Si era comportato in maniera strana da quando il film si era concluso. Era sceso lungo i gradoni del cinema dirigendosi subito verso l’uscita, senza sedersi in prima fila per vedere lo schermo specchiarsi nei suoi grandi occhi azzurri, circondato da qualche bambino che come lui non riusciva a trattenere la curiosità di vedere come si sta seduti immediatamente davanti a quelle immagini giganti. Aveva buttato via il secchiello dei popcorn prima che fosse completamente vuoto, quando normalmente avrebbe rastrellato quelli rimasti sul fondo nel viaggio di ritorno verso casa, lasciando che Kate guidasse l’auto e discutendo con lei sul film appena visto.
 
Questa volta nulla di tutto ciò era accaduto…
 
Era rimasto in silenzio tutto il tempo guardando al di là del finestrino con sguardo assente, come a fissare gocce di pioggia inesistenti battere ritmicamente sul vetro. Arrivati al loft, aveva superato Kate nel corridoio appena uscito dall’ascensore e, una volta lanciate con formidabile mira le chiavi di casa nella ciotola sul mobile accanto alla porta, si era seduto sul divano con aria riflessiva. Solo allora Kate, togliendosi la giacca, posandola sull’appendiabiti e sedendosi accanto a lui, si era resa conto che sul suo viso era apparso lo stesso cipiglio di quando solitamente riflette sugli intrighi dei suoi romanzi.
Il fatto che lo fissasse con insistenza sembrava non suscitare alcunché in Castle. Niente irritazione, né fastidio, né alcun bizzarro genere di eccitazione, i suoi occhi erano persi nel vuoto davanti a lui. Se il circo di Russia fosse entrato irrompendo in casa loro in quell’istante probabilmente non se ne sarebbe nemmeno reso conto.
“D’accordo, questa cosa é assolutamente ridicola”, aveva esordito Kate, ormai stanca di aspettare che suo marito si riprendesse da quello stato catatonico. “Cosa c'è che non va? Eri così contento di andare a vedere questo film.”
 
Lo aveva visto segnare i giorni sul calendario, fissare il countdown impostato sul telefono con insistenza morbosa, quasi che continuando i giorni sarebbero trascorsi ad una maggiore velocità. Aveva assistito alle sue lamentele quando, nonostante tutti i suoi sforzi, incappava in qualche spoiler, cosa di cui per la maggior parte delle volte erano da incolpare i suoi compari, Ryan ed Esposito.
 
“Lo aspettavi da mesi! Mi rendo conto che non si sia rivelato il film dell’anno, ma credevo davvero che ci avremmo fatto una risata sopra. Che avremmo discusso sulla nuova armatura e sul Batman di Ben Affleck… insomma, ero partita prevenuta ma mi sono dovuta ricredere. E stare qui a parlarne da sola mi fa sentire stupida e ridicola e stupida, quindi ora ti riprendi e mi dici cosa succede!”
Aveva alzato lo sguardo verso di lei, che lo incoraggiava a parlare inarcando con decisione le sopracciglia, e alla fine aveva ceduto a quei suoi grandi occhi verdi.
“Si chiamavano Martha, Kate… Martha”. Sorrise.
Francamente aveva pensato che si trattasse di qualcosa di ben più grave. Se solo lo avesse detto fin dall’inizio... Perfino lei aveva trovato una cosa ridicola che i due eroi, che avrebbero dovuto darsi battaglia, si alleassero solo perché le madri avevano lo stesso nome!
“Hai ragione Castle, una cosa davvero st-”
“Fantastica! Ma ti rendi conto?”
Kate rimase ammutolita da quell’inaspettata reazione. Come poteva quel dettaglio essere qualcosa di sensazionale? Ma più Castle parlava, più lei cominciava ad unire i pezzi e a capire e aveva davvero timore di essersi avvicinata alla soluzione.
“Martha, esattamente come mia madre! É la cosa migliore che potesse accadere!”
“Castle, non credi di star reagendo in modo un tantino esagerato?”
“Non capisci, Kate? Potrei avere anche io qualche super potere o essere dotato di una particolare attitudine a combattere il crimine con un costume e salvare la gente muovendomi nell’ombra.”
“Si”, gli diede fintamente ragione per un istante, proseguendo poi con tono volutamente sarcastico e provocatorio. “come un maniaco che attende le sue vittime stritolato in una ridicola calzamaglia! Magari gialla fluo come quell’attore che abbiamo visto in Super l’altro giorno. Ehm… Nathan Fillion”.
Ma lui non la stava neanche più ascoltando, ormai era partito per la tangente con congetture e teorie.
“Devo mettermi al lavoro e scoprire quale potrebbe essere il mio super potere e capire come usarlo per fare del bene”, si diede una spinta con le braccia alzandosi come una molla dal divano pronto a scattare verso lo studio e mettersi al lavoro.
“Oppure”, lo richiamó Kate con voce suadente, bloccandolo così a metà del corridoio, “potresti…” e con lentezza cominciò a sbottonarsi la camicetta, conscia che esisteva un solo modo per convincerlo a fermare quella follia. “Potresti venire con me in camera da letto e mostrarmi un altro tipo di super poteri ed attitudini.” Lasciò passare qualche secondo durante i quali fece cadere la camicetta sul tappeto ai suoi piedi, senza perdere il contatto visivo con Rick, il quale aveva la mascella ormai a terra, gli occhi che bramavano di vedere il suo corpo nudo e i denti affondati nel labbro inferiore. Poi languidamente aggiunse, “Allora, cosa ne dici?”
Rick gettó un’occhiata rapida allo studio, poi posò nuovamente lo sguardo su Kate.
Il corpo che fremeva e la gola secca.
“Oh, al diavolo! Tanto mia madre si chiamerà Martha anche domani”.
 
 
 
 
Diletta’s coroner:
Castle si è appena concluso e io scrivo cose demenziali. Perdonatemi, ma poteva andare peggio, sarei potuta tornare con una angst in cui facevo fuori tutti. TUTTI.
Ed invece è finita bene, non ci credevo nemmeno io!
Ci si legge alla prossima.
Baci