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Autore: Joyanne    19/05/2016    1 recensioni
I don't wanna fall, fall away. Hermione lotta con il vuoto che ha dentro, la guerra ha lasciato devastazione in lei. Questa one-shot racconta il suo dolore, il suo delirio, strazio, tormento. Diciamole addio. Addio, a qualcuno che non esiste più.
"Tentare di rimettersi in piedi, non mollare mai. Per nessuna ragione. Questo la vita le aveva insegnato, raccattare tutti i cocci per terra e mettersi di buona volontà, aggiustare le cose. Ma lei era stanca, stanca di combattere, stanca di rialzarsi. E quei cocci, maledizione, erano così minuscoli, così nascosti. Non sapeva se li avrebbe trovati, magari li aveva persi da qualche parte, anni prima. Non era che una ricerca disperata. E non aveva, non ce l’aveva più, la forza di tirarsi su."
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Da Epilogo alternativo, Contesto generale/vago
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I don't wanna fall, fall away.

Destruction

 

Tentare di rimettersi in piedi, non mollare mai. Per nessuna ragione. Questo la vita le aveva insegnato, raccattare tutti i cocci per terra e mettersi di buona volontà, aggiustare le cose. Ma lei era stanca, stanca di combattere, stanca di rialzarsi. E quei cocci, maledizione, erano così minuscoli, così nascosti. Non sapeva se li avrebbe trovati, magari li aveva persi da qualche parte, anni prima. Non era che una ricerca disperata. E non aveva, non ce l’aveva più, la forza di tirarsi su. Di aprire gli occhi, di muoversi, avvolta nel grigio, la schiena distesa su quel parquet scuro e impolverato. Voleva abbandonarsi, abbandonarsi al vuoto, all’immensità dell’ignoto che aveva dentro. Con quella solita musica in testa, che non riusciva ad identificare, quel richiamo straziante, lamento, che la attirava nel buio. Desiderava morire, e ne aveva paura. La gola bruciava, il respiro le era impossibile, le lacrime che premevano, scottavano contro gli occhi, ma non trovavano la forza necessaria per spingersi fuori, per buttarsi, per salvarsi. Rimanevano dentro le sue palpebre, appannandole la vista, soffocate, e asfissianti. Hermione non era la stessa, e in cuor suo lo sapeva. Lo sapeva da sempre, e aveva paura di ammetterlo. Il cambiamento l’aveva sempre spaventata. Qualcosa dentro di lei si era rotto, tempo prima. Non vi era più possibilità di portarlo indietro, era morto. E lui con esso, molto tempo fa. Era come se si addolorasse per il suo stesso funerale. Quello spiraglio di lucidità che le rimaneva, così infinitesimale, così debole, che s’accennava a scomparire in un secondo, si straziava con rimpianto per l’Hermione che se n’era andata. Per tutto ciò che sapeva, che conosceva. Era andato distrutto, tutto quanto. Non restava che un ricordo, morto, dentro la mente di una defunta. Lei, Harry, Ronald, tutti quanti, non si sarebbero mai più rialzati. Sacrificati per un mondo che non avrebbero mai più rivisto. Era inutile fingere che non fosse cambiato nulla. Era cambiata qualsiasi cosa, rimanendo la stessa. E quell’urlo di sopravvivenza, non usciva dalle sue labbra, era condannata. E non voleva cadere, voleva continuare ad essere lei, a rialzarsi e a correre, scappare via, andarsene. Ma non in quel modo, impotente, schiacciata dalle loro stesse azioni. Carne sacrificale, questo era stata. L’aria viziata e l’odore di vecchio, stantio, morto, le entravano a forza nelle narici, stringendo in una morsa compulsiva e confusionaria la sua mente. SI era inceppata, non riusciva ad andare avanti. Ed era, o non era più?, da buttare. Era un’anima che non esisteva più che lasciava questa Terra, questo universo, quest’esistenza. Sarebbe scomparsa, giovinezza sprecata, vita rubata, anima bruciata. Ingiustizia, era stata la parola chiave della sua vita, di ogni cosa che ora non esisteva più. Loro sarebbero andati avanti, perdendo un pezzo, vivendo con i miseri rimasugli di quel che restava. Morendo deboli, insufficienti. Lei se ne sarebbe andata ora, e non sarebbe importato a nessuno, sarebbe stata sola, perché nessuno più c’era. Era andato tutto, e l’unica cosa che poteva fare era rimanere quella se stessa che non esisteva più fino alla fine, aggrappandosi alla vita, in quel limbo, rifiutandosi di fare ciò che andava fatto. DI andare via, di uccidersi, di lasciare tutto. Tutto, che era niente. Macerie, odio, distruzione, ingiustizie, morti, innocenti massacrati, sacrifici, errori, inutili eroi. Che risultavano ancora più danneggiati da ogni secondo che respiravano quell’aria tossica, veleno per la loro anima. Morti, per qualcosa che non sarebbe esistito. Avrebbe raggiunto chi aveva lasciato, aveva pensato. Ma non era così, tutto quello che se n’era andato, era volato molto più lontano di dove lei sarebbe arrivata. Sarebbe morta tentando condannata a vedere la meta e a non raggiungerla, perché non si liberava di quel peso, magone angosciante, di quel dolore così pesante che non le permetteva di saltare in alto. Sarebbe caduta, trascinata nell’oscurità, ancorata sul fondo.
   
 
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