Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: ___Page    21/05/2016    2 recensioni
"-E tu Perona?!- le chiese Kobi, sporgendosi verso di lei.
-Io?!- domandò, sgranando gli occhioni neri, prima di scrollare le spalle -Oh beh io ci penserò quest’anno! Magari trovo qualcosa di motivante!- disse, con un sorriso che era tutto un programma, girandosi verso le amiche che sapevano bene di cosa stesse parlando.
Senza che nessuno lo sapesse, Perona era già diventata qualcosa alla Raftel High School. Da mesi ormai il suo blog andava alla grande e sempre più studenti chiedevano aiuto alla misteriosa quanto famosa Miss Puck, senza restare quasi mai delusi nelle proprie attese.
Ma non aveva bisogno di vantarsi, le andava bene così. Finché avesse avuto Miss Puck, non sentiva il bisogno di essere nessun altro, a parte se stessa."
A grande richiesta, il seguito di Miss Puck, dieci anni dopo.
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drakul, Mihawk, Perona, Portuguese, D., Ace, Trafalgar, Law/Margaret | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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Si girò di scatto quando percepì il suo sguardo su di sé, per la ventordicesima volta da quando avevano iniziato a visionare gli schizzi degli abiti per la settimana della moda.
Doveva ammetterlo, collaborare con Valentina non era così terribile come aveva pensato. Gli anni avevano fatto maturare anche lei, forse un po’ più lentamente, e non era più la ragazzina invidiosa e sempre pronta a spargere zizzania che aveva conosciuto dalle elementari al liceo. Almeno, non lo era sempre. Aveva ancora i suoi momenti in cui la reginetta della scuola prendeva il sopravvento, ma tutto sommato, riuscivano anche ad andare d’accordo.
Aveva capito che, di fondo, Valentina era un’insicura cronica, abituata a venire quasi sempre solo usata per il proprio corpo dagli uomini e, anche se non poteva dire che fossero amiche, provava tenerezza nei suoi confronti e, per quanto le risultasse difficile crederci, le faceva piacere che ogni tanto la collega si sfogasse con lei.
Quel mattino, però, sembrava che Valentina non trovasse il coraggio di parlarle, il che non era affatto da lei. Quella ragazza non sapeva cosa fosse il tatto, era senza filtri e non aveva il senso della discrezione.
Per questo alla ventordiciunesima occhiata, Nami non riuscì più a trattenersi.
-Valentina devi dirmi qualcosa o ci sono troppi drappeggi sugli abiti?- domandò, più brusca di quel che avrebbe voluto.
La bionda la fissò con gli occhi verdi qualche istante, impassibile, come se stesse studiando attentamente una radiografia.
-Va tutto bene a casa? Con Zoro intendo-  
Nami sgranò gli occhi, presa in contropiede.
-S-sì certo!- ribatté, improvvisamente titubante -Perché me lo…-
-Continua a ricoprirti di regali e comportarsi in modo stranamente romantico?- proseguì, indagatrice.
Nami boccheggiò, agitata e tesa. Cosa le prendeva?! Perché di punto in bianco le faceva quella domande così personali?!
La rossa smosse le spalle a disagio, mascherando il panico con della finta determinazione.
-Valentina se devi dirmi qualcosa, dimmela e basta-
Valentina la osservò qualche secondo, per niente toccata dal tono della collega, e si strinse nelle spalle.
-Beh volevo prenderla alla larga per non essere troppo “priva di tatto” come dici sempre tu ma quand’è così…- lasciò la frase in sospeso, tornando a studiare i disegni davanti a sé come se la notizia che stava per comunicarle non fosse niente di che -Ho visto Zoro con una ragazza all’Upper Yard qualche mattina fa. Sembravano molto intimi- 
Fu come venire colpiti da un razzo a velocità supersonica. Il cuore le sprofondò nello stomaco, lo stomaco le si accartocciò, le orecchie cominciarono a fischiare e rischiò di perdere l’equilibrio. Si aggrappò ai bordi del tavolo, gli occhi sgranati fissi sulla collega.
-Cos’hai detto?- mormorò, come se Valentina avesse appena parlato una qualche lingua sconosciuta.  
La bionda si girò a guardarla, studiando la sua espressione devastate con entrambe le sopracciglia sollevate.
-Ehi non fare quella faccia! Non stavano facendo niente di compromettente, magari è solo una sua amica- aggiunse con lo stesso identico tono che aveva usato un attimo prima.
Ma per Nami ormai era tardi. Ormai era fatta.
Una parte di lei, per quanto piccola e relegata in un angolo, temeva già da tempo che Zoro la stesse tradendo, di fronte a tutti i regali e gesti melensi che il verde si era inventato in quei mesi. Lei si era rifiutata di ascoltarla, l’aveva etichettata come “stupida voce paranoica”, perché sapeva che Zoro, il suo Zoro, non le avrebbe mai fatto una cosa simile. Si era professata certa che lo strano atteggiamento di Zoro dipendesse da qualcos’altro.
Ma ora, di fronte a quella rivelazione, come fare a ignorarla?! Come fare a negare?!
-Beh quando ti riprendi dallo shock, dai un occhio a questo completo. Mi sembra incoerente con il resto della collezione-  Valentina interruppe il flusso dei suoi pensieri, facendo scivolare un foglio verso di lei e comportandosi come se la reazione di Nami fosse del tutto eccessiva e fuori luogo.
La rossa scosse la testa e ricacciò indietro le lacrime, mentre si alzava tremante dalla sedia.
Avrebbe dovuto chiedere a Valentina che giorno lo aveva visto, com’era la ragazza, se aveva visto di più. Avrebbe dovuto indagare più a fondo anche con Zoro ma in quel momento non era in grado di fare niente del genere.
-Scusami- mormorò uscendo dall’ufficio.
In quel momento provava solo l’impulso di vomitare.
 

§
 

-Fottuto bastardo di uno stupido maledetto schifoso cell…-
Il suono del campanello interruppe la sequela di improperi che stava uscendo a fiume dalla sua bocca. Si voltò perplesso verso la porta di casa e lanciò un’occhiata all’orologio. Era troppo presto perché fosse Nami di ritorno dal lavoro e non aspettava nessuno.
Si era tenuto libero dato che le lezioni al Dojo erano in diminuzione, con l’intenzione di andare ad allenarsi. Wado Ichimoji gli aveva proposto di partecipare ai mondiali di kendo quell’estate, come singolo, e Zoro non ci aveva dovuto pensare due volte per decidere di accettare.
Era sempre in forma smagliante perché non aveva mai smesso di tenersi in allenamento, era ancora abbastanza giovane da poter partecipare ad ancora un paio di mondiali ma non abbastanza vecchio da poter allenare la nazionale.
Ma se rimaneva nel giro giusto, tutto era possibile. E quando Nami sarebbe stata un’affermata stilista sarebbero potuti andare a vivere ovunque. In cuor suo non aveva ancora deciso se preferiva restare a Raftel o meno. Da quando insegnava lui al Dojo, la palestra di suo padre aveva guadagnato prestigio e molti ragazzi venivano da fuori per studiare lì.
Il punto era che Zoro voleva tenersi aperte più possibilità, anche suo padre glielo aveva suggerito, e così aveva accettato la proposta di Wado e doveva assolutamente allenarsi. Ragion per cui sperava fosse solo il postino e pregò che non fosse quell’imbecille di un cuoco con una mezza crisi esistenziale pre-matrimonio.
Lasciando perdere il telefonino, si diresse a grandi falcate verso la porta e la spalancò con un gesto secco, già pronto ad abbaiare un “che vuoi?” a chiunque gli si fosse presentato davanti. Ma le parole gli morirono in gola, perché tutto si era aspettato di vedere tranne quello.
-Contro chi stavi imprecando?-
Il tono era impassibile come sempre ma con Zoro non attaccava. Gli era bastata un’occhiata per capire che suo fratello aveva qualcosa che non andava.
-Il mio cellulare. Ho perso tutti i numeri in rubrica e non so come mai- spiegò veloce -È successo qualcosa?- chiese poi, aggrottando.
Law si irrigidì e rimase immobile dov’era qualche istante prima di entrare  in casa. 
-Io credo si possa dire che sta effettivamente succedendo qualcosa- cominciò, mettendo sempre più in allerta il verde.
Nonostante parlasse con tono pacato, a Zoro non era sfuggito come si passasse nervosamente le mani tra i capelli perennemente scompigliati e la preoccupazione lo assalì. Suo fratello non stava bene per niente.
-Insomma…- riprese girandosi verso di lui, sempre meno controllato -Insomma tu lo considereresti  “qualcosa” se Margaret mi stesse lasciando?-
Se gli avesse dato una sprangato in testa, Zoro sarebbe rimasto meno stordito e avrebbe avuto la certezza di non stare sognando.
-Margaret… M-Margaret…- era così assurdo e inconcepibile che non riusciva nemmeno ad articolare la frase -Cosa?!?!- domandò, guardando Law come se fosse pazzo.
-Sabato sera, dopo il compleanno di Perona e Lamy, abbiamo litigato. Non so neppure come sia successo ma abbiamo litigato e dopo io sono andato a farmi una doccia e lei non si è accorta di niente ma io l’ho sentita parlare al telefono con Marco di un biglietto aereo e darsi appuntamento- cominciò a spiegare, agitandosi sempre più e perdendo piano piano il controllo -E oggi sono tornato prima dall’ospedale perché è saltata un’operazione e ho fatto la notte là e ho trovato una valigia pronta con dentro i suoi vestiti e… Non so cosa fare Zoro! Non posso perderla! Cosa cazzo faccio?!- chiese, supplice e tremante.
Il verde sbatté le palpebre sconvolto. Non poteva credere che Margaret stesse davvero… che lei… Eppure se Law era andato da lui e non da Pen significava che la sua non era una semplice paranoia, che non bastava una rassicurazione che era assolutamente impossibile che una cosa del genere accadesse. Se era andato da lui era perché stava davvero accadendo.
E la prima considerazione che Zoro fece era che non sarebbe certo dovuto essere lì dato che stava davvero accadendo.
-Cosa fai qui?! Dovresti essere con lei a chiarire le cose!!-
-Ormai è tardi! Lo sapevo, dannazione, ho sempre saputo che era troppo per me! Vedi perché non volevo innamorarmi?!-
-Law- provò a fermarlo ma ormai suo fratello era partito per la tangente.
Non fosse stata una situazione tanto brutta, gli avrebbe fatto un video per ricattarlo. Solo lui, Robin e Pen avevano avuto l’onore negli anni di vederlo in quello stato.
-… immaginarlo dal momento che doveva essere il mio appuntamento al buio organizzato da Pen! È matematico che siano un fallimento, entro dieci minuti o dieci anni non fa nessuna differenza! Ma almeno Baby ero io che non la volevo e invece ora…-
-Law!- ritentò con più decisione.
-…quel bastardo di un ornitologo con il ciuffo biondo, che secondo me è pure tinto…-
-Law!!!- lo afferrò per le spalle, urlando quasi il suo nome -Datti una calmata! Stai facendo insinuazioni sui capelli di un altro uomo, dannazione! Vedi di tornare in te!-
Law trattenne il fiato sconvolto, rendendosi conto di quanto grave fosse la situazione grazie alle parole di suo fratello. Sgranò gli occhi e un’espressione di autentico terrore si dipinse sul suo volto.
-Sono fottuto Zoro- soffiò sotto shock.
Senza Margaret sarebbe colato a picco e lui che avanzava ipotesi sulla naturalezza o meno del colore dei capelli di Marco era solo la punta dell’iceberg.
-Non ancora! Porco Roger Law! Tu la ami o no?!-
-Che domande fai?! Certo che la amo!-
-E allora fai l’uomo e vai a riprendertela! Combatti!-
Rinnovata determinazione pervase il moro che indurì la mascella e strinse i pugni, ancora bloccato dalla stretta del fratello.
Poi un orrendo pensiero gli attraversò la mente.
-Potrebbe essere già all’aeroporto con lui per quanto ne so- mormorò e la faccia che fece Zoro non fece che peggiorare le cose.
Sembrava più in panico di lui ora.
-Okay!- ribatté, riflettendo in fretta -Un messaggio! Mandale un messaggio per dirle che devi parlarle e subito!-
-Giusto!- esclamò Law, come se il verde avesse appena avuto un’idea rivoluzionaria -Non mi dirà di no e se invece è all’aeroporto me lo dovrà comunicare e a quel punto andrò a prenderla anche in… in capo al…- le parole gli morirono in gola mentre continuava a tastare giaccia e pantaloni alla ricerca del suo cellulare, senza però trovarlo -No, non è possibile- disse più a se stesso che al fratello -Non… non ce l’ho! L’ho dimenticato a casa! Merda!-
-Lo sai il suo numero a memoria?!-
-Certo!-
-E allora usa il mio!- decise Zoro, tendendogli il telefonino -Ho perso tutti i numeri ma il credito c’è!-
Law annuì grato, strappandoglielo quasi di mano e scrivendo rapido con le dita tatuate.
Zoro osservò da sopra la sua spalla, accigliandosi quando lo vide premere invio.
-Non ti sei firmato- gli fece notare e per un attimo il vecchio ghigno di suo fratello fece capolino in mezzo alla preoccupazione che lo adombrava.
-Non serve- lo informò, strafottente e sicuro di sé e Zoro si limitò a stringersi nelle spalle prima di precipitarsi a recuperare la giacca.
-Cosa fai?- gli chiese Law, perplesso dalla concitazione dei suoi movimenti.
-Ti accompagno- ribatté Zoro, come se fosse ovvio -Non penserai che ti lasci guidare in questo stato! È già un miracolo che non ti sei schiantato venendo qui-
Law lo guardò senza parole per alcuni istanti, sopraffatto dalla gratitudine di avere il miglior fratello del mondo.
-Allora?! Vuoi darti una mossa?!- lo incitò il verde, mentre sistemava il colletto della giacca -Muoviamoci! Dobbiamo andare subito a ovunque sia “il vostro posto”- aggiunse, facendo il segno delle virgolette alte.
I due Mihawk si affrettarono verso la porta e uscirono rapidi. Nessuno dei due si accorse che il cellulare di Zoro era rimasto sul mobile dell’ingresso.
 

§
 

Aprì cauta la porta di casa, in attento ascolto per captare anche il più piccolo rumore.
Non sapeva nemmeno lei se sperare che Zoro ci fosse oppure no. Da una parte smaniava per avere una smentita di ciò che le aveva detto Valentina dall’altra era terrorizzata di ricevere una conferma.
Aveva provato a non pensarci ma le era risultato impossibile e, appurato che non era in grado di mantenere la concentrazione per più di cinque minuti, aveva chiesto a Iva mezza giornata libera, evento più unico che raro per lei che il suo lavoro lo adorava.
Ma non c’era vestito che potesse distoglierla dalla possibile fine della storia con l’uomo della sua vita. Perché era chiaro che mai lo avrebbe potuto perdonare se i sospetti di Valentina fossero stati confermati.
E se fossero stati confermati, si sarebbe assicurata che Zoro non potesse riprodursi mai più, poi avrebbe trovato la maledetta che glielo aveva portato via e le avrebbe strappato tutti i capelli e rigato la macchina e poi avrebbe spezzato a metà tutte le katane di Zoro, lo avrebbe sedato, legato al letto e gli avrebbe fatto la ceretta. Usando strisce molto sottili e strappando molto lentamente.
Sì, ecco! Sì!
Ma quel piano non riusciva a farla sentire nemmeno un po’ meglio.
Il che era strano perché era certa che gli avrebbe dato un’enorme soddisfazione.
-Sono a casa- avvisò, senza il suo solito entusiasmo.
Nessuna risposta.
Nami si concentrò ma nemmeno lo scroscio dell’acqua, segno che Zoro era in doccia, risuonava nel corridoio.
-Zoro?- tentò incerta.
Ancora niente.
In effetti, doveva considerare di essere tornata prima del solito e sapeva che, dopo la telefonata di Wado, Zoro smaniava per allenarsi. Era assolutamente prevedibile che non fosse a casa.
Sospirò, rassegnata a dover aspettare per andare in fondo alla questione.
In quel momento si rese conto che per quanto spaventata avrebbe preferito farla fuori subito e levarsi il pensiero ma la fortuna non sembrava essere dalla sua parte.
Finì di girare le chiavi nella toppa e si voltò per appendere la giacca all’appendiabiti quando qualcosa attirò la sua attenzione. Si bloccò con la giaccia giù dalle spalle per metà e osservò l’oggetto sul mobile dell’ingresso, non proprio certa che fosse ciò che lei credeva che fosse.
Si avvicinò cauta e il cuore le accelerò quando ebbe conferma che si trattava del cellulare di Zoro.
Era a casa da sola e il cellulare di Zoro era lì, in bella vista, pronto per essere setacciato da cima a fondo in cerca delle prove di cui aveva bisogno.
Lo prese in mano, tremando appena, ma subito lo rimise sul mobile, lasciandolo cadere come se fosse stato bollente e l’avesse scottata.
Cosa stava facendo?! Cosa le era venuto in mente?!
Non era quello il modo di affrontare la questione, la loro relazione si era sempre basata sulla fiducia, come amici prima  e come amanti poi.
Mai da che lo conosceva, neppure da bambini, aveva mancato di rispetto a Zoro e non avrebbe iniziato quel giorno. Ma il cellulare sembrava chiamarla come una sirena tentatrice e Nami sentiva le mani prudere di impazienza.
Lanciò un’occhiata di striscio al telefonino, lo stomaco rivoltato dalla tensione.
Riflettendoci, se anche avesse affrontato l’argomento con Zoro, che certezze aveva che lui non avrebbe mentito e poi cancellato le eventuali prove prima che lei le trovasse?!
Sapeva che Zoro non era così, si sentì orribile per averlo anche solo pensato. Per lui fiducia e sincerità erano fondamentali.
Ma se era vero che la tradiva allora significava che Zoro era già venuto meno al suo credo perché il suo strano comportamento romantico andava avanti da mesi, ormai. Non avrebbe avuto un’altra occasione come quella.
E se invece non avesse trovato niente e Zoro avesse avuto una valida spiegazione… beh non sarebbe mai venuto a sapere che aveva frugato nel suo cellulare.
In fondo, era meglio levarsi ogni dubbio che vivere con un tarlo così logorante. Lo faceva per la loro relazione, ecco.
Rompendo ogni indugio, la rossa riprese in mano il cellulare e lo aprì rapida, entrando immediatamente nella casella messaggi.
Si accigliò stranita di trovare completamente vuota la cartella dei messaggi in entrata, come se il cellulare si fosse resettato, e quella dei messaggi in uscita con appena un SMS salvato. Pigiò sullo schermo con il dito affusolato per dare un’occhiata a quell’unico messaggio superstite, inviato a un numero non salvato nella rubrica di Zoro.
Lo aprì e subito si maledisse per averlo fatto.
Per quanto avesse cercato di prepararsi al peggio, non era affatto preparata a quello.
E subito gli occhi le si riempirono di lacrime e il cuore le si frantumò in mille pezzi nel leggere quelle parole che Zoro, il suo Zoro, l’uomo che amava, aveva scritto a un’altra donna. E, cosa che le fece ancora più male, non un’altra donna qualsiasi.
 
Margaret, sono io. Devo parlarti subito, è urgente. Vediamoci al nostro posto tra venti minuti o se no dimmi dove possiamo trovarci.
Aspetto una tua risposta.
Ti amo. 
  
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