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Autore: Namielly    21/05/2016    3 recensioni
Correva l’anno 2013, era il giorno del mio compleanno. Il tuo Rasengan mi mozzò un braccio. Stavo là, a guardarti ansimare e annaspare, steso al mio fianco.
Che ironico. Ci eravamo entrambi mozzati un braccio, tu il destro, io il sinistro. Perché ironico? Non sembrava casuale. Anche quel giorno, eravamo complementari, eravamo opposti si, ma ci completavamo.
E quel giorno, terminammo di esserlo.
Era il 23 luglio del 2013… e io morii.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sai, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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“Un aiuto”




E’ notte. Sento solo il respiro regolare del Maestro Kakashi nel silenzio notturno. Sono immobile. Non so se funzionerà. Prendo un profondo respiro, preparandomi. E’ sempre così strano: ogni volta mi sembra come di sprofondare in un vortice e di esserne risucchiato. Una sensazione pessima, che sopportavo per te. Ma adesso sono incerto. Non so se Kakashi sia la scelta giusta, e non so nemmeno se riuscirò a combinare qualcosa. Stavo facendo le cose in maniera piuttosto grossolana, anche per quanto riguardava Sai avevo fatto lo stesso. L’ho buttata lì, e non so se funzionerà mai, ma almeno ci ho provato.

Con questo pensiero, entro nei sogni di Kakashi. Una volta giunto, sono davanti a qualcosa che non desideravo vedere. Kakashi è steso sulla sedia sdraio, mentre un gruppo di ragazze civettuole e con costumi striminziti gli spalmano la crema solare addosso. Sono pietrificato.

Ho i piedi nudi nell’acqua, mi giro e vedo il mare stagliarsi sino all’orizzonte e il sole, alto nel cielo, mi brucia gli occhi e la pelle. Torno a scrutare a occhi stretti Kakashi, che spaparanzato si gode il sole e le ragazze.

Mi avvicino, e nel frattempo mi chiedo perché abbia addosso la maschera anche sotto il sole. Sto tizio non è normale.

“Sasuke!” grida quasi, tra lo sconcerto e l’entusiasmo “Qual buon vento ti porta qui?”

“Ehilà.” Accenno un saluto con la mano, mentre lo guardo torvo. Ho sbagliato tutto. Cosa mi era saltato in testa quando avevo pensato a lui?

“Potresti farle andare via?” chiedo, indicando le ragazze con un cenno. Kakashi allegramente le invita ad andarsene, con un “Ci vediamo dopo” ammiccante, mentre ad una di loro stampa una pacca sul sedere. Mi do anche io una pacca, si, ma in piena faccia. E’ ufficiale: sono un idiota.

“…Me ne vado.” Mi giro, pronto ad andarmene, ma Kakashi mi afferra per un braccio.

“Devo parlarti di Naruto.” Alzo lo sguardo su di lui, e Kakashi mi sprona a sedermi sulla sdraio vicino alla sua. Mi siedo, le gambe larghe, e le braccia conserte.

“Parla.” Dico soltanto. Si sistema sulla sedia, per guardarmi dritto negli occhi. “Naruto sta malissimo. Non esce quasi mai di casa, e, se lo fa, va al cimitero. Sono molto preoccupato. Ho paura che non si riprenderà, questa volta.” Mi racconti cose che già so, penso. Sospiro, il cuore un po’ pesante.

“Lo so.” Sussurro, mentre mi guarda attonito.

“Come fai a saperlo? Tu sei morto!” mi fa costernato. “Sei solo un sogno, una proiezione dei miei ricordi. Null’altro. Non puoi sapere della realtà.”

“Credi che se fosse solo un sogno, come tu dici, saresti capace di renderti conto che è tale?” gli domando “Quanti sogni fai nel quale sei consapevole di stare sognando e ragioni in maniera tanto lineare?”

“E’ reale?!” mi stona quasi le orecchie “Sono davvero alle Hawaii?!” mi spalmo nuovamente la mano in faccia. E’ ufficiale: sono doppiamente un idiota.

“No.” Cerco di stare calmo. “Semplicemente non è un sogno normale. Sono davvero Sasuke e… sto cercando di comunicare con te.” Finalmente lo sguardo di Kakashi si fa serio.

“Quindi il vero Sasuke sta parlando con me?” sembra lo stia chiedendo più a sé stesso che a me. Si riprende, e continua “Cosa vuoi dirmi, Sasuke?”

Cerco di spiegargli brevemente cosa mi è accaduto, senza i dettagli del mio rapporto con te, delle visite frequenti che ti ho fatto e l’ultima idea che ho avuto di Sai. Gli accenno solo di averti fatto visita, e di aver visto come stavi.

“Non so se sono davvero un fantasma, o qualcos’altro.” Dico infine “E nemmeno se è stato qualcuno a darmi questo potere, o se è semplicemente una mia capacità. Io credo sia stato qualcuno: prima che Naruto facesse quel desiderio, io non avevo nessuna capacità, e non potevo toccare nessun oggetto. Dopo che lui l’ha fatto, ho addirittura sbattuto contro il tavolo. Prima di allora, io passavo attraverso a qualsiasi cosa. Non che adesso non lo faccia, ma se voglio posso toccarlo. Richiede spreco di energie, ma ci riesco, con un po’ di sforzo.” Chiudo il discorso, aspettando una risposta.

Silenzio. Kakashi sembra rimuginare su ciò che gli ho raccontato.

“Dunque, potresti essere un fantasma… Ma francamente, non ho mai sentito di fantasmi che entrano nei sogni. Mi pare strano… e tu puoi interagire con gli oggetti. Ricordo di aver letto una volta che i fantasmi non hanno una loro energia, un loro chakra da poter sfruttare, dunque per toccare gli oggetti devono utilizzare l’energia derivante dall’elettricità. Per questo gli elettrodomestici e ciò che è elettronico impazzisce in loro presenza. Loro assorbono e utilizzano quell’energia, per poter spostare oggetti e comunicare.”

Lo osservo incredulo. Fino a qualche minuto prima gli avrei dato del cerebroleso, mentre adesso risultava addirittura utile.

“Quindi… Non sono un fantasma.” Non so se prenderla positivamente. Da una parte, credo che sia positivo, probabilmente ciò significherebbe che non sono propriamente morto. Ma al contempo, questa notizia mi getta nell’oblio del nulla. Non so niente. Sono a zero, non ho nemmeno idea di che cosa io sia diventato e di come sia successo.

“Sicuramente è stato qualcuno a renderti questo.” Continua Kakashi, e mi scruta di sbieco, come un ammonimento silenzioso “E se questo qualcuno non si è ancora presentato, significa che lo farà non appena lo riterrà opportuno, o quando gli servirà.” Quando gli servirà? A cosa potrei mai servirgli, io?

“Non so che utilità potrei avere.” Affermo, guardandomi i palmi. Sono l’essere più futile dell’universo, in questo momento.

“Non so cosa voglia questo qualcuno, ma l’unica cosa che posso dirti è: stai attento. Non sappiamo chi sia, e nemmeno quali siano le sue intenzioni. Potrebbero essere buone, ma anche cattive. Apparentemente ti ha aiutato, ma non sappiamo se sia solo una facciata.”

Silenzio. Sollevo la sabbia col piede e la faccio scorrere tra le dita, pensieroso.

“Puoi aiutarmi? Potresti fare delle ricerche per me?” gli chiedo. Si acciglia.

“Potrei andare nella biblioteca dell’Hokage e dare un’occhiata. Sicuramente troverò qualcosa al riguardo.”

Lo guardo. Sono così profondamente grato che davvero, quasi lo abbraccerei… Se solo non odiassi il contatto fisico con gli estranei. Lo so, il Maestro non è propriamente un estraneo, ma dal punto di vista fisico lo è. Ho bisogno di tempo, conoscenza, qualche contatto lieve prima che io conceda qualcosa di tanto intimo come un abbraccio. E poi credo che se un abbraccio non è davvero sentito e profondo, non abbia alcun senso darlo.

“Grazie.” Mi limito solo a dire.

“Gli Uchiha non ringraziano, Sasuke. Quasi mi meraviglio di te!” ogni tipo di gratitudine scompare a queste parole. Il fastidio è immediato. Questo crede di scherzare, ma io odio che si nomini il mio clan in questa maniera, e mi fa pensare alla fredda compostezza degli Uchiha. E al fatto che io dovrei essere così.

“Vado via.” Scatto in piedi e mi ritrovo risucchiato fuori.

Il sole sta pian piano sorgendo. La luce comincia a entrare dalla finestra, e lascio Kakashi a russare nel suo letto. Magari adesso sta riprendendo a trastullarsi le sue donnine. Perché diavolo ci sto pensando? Pervertito, dovrebbe vergognarsi.



Sono nella valle dove ci siamo scontrati, steso sull’erba calda. Riesco a sentire solo la terra sotto di me: tutto il resto non riesco a toccarlo se non usando il chakra. Quindi mi accontento di sentire il calore della terra sotto di me. Sono stanco di pensare, non riesco e non so fare altro. Non riesco quasi più a tollerarmi, davvero. Sto troppo tempo solo con me stesso. Prima avevo altra gente attorno, anche se non la volevo o non volevano me, comunque la loro presenza mi portava a non pensare a me, alla mia vita, a te. E poi, prima avevo il mio obiettivo: la vendetta. Adesso non ho assolutamente nulla, ho solo la compagnia triste dei miei pensieri. Che, fidati, non è una bella compagnia.

Aspetto che il sole tramonti. Sono rimasto qui quasi tutta la giornata, a malapena mi sento le gambe. Forse non riuscirò nemmeno ad alzarmi.

L’umido cala a bagnare l’erba e la terra, e comincio a sentire freddo. Il cielo è turchese, e qualche stella è già evidente. Tra poco, la tonalità del cielo passerà al blu, e potrò andare a far visita a quel tonto di Kakashi. Forse ha già dato un’occhiata. O forse non ha dato peso al sogno, e ha passato la giornata a completare il rapporto della sua ultima missione. Sospiro, alzandomi lentamente. Le gambe mi reggono, nonostante l’immobilità forzata.

Mentre cammino, le mani affondate nelle tasche, osservo la gente attorno a me. Konoha alla sera si riempie di persone, che escono per mangiare qualcosa o passare del tempo in un bar con gli amici. Non sono quasi mai uscito con te, se non quelle rare volte in cui mi hai trascinato fuori casa sino dall’Ichiraku Ramen. Te lo avrò ripetuto forse migliaia di volte, non mi piace il ramen. Al pensiero i nervi mi salgono quasi quanto allora. Non so quanti pugni in testa ti avrò dato, quelle poche volte in cui mi hai portato là praticamente di peso.

Adesso mi manca. Anche l’odore del ramen che mangiavi tu mi manca. E i nostri litigi, i nostri insulti, sembrano quasi dolci ricordi adesso, ricordi di una vita felice.

Questa situazione mi sta gettando nello sconforto.

All’improvviso, ti vedo. Mi immobilizzo.

Sei con Sai. La gelosia mi attanaglia, nonostante i miei buoni propositi siano andati a buon fine. Mi sforzo di essere felice, ma non ci riesco. Sai ti sta tirando per un braccio, e ti fa sedere su uno sgabello, proprio dall’Ichiraku. Tu sorridi debolmente, accettando silenziosamente la situazione. Non resisto ad avvicinarmi.

Rifletto velocemente sul fatto che mi rendo conto piuttosto poco della realtà che mi circonda: non mi sono nemmeno reso conto di essere davanti al ristorante, e di star pensando alle nostre uscite per questo motivo. La realtà è così sfocata, preso come sono dai miei pensieri, e il mondo attorno a me è invisibile quasi quanto lo sono per lui.

Mentre mi avvicino, sento già la voce atona di Sai.

“Non mi piace il ramen, ma so che tu lo ami. Perciò, mangiare ciò che ti piace potrebbe risollevarti il morale. L’ho letto su un libro. Cerco di imparare come poter esprimere e riconoscere le emozioni, e quindi cerco tanti libri che li trattino. A volte leggo libri sentimentali, per capire come riconoscere l’amore, l’affetto, e altra roba del genere. Così quando arriveranno, io lo saprò.” Ti sorride lievemente, tu apri la bocca ma la richiudi subito, rabbuiato. Non riesci ancora a parlare, ma già il fatto che Sai ti abbia invogliato a rispondere è un grande passo.

Davvero, te lo giuro. Ci sto provando a essere felice. Cerco di indurmelo a forza, ma mentirei se lo dicessi. Non fraintendermi, sono felice che i tuoi occhi siano luminosi, e che tu stia facendo passi avanti. Ma da una parte non posso esserlo, se penso che è perché mi stai mettendo da parte. Egoisticamente, amavo quel tuo struggimento per me, amavo quel posto che avevo nel tuo cuore. Pensare di poter essere rimpiazzato è per me doloroso e quasi inaccettabile.

Mi giro, piano, e mi allontano, mentre la voce di Sai si allontana, come anche il profumo del ramen.

L’ho voluto io. Non posso dire altrimenti. Stavolta, non posso incolpare nessuno.

Sono a casa di Kakashi. Lui non è in casa: decido di aspettarlo, sedendomi sul pavimento e cingendo le gambe con le braccia.

Non mi sono mai compatito tanto quanto adesso.

Passano le ore, e vorrei tanto dormire. Farebbe passare il tempo, mi rilasserebbe e non mi permetterebbe di pensare. Le giornate sono interminabili, insopportabili da sostenere.

Sento la chiave che gira nella toppa. Resto dove sono, immobile. Sono troppo di malumore anche solo per alzarmi. Kakashi entra, e appende la giacca all’appendiabiti. Va in camera sua, e io sono come pietrificato sul posto. Desidero dormire con tutto il mio essere, rintanarmi tra le coperte aggrovigliate e dormire. E non fare altro. Mi era capitato di leggere riguardo alla depressione, e sapevo che uno dei sintomi era proprio questo: dormire tanto, e non voler uscire dal letto. Mi comporterei così, mi rifugerei tra le lenzuola, se solo potessi.

Kakashi torna vestito del pigiama. Getta un’occhiata all’orologio, e io faccio lo stesso: l’una. Si dirige verso il frigo, lo apre e prende una bottiglia d’acqua. La porta con sé, mettendola sul comodino della sua stanza da letto. Si distende, infilandosi sotto le coperte. Aspetto di sentire il suo respiro regolarizzarsi, non mi sono mosso da dove sono. Non appena sento un lieve russare, mi alzo goffamente.

Entro nei sogni di Kakashi, e stavolta siamo entrambi vestiti da anbu. Siamo in una missione, credo. Vedo Kakashi saltare da un albero all’altro, e per stargli dietro faccio lo stesso.

“Kakashi!” grido, e lui si ferma. “Sasuke!” si blocca di colpo, fissandomi. Ci fermiamo in uno spiazzo verde.

“Dobbiamo inseguirlo!” a chi si sta riferendo? Incredulo, vedo il suo volto rigato di lacrime.

Ricomincia a saltare da un ramo all’altro, e io lo inseguo, non capendo bene cosa stia accadendo. Faccio apparire una katana nel mio palmo, mentre Kakashi infine salta al suolo, e ci ritroviamo in una vallata piuttosto grande. Vedo una foresta solo in lontananza. Essere tanto esposti… Aspetta. Ma questo è solo un sogno.

“Kakashi… è solo un sogno.” Cerco di rassicurarlo. Lui è immobile, teso, e protende un braccio in avanti, indicando un punto in lontananza. “Là.” Dice gelido. Seguo la direzione indicatami e vedo Pain.

Kakashi gli corre con furia incontro, non ho nemmeno il tempo di assimilare cosa stia accadendo. “Ha ucciso Jiraya! E io adesso ucciderò lui!” è completamente impazzito. Sento una risata provenire da quel ragazzo, raggelante. Il Maestro prova a colpirlo, ma Pain svanisce in una nuvola di fumo nero. Confuso, sono immobile. Che devo fare? Intervenire? Con te non mi sono mai trovato in queste situazioni… Tu semplicemente non sognavi più nulla di definito.

Vedo Kakashi girarsi verso di me, e raggelarsi. Stava fissando con orrore qualcosa dietro le mie spalle. O qualcuno…

Mi giro lentamente, e mi ritrovo davanti al volto folle di mio fratello. Il sangue cola dal coltello che ha tra le mani, nell’altra mano regge la testa di Mikoto Uchiha. Osservo le gocce di sangue colare dalla testa mozzata di mia madre, sino a terra.

Non riesco a respirare. Non riesco a muovermi. Sono impietrito dal terrore. Kakashi colpisce Itachi in volto con un calcio, ma la sua espressione, se possibile, si fa ancora più agghiacciante. Quel calcio non aveva minimamente spostato Itachi dalla sua posizione, e con solo un cenno della mano, fa volare Kakashi in aria, che ricade al suolo come un sacco. Tremo.

“Ciao, fratellino…” stringo saldamente la katana tra le dita, e gliela conficco con forza nella pancia. La spada lo trapassa da parte a parte, ma la sua espressione non muta. Il suo sorriso, anzi, si allarga, mentre il sangue gli macchia i denti. “Son vivo, o son morto?” Cosa? Allibito, lo guardo. Cantilena nuovamente quella domanda “Son vivo, o son morto?”

Mi sento male. Mi viene da vomitare. Che razza di domanda è? E’ morto, e io lo so. E’ morto con quell’attacco di cuore, durante il nostro scontro…

“Sei morto.” Rispondo, e sono un tantino incerto.

Vedo i suoi occhi allargarsi, lo sharingan ben evidente. “SBA-GLIA-TO.” Mi colpisce, e non so cosa mi accade. Vedo improvvisamente tutto nero.




   
 
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