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Autore: Albapottered00    21/05/2016    1 recensioni
Il suo cuore aveva perso un battito. Sapeva che prima o poi sarebbe arrivato il momento, che prima o poi suo padre avrebbe combinato un matrimonio nel quale non voleva entrare, ma non credeva sarebbe arrivato così presto.
Il suo cuore apparteneva già a qualcun'altro, come avrebbe potuto prendere in sposa una ragazza che non amava?
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altro Personaggio, Merlino, Principe Artù, Uther | Coppie: Merlino/Artù
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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La luce della luna diffondeva un'aura bianca dentro la stanza e le candele scricchiolavano là dove il buio si impadroniva ancora delle cose.
Arthur era sfinito. Avrebbe voluto distendersi sul letto e cadere in un lungo sonno per non pensare a ciò che sarebbe accaduto l'indomani e a come la sua vita sarebbe cambiata per sempre.

Era tornato da poche ore da un viaggio nella foresta, dove suo padre l'aveva inviato a cercare dei druidi che erano stati avvistati qualche giorno prima.
Dopo un lungo e sfiancate viaggio, era tornato a Camelot, pregustandosi una cena calda e, finalmente, la comodità delle coperte sopra il suo corpo. Ma quando era rientrato in città, uno strano clima di festa l'aveva accolto. La città era in subbuglio, festoni appesi qua e là le mura esterne e le finestre del castello. Che suo padre avesse dato una festa per il suo ritorno? No, era impossibile. Quella che aveva appena concluso era una delle sue solite missioni, nulla di particolare. Non era la prima volta che Uther lo mandasse nella foresta a dare la caccia a chi praticasse la magia. Ah... suo padre e quel suo assurdo desiderio di estinguere una volta per tutte la magia.
Aveva congedato Merlin, il suo servo personale, permettendogli di tornare nelle sue stanze, per darsi una ripulita e cambiarsi. Poi, senza neanche togliersi la pesante armatura di ferro, era andato a cercare il Re nella sala del trono. Lungo il corridoio principale del castello, le luci rischiaravano il cammino, dando un certo senso di maestosità allo spazio tutt'intorno. Lungo i cornicioni, erano stati appesi dei festoni colorati, alcuni erano rossi, lo stesso colore della famiglia Pendragon; altri invece avevano colori diversi, gialli e verdi.
Quando entrò nell'immensa sala del trono, notò con stupore che era molto più addobbata del solito. Gli stessi festoni colorati si ripetevano lungo i cornicioni della sala; stendardi degli stessi colori erano appesi sulle alte pareti di pietra e sul trono vi erano enormi vasi con fiori di stagione che rallegravano il clima, solitamente austero, della sala.
Suo padre sedeva sul trono. Parlava con un uomo anziano, di qualche anno più grande di lui, seduto su una piccola poltrona dorata alla sua destra. Aveva un'aria compiaciuta, un sorriso soddisfatto gli rigava le labbra mentre gli stringeva la mano. Strano, pensò Arthur, da quando sua madre era morta era raro che il Re mostrasse qualsiasi segno di allegria e felicità.
Il giovane principe si schiarì la voce, portando su dì sé lo sguardo del padre. 
– Arthur! – aveva esclamato Uther vedendo il figlio – arrivi al momento giusto! Ti presento Lady Elena di Monmouth. - un sorriso eccitato aveva dipinto il suo volto. Una ragazza si alzò da una sedia posta alla sinistra del trono, inchinandosi al giovane principe in segno di saluto. Aveva dei lunghi capelli biondi che erano stati acconciati divinamente dalle sue serve, una piccola coroncina d'argento e diamanti sulla fronte; i suoi occhi erano grandi e verde smeraldo e delle labbra rosse e sottili contribuivano a dare un tono di delicatezza e grazia al suo viso. Era bellissima.
– My Lady... – aveva sussurrato Arthur inchinandosi baciandole la mano – A cosa devo l'onore della sua visita? –
– Arthur, – aveva iniziato suo pradre, il volto era tornato ad essere serio e rigido come sempre – Io e Lord Godwyn, il padre di Elena, abbiamo convenuto che per il bene del regno è necessario che tu ed Elena vi sposiate. – A quelle parole Arthur per poco non aveva perso l'equilibrio. Suo padre era impazzito o cosa? – Il matrimonio è stato stabilito per domani, so che non hai avuto nessun preavviso, ma minacce da terre lontane si stanno avvicinando e non possiamo rischiare... –
Le parole uscivano come un fiume in piena dalla bocca di Uther, ma Arthur non lo stava più ascoltando. Il suo cuore aveva perso un battito. Sapeva che prima o poi sarebbe arrivato il momento, che prima o poi suo padre avrebbe combinato un matrimonio nel quale non voleva entrare, ma non credeva sarebbe arrivato così presto.
Il suo cuore apparteneva già a qualcun'altro, come avrebbe potuto prendere in sposa una ragazza che non amava? Ma questo ragionamento era inutile, lo faceva solo stare peggio: suo padre non avrebbe mai acconsentito ad un matrimonio fatto puramente per amore. Se avesse saputo con chi avrebbe voluto passare il resto dei suoi giorni, poi, probabilmente lo avrebbe diseredato ed esiliato senza pensarci due volte.
Le gambe avevano iniziato a tremargli, ma non era dovuto alla stanchezza del viaggio. L'armatura gli sembrava più pesante che mai e dentro il suo petto sentiva come se il cuore gli potesse esplodere da un momento all'altro. Il mondo gli era crollato sulle spalle, cercava di reggerne il peso, ma ogni sforzo sembrava inutile. Pronunciò un flebile – oddio – senza neanche rendersene conto, per poi scomparire da quella sala.
Tutti si erano lo avevano osservato con perplessità, mentre usciva di corsa dalla sala del trono. Lady Elena aveva portato una mano alla bocca, come per coprire il suo volto sorpreso.
– Non temere, Elena – aveva sussurrato Uther, cercando di nascondere il suo stupore – Arthur è appena tornato da un lungo viaggio e questa è l'ultima cosa che si sarebbe aspettato di trovare al suo rientro. Vedrai che domani, dopo una lunga notte di riposo, ti accoglierà tra le sue braccia. – 

 

Adesso, seduto sul letto, Arthur fissava il vuoto dinanzi a sé, l'armatura ancora addosso. Così come quel peso enorme che gli era piombato pochi minuti prima nella sala del trono. La cena non era ancora pronta e di Merlin nemmeno l'ombra, dove era finito? Perché ci metteva così tanto? Aveva bisogno di lui, doveva sfogarsi, doveva parlargliene.
Si sdraiò sul letto portandosi le mani sul viso, stringendosi gli occhi. Non poteva crederci, non voleva crederci.
Nella sua mente l'immagine del volto incredulo della principessa Elena non voleva abbandonarlo. Cosa pensava? Che avrebbe fatto i salti di felicità? Che si sarebbe buttato tra le sue braccia, dicendole quanta voglia avesse di diventare suo marito?
Arthur non aveva mai visto quella ragazza in vita sua ed ora avrebbe dovuto prepararsi a dividere la sua intera vita con lei. Sapeva che molte coppie combinate, con il passar del tempo finivano con l'amarsi davvero, ma quello non era il suo caso. Arthur non avrebbe mai amato quella ragazza. Non si trattava solo di abituarsi a convivere con qualcuno, di abituarsi al calore delle sue braccia e al profumo dei suoi capelli. Si trattava di rinunciare a quelle braccia tanto familiari che lo avevano già accolto, quei capelli neri corvino che profumavano di legna e aria fresca. Significava rinunciare all'unica persona che l'aveva mai fatto sentire vivo, libero. Non era possibile che di lì a poche ore avrebbe messo fine alla sua libertà. Certo, una volta sposato avrebbe potuto scappare nel cuore della notte da quel letto matrimoniale che mai avrebbe sentito suo, ma per andare dove? Non c'erano posti sicuri dove lui e la persona che davvero amava avrebbero potuto trascorrere qualche minuto: le guardie erano ovunque. E se li avessero visti? Come avrebbe potuto spiegarlo a Uther?
No, non poteva rischiare tanto.
Immerso nei suoi pensieri, Arthur non si accorse nemmeno della porta che si era aperta e del vassoio che era stato poggiato sul tavolo.
– Sire. – aveva sussurrato Merlin. Non capiva se il ragazzo stesse dormendo o fosse solamente esausto per il lungo viaggio. Un colpo di tosse e Arthur sobbalzò sul letto. Quando vide il ragazzo davanti a sé, il suo sguardo si addolcì, poi sentì un groppo in gola e una lacrima salirli agli occhi. Cercò di cacciarla indietro: non poteva piangere, non doveva. Non davanti a Merlin.
– Non chiamarmi così. – fu l'unica cosa che riuscì a dire. Si fece aiutare dal suo servo a togliersi di dosso l'armatura fredda e pesante. Che buffo, pensò, sembrava proprio come il suo cuore in quel momento: freddo e pesante. Buttò l'armatura in un angolo della stanza, poi si sedette al tavolo. Aveva fame, ma non riusciva a mangiare.
– Merlin, devo parlarti. – la sua voce non riuscì a nascondere la nota preoccupata. Il moro aggrottò la fronte e abbassò la testa di lato, i suoi capelli, scuri come la notte, gli scendevano lungo la fronte.
– Cosa c'è, Arthur? – chiese, mentre uno strano timore lo assaliva. In rare occasioni aveva visto quel ragazzo così preoccupato. Cosa era successo?
Arthur poggiò una mano sulla sedia accanto, facendogli segno di sedersi accanto a lui. Non aveva idea da dove iniziare, ma doveva dirglielo.
– Vedi, Merlin, io sono un principe e come tale è mio dovere mettere la felicità di questo popolo davanti alla mia, se un giorno vorrò essere un grande Re... – la sua voce era debole. Aveva messo così tanta forza nello scandire quella semplice frase, che non avrebbe saputo da dove avrebbe dovuto prendere altre energie per poter finirla.
– Ma tu sarai un grande Re, Arthur. – aveva esclamato Merlin prendendo una mano del ragazzo tra le sue. La sua pelle era così morbida e delicata. Il moro si chiedeva sempre come fosse possibile, era un guerriero, combatteva e quando non lo faceva si allenava; avrebbe dovuto avere le mani piene di calli e invece erano morbidissime.
– Merlin, io... – una lacrima aveva iniziato a rigargli il viso. Non poteva continuare ad essere forte, non in quel momento. Non voleva. Aveva tolto la sua armatura e con lei si era levata la sua maschera da guerriero forte e valoroso. Adesso era rimasto solamente il ragazzo che era in lui, quel ragazzo a cui era stato dato un destino più grande di quello che potesse realmente sopportare. Un destino che lui non accettava.
Gli andava bene combattere contro eserciti ben più numerosi del suo o contro mostri così assurdi che solo un incantesimo avrebbe potuto sconfiggere. Gli andava bene rischiare la sua vita giorno dopo giorno in battaglia. Ma non poteva arrendersi ad un destino così crudele che lo avrebbe separato per sempre dalla persona amata.
– Arthur... cos'è successo? – chiese Merlin, un tono di preoccupazione nella sua voce. Il biondo lo fissò, senza riuscire a dire una parola. Per un attimo si perse nei suoi occhi, fingendo che tutto andasse bene, che il mondo esterno non esisteva e l'unica cosa vera e importante erano quegli occhi azzurri che lo fissavano preoccupati.
– Arthur...– sospirò il ragazzo – Ti prego, parlami – la voce di Merlin era sempre più cupa, le mani strette ancora attorno a quella del biondo.
Arthur chiuse gli occhi, fece un profondo sospirò e cercò di prendere tutta la forza che poteva. – Domani devo sposarmi. – eccola lì. Quell'orribile e vomitevole frase. C'era riuscito, l'aveva sputata dalle sue labbra e ora faceva più male di prima. Era diventata più vera. E adesso lui, lui sapeva.
Merlin serrò gli occhi e aprì la bocca come per dire qualcosa, ma non riuscì a dire una parola. La sua gola riuscì a emettere solo un sibilo, un rumore che faceva male al cuore di Arthur. Poi aggrottò le sopracciglia e scoppiò in una grossa risata.
– Oddio Arthur, hai doti recitative a dir poco incredibili! Hai mai pensato di fare il giullare di corte? Seriamente, ci stavo quasi cascando... –
– Merlin tu non capisci! - lo interruppe il biondo quasi urlando. Come faceva a non credergli, a scherzare in un momento come questo. Non vedeva che il suo cuore stava andando in pezzi? Non riusciva a percepirlo dalle sue lacrime? – Lady Elena di Monmouth, questo è il suo nome. Lei e suo padre sono arrivati un paio di giorni fa qui a Camelot, quando noi eravamo già andati via. Mio padre e Lord Godwy hanno deciso che per il bene del regno devo sposare questa giovane fanciulla. –
– Oh. – era tutto quello che Merlin era riuscito a dire, abbassando lo sguardo, pensieroso. – Questo vuol dire... No. No! Non può essere vero Arthur, dev'esserci qualcosa che puoi fare! – aveva esclamato. Il terrore adesso l'aveva invaso. Non poteva accettare che Arthur lo avrebbe abbandonato. In quel senso, almeno.
– Non c'è niente che io possa fare, Merlin. – sospirò – Sai com'è fatto mio padre, sai che non tollera che io lo contraddica. – la sua mano si era posata sulla guancia di Merlin, accarezzandola con un pollice. – E poi anche potendo, cosa potrei fare? Dirgli che il mio cuore appartiene ad un'altra persona, magari potrei dirgli anche di chi si tratta? Sai bene quanto me che è impossibile. – I suoi occhi si posarono su quelli blu e lucenti del moro, una lacrima stava iniziando a rigare anche le sue guance.
Merlin si alzò di scatto, voltandogli le spalle e portandosi una mano sul viso. Cosa sarebbe successo? Sarebbe cambiato tutto e quello strano, ma meraviglioso rapporto che stava nascendo tra loro, sarebbe stato stroncato.
– Me ne vado. – annunciò, il tono deciso, gli occhi rossi ricolmi di lacrime che volevano scorrere libere sulla sua faccia. In realtà non avrebbe mai voluto allontanarsi da quella stanza, ma era come se le pareti si stessero stringendo sul suo cuore e il dolore era troppo. Sarebbe dovuto restare al fianco del principe, la vera vittima di quella faccenda, ma la verità era che lui, Merlin, era vittima quanto lui.
– Resta un'ultima notte con me – sussurrò Arthur alzandosi e posando una mano sulla sua spalla.
– Cosa? – Merlin non riusciva a credere a quelle parole. Non gliel'aveva mai chiesto, non era mai rimasto l'intera notte in quella camera. Perché Arthur doveva complicare tutto proprio ora? Sapeva che insieme non avrebbero avuto un futuro, ma non poteva permettergli di dargli un assaggio di ciò che si sarebbe perso: il dolore era già abbastanza lacerante. Almeno così il futuro sarebbe stato più sopportabile.
– Ti prego, Merlin. – il tono di Arthur era come una supplica. La sua mano stringeva il braccio del moro, una morsa stretta come per non farlo fuggire via da lui.
– Arthur, non possiamo! Ti sposerai domani mattina! –
Era tanto difficile per lui capire? Come poteva non pensare alle conseguenze? Se fosse rimasto, entrambi avrebbero sofferto molto di più. Sarebbe stato più facile sopportare il dolore per la perdita di qualcosa che non hai mai avuto davvero, piuttosto che qualcosa che ti ha fatto toccare le stelle e ti ha gettato all'inferno subito dopo.
– Non con la persona che amo davvero. – ammise lasciando andare la presa dal braccio del moro.
Quella frase distolse Merlin dai suoi pensieri, facendolo tornare alla realtà. Il suo cuore fece un salto in avanti, si fermò e poi riprese a battere più velocemente di prima. Tra tutte le magie che conosceva, quella era la più bella, ma allo stesso tempo la più dolorosa e pericolosa.
Si girò lentamente, guardando Arthur negli occhi. Quegli occhi, verdi come i prati in autunno, erano la cosa più bella che avesse mai visto. Allora era questo l'amore? Sentirsi come intrappolati dentro il cuore di qualcuno, una trappola in cui avresti voluto restare per sempre?!
– Arthur... –
– Ti chiedo solo una notte, Merlin. Una notte. Fammi assaporare almeno per poche ore la tua pelle, fammi sentire a casa. –
– Non si torna indietro, lo sai... – sussurrò Merlin, avvicinandosi sempre più verso il biondo. La sua testa gli diceva di scappare adesso che era ancora in tempo, ma il suo corpo seguiva un'altra direzione, cercava il calore di Arthur.
– Non voglio tornare indietro, vorrei restare così per sempre. Con te. Permettimi di poter conservare per sempre questa notte nel mio cuore. –
Ormai erano così vicini che Arthur percepiva il calore del respiro di Merlin sulla sua pelle. Le sue labbra erano rosee e sembravano così morbide... così invitanti. L'unico suo desiderio in quel momento era quello di baciarle.
Al diavolo Uther, al diavolo Lady Elena! Lui sarebbe stato per sempre di Merlin, il suo cuore avrebbe amato solamente lui. Come avrebbe potuto lasciarlo andare?
E poi successe.
Era così avvolto nei suoi pensieri, che non si era neanche reso conto delle labbra che premevano sulle sue. Trasalì. Poi le schiuse e si lasciò coinvolgere da Merlin in quella danza di labbra e lingue. Aveva ragione, le sue labbra erano soffici e calde. Un brivido gli salì lungo la schiena, facendolo sussultare. Avrebbe voluto congelare quel momento per restare in quel modo il più a lungo possibile.
Afferrò con una mano la testa del moro e strinse il corpo al suo, facendoli allineare perfettamente. Quei corpi sembravano fatti apposta l'uno per l'altro. Era tutto un'armonia di sussurri, sospiri e amore.
– Credo di amarti, Merlin. Lo capisco davvero solo ora che ti perdo, ma è così... Ti amo. – disse Arthur staccandosi per un momento, che sembrò un'infinità, da Merlin. Il moro lo guardò, gli occhi lucidi mentre calde lacrime gli rigavano il volto. Si poteva piangere di gioia e dolore allo stesso tempo? Si potevano provare contemporaneamente dei sentimenti così opposti? Il sangue gli pulsava alle orecchie, la testa cominciava a girargli.
– Ti amo anche io, Arthur. – sussurrò incredulo. Di tutte le follie che gli erano capitate nella sua vita, quella era decisamente la più grande. Si era innamorato di Arthur Pendragon, erede al trono di Camelot. E ora lo stava baciando, mentre suo padre, il Re, dormiva poche camere più in là e quello che avrebbe voluto fosse il suo ragazzo avrebbe dovuto sposarsi, contro la sua volontà, l'indomani mattina.
Sì, era decisamente una follia, pensò Merlin. Ma era la follia più bella che avesse mai fatto.
Portò le sue braccia al collo di Arthur e con una mano gli accarezzò quei capelli lucenti e dorati che tanto amava. Non capì mai per quanto tempo si fossero baciati, in piedi davanti al letto, con gli occhi che piangevano lacrime di felicità mista al dolore dovuto alla certezza che quello sarebbe stato il primo e ultimo bacio.
Arthur si levò la maglia, poi prese la mano di Merlin e lo trascinò sul letto, facendolo cadere morbidamente sulle lenzuola. Il tempo sembrava dilatarsi e restringersi, non esisteva più nulla attorno a loro. Buttarono le morbide coperte di seta sopra i loro corpi caldi, stringendosi l'un l'altro. Una danza di corpi, morbide carezze, scie di baci sulla pelle nuda che rabbrividiva al contatto con le labbra calde. Non erano mai stati così bene come in quel momento. Piano piano il mondo esterno scomparì e, per un attimo, fu come se niente fosse mai successo, come se fossero solo due innamorati che si promettevano vicendevolmente amore eterno. Per un attimo fu come se il mondo intero esplodesse e loro restassero intrappolati in una calda bolla per sempre. I minuti, le ore non esistevano più. Esistevano solo loro due e i loro baci, le loro carezze, il loro toccarsi a vicenda.
Ormai erano una cosa sola.
Quando raggiunsero il culmine, si sdraiarono l'uno accanto all'altro. Merlin aveva poggiato la testa nell'incavo del collo di Arthur che, dolcemente, gli carezzava le spalle. Le prime luci dell'alba iniziavano a rischiarare la stanza, invadendola di uno strano tepore, mentre gli ultimi pezzetti di candele continuavano a bruciare. Posò un bacio sul suo collo – Come faremo, quando... quando succederà? Quando tu ti sarai sposato? – la sua voce non era più incrinata. Era come se una strana consapevolezza si fosse impossessata di lui.
– Non lo so, – rispose Arthur pensieroso – ma una cosa è certa, Merlin: troveremo un modo. Io non ti perderò – gli sorrise e così dicendo, si ributtò sopra di lui, accarezzandogli con le sue, le morbide labbra ormai gonfie dai baci. Dopotutto cos'era un matrimonio combinato? Solo un mezzo per far ottenere più forza e potere al Re. Avrebbe sposato la principessa, sì. Le avrebbe portato rispetto e l'avrebbe onorata. Avrebbe anche combattuto per lei se fosse stato necessario, ma non l'avrebbe mai trattata da moglie. E, naturalmente, l'avrebbe lasciata libera di frequentare qualcun'altro, se mai avesse voluto. Sarebbe stato come un tacito accordo tra i due coniugi. Sì, pensò Arthur, niente gli avrebbe impedito di rinunciare al ragazzo che amava. Adesso che aveva scoperto le ricchezze dell'amore, avrebbe lottato affinché potessero restare sue e magari un giorno, quando sarebbe diventato Re, le cose sarebbero cambiate.
Tra baci bagnati e sospiri, si unì di nuovo a lui. Sentiva il suo cuore diventare sempre più leggero e riempirsi di felicità e in quel momento realizzò che nessuna delle cose fatte nella sua vita erano state più giuste di quel momento.




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Note dell'autrice: o mio dio, ce l'ho fatta! Finalmente anche io pubblico la mia prima storia su EFP *-*
Allooora, innanzitutto ringrazio tutti coloro che sono arrivati a leggere queste righe, grazie per la vostra audacia! xD Spero che la storia vi sia piaciuta, l'ho scritta tanto tempo fa, ma non avevo mai avuto il coraggio di pubblicarla :S 

Cosa mi ha ispirato questa one-shot? In poche parole, la puntata 3x06 di Merlin, quando Artù dovrebbe sposare la principessa Elena. Mi sono chiesta: e se le cose non fossero andate così, se Artù e Merlin si fossero davvero amati, come avrebbero reagito a questa notizia? Cosa sarebbe successo? Così ho aperto word e la mia mente ha partorito questa one-shot.
Spero che sia riuscita a mettere le note così come avrei dovuto, non ho mai pubblicato qui su EFP e avevo paura di sbagliare qualcosa xD Per esempio, ero indecisa se mettere OOC perché Arthur era romantico nella serie tv con Gwen, ma non così romantico e sensibile come l'ho dipinto io. Insomma, qui si abbandona ai suoi sentimenti molto di più rispetto alla serie. Quanto alla principessa Elena... beh, chi ha visto la puntata sa perfettamente com'era lei xD

Detto questo, non vi annoio più! Fatemi sapere cosa ve ne pare di questa one-shot e siate buoni con me: erano anni che non scrivevo più qualcosa! xD 

A presto,
Alba ♥

   
 
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