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Autore: candidalametta    11/04/2009    1 recensioni
di solito le regole per un ottimo triangolo è il silenzio. o quanto meno, i partecipanti, per imperscutabili motivi creano legami in cui amore e odio si intersecano. è questo da equilibrio, in un modo o nell'altro. ma cosa succede quando in questro triangolare rapporto tutti si amano e nessuno vorrebbe fare soffrire l'altro? la risposta è facile, soffrono tutti, indistintamente. è solo una storia, brevi pezzi di quello che assurdamente vero continua ad accadere. racconti del buio di una stanza, dove continuo a soffrire più di quanto riesca ad esprimere
Genere: Introspettivo, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Salgo l’ultimo gradino con lo sguardo basso per non cadere, con il petto che si solleva affannosamente dopo i quattro piani saliti di corsa. La porta è socchiusa, il buio dentro la piccola casa è così spesso da portarmi a pensare che le finestre non siano state aperte da molti giorni, che la notte sia rimasta intrappolata tra queste pareti.
In un regno che è tuo da sempre.
Eppure conosco questa casa anche inondata di luce, colma di una luminosità accecante contro le bianche pareti nude. Prima che il mio ruolo cambiasse, prima che sostituissero il copione originale con arrangiamenti scritti a margine.
Cammino con le mani protese fino alla stanza più vicina, cercando la parete in fondo e solo quando le gambe sbattono contro il materasso basso mi fermo confusa con la testa che gira dalla fatica della corsa. Il respiro ancora pesante e il dolore al fianco, mi tremano le gambe ma tu non devi saperlo. Solo il fruscio di coperte scostate mentre eviti di darmi il benvenuto nel tuo letto. Sfilo la felpa senza fare caso ai capelli scombinati, non puoi vederli e in ogni caso ci penserebbe il cuscino condiviso a farlo per me. Mi stendo con delicatezza per non fare cigolare la vecchia rete e su un fianco, dandoti le spalle, rimango a guardare una stanza buia che non posso vedere. Sento il tuo petto aderire alla mia schiena e un tuo braccio avvolgermi, comincia a stringere senza che ti abbia dato il permesso. Mi rimproveri, del ritardo, di averti fatto alzare, di averti disturbato così presto questa mattina. La tua mano senza vergogna vaga sul mio seno, poi ti fermi, lamentandoti anche che il mio cuore batta troppo veloce.
Sarebbe inutile rispondere che il tuo è fermo, inesorabilmente bloccato.
Non mi ascolteresti, non lo fai mai.
Scendi per stringermi sul torace, come a farmi stare buona, immobile e ferma, mentre tu vuoi solo dormire, con me accanto come una bambola inanimata. Non devo fare nulla, solo stare buona, in un angolo mentre mi usi come un cuscino. Trattengo il fiato, sperando che il cuore si tranquillizzi, chiudendo gli occhi senza lasciarmi completamente andare fin quando i troppi pensieri non si ingarbugliano e inaspettatamente mi addormento, con il tuo respiro tra i capelli scomposti.
La tua mano fredda mi sfiora d’un tratto il collo, scostando i capelli che lo coprono poco, “vampiro del cazzo” mormoro, ridi, ricordandoti del nostro vecchio gioco che non morirà mai.
Sei il nipote del diavolo, il senz’anima, un vampiro freddo dal cuore inesorabilmente morto.
Io sono solo la stupida umana, nessuno si aspetterebbe compassione da uno come te; ma la sete del mio sangue, almeno quella, dovrebbe porre fine per sempre al nostro inutile gioco, prendendo fino all’ultima goccia quello che saprei donarmi per lasciarmi infine, per sempre. Invece continui ad assaggiarmi, lasciandomi intuire di essere solo un passa tempo e non quello che veramente ti fa gola. Mi chiedo che senso abbia tutto questo, mentre poggi deciso la tua mano sulla mia spalla girandomi verso di te, per chiudermi nel tuo abbraccio che mi toglie il fiato, perché sento solo il tuo odore e l’aria manca ai miei polmoni lasciandomi troppo sconvolta per regolarizzare il mio battito. Sembra che il cuore mi debba scoppiare da un secondo all’altro nel petto; infastidito premi il palmo dove proviene il rumore per arrestarlo, adesso anche il respiro si è fatto troppo veloce per passare inosservato. Ti stai irritando, poi sorridi trovando la soluzione, facendo scivolare la mano verso il collo per poi stringere le tue dita intorno alla gola, fredde e determinate, come te.
Stringi più forte, tanto che smetto di respirare, trattengo il poco fiato rimasto mentre ridi, sarcastico. “hai paura di me ora?”, sussurro un no che puoi appena percepire, “potrei farti molto male” intravedo il tuo sorriso perché hai girato il mio viso verso di te, a pochi centimetri dalla tua bocca, “molto, molto male”.
Sento gli occhi inumidirsi ma non è da me dartela vinta, farla facile, per entrambi. “non è vero”, le parole portano via l’ultimo soffio di aria ancora in corpo, sentendo sparire il calore dalle mie guance, ma è buio qui e tutto assume il colore irreale del metallo. Persino le tue labbra ormai vicine al mio viso, “potrei…” lasci la presa, mentre ingoio boccate di aria troppo calda, satura di te, che brucia più dell’abrasione sul mio collo.
La tua mano non mi abbandona, ora che è più calda dal mio fiato mancante, la passi con noncuranza sulla pelle tra poco livida stringendo ogni tanto per assicurarti che abbia recepito il messaggio.
“se fossi un vampiro”, cominci sornione, “cosa mi tratterrebbe dall’ucciderti?”, scuoti la testa come a scacciare le mie presunte obiezioni, “nulla, se io volessi il tuo sangue, se lo volessi davvero, lo prenderei e tu, piccola cosa, non potresti mai fermarmi, moriresti qui, in questo letto dove sei entrata di tua spontanea volontà”. Vorrei dire qualcosa ora, ma mi spingi il mento verso l’alto, facendomi chinare indietro la testa, esponendo il collo, mentre nuovamente manca l’aria dai polmoni, non per la posizione, ma per il tuo respiro che sento rilassato sulla pelle scoperta. Rabbrividisco, cercando di non immaginare i tuoi denti su di me, che non arriveranno mai, perché non ciò che vuoi. Le tue parole … se solo volessi … ma tu noi mi vuoi, è come se fossi assetata e mi parlassi dell’acqua della fonte più fresca del mondo e vorrei annegare piuttosto che restare ancora a sognarla, maledicendomi.
Come godi di questo, sentirmi tremare sotto le tue mani senza sfiorarmi quasi, lo leggi senza problemi nei miei occhi metallici di questa luce inesistente, lo vedo nei tuoi occhi grigi che odio con tutta me stessa perché dicono sempre la verità. Una verità che voglio ignorare perché mi urla che per te non sono e non sarò mai nulla. Che tu non vorrai mai il mio sangue, che non mi ucciderai mai del tutto, che mi lascerai sempre così, ad un passo dal baratro, aspettando di cadere e ridere di me, di questa mia dannata ossessione che ancora mi lega a doppio filo.
Ho cercato di reggere il confronto, ma non c’è l’ho fatta. La differenza è che tu non hai bisogno di me, neanche ora, potrei scivolare via da questo letto e tu mi diresti solo di chiudere bene la porta alle mie spalle. Senza neanche alzarti, girandoti semmai dall’altro lato per non scorgere la striscia di luce che si introdurrebbe nel tuo angolo buio, nella tua notte artificiale.
  
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