Era in assoluto il lavoro più difficile che gli avessero mai affidato. sapeva che, se gli era stato dato in custodia, voleva dire che c'era qualcosa che non andava, non sprecavano mai un minuto per i casi troppo semplici. Non che non fossero tutti degni di considerazione ma non necessitavano di una sorveglianza così stretta. Era ancora molto piccolo quando fu chiamato. In genere non affidavano casi di un certo livello ad alunni appena usciti dal corso di addestramento ma, evidentemente, non si aspettavano che la situazione si sarebbe evoluta in questo modo.

"John Watson, ti stanno cercando." Fu accompagnato nei piani superiori dove si trovavano gli uffici di smistamento. Era la prima volta che si aggirava tra queste sale e non poteva non sentirsi eccitato. Avrebbe avuto il suo primo protetto. Esisteva da soli tredici anni, eppure tutti si aspettavano che per quell'età si fosse già pronti a scendere sulla terra ed entrare in servizio. Gli fu dato un foglio con pochi dati scritti sopra, giusto l'essenziale, sarebbe toccato a lui sapere come agire. Nome: William Sherlock Scott Holmes, Età: 10 anni, Motivazione: Redbeard.

Arrivò in una stanza anche troppo grande per un bambino di quell'età. Solo una massa di ricci neri spuntava da sotto il piumone. John si avvicinò lentamente per ossevare meglio il protetto, le ali di luce illuminavano la stanza oscurata dalla spesse tende chiuse. D'un tratto però la porta si spalancò e le coperte del letto si spostarono di colpo mentre un piccolo umano si metteva a sedere fissando un punto indistino dietro John che sentendo il rumore si era immediatamente immobilizzato.

"Mycroft esci subito dalla mia stanza." Il tono che aveva usato il bambino era duro e anche troppo serio. John si rese conto solo dopo una manciata di secondi che lo stava fissando e che gli era praticamente impossibile distogliere lo sguardo. Riccioli scomposti cadevano sulla fronte e contrastavano con la pelle anche troppo bianca. Sotto due grandi occhi azzurri anzi, chissà di che colore si potevano definire? Profondi, un po' arrossati per il pianto ma comunque determinati a raggiungere il suo obiettivo. Erano davvero così gli umani? Beh, lui li aveva sempre immaginati molto diversi durante le lezioni.

"William, per amor del cielo, dovrai mangiare qualcosa prima o poi." dall'altro lato della stanza un ragazzo rispose al bambino. Ma John non si voltò neppure a guardarlo.

"Non mi importa mangiare. Adesso va via." aveva decisamente alzato la voce ed era quasi sul punto di piangere. Il ragazzo alla porta sospirò sonoramente e richiuse la porta.

Il bambino tornò a sdraiarsi sul letto. Le lacrime che a lungo aveva tentato di trattenere ora gli rigavano il viso. John lo raggiunse e si piegò per essere all'altezza del suo viso. I suoi tratti erano così particolari ma lo rendevano comunque bellissimo. Sollevò una mano sperando di sfiorargli una guancia ma poi ritrasse la mano, era espressamente vietato avere contatti fisici con gli umani. Rimase ancora un po' a guardarlo inclinando leggermente la testa. Poi tirò fuori dalla tasca il biglietto che gli era stato dato e lo rilesse.

'William' un nome troppo comune anche tra gli angeli custodi e quel bambino non aveva assolutamente nulla di comune, John sorrise appena. "Sherlock, ti chiamerò Sherlock."