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Autore: Hanamimadness    17/05/2016    5 recensioni
SPOILER SUL FINALE DELLA GENOCIDE!!! Non leggete se non l'avete finita di giocare o se non volete spoilerarvi qualcosa.
La perdita di persone care non lascia mai indifferente nessuno, nemmeno un mostro. Coloro che sono sopravvissuti non possono nascondere il proprio dolore, ma ciò non può distoglierli dai loro doveri. Ecco a voi i loro pensieri, le loro speranze, i loro timori: un breve ma intenso viaggio nei loro sentimenti. Spero che leggendo questo possiate lasciarvi travolgere dallo stesso mare di emozioni che ho provato io nello scrivere. Enjoy :3
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Alphys, Sans
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Lui aspettava. Nella grande sala del giudizio, nel lungo ed ampio corridoio illuminato da fasci di luce che filtravano attraverso le grandi vetrate, mentre gli uccelli cinguettavano e i fiori iniziavano a sbocciare... Lui aspettava. Sapeva perfettamente cosa sarebbe accaduto, il ciclo sarebbe stato sempre lo stesso: l'umano sarebbe arrivato, come tutte le altre volte;avrebbe tentato invano di colpirlo, come tutte le altre volte; avrebbe cercato di schivare i suoi attacchi, come tutte le altre volte... E sarebbe morto, come tutte le altre volte. Poi, a discapito di ciò, sarebbe tornato, e il ciclo avrebbe ripreso. Lo aveva già fatto decine di volte, non sapeva di preciso quante: aveva perso il conto dopo la quarta o la quinta, ed era troppo pigro per provare a ricontarle. D'altra parte, non gliene poteva importare di meno: sarebbe rimasto lì finché fosse stato in vita, anzi, finché anche l'ultima minima traccia della sua Determinazione non fosse svanita.

Tuttavia erano ormai passate diverse ore dall'ultima volta che l'umano si era fatto vedere. Provò ad azzardare delle ipotesi: forse si stava riposando, forse stava girando per il Sottosuolo sperando di trovare qualcun altro da uccidere, forse stava pensando a una tattica diversa di attacco... Oppure, come lui sperava, si stava semplicemente arrendendo. “Bene così”-pensò- “finalmente mi sto avvicinando al mio intento”; ma i suoi pensieri furono interrotti da un rumore di passi. Subito si mise in guardia, finché non realizzò che quei passi venivano da dietro di lui. Appena si girò, una figura amichevole si rivolse a lui.

-“Sans...”

-“Dr. Alphys?! Che ci fai qui?! Credevo fossi assieme ai civili che hai fatto evacuare!”

-“Non temere per loro, anche senza di me sono tutti al sicuro, se la caveranno...”

-“Ok, ma non hai risposto alla mia domanda...”

-“I-Io... Dovevo tornare... Devo fare una cosa...”

-“Qualunque cosa sia, lascia stare, torna assieme agli altri. Apprezzo tutto l'aiuto che ci hai dato, ma anche volendo ora come ora non saresti in grado di fare nient'altro per a-” Alphys lo interruppe bruscamente.

-“Le ceneri di Undyne. Voglio recuperarle.”

Ci fu un lungo momento di silenzio, in cui Sans si limitò a osservare la sofferenza sul volto della scienziata. Per timidezza, lei non alzava mai gli occhi verso quelli di qualcun altro, ma nonostante questo lui poteva benissimo vederli, e dietro alle spesse lenti di quei suoi buffi occhiali scorse una tristezza infinita, quella che si prova per la perdita di una persona veramente cara... La stessa che da qualche giorno stava provando anche lui.

-“Capisco perfettamente quello che provi... Ma per favore, rinuncia. Ciò che è rimasto di lei oramai sarà stato portato via dal vento, o trascinato dalla corrente del fiume... Potresti non trovare più nulla, e puoi avere una sola certezza: se vai là fuori, quell'umano ti ammazzerà.”

-“Allora che lo faccia, io comunque ci proverò.”

Sans restò incredibilmente sorpreso del tono secco e sicuro con cui la scienziata pronunciò tale sentenza. Una persona timida e chiusa come Alphys, che spesso si ritrovava a balbettare o parlare con un tono talmente flebile da non risultare udibile, che improvvisamente acquistava tale sicurezza... Poteva esserci solo un motivo, e la scintilla che per un attimo vide brillare nei suoi occhi gliene diede conferma: era Determinazione.

-“Sei così sicura di ciò che stai facendo... è la prima volta che ti vedo così.”

-“Tu non capisci, Sans... Io l'ho vista. Tramite il mio sistema di telecamere nascoste ho assistito dall'inizio alla fine alla sua battaglia. Si è sacrificata per proteggere un innocente, e pur di poter salvare anche tutti gli altri ha sfidato la morte stessa.” Intanto che parlava, gli occhi di Alphys si riempirono di lacrime. -“Ha continuato a combattere con tutta se stessa, colpo su colpo, fendente dopo fendente, spingendo oltre ogni limite la forza della sua anima, finché il suo corpo non si è consumato. Ha fatto questo solo allo scopo di proteggere tutti quanti... E io ho continuato ad osservare, senza poter fare nulla per aiutarla.”

Nell'ascoltare quelle parole, Sans abbassò lo sguardo. Per quanto lei potesse negarlo, lui comprendeva benissimo i suoi sentimenti... Nemmeno lui aveva potuto fare nulla per salvare suo fratello... Ma forse, poteva salvare tutti gli altri. Per quanto fosse straziato dal dolore, non poteva permettersi di abbandonarsi ad esso, non ancora, non finché l'umano... No, finché quella cosa non fosse stata eliminata. Fino ad allora, non avrebbe potuto piangere la morte di Papyrus. D'istinto si infilò una mano in tasca e ne trasse fuori un piccolo sacchettino, o meglio, un pezzo di stoffa rossa chiuso con un banale nodo, sporco della stessa polvere che conteneva, e per qualche attimo restò a fissarlo. Ad Alphys bastò un'occhiata per capire di cosa si trattasse.

-“è un pezzo della sua sciarpa, vero?...”

-“Sì... Avrei voluto tenerla, ma era già strappata a metà... Almeno ho potuto raccogliere quel poco delle sue ceneri che non fosse già stato assorbito dalla neve...”

-“Perdonami, non avrei dovuto risponderti con quella freddezza. Mi sbagliavo, tu capisci perfettamente come mi sento... Ma proprio per questo ti chiedo di lasciarmi andare. Vorrei anch'io avere delle ceneri con cui celebrare il funerale...”

A quelle parole Sans ritrovò un attimo di lucidità. Aveva raccolto le ceneri, è vero, ma in effetti non aveva pensato al funerale. Aveva un dovere da compiere, un dovere che molto probabilmente gli sarebbe costato la vita... Non avrebbe vissuto abbastanza per dare al fratello una degna cerimonia funebre. Rendendosi conto di ciò, si fermò ad osservare quel sacchetto un'ultima volta, poi lo porse alla scienziata.

-“Fammi un favore... Prendile tu. Dagli un degno funerale, io non avrò occasione di farlo.”

-“Affinché la cerimonia sia eseguita al meglio, queste ceneri dovrebbero essere sparse su ciò che lui amava di più... E non esiste al mondo niente e nessuno che Papyrus abbia amato di più di suo fratello. Le custodirò per te se lo vuoi, ma promettimi che tornerai.”

Sans si girò dall'altra parte, nel vano tentativo di nascondere ad Alphys una lacrima che aveva cominciato a rigargli la guancia.

-“Mi dispiace, Alphys... Io non posso tornare. Il mio compito è di fermare quell'umano, quell'essere che riesce ogni volta a ricaricare i suoi dati e a tornare in vita. La morte non è un ostacolo per lui, perciò l'unico modo che ho per fermarlo è far crollare la sua Determinazione, e posso farlo solo continuando ad affrontarlo finché non si arrenderà. Non so quanto ci vorrà, né se funzionerà davvero. Ogni volta che ritorna diventa più furbo e più veloce, impara come evitare i miei colpi e prevenire le mie mosse. Se continuerà così senza arrendersi, prima o poi riuscirà a sferrarmi un colpo mortale.”

-“Allora perché continuare?!? Lascia perdere, Sans!!! Vieni via con me e gli altri!!! Anche se continuasse a risorgere non potrebbe fare nulla se non è in grado di trovarci!!! Ti prego... Anche Undyne voleva fermarlo... Ma se resti qui farai la sua stessa fine... Ti prego, non voglio perdere anche te...”

D'istinto Alphys abbracciò Sans, e di colpo scoppiò in un pianto isterico sulle spalle dell'amico. Per qualche minuto lui si limitò a stringerla con delicatezza, nel tentativo di procurarle un minimo di conforto nel tepore di quell'abbraccio.

-“Undyne... L'ho sempre amata... E volevo bene anche a Papyrus, a Mettaton, a Toriel... Li ho persi tutti... Non voglio perderti, Sans... Non voglio perdere più nessuno...”

Commosso da quel sentimento sincero, Sans tirò fuori dalla tasca un fazzoletto, e con delicatezza le asciugò le lacrime.

-“Io... vorrei poterlo fare. Vorrei avere il potere dell'umano, il potere di resettare tutto, tornare indietro e rivederli tutti vivi e allegri... Ma questo immenso potere è caduto nelle mani sbagliate, e io non posso ignorarlo. Qualcuno deve fermarlo, e io non posso non provarci, non se voglio che Papyrus, Undyne e gli altri riposino in pace, e soprattutto che tutti gli altri continuino a vivere... Mi dispiace Alphys, non credo che ci sia qualcosa dopo la morte dato che le nostre anime vengono distrutte, ma se così non fosse, ti prometto che, non appena la rivedrò, dirò ad Undyne quanto la amavi, le chiederò di vegliare sempre su di te, e passerò l'eternità con lei e il mio amato fratello. Ora come ora, per me questo è il futuro migliore cui possa aspirare, per me stesso e per gli altri.”

La forza e la determinazione in quelle parole... Alphys sapeva cosa significavano: Sans non avrebbe cambiato idea, e riflettendoci su, anche lei poteva capire che era giusto così. Piano piano iniziò a calmare i suoi singhiozzi, afferrò il fazzoletto, e asciugandosi le lacrime ritrovò sicurezza nella sua voce, prima spezzata dal pianto.

-“Allora... Io ti prometto che tornerò qui ancora una volta, recupererò anche le tue ceneri, e le unirò a quelle di Papyrus... In un modo o nell'altro, starete assieme per sempre...”

Nel sentirle pronunciare quelle parole, finalmente Sans tirò un sospiro di sollievo.

-“Grazie Alphys. Vai, recupera le ceneri di Undyne, e se non riuscissi a celebrare un funerale come si deve per noi mostri, puoi sempre trovare un'alternativa... Ad esempio ho sentito dire che gli umani scrivono i nomi dei defunti su delle lastre di pietra, e poi le adornano con fiori recisi... è un'usanza che non comprendo appieno, ma mi andrebbe bene comunque, purché i nomi di tutti coloro che sono morti non siano mai dimenticati.”

Alphys finalmente calmò del tutto il suo pianto, e con una Determinazione che mai aveva mostrato prima di allora, che traspariva chiaramente dal suo tono di voce e dalla luce nei suoi occhi, diede la sua risposta.

-“No Sans, farò di meglio. Per Papyrus, Undyne, Mettaton, Toriel, e anche per te... Per voi tutti io non reciderò fiori. Per voi, io lì pianterò.”

Sans non trattenne un sorriso mentre sentiva i passi di Alphys che iniziava ad allontanarsi.

-“Speravo proprio di sentirtelo dire. Addio, Alphys.”

-”Addio, Sans.”

 

 

Lui aspettava. Erano passate diverse ore, ma lui continuava ad aspettare.

Finalmente, l'umano riapparve. Come tutte le altre volte non disse nulla, si limitò a fissarlo con quel suo sorriso disturbante stampato sul volto, un ghigno che tutto aveva tranne che di umano. Sans rispose a sua volta con un sorriso.

“Andiamo direttamente al punto.”

 

   
 
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