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Autore: Nihal07    21/05/2016    1 recensioni
Sakura cercò di non darsi per vinta e presa da uno slancio di speranza o chissà cos’altro decise di eliminare la distanza che li separava. Era come se Kakashi stesse sprofondando nel buio e lei fosse l’unica a poterlo raggiungere. Bella responsabilità. “Kakashi, tu non…”
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Sakura Haruno
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Capitolo II
 

Sakura aprì lentamente la porta, sbirciando i veloci movimenti dell’infermiera intenta a verificare tutti i parametri vitali del jonin. Kakashi dormiva. Ancora.
“Scusi…” La voce timida di Sakura arrivò subito alla ragazza poco più grande di lei. “Kakashi si è svegliato?”
L’infermiera le sorrise e Sakura non potè che ricambiare. “No, non ancora. Però io adesso ho finito, se ti va puoi rimanere ancora un po’ con lui.”
A quel punto la rosa annuì ed entrò completamente. L’infermiera uscì dopo averle accarezzato il braccio per confortarla. Probabilmente doveva vederla preoccupata.
Sakura prese una sedia e si sedette di fianco a Kakashi che dormiva tranquillo.
“Non lo farai di nuovo vero?”
L’Haruno gli accarezzò la mano e sospirò.
Pochi minuti dopo entrò Tsunade. “Speravo di trovarti qui.”
Sakura si alzò in piedi. “Ha un’idea su cosa stia succedendo a Kakashi?”
Tsunade si morse il labbro inferiore. “No, sarà necessario ancora un po’ di tempo.”
La rosa alzò un sopracciglio. “Allora saprà come procedere.”
La donna sospirò e tirò fuori dalla tasca un astuccio che aprì sopra l’unico comodino nella stanza.
Sakura rimase a guardare mentre Tsunade ne estraeva delle fiale e delle siringhe ancora sterilizzate.
“Che cos’è quella roba?”
“Qualcosa che lo aiuterà a stare più tranquillo e a dormire.”
Mentre Tsunade caricava una siringa con il liquido di una fialetta, Sakura le afferrò il polso bloccandola per pochi istanti. “Non puoi farlo… Non è così che capiremo cosa gli sta succedendo.”
“Sakura, non è una cosa che faccio volentieri, ma non voglio che si svegli e faccia del male a qualcuno proprio come ha fatto con te l’altro giorno.”
La ragazza rimase in silenzio per un attimo poi ricominciò: “Non puoi costringerlo a dormire tutto il giorno rendendolo un vegetale! Se si svegliasse, potremmo portarlo da Asuma… Magari ricorderebbe!!”
Tsunade si girò verso di lei e la fulminò con lo sguardo, tanto che la rosa dovette lasciare la presa ed indietreggiare.
Conclusa l’iniezione, la donna sospirò e uscendo diede gli ultimi ordini della giornata a Sakura: “Voglio che ogni giorno sia somministrata a Kakashi una dose di quella sostanza, ma tranquilla Sakura, affiderò le sue cure ad un’altra infermiera. Non ti chiederò di trattarlo come se fosse un paziente come un altro, ma ti prego di mantenere un certo controllo. Lui non è diverso da nessuno.” Fece una pausa. “E lascia perdere Asuma. Le sue condizioni sono già abbastanza gravi. Buona giornata.”
Tsunade uscì sbattendo la porta e Sakura si lasciò cadere sulla sedia. “Maledizione.”
 
 
Sakura non si arrese. Andava spesso a trovare Kakashi, e ormai conosceva a memoria le abitudini dell’infermiera che lo assisteva. Ogni giorno questa entrava a fargli l’iniezione alle 20.00 e usciva dopo qualche controllo riguardante i parametri vitali dell’uomo.
Quel giorno Sakura arrivò alle 19.00, prese una fialetta e una siringa e si diresse verso il bagno che dava sulla stanza. Riempì la siringa e verso il contenuto giù per il lavandino.
Gettò nell’apposito contenitore il materiale appena usato e aspettò l’arrivo dell’infermiera.
Quando questa arrivò puntuale, notò che un’unità del materiale era stata utilizzata. Sakura rispose, in tono molto convincente, che era stata lei a fargli l’iniezione quella sera. Notando l’incertezza della donna, aggiunse anche uno sfacciato: “Non vorrai correre il rischio di ammazzarlo solo perché non ti fidi”.
A quel punto l’infermiera decise di credergli. Se ne andò pochi minuti dopo.
Sakura decise di fermarsi lì con Kakashi ancora qualche ora.
Arrivate le 22.00 però, pensò che forse era meglio rincasare. Stava per alzarsi quando sentì la debole voce di Kakashi farsi strada nella stanza.
“Cosa… Dove…?”
Sakura abbassò la voce. “Kakashi…”
L’uomo socchiuse gli occhi. “Sakura…”
Parlare gli costava fatica. Sicuramente era anche colpa di quella cosa che Tsunade preparava. Doveva stordirlo parecchio.
“Come ti senti?” La ragazza sorrise e gli accarezzò la testa.
L’uomo provò ad alzare la testa ma non ci riuscì. Anche stare sveglio gli sembrava un’impresa impossibile. “Cosa mi hanno…” Fece una pausa e respirò. “Cosa mi hanno dato?”
La rosa rispose poco dopo. “Qualcosa che ti aiuterà a dormire.”
Kakashi chiuse gli occhi ma non si addormentò. “Hanno paura che faccia male a qualcuno… Li capisco…”
Sakura non riuscì a controbattere. Anche in quelle condizioni riusciva a comprendere la sua situazione.
Prima che la ragazza potesse dire qualcosa, Kakashi provò ad alzare l’avanbraccio ed allungare la mano. Sfiorò quella di Sakura ma non riuscì a raggiungerla. Fu la rosa ad avvicinarla accarezzandogli la sua.
“Sakura, ti ho fatto tanto male?” Kakashi sfiorò il polso della ragazza, dove ancora erano visibili dei lividi causati dalla colluttazione che Kakashi aveva provocato giorni prima.
“No, non devi preoccuparti. Sto bene. Piuttosto devi pensare a te.”
Kakashi chiuse di nuovo gli occhi che pochi attimi prima aveva aperto per guardare il viso della ragazza.
Sakura non ne fu sicura, ma ebbe l’impressione di vedere una lacrima scendere dall’occhio destro dell’uomo.
“Mi dispiace tanto…” Furono queste le ultime parole di Kakashi. Successivamente cadde in un sonno profondo.
A Sakura pianse il cuore nell’udire quelle scuse. “Troverò una soluzione, vedrai…”
 
 
Il giorno dopo, il Sole dominava il cielo. Nemmeno una nuvola che si permettesse di colorare di bianco quell’azzurro così maledettamente fantastico.
Sakura si diresse la mattina presto all’ospedale. Voleva assistere al secondo risveglio di Kakashi. Con una giornata così, nulla poteva andare storto.
Aprì la porta della stanza del jonin senza troppe preoccupazioni, ma dovette ricredersi quando lo vide seduto sul bordo del letto, intento ad alzarsi.
Ci provò, ma barcollò per un paio di secondi prima di ricadere all’indietro.
“Kakashi! Aspetta, ti do una mano.”
Il corpo dell’uomo si irrigidì nel sentire la voce della ragazza. Non pensava che qualcuno sarebbe arrivato così presto.
“Sakura… Non voglio che tu stia qui…” Abbassò lo sguardo e Sakura, la quale si era avvicinata a lui con una sedia a rotelle, lo guardò con un’espressione perplessa.
“Suvvia Kakashi, il passato ormai è passato. Oggi andiamo a prendere un po’ d’aria. Ti farà bene.”
Per un attimo l’uomo non si mosse ma poi pensò che era troppo stanco per non obbedire.
Si spostò sulla sedia a rotelle e uscì insieme a Sakura nel cortile dell’ospedale.
La ragazza continuava a guardarsi intorno: Tsunade poteva essere dietro l’angolo.
Raggiunse una panchina tra un paio di alberi che contribuivano a fornire un po’ di ombra dai raggi abbaglianti del sole.
“Che ne dici di fare qualche passo?”
Quella domanda risvegliò Kakashi, il quale era assorto nei suoi pensieri e un po’ intontito dai farmaci assunti nei giorni precedenti.
“Non penso sarebbe una buona idea.”
Sakura si abbassò alla sua altezza e gli sorrise. “So che hai paura, ma non lasciare che questa ti fermi…” Gli sfiorò una mano e lo guardò negli occhi. “Non l’ha mai fatto fino ad ora.”
“Fino ad ora non ti avevo neppure sfiorata. L’altro giorno ho cercato di ucciderti.”
La ragazza lo fissò per un attimo e il jonin sostenne il suo sguardo.
A quel punto la rosa si alzò. “E va bene.” Si allontanò qualche passo da Kakashi e si girò verso di lui. “Rimani lì a rimuginare sul tuo triste destino mentre io vad…”. Mentre faceva un paio di passi all’indietro inciampò e cadde all’indietro.
“Sakura!” Quasi inconsciamente Kakashi si alzò di scatto e barcollante si portò fino alla ragazza, fino a quando non sentì le gambe cedere e cadde sulle ginocchia.
Una smorfia di dolore fece capolino sul suo viso, ma cercò di nasconderla quando sentì lo sguardo di Sakura su di lui.
La ragazza rideva.
“Io non ci trovo nulla di divertente. L’hai fatto intenzionalmente!”
Sakura accorciò le distanze. “Ti assicuro che non è così, ma… Anche se fosse? Ora sei costretto ad alzarti e a camminare un po’ con me.”
Kakashi capì che aveva ragione. Afferrò le mani della ragazza che ormai stava in piedi davanti a lui e provò ad alzarsi. Ci era quasi riuscito quando un forte dolore alla testa l’aveva costretto a sedersi per terra.
Si portò le mani alla testa e strinse forte gli occhi.
“Kakashi?!” Sakura si era abbassata al suo stesso livello e gli aveva appoggiato una mano sulla spalla.
“Sakura… Stammi lontano…”
Kakashi appoggiò con violenza una mano sull’erba umida e a causa del dolore conficcò le unghie nella terra morbida. Si piegò ancora di più in se stesso. Stava perdendo lucidità, come se non riuscisse più a sentire il suo corpo o a pensare.
Sta accadendo di nuovo, pensò Sakura. “Kakashi concentrati, resta qui con me!”
La voce della ragazza ormai sembrava lontana, qualsiasi disperato tentativo di dirle qualcosa risultava vano.
Ad un tratto sentì un leggero fastidio al collo e pian piano perse tutte le forze. Il dolore svanì e tutto intorno a lui divenne buio.
Cadde tra le braccia di Sakura, la quale stupita alzò lo sguardo. Non si era accorta della figura di Tsunade in piedi sopra di loro.
Aveva in mano una siringa. Probabilmente l’aveva utilizzata per far addormentare Kakashi.
“E così non ti arrendi mai, vero Sakura?”
“Posso spiegare… Kakashi non…”
“Questo non è il luogo adatto per parlarne. Ti voglio nel mio ufficio tra una decina di minuti.”
 
“Non mi soffermerò su quanto tu mi abbia deluso a causa della tua noncuranza nel seguire i miei ordini, tanto sarebbe inutile.”
Al rimprovero di Tsunade, Sakura si morse il labbro inferiore e abbassò lo sguardo.
Dopo qualche secondo, provò a parlare camminando per la stanza: “Kakashi… Sembra stare bene, quando ad un tratto qualcosa in lui cambia. Qualcosa di improvviso sembra prendere il sopravvento e lui non riesce a fermarlo.” Si girò verso Tsunade. “Non è colpa sua.”
Notando che la sua maestra stava riflettendo più del previsto, decise di continuare: “Gli esami hanno riscontrato qualche anomalia?”
Tsunade negò con la testa e Sakura si passò una mano tra i capelli, nervosa. “Non sta impazzendo… Lui ricorda di aver fatto qualcosa di sbagliato.” La rosa si sedette delusa dal non essere riuscita a trovare una soluzione e l’Hokage ruppe il successivo silenzio: “Penso sia utile procedere come avevamo iniziato.”
La ragazza le lanciò un’occhiataccia ma non proferì parola. Si alzò soltanto e dopo un cenno di congedo uscì dalla porta. Eppure doveva esserci una spiegazione.
 
Kakashi ci mise qualche istante per capire che era tornato nella sua stanza. Non con le sue gambe ovviamente.
Si tirò su lentamente e si guardò intorno: non c’era nessuno.
Sospirò e un pensiero gli balenò subito in testa come un fulmine a ciel sereno.
Scese dal letto e barcollando si portò fino al bagno. Si lavò il viso sperando di acquistare un po’ di lucidità e dopo essersi convinto che forse poteva bastare, decise di uscire dalla stanza.
Vagò a zonzo per una decina di minuti. Quell’ospedale era gigantesco.
Finalmente trovò la stanza giusta e ci si fiondò dentro prima che qualcuno potesse vederlo.
Chiuse la porta dietro di sé e sospirò. Pregò che nulla accadesse proprio in quel momento.
“Certo che ti stai proprio impegnando per farmi sentire in colpa…” Kakashi alzò lo sguardo e lo posò su Asuma, in quale ormai era in coma da circa poco più di una settimana.
Il jonin si avvicinò con un po’ di incertezza senza togliergli gli occhi di dosso. Si sentiva a pezzi, l’anima lacerata in due. Poteva percepire in modo distinto quel senso di impotenza che l’aveva accompagnato tante volte nella sua vita. Non poteva aiutare il suo amico, anzi. Era per colpa sua che ora si trovava in quelle condizioni. Strinse i pugni e per un attimo si chiese se sarebbe stato possibile scambiare le loro condizioni.
“Mi dispiace Asuma…” Era troppo tardi per ammetterlo.
Quando Kakashi percepì l’aprirsi della porta dietro di lui, si girò di scatto e rimase immobile, quasi trattenendo il respiro. Avrebbe voluto incontrare tutti, ma non lei.
Gli occhi di Ino lo fissavano stupiti e il jonin si sentì attraversato da parte a parte da quello sguardo.
“Ino…” Non seppe come proseguire.
La ragazza abbassò lo sguardo quasi infastidita dalla presenza dell’uomo e lo sorpassò, appoggiando dei fiori sul comodino di Asuma. “Davvero ti hanno lasciato venire qui?”
“Da quando mi serve il permesso da parte di qualcuno per venire a trovare un amico?”
La ragazza lo fulminò con lo sguardo. “Da quando questo tuo amico è in queste condizioni per colpa tua.”
Kakashi percepì tutto l’astio che Ino provava per lui in questo momento.
Successivamente la bionda distolse lo sguardò e finì di sistemare i fiori nel vaso. “Non è giusto che io me la prenda con te, ma ti chiedo di capirmi… Non riesco ad essere oggettiva in questo momento. Fino a prova contraria l’hai ridotto tu così e la cosa buffa è che non ricordi nemmeno perché.”
Ino prese la sedia e si sedette di fianco ad Asuma. “Vai via Kakashi. Non ho nessun diritto di ordinartelo, ma per favore, fallo.”
 
Sakura entrò nella stanza di Kakashi, ma non lo trovò.
Pensa come Kakashi, si disse. Si era davvero alzato lui dal letto, con le sue gambe?
Che l’avessero portato a fare qualche esame? Le infermiere l’avrebbero scritto da qualche parte.
Un pensiero triste le balenò in testa e si diresse verso il reparto riservato ai pazienti in condizioni gravi.
Arrivata davanti la porta della stanza di Asuma temporeggio per qualche secondo, poi questa, si aprì da sola. O meglio, qualcuno la aprì.
Si ritrovò davanti Kakashi, il quale la guardò a malapena prima di abbassare lo sguardo e uscire. Prima di seguirlo, lanciò un’occhiata all’amica che si sentì subito osservata. “Non guardarmi così Sakura. Non gli ho detto nulla di diverso da quello che si sarebbe potuto aspettare.”
La rosa annuì debolmente, ma il clima che si era creato non le piaceva.
Dopo qualche istante, chiuse la porta e si diresse da Kakashi, il quale aveva leggermente perso l’orientamento e stava andando da tutt’altra parte rispetto a dove si trovava la sua stanza.
Lo fermò afferrandolo per il polso, cosa che a Kakashi non piacque per niente, tanto che per un attimo cercò di ritrarlo scocciato. “Kakashi, aspetta!”
“Ora spiegami cosa vuoi?!”
Sakura esitò un attimo prima di riprendere a parlare. L’uomo era tutto, tranne che aperto al dialogo in quel momento. Cosa avrebbe potuto dirgli per migliorare le cose? Esisteva davvero una frase non banale e scontata da dire in quell’istante?
Kakashi sospirò. “Sakura, ti prego, lasciami stare… Non meriti che la mia frustrazione ti colpisca… Non…”
Una fitta alla testa lo portò a bloccarsi senza completare la frase e a portarsi una mano alla tempia destra. “Dannazione…”
Sakura gli si avvicinò allarmata. Il suo sguardo impaurito mise a disagio Kakashi, il quale per un attimo si sentì una bomba pronta ad esplodere. Si era trasformato in qualcosa di cui persino la sua allieva aveva
paura?
Scostò Sakura con gentilezza e iniziò a camminare verso la sua stanza mentre la ragazza dovette rinunciare a seguirlo. Forse il giorno dopo si sarebbe sentito meglio.
  
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