-De
fato-
A
te, come sempre.
Non
troverai mai la verità se
non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti.
-Eraclito-
Giornalista:
non credevo nella tua esistenza, davvero.
Destino:
da chi credevi che venissero tutte le tue
scelte?
Giornalista:
da me stesso. Ma non sei tu che devi fare
domande. Il giornalista sono io.
Destino:
domanda, allora.
Giornalista:
sei il Destino o sei il Caso?
Destino:
c’è qualche differenza?
Giornalista:
ce n’è molta, sì.
Destino:
sono entrambe le cose. Non sono nessuna delle
due.
Giornalista:
sei la Provvidenza, quindi?
Destino:
mi stai chiedendo se sono sottoposto a un
Dio?
Giornalista:
sì.
Destino:
tu credi in un Dio?
Giornalista:
no, ma le domande toccano a me.
Destino:
mi serve per risponderti. Tu non credi,
quindi io non sono la Provvidenza. Sono Destino e Caso. Ma non sono
nessuno dei
due.
Giornalista:
sono cose opposte, come puoi essere entrambe?
Destino:
posso. Non era Dante quello che nel Paradiso
scriveva “La contingenza, che fuor del quaderno de la vostra
matera non si
stende, tutta è dipinta nel cospetto eterno”?
Giornalista:
hai appena affermato di non essere il disegno
di alcun Dio.
Destino:
per te. Per te non lo sono. Per Dante, che
credeva in Dio e nei suoi dettami, ero Provvidenza e governavo le
fortuite circostanze.
Non cambia.
Giornalista:
non riesco a capire.
Destino:
lo so, ma capirai. Devi solo credere che io
possa essere quello che le persone credono che io sia. Sono tutto e
niente.
Giornalista:
“ – O mostro! O uomo più scellerato di
tutti!
– M’avevi promesso un poco più di
pazienza, - disse l’eremita interrompendo
l’invettiva.
– Sappi che sotto le macerie di quella casa incendiata dalla
Provvidenza, il
padrone ha trovato un immenso tesoro; sappi che questo giovanotto cui
la
Provvidenza ha torto il collo, tra un anno avrebbe assassinato sua zia,
e tra
due anni anche te. –“ questo è lo
“Zadig o il destino” di Voltaire. E dalle
parole dell’eremita sembra che non sia lui a compiere quelle
azioni, ma la
Provvidenza. Eppure, è l’eremita che brucia la
casa, è l’eremita che uccide il
giovane.
Destino:
qual è la domanda?
Giornalista:
chi dei due ha compiuto quei gesti? La Provvidenza
o l’eremita?
Destino:
l’eremita aveva in mano la fiaccola, l’eremita
ha scaraventato quel giovane nel fiume. La Provvidenza non
c’era.
Giornalista:
quindi è stata una scelta dell’eremita.
Destino:
la Provvidenza non c’era. Non vuol dire che
non operasse tramite l’eremita.
Giornalista:
noi uomini siamo quindi solo pedine nella
scacchiera del Destino, della Provvidenza o di quello che vogliamo che
tu sia?
Destino:
hai mai pensato che se gli uomini non
avessero paura di prendersi le loro responsabilità, di
accettare gli errori, di
riconoscersi per quelli che sono, non avrebbero così bisogno
di un Destino, di
una Provvidenza, di un Caso? Ma imputare la colpa a qualcun altro
è sempre
stata una delle vostre caratteristiche peculiari.
Giornalista:
ci devono essere stati grandi uomini che
abbiano accettato la propria condizione senza imputarla ad altri.
Destino:
ci sono stati. Non sempre sono stati grandi.
Giornalista:
penso che ci sia bisogno di grandezza per
guardare la propria esistenza e non renderne conto al Destino, alla
Provvidenza
o al Caso. Però non capisco una cosa.
Destino:
chiedi.
Giornalista:
“Soffri e sii grande: il tuo destino è questo
finor: soffri, ma spera: il tuo gran corso comincia appena; e chi sa
dir, quai
tempi, quali opre il cielo di prepara? Il cielo che re ti fece, ed un
tal cor
ti diede”. Manzoni lo scriveva nell’ottocento,
eppure sembra tutto così
attuale. Perché gli esseri umani sono destinati a soffrire?
Destino:
anche Leopardi diceva una cosa simile, nell’”Ultimo
canto di Saffo”, ricordi?
Giornalista:
sì, scriveva “I destinati eventi move arcano
consiglio. Arcano è tutto fuor che il nostro
dolor”. Che cosa c’entrano l’uno
con l’altro?
Destino:
pensavo avessi iniziato a capire che non c’è
differenza.
Giornalista:
ho iniziato a capirlo, ma forse non so
accettarlo.
Destino:
il dolore fa parte della vita umana proprio
come tutti gli altri sentimenti. Ma voi siete melodrammatici, teatrali,
credete
che tutto debba essere immenso ed infinito, per permettervi di scordare
che voi
siete tutto, fuorché infinito. Per questo create il Destino,
la Provvidenza, il
Caso. Per rendere infiniti voi stessi. Il dolore non è nulla.
Giornalista:
noi siamo nulla?
Destino:
siete materia, sangue e ossa. Siete elettricità,
reazioni chimiche. Siete questo. Fate errori. Vi rendete grandi, ma non
lo
siete e non lo sarete mai. Credete che ci sia differenza fra voi e un
animale,
ma non c’è differenza, anche se voi date un nome
diverso a quello che vi
accomuna: gli animali sono mossi da istinto, voi questo istinto lo
chiamate
Destino, Provvidenza, Caso. Non c’è nessuna
differenza. La differenza la create
voi rendendovi grandi.
Giornalista:
“O viviamo per caso, e per caso moriamo; o
viviamo secondo un piano e secondo un piano moriamo”. Il
ponte di San Louis Rey
di Thornton Wilder. Non c’è differenza.
Destino:
non ce n’è, no.
Giornalista:
e allora che senso ha? Se Provvidenza,
Destino, Caso, sono una nostra invenzione, se sono solo una nostra
proiezione
che ci permette di essere grandi senza accettare le conseguenze delle
nostre
scelte, che noi imputiamo a quelli stessi, che senso ha la nostra
esistenza, il
nostro stare al mondo?
Destino:
non posso darti tutte le risposte. Questa la
devi cercare da te. Forse la sai già.
Giornalista:
che la nostra esistenza non ha senso?
Destino:
niente e nessuno ha senso.
Giornalista:
“Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?”
lo dipingeva Gauguin. Mi piacerebbe che rispondessi a queste domande.
Destino:
solo voi stessi sapete davvero da dove
venite. Non conoscerete mai chi siete se non in funzione di quello che
siete
stati e che non siete più. Se la vostra esistenza non ha
senso, perché andate?
Giornalista:
perché è il nostro destino.
Angolo
dell’Autrice:
La
notte è ancora giovane, gli esami si avvicinano e Leopardi
ha deciso di essere
la mia musa.
Il
titolo è ispirato ai dialoghi di Cicerone, lo ammetto.
E
di questo pseudo-dialogo non c’è
nient’altro da dire, se non che il destino
siamo noi.
(Sta
sera sono di poche parole, sarà il Caso).