulia ed io condividevamo l’appartamento con Frank, Gerard e Mikey.

In Italia avevamo frequentato una scuola di musica tra le più prestigiose e avevamo vinto una borsa di studio.

Così siamo finite nella grande America a condividere un appartamento pagato dalla scuola con tre sgallettati.

Loro erano all’ultimo anno, Julie ed io al terzo e Giulia al secondo.

Mi  infilai sotto il getto caldo dell’acqua e lasciai che mi scorresse addosso mentre io stavo immobile con gli occhi chiusi.

A volte mi mancava la mia famiglia. Mio fratello…

Sapevo che stando così lontana mi stavo perdendo i passi più importanti della sua vita. Non lo stavo vedendo crescere. Non ero presente come avrei voluto.

Era un pensiero che mi assillava. Ogni giorno, ogni santo giorno gli telefonavo per farmi raccontare delle sue giornate.

A 10 anni cominciava già a parlare delle prime cotte…di quella bimba con le codine bionde che gli piaceva tanto…di quel compagno che cercava di fare il bullo e di come lui, mi diceva fieramente, gli teneva testa.

Ogni volta che i miei genitori discutevano lui  prendeva il telefono e mi chiamava.

La sua voce triste, il suo bisogno di me che traspariva chiaramente da ogni parola era una pugnalata per me.

Lo volevo tra le mie braccia. Volevo poterlo stringere a me e dirgli che niente, NIENTE sarebbe potuto andare storto se eravamo insieme.

Ma non eravamo insieme.

Una lacrima mi rigò la guancia confondendosi con le gocce d’acqua..

Ero sempre stata molto emotiva. Forse troppo.

Davanti agli altri sempre forte e strafottente. Ma dentro no.

Le uniche persone che, in quel momento, mi conoscevano tanto da sapere cosa provavo davvero dentro di me erano Julie, Giulia e Mikey.

Le tre persone che mi tenevano li in America da tre mesi. Che in qualche modo impedivano che prendessi il primo aereo diretto per Catania.

Mi passai le mani sul viso cercando di lavare via i segni della mia tristezza temendo che quella lacrima avesse bruciato la mia pelle come un tatuaggio e che gli altri potessero vedere ciò che davvero sentivo.

Mi lavai e uscii dalla doccia avvolgendomi nell’accappatoio.

 Mi avviai verso la stanza mia e delle altre e, entrata, mi richiusi la porta alle spalle.

Trovai Julie intenta a infilarsi un calzino.

-Buon giorno!! Che è successo stamattina? Mi è parso di udire i tuoi toni soavi…

Ecco. Riusciva sempre a farmi sorridere. Ma doveva esserne uscito fuori un sorriso poco allegro da come mi guardò sospettosa.

-Gerard non può monopolizzare il bagno…- risposi cercando di sembrare allegra ma la mia voce somigliava più ad un rantolo.

-Hey…che c’è?- mi chiese mentre mi sedevo sul letto accanto a lei.

-Niente…

-Se certo come no…

Poggiai i gomiti sul ginocchio e nascosi il viso fra le mani.

-Mi manca Giovanni…

Mi abbraccio ed io nascosi il viso tra i suoi capelli mentre i singhiozzi cominciavano a scuotermi.

-Hey hey Anna? No! Stai calma….è tutto apposto. E’ normale che ti manchi ma…puoi farcela, lui non vuole che tu butti via il tuo futuro per lui.

-Ma ha bisogno di me…-singhiozzai.

-Ma tu continui ad essere presente nella sua vita….vi sentite ogni giorno…io i miei genitori li sento una volta a settimana se va bene!!

Rimasi in silenzio e lei mi tenne stretta per almeno 5 minuti finchè non mi scostai e mi asciugai le lacrime con la manica dell’accappatoio

-Grazie…

-E di che?

-Di avermi consolata come al solito…sono una pessima amica…sempre a dovermi fare consolare...piuttosto che hai deciso di fare con Frank?

-Ma finiscila! Beh con Frank…taccio. Che dovrei fare?

-Parlargli?- proposi nonostante la cosa fosse ovvia.

-E rovinare un’amicizia? Naah.

-Ma che ne sai! Magari lui vorrebbe che tu parlassi perché non ha il coraggio di prendere in mano la situazione!

-Se magari…sono solo la sua migliore amica…niente di più.

-Bah sai qual è la mia idea!

-Ma non sei infallibile.

-Grazie eh!!- esclamai mettendo il broncio.

-Eddaaaaai moschy!!!!

-Nono vai via!

Rise e uscì dalla stanza mentre io la guardavo sconvolta. Mi aveva preso in parola!

Mi vestii e raggiunsi gli altri in cucina.

-Buon giorno a tutti, belli e brutti…Gerard…-esclamai sussurrando l’ultima parola con aria malefica.

Lui mi guardò molto male ma lo ignorai correndo a schioccare un bacio sulla guancia  a Mikey.

-Hey! Ciao gattina!- mi chiamava sempre così. Diceva che sapevo essere dolce dolce ma al momento opportuno sfoderare gli artigli e dimostrarmi molto pericolosa.

Mi buttai su una sedia accanto a lui e affondai il viso nelle braccia con aria afflitta.

-Dobbiamo proprio andare a scuola?- chiesi con aria lamentosa.

-Direi di si...hey!! Sono i miei corn-flakes!- esclamò Frank mentre Ju gli toglieva la tazza davanti e  cominciava tranquillamente a fare colazione.

-Mmmh…direi che ERANO i tuoi corn-flakes.- lo corresse lei sorridendo soddisfatta e ricevendo in risposta un’occhiata più che eloquente.

Ma io nello sguardo di Frank ci vedevo dell’altro. Più di una semplice amicizia, più di un semplice affetto fraterno nei confronti di Julie.

Non ero mai stata un’esperta di sguardi ma mi sembrava parecchio evidente che dietro la maschera dei migliori amici quei due giocavano alle calamite.

Sentii la porta di casa aprirsi e Giulia entrare con passo leggero e saltellante.

-Salve!!- esclamò entrando in cucina.

-Dove sei stata?- chiesi severa e con tono indagatore.

-Mmh ho dormito da Samantha. E’ distrutta perché il suo ragazzo l’ha lasciata e non mi andava di lasciarla sola.- spiegò lei e mi sembrò sincera. Stranamente. Di solito era la riproduzione moderna e femminile di pinocchio.

-Faccio finta di crederti!

-Ma dico la verità!

E a questa affermazione esplose un “Seeeeeee” collettivo.

Lei mise il broncio e si sedette accanto a Gerard.

Lui le faceva il filo da quando eravamo arrivate in America ma lei non sembrava interessata.

-Io ti credo…anzi voglio crederti…-le disse con aria da uomo vissuto.

-Grazie Gee…almeno tu!- disse grata lei schioccandogli un bacio sulla guancia.

-Mmh..che ringraziamento poco esauriente…

Lei gli diede uno scappellotto e lui si zittì ridacchiando appena.

Eravamo un gruppo abbastanza affiatato nonostante i giri, e i rapporti oscillanti.

-Anna, ti ricordi che stasera dobbiamo suonare al Master vero?- mi chiese Julie ben sapendo che la mia memoria non andava oltre il pasto della sera precedente. Come avevo potuto scordare un'esibizione delle Revenge?

-Uh…si…si certo che ricordo! Per chi mi hai presa?!

-Se certo, perdonami se ho insinuato una simile ignominia…

-Ma devo portare la mia batteria o ne hanno una già li?- intervenne la pratica Giulia.

-Nono ce l’hanno già…- confermò l’altra. 

-Bene adesso andiamo a scuola?- propose Frank alzandosi e tirando Julie per una manica.

Nessuno rispose ma ci alzammo tutti e con le cartelle in spalla uscimmo.

La scuola non era lontana da casa e così ogni mattina facevamo la strada a piedi.

-Oggi che materie avete?- mi chiese Mikey accostandosi e sorridendomi come sempre.

Adoravo il suo sorriso. Era uno dei sorrisi più belli che ci fossero, anzi il più bello di tutti.

Era luminoso e sincero come pochi. Quando le sue labbra non eccessivamente carnose si incurvavano all’insù sembrava che niente potesse andare storto.

Era il mio migliore amico e non potevo fare a meno di lui. Sapeva tutto di me. Tutto.

Non mi giudicava, non mi accusava. Mi appoggiava sempre e comunque, mi consigliava se sbagliavo, mi tirava su quando ero triste. Era la colonna portante dei miei giorni.

-Mmh…Biologia…storia…letteratura... e poi i corsi di musica.

Cominciò a gongolare stringendo le labbra in una smorfia che sprizzava soddisfazione da ogni piega.

-Noi abbiamo solo educazione fisica e i corsi di musica oggi…nananananna!- infierì con fare dispettoso ed io lo spintonai scuotendo divertita il capo.

Ci guardammo intensamente negli occhi sorridendo appena.

Dietro le spesse lenti dalla montatura nera i suoi occhi sembravano contenere allegria e frustrazione in egual misura.

Era un po’ di tempo che vedevo questa leggera ombra offuscare la sua luce ma non avevo ancora avuto il coraggio di chiedergli cosa fosse. Di solito era lui a raccontarmi tutto senza che io glielo chiedessi. Non avevo mai voluto essere invadente ma capii che c’era qualcosa che dovevo sapere per poterlo tirare su.

Se non sapevo contro cosa o chi lottavo come potevo vincere?

Bene, immagino già le vostre facce sconcertate.

Si, le mie amiche si chiamano entrambe -Giulia- anche nella realtà e  dato che questa storia in realtà non nasce finalizzata alla pubblicazione ma ad...ehm...uso personale! allora ho lasciato i loro nomi modificando solo leggermente quello di una delle due il cui nome comincia con la G solo nel registro scolastico e all'anagrafe probabilmente perchè per il resto adora la J.

Le Revenge esistono davvero ma la formazione è leggermente diversa e ancora non suoniamo da nessuna parte se non nelle nostre adorate e appartate camerette.

Sentirete parlare spessissimo nelle mie fanfiction (e probabilmente in quelle di JuFrankstein che nella mia storia è Julie ed è la bassista delle Revenge nella finzione e nella realtà) della nostra band perchè siamo leggermente fissate xD.

E' una storia senza troppe pretese che però spero possa piacervi...fatemi sapere che ne pensate! 

  
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