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Autore: la luna nera    20/05/2016    8 recensioni
Un tempo esisteva un regno minuscolo e pacifico, affacciato sul gelido mare artico. Il Cuore di Ghiaccio, antico amuleto la cui origine si perde nella notte dei tempi, garantì pace e prosperità fino al giorno in cui il giovane erede al trono compì il gesto che avrebbe cancellato ogni cosa, compresa la sua memoria.
Una lunga avventura lo attende e lo fa vagare senza una meta ben precisa per le fredde lande gelate alla ricerca del suo sconosciuto passato. E il destino lo porta nel piccolo villaggio di Beflavik dove qualcosa sembra esserci veramente......
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DOVE ERAVAMO RIMASTI?
 



 
La cripta del Tempio di Odino all’interno del Castello aveva drappi neri ovunque, le finestre erano coperte per evitare l’ingresso di troppa luce solare, era ammessa solo quella flebile e traballante delle sei candele che, raggruppate in due candelabri, vegliavano ai lati dell’altare su cui era deposto il corpo del principe Burian in attesa della cerimonia funebre. Un’immagine di Odino se ne stava sulla parete di fondo davanti alla quale ardeva un piccolo braciere, altra unica fonte di luce in quella cripta altrimenti buia e triste.
In quel luogo si avvicendavano i Ministri della Kasta, i sovrani, la corte, gli abitanti di Badeneisten e Beflavik, tutti a modo loro volevano omaggiare il coraggioso gesto eroico che aveva riportato la pace in quelle terre. Ranja si era rifiutata di lasciare la cripta, non aveva toccato cibo e non aveva chiuso occhio, se ne stava lì davanti al suo amato stretta in un abito nero, la faccia pallidissima e due profonde occhiaie. Aveva consumato tutte le lacrime e le forze si stavano spegnendo lentamente.
“Coraggio bambina mia.” Dilia la strinse forte a sé. “So quello che stai passando, cerca di farti forza, lui non ti vorrebbe vedere così.”
Ranja si voltò verso la madre adottiva, lei forse era l’unica persona in grado di comprendere appieno la voragine apertasi nel suo cuore nel vedere il suo adorato Burian chiudere gli occhi per sempre. Riportò l’attenzione sul corpo del ragazzo, indossava la candida uniforme dei NorskDrakon e per metà era coperto dalla bandiera recante il vessillo del regno, teneva fra le mani il Pugnale di Bloch ed era sempre di una struggente bellezza nonostante la morte. “Perché?” Ranja mosse impercettibilmente le labbra permettendo ad un solo filo di voce di uscire. “Perché è accaduto tutto questo?”
Dilia la strinse di nuovo. “Ci sono cose che non riusciamo a comprendere, ma vedrai, il tempo ci aiuterà a ricominciare.”
“Come faccio a ricominciare senza di lui?” E scoppiò in lacrime sorretta da Dilia, sua madre Silke e dalla regina Senja.
“Figlia mia, fatti forza.”
Lei non sentiva niente, le parole pronunciate dalla madre ritrovata non esistevano. Per lei esisteva solo il dolore senza limiti per aver perso l’unico grande amore della sua vita.
 
Nel frattempo re Bondhus presiedeva il Gran Consiglio di Badeneisten convocato in via eccezionale, durante il quale si sarebbero dovuti decidere i destini del regno. Presthur, il Gran Sacerdote subentrato a Theon i cui resti mortali avevano finalmente avuto degna sepoltura, si alzò dal suo seggio e prese la parola. “Sire, comprendiamo benissimo che questo non è il momento migliore per affrontare un argomento così delicato come la successione al trono, tuttavia come lei ben sa, fra i doveri di un sovrano vi è quello di garantire un erede della corona.” Fece una pausa nel vano tentativo di cogliere negli occhi spenti del re qualche segnale di accondiscendenza. “Purtroppo è accaduto quello che nessuno di noi immaginava e la prematura scomparsa di Sua Altezza Reale potrebbe generare disordini con gli altri regni confinanti al fine di conquistare la nostra terra.”
“Mhm….” Dal re venne solo un suono confuso.
“Mi duole dirlo, Maestà.” Intervenne Raeder. “Alcuni nostri emissari ci hanno fornito prove certe di quanto ha esposto il venerabile Presthur. Legioni di Svalborg, Porshof e Fjordhur sono state avvistate a poche miglia di distanza, per ora non ci hanno dato da credere che vogliano attaccarci, tuttavia credo sia opportuno cercare di risolvere la questione  della successione al trono per mettere a tacere eventuali tentativi di conquista.”
Dal re non usciva una sola sillaba, se ne stava seduto sul suo seggio con i gomiti poggiati sul tavolo e la faccia sorretta con gran fatica dalle mani.
“Sire, la prego di dire qualcosa.”
Finalmente si alzò tenendo lo sguardo fisso in avanti ed evitando di guardare in faccia i Membri. “Questa è una decisione che non riguarda solo me, ma anche e soprattutto la regina. Adesso non è nelle condizioni tali per poter essere sottoposta a tale questione.”
“Sua Maestà la regina è ancora in grado di dare un erede a Badeneisten?”
“Non lo so, non so se ha le forze necessarie per portare avanti una gravidanza, potrebbe essere troppo rischioso.”
“E allora?”
La grande sala si riempì di brusio, tutti i Ministri tentavano di trovare una soluzione al vuoto lasciato dal principe Burian. Il re, di nuovo seduto, restava in silenzio, comprendeva benissimo le valide ragioni esposte poco prima, una guerra per la successione al trono doveva essere evitata ad ogni costo ma chiedere alla sua adorata consorte di correre tutti quei rischi per generare un altro erede gli sembrava troppo. Ricordava benissimo quanto aveva sofferto nell’aspettare e dare alla luce Burian, era stata male e più volte aveva seriamente temuto per la sua vita. Per fortuna il principino era nato seppur con qualche complicazione ed era stato allevato con ogni riguardo ed attenzione. Forse lo avevano viziato un po’ troppo, lo avevano assecondato e gli avevano perdonato marachelle su marachelle. Si era ribellato ad ogni imposizione del suo rango, una su tutte il fidanzamento con la giovane Ranja, poi tutto era precipitato rovinosamente nell’oblio.
“Sire….. Sire…”
Il re si destò da quel torpore di riflessione riportando l’attenzione su Presthur.
“Sire, ci sarebbe un’altra possibilità… Forse azzardata e delicata ma…. Vista la situazione potrebbe essere valida.”
“Di che si tratta?”
“Ecco maestà… Il potente Odino aveva scelto la ragazza degna di sedere sul trono di Badeneisten a fianco del principe Burian con cui avrebbe generato l’erede…. Questo non è più possibile adesso, tuttavia la ragazza c’è ed è in grado di svolgere ciò per cui è venuta qui….”
“Dove vuole arrivare?”
“Il principe è scomparso, ma c’è lei e la ragazza. Un vostro figlio garantirebbe la successione dinastica al trono rispettando le indicazioni di Odino….”
Il re si alzò in piedi, il suo viso stava diventando rosso di collera e trattenne a stento gli occhi che quasi gli schizzarono fuori dalle orbite. “Voglio considerare queste parole come uno scherzo di pessimo gusto!” Sbatté violentemente il pugno sul tavolo. “Ma come potete soltanto immaginare di propormi una cosa del genere?!”
“Maestà…”
“Vi rendete conto?! Mi state chiedendo di tradire mia moglie e mio figlio!! Avete perso il lume della ragione?!” Era rosso di collera. “Non posso fare una cosa del genere! E’ fuori discussione! Mio figlio è morto! Morto! Devo ripetervelo un’altra volta?! Lui era il futuro del regno e se Odino ha deciso così, significa che per Badeneisten tutto si concluderà con la mia dipartita. Se davvero questo è il suo volere, dobbiamo rispettarlo che vi piaccia o no. Tutto è nelle sue mani venerabili, se dev’esserci una soluzione sarà lui ad indicarcela.”
“Cerchi di ragionare, Maestà….”
Fulminò tutti con lo sguardo, nessuno osò dire una sola parola e lo lasciarono allontanarsi dalla grande sala. Raggiunse una delle grandi finestre che davano sulla corte interna del castello nella quale proseguiva l’incessante processione di coloro che volevano omaggiare Burian. Si passò una mano sugli occhi umidi, doveva dimostrare autocontrollo e compostezza davanti ai Ministri e su tutti quelli che si presentavano al suo cospetto, ma dentro era distrutto dal dolore di aver perso il suo unico figlio. Nessuno aveva mostrato pietà per l’uomo, per il padre, per l’essere umano, nessuno eccetto la regina percepiva fino in fondo quale incolmabile senso di devastazione che provava nel suo cuore, tutti sembravano solo preoccupati per la successione al trono ed il futuro del regno. Scoppiò in un silenzioso pianto liberatorio, non riusciva ancora a realizzare che non avrebbe mai potuto posare la corona di Badeneisten sulla testa del figlio come suo padre un tempo aveva fatto con lui ed essere orgoglioso del suo ragazzo guardandolo negli occhi per sentirsi fiero di esserne il genitore. In cuor suo pregò Odino, in lui riponeva il destino del regno e le sue speranze di uomo.
 
 
Un altro giorno era giunto al termine.
Quello successivo sarebbe stato pesantissimo poiché si sarebbero svolti i solenni funerali di Burian.
Ranja non si era mai mossa dalla cripta, era allo stremo delle forze ma nonostante ciò non voleva saperne di lasciare quel luogo.
“Coraggio, mia cara. Ritirati nella tua camera e cerca di riposare un po’.” La regina era preoccupata per la ragazza.
“Non lo voglio abbandonare, voglio trascorrere con lui ogni attimo che mi è concesso perché poi non ne avrò più per tutto la vita.” Si voltò verso di lei. “Cerchi di comprendermi….” E l’ennesima lacrima le rigò il volto.
La sovrana osservò in silenzio Dilia e Silke, le tre donne erano commosse e non se la sentirono di portare via la ragazza dalla cripta. Pochi istanti dopo sull’ingresso comparvero anche il re ed Erik i quali restarono in silenzio pregando mentalmente Odino perché non restasse insensibile al dolore di tutte le loro famiglie. Re Bondhus si avvicinò al corpo del figlio e posò le mani calde sulle sue fredde, poi si ritirò con tutti i presenti tranne Ranja alla quale fu concesso di restare lì accanto al suo defunto amore.
Si inginocchiò davanti a quel triste altare:
 
Potente Odino, Padre dei Cieli e delle Terre del Nord,
mi hai prescelta per questo nobile cavaliere ed io ho risposto.
Certo, non l’ho fatto subito e con entusiasmo,
ma non ho disobbedito al Tuo volere.
Ed ora sono qui ad invocare il tuo aiuto
non per me, ma per questo regno che tanto ti è devoto.
Da tempo immemore gli abitanti di Badeneisten
si affidano a Te, ti onorano e ti lodano
ad ogni ora del giorno e della notte.
Per loro io invoco il tuo divino aiuto,
o potente Odino: non permettere
che il loro Principe finisca così.
Ha liberato il mondo dalla minaccia
di Galdramardur, ribelle dio dei venti
che ha osato contrastare il tuo potere,
non ha esitato a sacrificarsi per il bene
di tutti noi…
 
Davvero non conta niente per te tutto questo?
Se Tu vorrai, la nobile stirpe che il leggendario Borkur
Ha generato, andrà avanti.
Io non mi tirerò indietro e farò ciò per cui mi hai scelta fra tante.
Non permettere a questo prode cavaliere
di sparire così da quelli che lo amano e lo rispettano,
Se vuoi, puoi tutto…..
 
Prese il Cuore di Ghiaccio spezzato che custodiva e lo pose vicino alle mani gelide di Burian che già stringevano il Pugnale di Bloch. Restò a stretto contatto con lui per lunghi minuti, poi crollò alla base dell’altare non rendendosi conto che qualcosa di estremamente luminoso era stato generato da quel contatto perché cadde in un profondo sonno del tutto inspiegabile.
 

 
 
 
 
Il sole era molto basso sull’orizzonte, aveva infatti raggiunto il punto minimo da cui avrebbe ripreso il suo cammino nel cielo in quei lunghi giorni senza notte, tuttavia qualcosa stava per accadere in quelle ore: senza alcun preavviso e senza essere stata prevista si verificò una spettacolare eclissi di sole. Il cielo si rifece scuro e le stelle della notte ripresero a splendere nel buio, il vento si addormentò di colpo ed ogni angolo di quelle remote terre venne avvolto in un’aria pacata e irreale. Poi tutto d’un tratto il cielo si incendiò di una spettacolare aurora boreale, talmente fantastica che nessuno ne ricordava di simili. I meravigliosi giochi di luce accarezzavano l’aria attorno alle guglie del castello di Badeneisten facendone risplendere ogni angolo in modo impressionante. Anche le onde del mare si erano placate, parevano immobilizzate dalla meraviglia offerta loro da quello spettacolo senza precedenti. Tutto insomma non era in grado di muoversi, tutto tranne la luce proveniente dal cielo.
Erano trascorsi forse cinque minuti dall’inizio dell’eclissi quando i raggi del sole presero ad aumentare di intensità per vincere totalmente su quell’inaspettato lembo di oscurità che aveva fatto tornare la notte. La luce solare sembrava più forte ed energica di prima, faceva risplendere i ghiacci perenni e la superficie del mare così come le guglie del Castello di Badenisten sulle cui sommità le bandiere a mezz’asta ondeggiavano lievemente consolate dal vento.
 
 
Ranja aprì gli occhi, si era addormentata ai piedi dell’altare su cui giaceva il corpo di Burian, non riusciva a distinguere benissimo l’ambiente che la circondava sia per la poca luce che per il sonno che ancora non l’aveva del tutto abbandonata. Si tirò su stropicciandosi gli occhi e si mise seduta raccogliendo in un abbraccio le ginocchia su cui posò la testa: quello era il giorno in cui si sarebbe dovuta separare per sempre dall’uomo della sua vita…. Sarebbe sopravvissuta al dolore della solitudine eterna e del non ritorno? Sentì le prime lacrime gonfiarsi negli occhi, sollevò la testa e nella penombra le parve di scorgere una figura candida muoversi da una finestra all’altra scostando le pesanti tende scure per far entrare la luce del sole.
“Vedo già il suo spirito…..” Mosse impercettibilmente le labbra per pronunciare quelle poche parole e le uscì un singhiozzo, in un simile contesto e in condizioni normali si sarebbe messa ad urlare dalla paura, ma lì con la morte nel cuore non trovò la forza di emettere un minimo rumore che non fosse appunto un singhiozzo.
L’individuo mosse la testa nella sua direzione, tolse del tutto il drappo funebre dalla finestra e grazie alla maggior luminosità dell’ambiente riconobbe la ragazza.
“Ranja!” Si precipitò presso di lei stringendole le mani.
Lei lo fissò in volto. “Burian… Non è possibile che tu sia qui.” Credeva ancora di dormire e sognare. “Tu sei morto….”
Alzò il sopracciglio destro. “Morto io?!” La sua reazione fu di enorme sorpresa e d’istinto portò una mano in basso per scaramanzia. “Come ti viene in mente una cosa del genere?!”
“Tu… Io…. Insomma… Hai ucciso Galdramardur col Pugnale di Bloch poi…. Quella luce forte e tu…. Sei morto.”
Lui la guardò con perplessità. “Ranja, sei sicura di sentirti bene?”
Non rispose.
Poi Burian osservò con maggior attenzione il luogo in cui si trovavano. “Dove siamo?”
Tremando Ranja parlò. “Questa è la cripta del Tempio di Odino del Castello di Badeneisten, qui oggi si svolgeranno i tuoi funerali.”   
Si mise nuovamente ad osservare con maggior attenzione e riconobbe rapidamente la tetra cripta che da bambino frequentava spesso fingendosi un supereroe che sfida il male, vide i drappi scuri alle finestre e la fioca luce delle candele, atmosfera tipica dei momenti di lutto a Badeneisten. Ma questo particolare stava a significare anche un’altra cosa. “Mi stai dicendo che il mio castello è libero dai ghiacci?”
“Sì, ma tu sei morto… e questo è solo un sogno che vorrei tanto diventasse realtà.”
Si alzò, vide che la ragazza indossava un abito nero, alle sue spalle c’era l’altare funebre su cui erano posati la bandiera di Badeneisten, il Pugnale di Bloch e il Cuore di Ghiaccio, tutti questi dettagli coincidevano con quanto le aveva detto lei.
Prese fra le mani quest’ultimo e glielo mostrò: Ranja ricordava benissimo il momento in cui si era spezzato a metà, il terribile attimo in cui realizzò di aver perso il suo amato. “Ma se questo è di nuovo intero… potrebbe significare che…. Odino ha dato ascolto alle mie preghiere e…. Sei vivo!”
“Sono vivo!”
“Non sei morto!”
“Non sono morto!”
“E’ impossibile!”
“No no! E’ possibile, anzi, è la realtà!”
Lasciò che la ragazza toccasse ogni parte del suo corpo per verificarne la concretezza, la baciò perché lo desiderava ardentemente in primis e perché si rendesse conto di essere ben sveglia.
Il Fuoco Sacro che ardeva di fronte al ritratto di Odino si ravvivò all’istante, bruciava allegramente illuminando quell’ambiente tetro e fino a poco fa lugubre.
Burian iniziava a ricomporre i cocci dell’accaduto ricollegando ogni dettaglio, comprese quale enorme dolore aveva invaso la sua adorata Ranja in quel tempo imprecisato in cui il suo cuore aveva cessato di pulsare. La strinse forte a sé in un’esplosione di gioia e di lacrime, le accarezzò i capelli mentre sentiva il suo corpo tremare. Si staccarono da quel tripudio di baci ed amore dopo molto tempo, non appena si resero conto che il Fuoco pareva volerli richiamare all’ordine e al decoro.
“Mi sa che abbiamo esagerato un po’…”
“Già… Ma vedi, non sono in grado di spiegarti come mi sento in questi minuti. Ti avevo perso per sempre e per me era come se mi fosse crollato il mondo addosso, ero disperata, ho rifiutato il cibo ed il sonno per stare vicino a te, ho pregato Odino fino allo sfinimento perché facesse qualcosa, perché dopo tutto quello che hai fatto non poteva permettere la tua scomparsa.” Si lasciò asciugare una lacrima di gioia e, oh, com’era bello sentire di nuovo la sua mano calda a contatto con la sua pelle! Lo guardò negli occhi stringendosi a lui. “I tuoi genitori erano distrutti dal dolore.”
La allontanò leggermente dal suo corpo. “Si sono risvegliati?”
“Sì.”
“Io…. Devo andare a riabbracciarli immediatamente! Andiamo!”
Uscirono dalla cripta e presero a salire le scale percorrendo i corridoi per raggiungere gli appartamenti reali più velocemente possibile. In ogni angolo del castello vi erano drappi funebri e tutte le finestre erano state chiuse in segno di lutto per impedire alla vitalità della luce solare di penetrare all’interno. Tutto il trambusto da loro provocato richiamò l’attenzione del personale di servizio e delle guardie che, ignari del miracolo, credevano vi fossero degli intrusi, magari dei nemici. Com’era prevedibile il baccano svegliò il re dalle poche ore di sonno di cui aveva goduto, spalancò la porta su tutte le furie esigendo spiegazioni immediate.
“Maestà!!” Ranja si presentò al suo cospetto radiosa come non mai, si dimenticò di inchinarsi a lui e mostrò il motivo di tanta felicità. “Un miracolo, Maestà…. Un miracolo!”
Il sovrano non credeva ai suoi occhi: suo figlio, il suo unico ed adorato figlio  stava in piedi a pochi passi da lui. Non era morto, né era uno spirito, era semplicemente vivo e vegeto, con la faccia non più pallida ma di un bel colore rosato, nei suoi occhi vedeva splendere di nuovo la fierezza della loro dinastia e il carisma che ricordava.
“Padre….” Burian era commosso e si lanciò fra le sue braccia come un bambino indifeso che si è appena salvato da un grande pericolo.
Dopo qualche istante dalla porta apparve la sagoma della regina che si unì a quell’abbraccio con le lacrime che sgorgavano dai suoi occhi come l’acqua pura e cristallina originata dal ghiaccio che si scioglie sotto il calore del sole.
Ranja sentì una mano posarsi sulla sua spalla, si voltò e fra le lacrime che bagnavano i suoi occhi riconobbe i suoi genitori naturali: ora finalmente poteva abbracciarli come sognava nel suo cuore fin dal momento in cui aveva appreso della loro esistenza. Il calore provato in quegli istanti non aveva niente da invidiare a quanto le avevano dato Aryus e Dilia, tuttavia c’era qualcosa di particolare ed incomprensibile, forse si trattava del profondo legame di sangue esistente fra genitori e figli? Quella caratteristica indissolubile che va oltre le barriere del tempo e dello spazio? O forse era la consapevolezza, magari non del tutto chiara, che il pericolo e i tempi difficili erano stati superati per sempre?
 
 
 
I cieli di Badeneisten erano illuminati a giorno dai fuochi artificiali e le bandiere che ornavano le guglie del castello sventolavano in tutta la loro magnificenza: dopo tempi bui finalmente era giunto il momento di suggellare quell’unione interrotta bruscamente dieci anni prima. Quella sera si sarebbe svolto il gran ricevimento per festeggiare il fidanzamento dell’erede al trono con la fanciulla designata da Odino, colei che era stata capace di commuoverlo e indurlo a compiere il miracolo che aveva spazzato via ogni traccia del male dal loro piccolo ma fiero regno.
A poco più di un’ora dall’inizio del ricevimento Burian scese nel Tempio e si soffermò per un attimo in raccoglimento davanti alla statua di Odino, poi passò oltre ed entrò nel luogo in cui riposavano le spoglie mortali dei suoi antenati e di coloro che avevano dato lustro a Badeneisten. Raggiunse il punto esatto in cui riposavano i resti di Theon e restò a lungo in silenzio con lo sguardo fisso sull’iscrizione. Si sentiva in debito con lui, aveva anche la sensazione che in un modo o nell’altro c’era stata la sua intercessione presso Odino a riprova dell’eterna devozione del vecchio sacerdote nei suoi confronti. Si batté il petto e mise la mano sul cuore. “Giuro su me stesso di onorare per l’eternità il nome  di Theon, grande e indimenticabile Sacerdote la cui memoria non verrà mai offuscata dal tempo, perché anche i posteri possano conoscere di quale figura eccezionale Badeneisten ha goduto. Lo giuro sul mio nome, nei secoli dei secoli.”
Nella sua testa percepì una voce. Sono orgoglioso di te, mio signore.
Sfiorò il candido marmo con la mano e tornò dove in molti lo stavano attendendo.
 
 
Il portone della grande Sala dei Ricevimenti si aprì e fra due ali festanti di folla Ranja fece il suo ingresso sulle note dell’Inno di Badeneisten. Burian l’attendeva a pochi passi dai troni su cui sedevano i sovrani, aveva gli occhi sognanti ed innamorati così come la ragazza, una situazione diametralmente opposta da quella presentatasi dieci anni prima. Re Bondhus e la regina Senja osservavano con sguardo compiaciuto quanto stava accadendo, ai loro lati tutta la cerimonia era seguita con attenzione dai Ministri della Kasta dei Sacerdoti al gran completo mentre la promessa sposa avanzava verso il principe con il padre Erik da un lato e la madre Silke dall’altro. Per espresso desiderio di Ranja accanto a lei c’era anche Dilia, voleva che anche lei l’accompagnasse lungo quel tappeto azzurro perché in fin dei conti l’aveva cresciuta e le era stata accanto per dieci anni pieni di gioie e di pericoli.
Quando fu presso il principe, questi la prese per mano e la condusse a sé mentre i suoi congiunti salutarono i sovrani omaggiandoli con un inchino. Poi Burian attese il Gran Sacerdote Presthur con il cuscino su cui stavano i medaglioni di Badeneisten: lui l’avrebbe messa al collo di lei per suggellare finalmente il loro fidanzamento. Prese l’oggetto fra le mani e lo osservò con compiacimento, si avvicinò alla ragazza per allacciarglielo al collo e quando fu ad un passo dal compere quel gesto si fermò.
Ranja non capiva, che per caso c’aveva ripensato?
Invece lui sorrise con una punta di divertimento. “Dov’eravamo rimasti?” Fece una breve pausa. “Ah, già. …. Vorrei poterti strangolare con questa stupida collanina.”
A quel punto lei comprese ogni cosa e si trattenne a stento dal mettersi a ridere ricordando la sua battuta. “Se non lo faccio prima io con te, brutto sbruffone.”
E si lasciarono scappare entrambi una complice risatina.
Indossarono reciprocamente i medaglioni, ricevettero la benedizione dei sovrani e dei Sacerdoti: quello era il primo vero passo concreto verso il loro futuro, il passato su cui era calata l’ombra minacciosa di Galdramardur era stato spazzato via una volta per tutte. Certo, non era stata una battaglia indolore e non era stata affatto semplice, ma l’audacia e il coraggio di un cuore puro come il ghiaccio avevano avuto la meglio e la pace poté continuare a regnare nelle remote Terre del Nord.
 
 



 
 
Ciao a tutti.
Siamo arrivati al capolinea di questa storia. Chiedo scusa per quest’ultimo capitolo forse un po’troppo lungo, ho fatto i salti mortali per concludere tutto e spero che il finale non vi abbia deluso. Mi farebbe un enorme piacere conoscere il vostro parere globale su quanto ho scritto ed approfitto per ringraziare di tutto cuore tutti coloro che mi hanno sostenuta con le loro recensioni, più tutti quelli che hanno inserito la storia in una delle liste.
Detto questo, devo dirvi una cosa: per quanto mi dispiaccia sono costretta a prendere una pausa e quindi per un po’ di tempo non sarò nelle condizioni di scrivere storie suddivise in capitoli. Se pubblicherò qualcosa, si tratterà sostanzialmente di qualcosa di breve (poesie o brevi racconti in un solo capitolo). Mi duole davvero ma non posso fare diversamente. Nel frattempo se volete e se non avete di meglio da fare, potete dare un’occhiata alle storie che fin ora hanno riscontrato un maggior successo di lettori: A Ghost in Love e 107. Li trovate nella mia pagina.
 
Grazie a tutti e a presto!
La Luna Nera
 
 

 
  
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