Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |       
Autore: Luce_Della_Sera    18/05/2016    2 recensioni
(Sequel di “L’amore è sempre amore” e di “La vera essenza delle famiglie”)
Dal terzo capitolo: "L’amore per i figli è l’amore più grande: è infinito, così infinito che ti lascia senza fiato".
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L’AMORE PIU' GRANDE

Capitolo 1: Doppio lieto evento

“Pronto, mamma? Sofia ha partorito?”.
Irene si sentì invadere da una strana emozione, sentendo la voce della madre al cellulare; anche a quarantadue anni suonati, non riusciva a resistere al fascino dei neonati.
“Sì tesoro. I bambini sono sani e bellissimi!”.
“Oh, che bello! Appena finisco di lavorare corro in ospedale, d’accordo?”, assicurò, mentre si sventolava con dei fogli da stampante: era il dodici agosto, e faceva piuttosto caldo!
“Va bene, ci vediamo là. Verranno anche Sara, Vittoria e Gabriele?”.
“Vittoria e Gabriele verranno di sicuro, mamma: tua nipote non vede l’ora di conoscere i cuginetti, e Gabriele vuole vederli perché è molto curioso. Credo che non abbia mai visto dei neonati tanto da vicino! Per Sara, invece, dipende da quanto ha da fare al lavoro, ma credo che si libererà! A più tardi!”.
Irene, stringendo ancora il cellulare in mano, si fermò a pensare a sua sorella. Sofia e Riccardo si erano sposati quattro anni prima, e avevano avuto qualche difficoltà a concepire; poi, finalmente, era arrivata quella gravidanza. Né lui né lei si aspettavano di avere due gemelli, ma la loro gioia alla notizia era stata incontenibile, nonostante sapessero che con due bimbi le responsabilità sarebbero aumentate … e lei li capiva: i bambini erano sempre una benedizione, ma erano anche molto impegnativi!
Guardò l’orologio: aveva ancora tempo prima di dover ricominciare a lavorare.
“Bene: ora chiamo Sara, poi passo a Vittoria. Non vedo l’ora di conoscere i miei nipotini!”.
 
 
“Mamma Irene, la sai una cosa? Io ieri notte quando ho visto la stella cadente ho desiderato di conoscere presto i cuginetti … e adesso si è avverato!”.
Gabriele, eccitato com’era, riusciva anche a saltellare sul sedile nonostante avesse la cintura di sicurezza.
“Gabri, stai fermo, su!” gli fece Vittoria, che era seduta accanto a lui. “Sto cercando di mettermi la matita intorno agli occhi! Se non la smetti di saltellare finirà che mi acceco”.
“Ma perché devi metterti quella roba?”.
“Per essere più carina!”.
“Beh, mamma Irene non se la mette mai, eppure è bella lo stesso! Vero, mamma Sara?”.
Sara, che era seduta al posto anteriore accanto a quello del guidatore, si girò verso suo figlio.
“Hai ragione, amore. Però se Vittoria si vuole truccare va bene lo stesso!”.
Irene dal canto suo, cercò di concentrarsi sulla leva del cambio; non le piaceva quando il discorso virava sul suo aspetto, anche se indirettamente e anche se a parlarne era un bambino di dieci anni come il suo figlio adottivo.
“Gabriele, davvero hai desiderato di vedere i cuginetti, ieri sera?” chiese, tanto per cambiare discorso. Il dieci agosto non avevano visto neanche una stella cadente, ma la sera successiva erano stati più fortunati … o meglio, i suoi figli lo erano stati: lei e Sara non ne avevano vista neanche una, ma erano contente così, perché avevano già tutto ciò che potevano desiderare.
“Sì, sì: io lo sapevo che si avverava presto!”.
Irene e Sara sorrisero nello stesso momento: sarebbe stato crudele spiegare al bimbo che la stella cadente non c’entrava nulla con la nascita dei bambini. Lui sapeva a grandi linee come avveniva il concepimento, ma se voleva credere che un meteorite infuocato influenzasse le nascite, chi erano loro per smentirlo? Avrebbe avuto molto tempo per capirlo da solo.
 
 
“Sofia! Auguri!”
La neomamma alzò lo sguardo, proprio mentre la sorella entrava nella stanza.
“Ciao, Irene! Grazie per gli auguri”.
“Ho portato dei regalini per i piccoli Leonardo e Alessandro”.
“Oh, ma non dovevi!”.
“Figurati, l’ho fatto con piacere. Come mai sei sola nella stanza?”, chiese la maggiore delle due sorelle, posando i pacchetti che aveva portato sul comodino e sedendosi su una sedia posta accanto al letto dove la più piccola era sdraiata.
“L’altra ragazza è stata portata in sala parto poco fa. E’ una bambina lei per prima, in realtà, sai? Ha sì e no l’età di Vittoria!”.
Irene represse un brivido, figurandosi sua figlia incinta, e per non pensarci fece la prima domanda che le venne in mente.
“Come … come ti è sembrato?”.
“Bello. Mi ha fatto malissimo, ma poi ho visto i miei due piccolini, e … è passato tutto!”.
“Ti capisco. E’ così che funziona: gli ormoni entrano in circolo quasi subito. Vedrai che tra qualche tempo il dolore non te lo ricorderai più!”.
Sofia si limitò a sorridere.
“Ho visto Riccardo, qui fuori. Pare che non stia più nella pelle, o mi sbaglio?” continuò Irene, allegra.
“No, non sbagli. E’ venuto in sala parto con me, ed era emozionatissimo!”.
“Ci credo!”. Per un attimo, Irene perse il sorriso: lei, diciotto anni prima, non era stata altrettanto fortunata. Aveva avuto i suoi parenti vicino e Sara era venuta a vedere la piccola poco dopo la nascita, ma il padre di sua figlia non c’era: non aveva voluto saperne nulla della bambina, fino a sette anni dopo la sua nascita. E quando era ricomparso, si era comportato in modo spaventoso con lei, cercando di portargliela via … fece un sospiro, e si affrettò a scacciare quei ricordi tanto dolorosi. Ormai facevano parte del passato, ed era inutile rimuginarci ancora sopra!
“A me i tuoi figli sono parsi dizigotici, comunque, giusto?”.
“Sì, è vero. E’ un bene, così quando saranno più grandi non potranno scambiarsi!”.
“Non è detto che l’avrebbero fatto qualora avessero potuto, però, no? Comunque, sono proprio dei bei bimbi. Come la loro zia, del resto! Però ho notato una cosa di loro che mi ha impressionato …”.
Sofia si agitò sotto il leggero lenzuolo, inquieta.
“In che senso? Pensi abbiano qualcosa di grave?”.
“No, non è grave … ma hanno entrambi la fontanella girata in verso antiorario!”.
“E dai, mi hai fatto prendere un colpo!”. Sofia fece per prendere la sorella a cuscinate, ma non era affatto offesa.
“Beh, te lo avevo detto che un po’ mi somigliavano, no? Comincia ad avvertire Riccardo: saranno due splendidi gay, una volta cresciuti! Mi sa che il gene xq28 è passato a te, invece che a me!”.
“Suvvia, Irene, sai bene che le fontanelle dei neonati non indicano davvero la sessualità futura, e la teoria del gene xq28 risale al 1993 e ha più falle di una barca in procinto di affondare!”.
Le due donne risero, divertite, pensando a quante teorie strampalate e assurde esistevano ancora riguardo a quella che, dopo studi trentennali autorevoli svolti qualche decennio prima, era risultata essere una variante della natura umana; poi, alla fine, Irene si alzò.
“Bene, sorellina … ora credo che sia il caso di far entrare gli altri. Vittoria e Gabriele sono rimasti incantati dai loro cuginetti quando siamo passati alla nursery, sai? E adesso non vedono l’ora di coccolare un po’ la zia. Faccio entrare anche Sara, ok?”.
“Per me va bene. Lo sai che non ho problemi! Dille però che poco prima della fine dell’orario di visita lei e Gabriele dovranno uscire, perché vorrei passare qualche minuto sola con mia nipote; così avremo modo di spettegolare un po’ e potrò sapere anche se si è presa qualche cotta, ultimamente!”.
“Che io sappia, attualmente non ne ha prese. So soltanto che è indiscutibilmente eterosessuale, come suo padre…bleah!”.
Facendo una smorfia di finto disgusto, Irene fece un veloce cenno di saluto alla sorella e si diresse verso la porta della stanza.
 
 
“Allora, amore, ti sono piaciuti i miei nipoti? Mi somigliavano tanto, vero?”.
Irene guardò la moglie, che era sdraiata accanto a lei nel loro letto matrimoniale.
“Non vorrei deluderti, ma non ti somigliavano neanche un po’ … in realtà, erano di gran lunga più carini di te!”.
“Grazie, sei gentile!”.
“Figurati, per te questo ed altro!”.
Irene sorrise, maliziosa.
“Lo so che avevamo stabilito di non fare più bambini, ma … ti va di fare qualche tentativo, stasera? Magari in questo modo riusciremo a concepire senza aiuti esterni!”.
Sara appoggiò l’indice della mano destra sulla bocca, fingendosi pensierosa.
“Fammi riflettere … sì, direi che è una proposta interessante! Si può provare”.
“Ok, allora …” fece Irene, togliendosi in fretta la maglietta del pigiama e fissando la compagna con sguardo provocante prima di iniziare a togliersi anche pantaloni e mutandine. “Cominciamo quando vuoi!”.

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Luce_Della_Sera