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Autore: NobleSeaFoam    19/05/2016    1 recensioni
Eccoci ancora qui, con una storia scritta in realtà prima dell'ultima pubblicata qui.
Ho i miei headcanon sul post-Gea, soprattutto ho i miei headcanon su alcune ship e sulla fine che fanno.
One shot sulla rottura tra Piper e Jason. Non prendetevela a male, ho i miei motivi per non vederceli a tirare avanti per le lunghe. Il tutto seguito da un brevissimissimo incontro tra Jason e Nico che è un... Preludio per eventualmente un risvolto Jasico? Dunno? Non so se ce lo vedo io perché l'ho scritto e li shippo o meno.
P.S. Non avendo avuto modo/tempo/voglia di comprare Trials of Apollo per leggermelo in anticipo in inglese OVVIAMENTE è tutta meravigliosa invenzione (Purtroppo ahahaha sob).
Genere: Generale, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jason Grace, Nico di Angelo, Piper McLean
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo la morte di Leo né Jason né Piper erano più gli stessi. In realtà era un cambiamento che aveva cominciato ad insinuarsi tra loro due molto prima, ma quell'ultimo sciagurato evento sembrava aver rotto del tutto quel sottile e incerto equilibrio che li legava. Avevano passato il mese successivo alla sconfitta di Gea a provare con tutte le loro forze a stare insieme, a cercare di provare che quello che sentivano l'uno per l'altra era vero, che dopo gli inganni orditi da Era il loro sentimento era nato per davvero, spontaneamente, non per volere di qualche divinità capricciosa con manie di controllo.
Stronzate.
Fu sorprendentemente Piper ad avere il coraggio, per prima, di ammetterlo. Una sera, l'ultima di quell'estate al campo, mentre osservavano le stelle sul tetto della cabina 1, la figlia di Afrodite parlò.

“Sparky,” chiamò il biondo, “finiamola qui.”

Non che il figlio di Giove non lo credesse necessario ma rimase comunque sorpreso dall'affermazione della ragazza. Saperlo non l'aveva resa meno prevedibile di un fulmine a ciel sereno.

“Pips, cosa stai…”

“Lo sappiamo entrambi, Jason. Ci siamo illusi, ci abbiamo provato, ma non ha funzionato. Ti voglio un bene dell'anima e ti sono grata per tutto quello che hai fatto per me ma… Ma non sei più speciale per me.” Mentiva spudoratamente ma doveva cercare di renderla più facile ad entrambi, soprattutto a se stessa. “Certo, ti vorrò sempre un bene particolare ma con questo finisce la storia. Ho capito che non era amore,” altre menzogne, “e che magari, forse, in futuro chissà. Ma non ora. È frustrante per me dirlo ma…”
la cherokee fu interrotta dalla mano di Jason che si posò, delicata, sulla sua guancia. Quando la ragazza alzò lo sguardo sul biondo ebbe un tuffo al cuore. Entrambi sapevano che era giusto e, più che altro, necessario che finisse così, ma la consapevolezza non aveva fermato alcune di lacrime dallo scendere dagli occhi color cielo del semidio, per poi scivolare lungo gli zigomi, la guancia e poi giù, seguita dalle altre. Solo una volta che vide le lacrime del biondo, Piper si accorse di star piangendo a sua volta.
Aveva usato la lingua ammaliatrice su se stessa per convincersi delle sue parole e non far tremare la voce. Era strabiliante quanto spaventoso.

Mordendosi il labbro inferiore più forte che poteva per non cominciare a piangere davvero con tanto di gemiti e singhiozzi cercò di respirare normalmente.
Fissò nuovamente gli occhi cangianti su quelli di Jason e si allungò quel tanto necessario per baciare il ragazzo.

“Perdonami, sappiamo tutti e due che è giusto ma, ti prego, se puoi, perdonami.”

“Pips, non devi essere perdonata di nulla. Sei stata una delle cose più belle dei miei 16 anni di vita, solo forse non più bella di altre.” Stronzo. “Non possiamo ingannarci ancora no? Ti voglio bene più o meno come potrei volerne a Thalia e… E forse saremo più felici così.”

“Ce lo meritiamo, giusto Sparky?” La castana tentò di tendere le labbra im un sorriso almeno vagamente credibile mentre l'ormai suo ex le accarezzava le guance per raccogliere le lacrime che vi scorrevano sopra. “Decisamente.” Confermò lui.



Dopo quella sera Jason decise che era arrivato il momento di approfittare del suo nuovo ruolo e andare al campo Giove a cominciare i piani di costruzione dei vari templi che aveva promesso di edificare in cambio di aiuti durante la missione, lontano da Piper, lontano da tutto. Decise di partire senza un saluto. Annabeth e Percy erano già tornati a New York, Hazel e Frank erano a nuova Roma, con Piper si erano mutamente detti addio e Leo non c'era più. Si sentiva improvvisamente fuori posto in quel campo, non c'erano più le persone con cui era stato insieme per così poco ma che erano diventate il suo unico punto fermo dopo la perdita di memoria. Che senso aveva restare?
Il brivido che gli percorse la schiena lo fece bloccare dal muoversi oltre.

“Prima chiedi a me di restare e poi sei tu il primo ad antartene, Grace?” La figura minuta e scheletrica di Nico Di Angelo comparve da dietro un albero poco distante. I vestiti scuri di solito facevano risaltare il suo pallore quindi non capiva se il suo colorito sembrasse migliore per via del poco contrasto della maglietta del campo o perché, effettivamente, aveva passato troppo tempo al sole. Merito di Will Solace? Chi poteva dirlo. Lui no di certo.

“Quindi parti?”

“Per un po’. Sai, i doveri da pontifice massimo…”

“Non sperare di darmela a bere, Grace. Non sono ancora così stupido.
Tornerai, vero?”

“Ti mancherò?” Al solo pensiero gli venne da ridere. Nonostante i suoi sforzi di instaurare un'amicizia, il moro sembrava troppo ritroso.

“Mi sembra ovvio.
Vedi di tornare di tanto in tanto… Jason.” Il biondo era piacevolmente sorpreso, quasi euforico all'idea, talmente tanto che il cuore gli batteva all'impazzata in petto.

“Prometto, Nico.” Soffiò l'ex pretore mentre si levava in cielo, provocando uno sbuffo divertito nel figlio di Ade.

“Hai promesso.” Sussurrò prima di tornare verso l'arena per allenarsi.
  
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