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Autore: PeterJRaf    16/05/2016    0 recensioni
La storia parla di una semplice ragazza proveniente da una piccola cittadina della California. A causa di un progetto scolastico è costretta a lavorare insieme a dei calciatori della squadra locale. Tra tutti i componenti finirà per approfondire la relazione con uno in particolare. Differenze sociali travolgeranno entrambi, ma si sa quando c'è l'amore di mezzo tutto è possibile..almeno la maggior parte della volte!
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3° Capitolo: Next to you.

“Non dovresti essere così dura con loro” Esclamò mia madre, intenta nel lavare con sagacia l’insalata appena comperata. “Potresti veramente piacere a quel ragazzo” A quell’affermazione assurda, roteai gli occhi. “Mamma, anche se fosse comunque a me non potrebbe mai piacere un ragazzo che di professione insegue un pallone” Mi rivolse uno strano sorriso “Come dice tua zia, chi disprezza vuol comprare!” Anche se sapevo che non avrei mai potuto provare un emozione verso di lui, per qualche strano motivo il nervosismo iniziò ad insidiarsi sotto la pelle, afferrai il cellulare e il guinzaglio e informai mia madre che sarei andata a fare una passeggiata con Tyson. 
Arrivammo fino alla spiaggia correndo, stavo lottando col mio corpo per non morire tra un momento e l’altro. Appena riuscii a sedermi su una panchina iniziai a respirare profondamente cercando di riprendere le forze sufficienti per una breve passeggiata ma istantaneamente Tyson iniziò ad abbaiare e tirarmi in direzione della spiaggia. “Ma tu non ti stanchi mai?” Si bloccò di scatto, si sedette dandomi le spalle e girò la testa lievemente giusto per lanciarmi uno sguardo carico di dolcezza. Appoggiai la testa fra le mani e velocemente mi alzai “Conosci i miei punti deboli, bravo cane diabolico!” Mi guardò con la lingua penzolante, con un’espressione eccitata e decisamente felice. 
Dopo un passeggiata sul lungo mare ci recammo ad un bar lì vicino, coca-cola per me e acqua per lui. Tenere in mano la lattina ghiacciata, in quel momento, era una vera benedizione; il velo di sudore che si era formato sulla mia pelle a causa delle temperature alte ormai non si avvertiva più. “Hey!” Trasalii e lasciai uscire un gemito dalle mie labbra. “Scusa se ti ho spaventato, posso offrirti qualcosa?” Javier indicò il bar, rivolgendomi un bellissimo sorriso. Scossi lievemente la testa, pensando che il suo aspetto fisico lo consideravo in modo troppo soggettivo. “No, grazie. Già ho comprato qualcosa” Quando si avvicinò ancora di più, Tyson iniziò a ringhiare e per un momento non lo allontanai cercando di non far notare la mia espressione divertita; qualche volta pensavo che io e lui condividessimo gli stessi sentimenti perché ogni volta che si avvicinava una persona non gradita lui iniziava a ringhiare, cercando di tutelarmi. Contro le mie aspettative Javier si piegò sulle gambe, in modo da poterlo guardare in faccia e dopo pochi secondi passato a fissarlo dritto negli occhi gli appoggiò una mano sul capo e iniziò ad accarezzarlo. Tyson in un primo momento gli annusò con prudenza la mano e subito dopo iniziò ad accogliere le coccole con grande felicità. Javier indirizzò la sua attenzione verso di me “Perché questa faccia?” Quando ritornai alla realtà sbattei più volte le palpebre come se volessi mettere a fuoco. “No, di solito non si comporta così”. D’un tratto Tyson si girò dalla parte opposta e avvertii tutti i suoi muscoli irrigidirsi, notando un lieve ringhio che incrementava sempre di più. Titubante mi guardai intorno e capii il motivo del suo comportamento. Javier si alzò e sedendosi al bancone mi porse la stessa domanda che mi presentai mentalmente qualche secondo prima. “Si sta avvicinando una persona poco gradita” Mi rigirai di nuovo verso il bar sperando che l’individuo che si stava avvicinando non mi rivolgesse la parole. “Chi si vede!” Strinsi d’istinto gli occhi, ingerendo velocemente un altro sorso di coca-cola; sentivo lo sguardo impensierito di Javier ma noncurante mi girai e lo vidi a pochi centimetri da me. “Piove sempre sul bagnato, vero Brandon?” Sorridendo in modo sarcastico, cercai di mantenere la calma. “Tyson calmati, non ne vale la pena!” Ancora afferrato dall’ira, gli accarezzai le orecchie e immediatamente si rasserenò. “Chi è quello strano individuo affianco a te?” Domandò assumendo degli atteggiamenti di superiorità e di sprezzo nei confronti di Javier. Prima che quest’ultimo potesse rispondere, mi alzai e mi avvicinai tanto da sentire il suo respiro infrangersi sull’epidermide. “Senti, io non voglio far succedere casini e penso neanche tu. Quindi ora ti giri e te ne vai, sicuramente qualche puttana da quattro soldi sta aspettando le tue lusinghe.” “Mi conosci bene” la mia mano destra iniziò a tremare, cercando di mantenere il pugno che tanto desideravo dargli. Gli rivolsi una smorfia di indifferenza e senza emettere ulteriori parole mi girai e me ne andai. Javier mi seguì, chiedendomi spiegazioni. “Si chiama Brandon Brown, siamo stati insieme quasi un anno. Pensavo di essere l’unica ragazza nella sua vita ma gli piaceva infilare la lingua in gola, e non solo, a tutte le ragazze del posto. A causa alla sua popolarità nella beach-volley è diventato un tipo superbo, e le ragazze cascano ai suoi corteggiamenti senza il minimo sforzo. A ripensarci mi sento una stupida, me ne dovevo accorgere prima. Dovevo dare ascolto alle voci ma ripetevo sempre vedere per credere e così il destino mi ha accontentato. Un giorno decisi di fargli una sorpresa, mi presentai a casa sua e lo vidi avvinghiato tra le cosce di una cheerleader della mia scuola.” Guardai Javier e aspettai che dicesse qualcosa e quasi nello stesso momento mi domandai del perché gli stavo raccontando quelle cose, infondo non lo conoscevo.. “Per questo odi gli atleti?” Quando sentii quell’attestazione il cuore mi scese il cuore in gola “Io non ti odio” “Ieri non sembrava” “Solamente non mi piace dare subito confidenza agli estranei” sospirai, sentendo il mio cuore ormai palpitante. “Va bene, allora ti perdono.” “Guarda che nessuno ti ha chiesto scusa”. Contro la mia volontà mi uscirono quelle parole in modo allietato e non in tono di disprezzo, mi meravigliai di me stessa. “Va bene, io ora giro di qua. Ci vediamo domani. Assisterò alla mia prima partita effettiva.” Dissi, un po’ eccitata. “Va bene, sono stato bene.” A quell’affermazioni sorrisi e subito dopo mi avviai verso casa senza altri saluti, avevo una strana voglia di baciarlo. Non puoi! Lui era un altro ragazzo che amava lusingare le ragazze sfruttando la sua posizione di successo, ne ero sicura; infondo i ragazzi sono tutti uguali. 


-Spero vi sia piaciuto!
  
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