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Autore: FairLady    19/05/2016    3 recensioni
[Alec/Magnus/Camille]
"Così diversi, eppure così incredibilmente affini ai miei gusti"
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Altri, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Alexander.
I suoi occhi e la confusione che gli facevano provare.
Le sue labbra e la voglia di morderle che sentiva.
La sua figura slanciata e fiera: guardarlo dal basso e sentirsi sovrastato dalla possenza di quel corpo che aveva desiderato dal primo momento in cui gli aveva messo gli occhi addosso. Lo faceva sentire così fragile, e Magnus Bane non si era mai sentito così – o meglio, non si era più sentito così da quando lui e Camille avevano “rotto”, un centinaio d’anni prima.
Aveva giurato a se stesso che non avrebbe mai più provato quel senso di impotenza che gli impediva di ragionare lucidamente, che non avrebbe più permesso a un’altra persona di condizionare la sua vita, di prendere decisioni per lui.
Poi era successo qualcosa.
Alexander.
Alexander era successo.
E tutto intorno a lui aveva perso senso.
Continuava a circondarsi di Shadowhunters solo per avere la possibilità di vederlo, di parlargli, di respirare la sua stessa aria. Era uscito dal suo guscio, dal mondo nascosto che si era creato, con l’unico scopo di portare Alec nella luce di quel sentimento che gli aveva letto negli occhi quella prima volta, ma che temeva non avrebbe mai confessato. Per lealtà verso la sua famiglia, per non ferire nessuno, anche se alla fine avrebbe finito con il ferire entrambi.
Magnus Bane si era lasciato fregare di nuovo, ed era lì, sdraiato sul suo letto, tra glitter e grimori, in attesa. In attesa di lui…
«Dio, sei patetico…», certe voci non si potevano dimenticare, così come non sarebbero stati dimenticati i colpi bassi che lo avevano fatto sanguinare, e Camille Belcourt che, chissà come, aveva appena fatto il suo solito trionfale ingresso nella camera, gliene aveva inferto uno che, a suo tempo, credette mortale.
«Non voglio sapere in che modo sei riuscita a entrare senza il mio permesso, ma p…», nel frattempo la vampira si era già seduta sul divano di fronte al letto, in quel suo modo seducente e letale, capace di togliere allo spettatore ogni capacità cognitiva. Era una vedova nera pronta a colpire. «…rego, fai come se fossi a casa tua.»
«Oh, grazie, caro. Pensavo che, insieme alla tua eterosessualità, avessi perso anche le buone maniere. Come sta il tuo tenero giocattolino nuovo?», Magnus si era già alzato, pronto a difendersi, concentrato. Camille lo osservava con gli occhi ferini e traditori stretti in due fessure e un ghigno stampato sulle labbra che non lasciava presagire nulla di buono.
Ma restava pur sempre una creatura pericolosamente deliziosa – come una mantide pronta a ghermire il maschio per poi divorarlo.
«Che cosa sei venuta a fare, Camille?»
«Sono venuta per te, dopotutto ora che non devo più sottostare agli Accordi…», aveva lasciato volutamente la frase a metà, conoscendo perfettamente Magnus e la sua curiosità; ma non quella volta. No, Magnus Bane non si sarebbe fatto fregare. Vero?
«Se sei rimasta sola e pensi che questa casa possa diventare il tuo quartier generale puoi alzare i tuoi bellissimi e preziosissimi tacchi e andare via.»
«Chi ha parlato di quartier generale, Magnus, tesoro?», lo stregone indietreggiò di un passo quando vide la vampira alzarsi dal divano e, con lentezza esasperante, strisciare come un serpente verso di lui. «In fondo, tu lo sai, noi ci apparteniamo e troveremo sempre il modo di stare insieme.»
Era inutile, per quanto lui si sforzasse, quello sguardo e quella voce gli avrebbero sempre torto le budella.
«Qualsiasi, qualsiasi cosa tu abbia in mente, io… - lei era sempre più mortalmente vicina al suo viso, così vicina da poter sentire già sulla punta della lingua il suo sapore – io non sono disposto a farti da complice»
Il suo sguardo e l’accelerazione improvvisa del cuore – perfettamente percettibile dall’orecchio della vampira – non andavano di pari passo con le parole. Questo permise a Camille un lievissimo margine d’attacco e, ovviamente, non tardò ad approfittarne.
«Oh, Magnus Bane, chissà… chissà se il tuo bel cacciatore sa baciarti come ti baciavo io…», solo Camille Belcourt era in grado di inserire in un’unica frase una sfida, una minaccia e… una promessa.
In quell’istante la vedova nera lo aveva attaccato con un bacio mortale, diffondendogli nel sangue il suo veleno tossico e distruttivo.
Lei era distruttiva, ma non era mai stato in grado di tenerle testa veramente e, nonostante il pensiero di Alexander e di qualsiasi cosa ci fosse tra loro due, non seppe sottrarsi al suo attacco.
Com’era possibile? Com’era che quei due esseri così diversi, opposti come il sole e luna, potessero in qualche modo attirarlo così tanto ed essere a lui così congeniali? Come poteva impazzire per Camille, la sua spudoratezza, la sua freddezza, la sua totale mancanza di valori e, allo stesso tempo, smaniare per Alexander Lightwood? Con la sua fierezza, la sua concretezza, la sua integrità morale rappresentava esattamente tutto ciò che Camille Belcourt non era – e mai sarebbe – stata.
Come poteva volerli entrambi?



 
Storia scritta ispirandomi al prompt citato nella descrizione, datomi da Kary91 durante il Drabble Weekend sul gruppo facebook We are out for prompt
   
 
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