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Autore: _LilianRiddle_    21/05/2016    2 recensioni
Una giornalista incontra (per caso?) il Destino.
Intervistarlo le è sembrata l'unica cosa sensata da fare.
Genere: Malinconico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-De fato-

 

 

A te, come sempre.

 

 

Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti.

-Eraclito-

 

 

Giornalista: non credevo nella tua esistenza, davvero.

Destino: da chi credevi che venissero tutte le tue scelte?

Giornalista: da me stesso. Ma non sei tu che devi fare domande. Il giornalista sono io.

Destino: domanda, allora.

Giornalista: sei il Destino o sei il Caso?

Destino: c’è qualche differenza?

Giornalista: ce n’è molta, sì.

Destino: sono entrambe le cose. Non sono nessuna delle due.

Giornalista: sei la Provvidenza, quindi?

Destino: mi stai chiedendo se sono sottoposto a un Dio?

Giornalista: sì.

Destino: tu credi in un Dio?

Giornalista: no, ma le domande toccano a me.

Destino: mi serve per risponderti. Tu non credi, quindi io non sono la Provvidenza. Sono Destino e Caso. Ma non sono nessuno dei due.

Giornalista: sono cose opposte, come puoi essere entrambe?

Destino: posso. Non era Dante quello che nel Paradiso scriveva “La contingenza, che fuor del quaderno de la vostra matera non si stende, tutta è dipinta nel cospetto eterno”?

Giornalista: hai appena affermato di non essere il disegno di alcun Dio.

Destino: per te. Per te non lo sono. Per Dante, che credeva in Dio e nei suoi dettami, ero Provvidenza e governavo le fortuite circostanze. Non cambia.

Giornalista: non riesco a capire.

Destino: lo so, ma capirai. Devi solo credere che io possa essere quello che le persone credono che io sia. Sono tutto e niente.

Giornalista: “ – O mostro! O uomo più scellerato di tutti! – M’avevi promesso un poco più di pazienza, - disse l’eremita interrompendo l’invettiva. – Sappi che sotto le macerie di quella casa incendiata dalla Provvidenza, il padrone ha trovato un immenso tesoro; sappi che questo giovanotto cui la Provvidenza ha torto il collo, tra un anno avrebbe assassinato sua zia, e tra due anni anche te. –“ questo è lo “Zadig o il destino” di Voltaire. E dalle parole dell’eremita sembra che non sia lui a compiere quelle azioni, ma la Provvidenza. Eppure, è l’eremita che brucia la casa, è l’eremita che uccide il giovane.

Destino: qual è la domanda?

Giornalista: chi dei due ha compiuto quei gesti? La Provvidenza o l’eremita?

Destino: l’eremita aveva in mano la fiaccola, l’eremita ha scaraventato quel giovane nel fiume. La Provvidenza non c’era.

Giornalista: quindi è stata una scelta dell’eremita.

Destino: la Provvidenza non c’era. Non vuol dire che non operasse tramite l’eremita.

Giornalista: noi uomini siamo quindi solo pedine nella scacchiera del Destino, della Provvidenza o di quello che vogliamo che tu sia?

Destino: hai mai pensato che se gli uomini non avessero paura di prendersi le loro responsabilità, di accettare gli errori, di riconoscersi per quelli che sono, non avrebbero così bisogno di un Destino, di una Provvidenza, di un Caso? Ma imputare la colpa a qualcun altro è sempre stata una delle vostre caratteristiche peculiari.

Giornalista: ci devono essere stati grandi uomini che abbiano accettato la propria condizione senza imputarla ad altri.

Destino: ci sono stati. Non sempre sono stati grandi.

Giornalista: penso che ci sia bisogno di grandezza per guardare la propria esistenza e non renderne conto al Destino, alla Provvidenza o al Caso. Però non capisco una cosa.

Destino: chiedi.

Giornalista: “Soffri e sii grande: il tuo destino è questo finor: soffri, ma spera: il tuo gran corso comincia appena; e chi sa dir, quai tempi, quali opre il cielo di prepara? Il cielo che re ti fece, ed un tal cor ti diede”. Manzoni lo scriveva nell’ottocento, eppure sembra tutto così attuale. Perché gli esseri umani sono destinati a soffrire?

Destino: anche Leopardi diceva una cosa simile, nell’”Ultimo canto di Saffo”, ricordi?

Giornalista: sì, scriveva “I destinati eventi move arcano consiglio. Arcano è tutto fuor che il nostro dolor”. Che cosa c’entrano l’uno con l’altro?

Destino: pensavo avessi iniziato a capire che non c’è differenza.

Giornalista: ho iniziato a capirlo, ma forse non so accettarlo.

Destino: il dolore fa parte della vita umana proprio come tutti gli altri sentimenti. Ma voi siete melodrammatici, teatrali, credete che tutto debba essere immenso ed infinito, per permettervi di scordare che voi siete tutto, fuorché infinito. Per questo create il Destino, la Provvidenza, il Caso. Per rendere infiniti voi stessi. Il dolore non è nulla.

Giornalista: noi siamo nulla?

Destino: siete materia, sangue e ossa. Siete elettricità, reazioni chimiche. Siete questo. Fate errori. Vi rendete grandi, ma non lo siete e non lo sarete mai. Credete che ci sia differenza fra voi e un animale, ma non c’è differenza, anche se voi date un nome diverso a quello che vi accomuna: gli animali sono mossi da istinto, voi questo istinto lo chiamate Destino, Provvidenza, Caso. Non c’è nessuna differenza. La differenza la create voi rendendovi grandi.

Giornalista: “O viviamo per caso, e per caso moriamo; o viviamo secondo un piano e secondo un piano moriamo”. Il ponte di San Louis Rey di Thornton Wilder. Non c’è differenza.

Destino: non ce n’è, no.

Giornalista: e allora che senso ha? Se Provvidenza, Destino, Caso, sono una nostra invenzione, se sono solo una nostra proiezione che ci permette di essere grandi senza accettare le conseguenze delle nostre scelte, che noi imputiamo a quelli stessi, che senso ha la nostra esistenza, il nostro stare al mondo?

Destino: non posso darti tutte le risposte. Questa la devi cercare da te. Forse la sai già.

Giornalista: che la nostra esistenza non ha senso?

Destino: niente e nessuno ha senso.

Giornalista: “Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?” lo dipingeva Gauguin. Mi piacerebbe che rispondessi a queste domande.

Destino: solo voi stessi sapete davvero da dove venite. Non conoscerete mai chi siete se non in funzione di quello che siete stati e che non siete più. Se la vostra esistenza non ha senso, perché andate?

Giornalista: perché è il nostro destino.

 

 

 

Angolo dell’Autrice:

La notte è ancora giovane, gli esami si avvicinano e Leopardi ha deciso di essere la mia musa.

Il titolo è ispirato ai dialoghi di Cicerone, lo ammetto.

E di questo pseudo-dialogo non c’è nient’altro da dire, se non che il destino siamo noi.

 

(Sta sera sono di poche parole, sarà il Caso).

  
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