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Autore: Black nightingale    17/05/2016    3 recensioni
Piper soffoca senza Alex. Le manca la sua presenza, ma non può fare altro che aspettare.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Alex Vause, Piper Chapman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono a cena da alcuni amici. Non so cosa ci faccio qui. Alex se n'è andata e senza di lei niente ha più senso. La voce petulante e decisamente troppo acuta di Rosy mi perfora i timpani. Vorrei ucciderla adesso e metterla a tacere per sempre. Ogni sua parola è un urlo che si trasforma in uno schiaffo. Quasi non riesco a sentire i miei stessi pensieri. La sua risata è terribile, sembra ridere del mio abbandono. Alex dove sei? Non avrei mai voluto abbandonarti. Gli altri presenti sembrano non far caso a questa tortura. Ma chi cazzo è questa? Chi l'ha invitata?.A volte Rosy si gira verso di me, mi guarda insistentemente, mentre continua a parlare con gli altri. “Apotropaico”. Squilla Rosy, senza manco sapere che cazzo significhi questa parola. Alex si, lo avrebbe saputo. Leggeva un sacco. Alex dove sei? Sicuramente sarà immersa in un libro, sdraiata sul suo divano, con i capelli neri che le ricadono disordinatamente sul petto e i suoi occhi verdi che accarezzano le parole stampate. “Piper?”. Un mio amico mi distoglie daipensieri. Ero quasi riuscita ad isolare le strida di Rosy. Chi l'abbia invitata ancora non lo so. Mi sento estranea. Estranea in mezzo ai miei stessi amici. Con Alex invece, mi sentivo sempre a casa. In qualsiasi posto, anche dall'altra parte del mondo, ero a casa. Con lei sarò sempre a casa. É il mio porto sicuro, al quale posso sempre tornare. Sempre...già, ma ora non più. Ora è lei che deve tornare da me, ma non penso che lo farà. Non posso biasimarla, dopo tutto quello che le ho fatto, io non tornerei da me stessa. Ma lei è migliore di me, non posso smettere di continuare a sperare. Non adesso. Le risate di Rosy interrompono ancora i miei pensieri. Cristo, adesso la ammazzo, mi ritrovo a pensare. Se ci fosse stata Alex a quest'ora saremmo sicuramente in un bagno ad intrattenerci, fregandocene altamente della gente che pretende di conoscerti. Della gente che pretende di essere tua amica , senza accettarti per quello che sei. I miei stessi genitori non lo accettano, non pretendo lo faccia gente estranea. Alex però lo ha fatto. Mi ha accettato. Il nostro è un legame che a volte neanche noi stesse riusciamo a comprendere. Io soprattutto. Non ho mai capito un cazzo, sono stata una stupida. Ho paura. Ho paura di non farcela. Le risate di questa stronza sono opprimenti. Guardo il tavolo e adocchio un bottaglia di Vodka. Mi riempio il bicchiere e velocemente la mando giù. Per un attimo mi concentro sul bruciore tagliente che mi scende nella gola. Alex ti prego, salvami. Questa festa è uno schifo. Non voglio fare amicizia con nessuno. “Piper , vieni ti presento Rosy”. Un mio amico mi si avvicina, mi accompagna vicino alla fonte del mio malessere. Rosy. Il volume della sua voce è altissimo, le tempie mi pulsano, mi viene da piangere. Comincio a camminare e mi faccio guidare verso di lei. Vorrei avere un panno da arrotolare e ficcarle in bocca. Il suono rimarrebbe soffocato nella sua gola. Rosy comincia a parlarmi, a fare la simpatica. Voglio correre lontano, questa volta non cè nessuno a salvarmi. Sento la testa scoppiare. Con una scusa, mi allontano dal piccolo gruppo e vado a chiudermi in bagno. Dio, finalmente riesco a respirare. É notte fonda, scosto la tende dalle finestre del bagno. Il cielo è limpido, scuro quasi di velluto. Un piccolo spicchio di luna illumina le strade. Fisso la mia immagine allo specchio. La matita intorno agli occhi è quasi sparita e la zona intorno alle mie iridi è leggermente arrossata. Trattengo le lacrime che già velano la mia immagine. Ormai mi vedo sfocata. Cazzo. Apro il rubinetto e mi lavo la faccia. Non ci torno in quella merda di casino, non ci torno. Vado alla finestra, apro i vetri e scavalco il davanzale. L'aria notturna mi investe e fa svanire quasi del tutto l'effetto dell'alcol. Voglio solo tornare a casa e buttarmi sul mio materasso. Una volta ci sarebbero state le braccia di Alex ad accogliermi, a stringermi. Il ricordo mi fa passare la voglia di tornare a casa. Mi sentirei sola.
  
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