Edera
C’era
quella casa. L’aveva sempre affascinata, con
l’edera
rampicante che saliva i lati dell’edificio, contornava le
finestre fino ad
arrivare in cima, nascondendo la vista delle pareti. Tutto intorno,
oltre le
mura di un rosa pallido, si scorgevano piccoli ma folti platani. L’unico modo per
raggiungere quella villa era
tramite una barca, l’ingresso principale dava direttamente su
un canale che si
allargava proprio lì davanti. Era un luogo decisamente
misterioso e il suo
animo romantico non poteva che rimanerne ammaliato.
Ogni volta che passava di lì, i suoi occhi
correvano inconsciamente verso l’alto, a guardare la finestra
più nascosta,
come a vedere se qualcosa fosse cambiato, se fosse sempre la stessa
finestra
contornata d’edera e buia all’interno.
E quel giorno
qualcosa era cambiato davvero. La finestra
era spalancata, le ante aperte verso l’interno, le tende
bianche, c’erano
sempre state quelle tende?, che ondeggiavano nell’aria del
mattino. Si fermo di
colpo. Non se l’aspettava. Fissava la finestra con il cuore a
mille. Cominciò
quindi a far correre lo sguardo al resto della casa, per notare altri
cambiamenti, ma sembrava che per il resto fosse uguale al solito. Poi
la notò:
una piccola barca a remi, con la vernice un tempo rossa e blu scrostata
sul
lato, ormeggiata nel piccolo molo davanti alla villa. Come aveva fatto
a non
notarla prima? Da quanto era lì? Chi c’era ora in
quella casa?
Aveva sempre
dato per scontato che la villa fosse
disabitata. E il fatto che qualcuno fosse entrato in quel luogo la
turbava.
Come se un ospite indesiderato fosse entrato in casa sua senza
permesso. Ma
quella non era casa sua, non aveva alcun diritto a riguardo. La sua era
solo
stupida ed infantile gelosia.
Proseguì per
la sua strada, ancora turbata, cercando di
dare meno peso alla cosa di quanto in realtà stava
già facendo.