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Autore: Frankyiding    17/05/2016    0 recensioni
Tutti conoscono la storia di Artù e i cavalieri della tavola rotonda. E se vi dicessi che la storia che pensate di conoscere non è altro che un'invenzione? Se Artù non fosse mai stato quel sovrano giusto e buono di cui parlano le leggende, ma la magia oscura lo avesse deviato?
Preparatevi a incontrare Artù come non lo avete mai visto.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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- Corri! -
Un’unica parola, un comando ben preciso che risuonava nella sua mente come un eco, le fece ricordare il motivo per il quale stava correndo nella Foresta Nascosta a notte fonda, con un perfetto sconosciuto e inseguita dalle sentinelle reali. Non sapeva neanche perché aveva deciso di seguirlo. Lo conosceva appena quel ragazzo, anzi non avrebbe neanche dovuto conoscerlo, per prima cosa. Insomma, una reale e uno sguattero, ma dove si era mai vista una cosa del genere! Nonostante tutto le ispirava fiducia ma c’era qualcosa che non la convinceva per niente.
Quel ragazzo le stava nascondendo qualcosa. C’era qualcosa sul suo viso, come un’ombra, un velo nero di... tristezza? Rancore? Non sapeva neanche come definirlo, ma qualsiasi cosa gli fosse successa, lo aveva fatto crescere troppo in fretta.
La stava tirando per la mano per farla andare più veloce ma la stringeva così forte che alla fine mollò la presa. La mano le faceva male ed era piena di segni rossi dove le mani del ragazzo l’avevano stretta troppo forte, troppo a lungo. Si fermò un momento, un secondo solo mentre gli lasciava la mano, poi riprese a correre. Ma in quel momento di esitazione cominciò a pensare a quello che aveva fatto.
Era davvero appena scappata dal castello, a notte fonda, con un ragazzo, un completo sconosciuto. Ma come diavolo le era saltato in mente di fare una cosa del genere?
Tanto per cominciare, come faceva a conoscerla? Come aveva fatto a trovarla? Che cosa voleva? Non riusciva nemmeno a ricordarsi il motivo per cui era uscita da quella dannata finestra e aveva cominciato a correre. Forse voleva davvero scappare. Forse voleva andarsene da un mondo che di suo ormai non aveva più niente. O voleva provare a sé stessa qualcosa, che sarebbe riuscita a fare una sconsideratezza.
O più semplicemente era arrabbiata con suo padre.
Più volte aveva pensato di fermarsi, voltarsi e tornare indietro al castello. Insomma, cosa ci faceva lei li? Quello non era il suo posto.
Ma ormai non aveva più importanza.
- Sbrigati! Ci stanno raggiungendo! -
Un altro comando.
Dovevano arrivare in tempo o di certo non sarebbero mai sopravvissuti.
Stavano correndo solo da dieci minuti ma le erano sembrate ore infinite. L’oscurità completa la circondava facendole ogni tanto perdere il senso dell’orientamento, tanto che aveva rischiato più volte di cadere o prendere un albero in pieno. Stava per crollare a terra dallo sfinimento: i capelli biondi raccolti in una morbida coda erano tutti in disordine, grondanti di sudore e attaccati alla sua fronte; il colorito del viso, da un bel rosa chiaro era diventato rosso intenso e il respiro affannoso; il suo vestito giallo, confezionato su misura per lei, era rovinato, sporco di fango e slabbrato in più punti. Non avrebbe resistito ancora a lungo a quel ritmo. Infatti, pochi minuti dopo cadde sul suolo umido del bosco sfinita, paonazza in viso e senza fiato. Cercò di urlare ma tutto quello che le uscì fu un rumore sommesso.
Il ragazzo era di molto più avanti a lei. Non si era accorto che dietro di lui non c’era più nessuno. Solo il buio della foresta.
Se non fosse stato per il ciondolo luminoso che aveva sul petto si sarebbe già perso ma quella luce bianca rivelava chiaramente la sua posizione alle sentinelle. La sua unica fonte di salvezza era anche la sua rovina.
Corse più velocemente e solo in quel momento si girò per controllare che la ragazza fosse ancora dietro di lui.
Ma non c’era più.
Si fermò di colpo.
- Eileen! -, urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
Nessuna risposta.
Urlò di nuovo il suo nome.
Niente. Rispose solo un gufo su un ramo accanto a lui.
Iniziò a farsi prendere dal panico. Non avrebbe buttato diciannove anni fuori dalla finestra in quel modo.
- Eileen! Ti prego, rispondi! EILEEN! -, il panico si impossessò sempre più di lui.
Urlare in quel modo avrebbe di sicuro messo le sentinelle sulla loro strada, ma cos’altro poteva fare? Se non l’avessero ancora trovata, forse avrebbe avuto una possibilità. E se invece l’avessero già presa, sarebbe finita lì.
Poteva essere ovunque, non si era più girato da quando Eileen si era liberata dalla sua mano.
- Nicholas! NICHOLAS! -, la voce di Eileen, sebbene rotta dal pianto, si fece sentire. Non doveva essere molto lontana.
- Eileen! -, Nicholas corse in direzione della voce. Trovò la ragazza distesa a terra sotto ad una grande quercia, la parte sinistra del vestito era lacerato e si teneva entrambe le mani sopra la gamba sinistra. Nicholas si avvicinò a lei quando vide delle macchie rosse per terra e sulle sue mani. Probabilmente si era fermata e aveva provato a rimettersi a correre ma era caduta e si era trascinata fin dove aveva potuto; le macchie di sangue continuavano lunga una linea scontinua dietro di lei, fino a perdersi nel buio della notta.
Spostò il vestito e vide ciò che non avrebbe voluto mai vedere. La gamba aveva una profonda ferita che stava perdendo molto sangue; doveva essere caduta su una roccia o una radice.
- Diamine! -, imprecò il ragazzo.
Non potevano più correre e doveva essere medicata al più presto ma non avevano tempo.
Le sentinelle si stavano avvicinando. A differenza loro, non erano stanche ne affannate. Per loro era un semplice lavoro di routine. Non si davano molta pena. Il loro compito era di ritrovarli, vivi o morti, non importava. Erano disertori, il loro destino era comunque segnato.
Gli occhi rossi scrutavano ogni minimo angolo della foresta, il buio non era affatto un problema per loro; ogni minimo movimento veniva captato dall’udito altamente sviluppato. Percepirono la presenza di due forme umane nella parte ovest del bosco, vicino al confine con i Boschi Fitti e sentirono un odore a loro troppo familiare e gradevole per non essere percepito: sangue. Aumentarono il passo fino a che non li trovarono, due ragazzi, accovacciati accanto ad una quercia. Misero mano ai loro foderi e si fecero avanti.
Nicholas si alzò immediatamente mettendo mano al suo inseparabile fioretto, proteggendo Eileen ancora sdraiata a terra. Sapeva che i suoi nemici non avrebbero avuto nessuno scrupolo: le sue possibilità di vittoria erano molto scarse ma doveva comunque provarci.
Si mise in posizione di attacco, pronto a combattere.
- No… -, disse Eileen con voce fioca. Il dolore alla gamba era lancinante e lentamente stava perdendo conoscenza.
- Cosa? -, il ragazzo la guardò con fare interrogativo. Le sentinelle si avvicinavano ancora di più con movimenti lenti e sinuosi.
- Non… puoi… Non serve… a nulla… -, le forze la stavano abbandonando. Nicholas si girò verso le sentinelle. Stavano tirando fuori le loro spade; un sibilo assordante fuoriuscì dal fodero come se quelle armi potessero parlare. Solo in quel momento si accorse, anche con quel poco di luminosità che c’era, che le due figure davanti a lui… non avevano gambe.
- Loro… sono… di fumo… -
Sul volto di una di esse spuntò un macabro sorriso. Non avevano neanche la bocca; solo una mezzaluna bianca su un volto nero come la notte reso ancora più minaccioso dal cappuccio rosso calato sulla testa.
Nicholas impugnò stretta l’arma e tirò di destro sul fianco della seconda sentinella; il fioretto trapassò il corpo senza trovare alcun ostacolo a fermare la sua corsa. La sentinella rimase ferma, guardò il fioretto conficcato nel suo fianco per poi guardare di nuovo il ragazzo. Senza distogliere il viso da Nicholas afferrò la lama del fioretto, la tirò via dalle mani del ragazzo e la spezzò. Il ferro si sgretolò in minuscoli pezzettini, neanche fosse stato fatto di carta.
Nicholas indietreggiò di qualche passo spaventato. Doveva pensare in fretta. Eileen stava per perdere le forze e portarla via in braccio era del tutto escluso. Non avevano via di scampo.
Un’idea gli balenò in testa.
Sarebbe stata una pazzia. Non aveva mai provato a farlo con due persone, ma era la loro unica speranza.
Si tolse dal collo la collana e la mise davanti a sé. La sfera all’interno della montatura in argento smise di brillare. L’unica fonte di luce nella foresta ora era il tenue bagliore rosso emanato dalle cappe delle sentinelle e il bianco delle loro bocche.
- Cosa vorresti fare con quella, moccioso? -, lo provocò una sentinella.
- Adesso lo vedrai -, disse con una smorfia.
Nicholas chiuse gli occhi. Per qualche secondo ci fu un silenzio assordante poi una luce accecante fuoriuscì dal ciondolo d’argento, sbaragliando le sentinelle. Nicholas si avvicinò titubante ad Eileen e le prese la mano.
- Ti fidi di me? -, le chiese con il viso illuminato dal ciondolo.
- No… Assolutamente… no… -, disse con le ultime forze che le erano rimaste.
- Mi dispiace, ma non abbiamo scelta. Chiudi gli occhi -, Nicholas la prese tra le braccia ed entrambi chiusero gli occhi. In meno di un millesimo di secondo la luce bianca li risucchiò all’interno del ciondolo d’argento, lasciando le sentinelle accecate e confuse a brancolare nella foresta.
   
 
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