Serie TV > Dark Matter
Ricorda la storia  |      
Autore: Fuuma    18/05/2016    0 recensioni
Vorrebbe essere capace di dirle altro, di essere meno stronzo e più… come One. O come Six. Ma è solo lui e non può fare più di così.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Characters: Three/Marcus Boon; Five/Das;
Pairing: Three/Five { brotp }
Words: 780
Warning: missing moment;
Prompt di: Giada Fraccaroli ~ Tu non ci crederai, ma sono qui per promptarti una Three/Five XD Dark Matter, Three/Five. Post 1x11. Five, ancora sotto shock per aver ucciso un uomo per la prima volta nella sua vita, trova inaspettatamente comprensione e conforto in Three.
Disclaimers: I personaggi di Dark Matter appartengono agli aventi diritto
Scritta per la Drabble Days 16/10-17/10 2015 @We are out for prompt

 

Quando la memoria ti viene strappata via in toto, soffermarsi a ricordare la propria infanzia è una cazzata per cui non vale alcuna pena. Eppure, con le braccia incrociate sulla soglia degli alloggi di Five, il primo pensiero di Three è stato per sé.
Che uomo orribile, direbbero alcuni (One di sicuro). Ma è alla propria adolescenza che ha pensato, al fatto che forse, nonostante la merda di cui è fatto, ha avuto anche fortuna, quella di non ritrovarsi con una pistola in mano a sparare per salvarsi la vita o salvare quella di qualcun altro.
Forse ha avuto più fortuna di Five. Forse no. Non lo saprà mai. E non saprà mai nemmeno che diavolo dire alla ragazzina che gli dà le spalle e finge di essere troppo impegnata con l’ultima diavoleria che ha deciso di costruire.
«Sto bene.» la prima a parlare è proprio lei e la voce le trema come il sorriso che gli rivolge, sbrigativo.
«E chi ha detto niente.»
Sì, sono un cazzone, fanculo. Non c’è nulla di nuovo, è fatto così, dovrebbero saperlo tutti ormai sulla Raza, per questo non si sente in colpa per aver parlato prima di contare fino a dieci. Eppure il primo passo è per entrare nell’alloggio, il secondo è per indirizzarsi verso la scrivania a cui Five è seduta e quelli che seguono gli permettono di raggiungerla e posare entrambe le mani alle sue spalle. È un peso morto quello che le lascia addosso – non è delicato, non è dolce, ma è presente, nel modo in cui nessuno si aspetta sia.
Non dice nulla e Five ha troppa paura che la propria voce non regga alle lacrime che sente gonfiarle gli occhi, per parlare.
Rimangono in silenzio per così tanto, che alla fine Three si sente costretto a fare qualcosa: all’inizio è solo un movimento circolare dei pollici, poi piano piano diventa un massaggio leggero, lento, che si arrampica sul collo sottile e percepisce sotto i polpastrelli un fremito lungo ed intenso.
Five trema.
Non è sicuro che sia solo per quanto è successo, per la sensazione dell’indice sul grilletto e di un colpo esploso. È anche per lui.
Serra la mascella, resistendo all’impulso di allontanarsi e mandarla a farsi fottere – sarà anche una ragazzina, ma che cazzo, lui si sta impegnando. Lui sta provando a fare qualcosa.
Eppure la voce di Five lo sorprende ancora, sottile, piccola, come lei.
«Posso chiederti un favore?»
Three deglutisce.
«Spara.»
Shit, pessima scelta di parole. Se ne è pentito nell’istante esatto in cui lo ha detto. Conta fino a dieci, dannazione. Conta. Fino. A. Quel. Dannato. Dieci!
Ma Five – per fortuna – non spara. Né parla. Si volta a guardarlo, con due occhi liquidi che gli fanno impressione (che gli fanno timore, perché gli ricordano di avere un cuore), si solleva in piedi ed è così instabile sulle gambe che le mani di Three non hanno il coraggio di abbandonarle le spalle. Non sa come – anche se la vede farsi avanti con il volto ed il busto, cadergli addosso – si ritrovi ad abbracciarla e lei lo stringe più forte che può, con braccia sottili che hanno a malapena la forza di tenersi sollevate alla sua vita, dita che si aggrappano alla sua maglia e il volto che affonda al suo petto.
Three ne guarda le spalle che sussultano per i singhiozzi trattenuti.
«Hey.» è l’unica cosa che riesca a dire, maledicendosi per essere incapace di trattare con i ragazzini. Con tutti in generale.
«Scusa.»
«Che cazzo ti scusi a fare?»
Si morde la lingua quando la sente irrigidirglisi addosso.
«Senti, se hai bisogno di piangere fallo, ok? Ma evita di rifilarmi scuse inutili. Va bene così.»
Si è impegnato, vorrebbe che questo lei lo capisse (che il mondo gli desse una medaglia per lo sforzo), vorrebbe essere capace di dirle altro, di essere meno stronzo e più… come One. O come Six. Ma è solo lui e non può fare più di così: abbracciarla ed aspettare che le lacrime non piante si asciughino da sole.
Five, però, non gli chiede altro – in un certo senso non gli ha nemmeno chiesto questo – chiude solo gli occhi e respira l’odore pungente del corpo di Three.

Quando li riapre, l’unica luce della stanza è quella del monitor acceso alla scrivania, lontano da dove si trova lei: sdraiata sul letto. Due braccia le circondano mollemente le spalle, un mento ruvido le solletica la fronte, un respiro caldo le soffia tra i capelli e il battito regolare di un cuore si mescola al suo.
Three le dorme accanto, ma come lui stesso le ha detto poco prima: Va bene così.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Dark Matter / Vai alla pagina dell'autore: Fuuma