100 modi per uccidere
Barbabianca
#18 Imboscata
Niente
di meglio da fare per Ace, se non una delle
sue solite passeggiate notturne in preda all’insonnia; la
narcolessia poteva talora
essere molto fastidiosa, facendoti dormire per tutto il giorno e non la
notte. Davvero
molto fastidiosa.
Ace
camminava lentamente, cercando di fare meno
rumore possibile, anche se sulla nave non scorgeva nemmeno la vedetta
notturna.
Poi,
improvvisamente, come una manna dal cielo, un’idea
di straordinaria bellezza gli balenò in mente; e chi era lui
se non un povero
pio ragazzo per cacciarla via? D’altronde, non aveva niente
di meglio da fare,
e tutto quello non poteva che renderlo più vicino al suo
obiettivo prefissato
ancor prima di mettere piede su quella stupida nave a forma di balena.
Decise
di agire con cautela, questa volta,
insediando il seme del terrore ma non essendone la causa diretta; si
fermò un
istante e si calò nella parte in maniera impeccabile.
Scese
giù nei dormitori dei marinai, attento a non
far chiasso, ed entrò in una stanza a caso. Si
avvicinò piano alla prima branda
che trovò, svegliando il suo proprietario.
“Non
urlare e ascoltami” disse perentorio, quando
quel pover uomo spalancò gli occhi e fece per urlare.
Il
buio aiutò sicuramente il ragazzo lentigginoso,
che non fu riconosciuto da nessuno.
Poco
dopo una buona parte della ciurma, eccetto i
Comandanti che Ace si era guardato bene dallo svegliare, erano
appostati nei
cespugli vicino al porto dov’era attraccata la nave quella
notte. Erano giunti
lì perché una voce di corridoio gli aveva
avvertiti che qualcuno si era
intrufolato sulla nave per rubare i loro tesori; dovevano solamente
aspettare
che si palesasse quando stava per fuggire con la refurtiva e assalirlo,
per non
lasciargli alcuna via di fuga. Naturalmente era stato Ace a spargere
quella
falsa voce, perché il suo piano era completamente diverso.
La
sua pensata gloriosa e geniale, doveva prevedere
che il vecchiaccio si svegliasse per mano sua, scendesse dalla nave e
quindi
venisse assalito dai suoi stessi uomini che avevano, del tutto ignari,
teso un’imboscata
in piena regola.
Ma
quando Ace si era recato nella cabina del
capitano e aveva urlato a pieni polmoni che dei banditi si erano
appostati
sotto il ponte principale per attaccare la nave, l’effetto
che aveva sperato
non si compì.
Barbabianca,
infatti, balzò dal letto non per la
preoccupazione che potevano suscitargli quelle parole, ma
perché privato del
suo sonno.
Con
un gesto brusco prese Ace per un piede -chissà
perché
lo aveva riconosciuto all’istante-, e lo
scaraventò giù dalla nave, proprio
dove avrebbe dovuto esserci lui.
Inutile
dire che gli uomini della Moby, convinti di
ciò che Ace aveva detto loro poco prima, si gettarono tutti
insieme sulla
povera vittima, picchiandolo come se non ci fosse un domani.
Troppo
tardi capirono che quello non era altro che
uno dei soliti stupidi piani di quel ragazzino; così lo
lasciarono tumefatto
dove si trovava, mentre si disperava per la sua stupidità.
Un
altro piano era fallito miseramente, e si era
persino fatto più male del solito.
ANGOLO
DELLA DEMENZA
La mia
stupidità è tornata a fare compagnia a quella di
Ace! Mi chiedo quando imparerà
a farsi furbo, o a citarmi in giudizio per calunnia…ma fino
ad allora, io mi
divertirò, ridendo alle sue spalle per tutte queste
disgrazie.
Coooooomunque.
Salve miei
adorati lettori di frutta (?), sono tornata, ovviamente, in ritardo. Ma
non
linciatemi, questa volta ho deciso che devo iniziare a studiare almeno
un poco
prima della prossima sessione d’esame; voglio uscirne non
vincitrice, ci
mancherebbe, ma quanto meno con decenza, anche se sconfitta. Lo
sappiamo tutti
che non passerò mezzo esame della sessione estiva.
Dovrebbero abolirla con il
caldo che arriverà, dove le persone normali vogliono solo
starsene a larvare in
spiaggia. Indi per cui, se non mi vedete più tanto in giro
(sai che novità per
una ritardataria cronica! *shhhhh*) è perché sto
studiando; o sto facendo finta
di farlo. Più la seconda, in effetti.
Detto ciò e
chiarito che fingo di studiare solo per non sentirmi troppo in colpa,
spero di
avervi strappato un sorriso anche questa volta. Il capitolo
è un po’ contorto,
ma l’idea di per sé mi piaceva, anche se un
po’ improbabile, perché l’equipaggio
del vecchio molto probabilmente si sarebbe precipitato direttamente
nella sua
cabina per controllare che stesse bene. Ma concedetemi questa licenza
poetica.
Detto ancora
questo, ringrazio i miei fedelissimi, che non mancano mai di lasciare
un
commento e un segno del loro passaggio. Tanto ammmmmore per voi.
Per gli
altri, questa volta non vi ringrazio, così imparate a
palesarvi una volta
tanto!
Tanto
ammmmore e alla prossima!
*rotola
via*