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Autore: _Anto    21/05/2016    4 recensioni
Kurt e Sebastian sono migliori amici da tutta la vita, Kurt è innamorato di Blaine e Blaine sta per sposare Sebastian.
A due mesi dal matrimonio, dopo aver bevuto insieme qualcosa in un locale, Kurt e Blaine scoprono di essere stati entrambi innamorati l'uno dell'altro ai tempi del college e quella notte stessa finiscono a letto insieme.
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Dal testo: "Si era innamorato di lui dal primo momento in cui lo aveva visto lì seduto in aula, con gli occhiali che gli scivolavano continuamente sul naso, le labbra corrucciate e la schiena tesa, mentre le dita sistemavano accuratamente sul banco le sette penne che per evenienza si era portato dietro.
(...) Kurt sospirò, rabbuiandosi visibilmente a quelle parole. Si era lasciato sopraffare dalle sue insicurezze e adesso Blaine stava per sposare Sebastian, il suo migliore amico, e non c’era niente che potesse fare per cambiare le cose senza perdere l’uno o l’altro.
“Non pensavo che a uno come te, potesse piacere uno come me.”
(Klaine ispirata al film Something Borrowed)
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Elliott/ Starchild, Kurt Hummel, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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“People say you don't know what you've got until it’s gone.
Truth is, you knew what you had, you just never thought you'd lose it.”
 
Se c’era qualcosa che Kurt Hummel, Ohio, residente a New York, 27 anni appena compiuti, detestava, erano sicuramente i rimpianti.
Era stato cresciuto in questo modo: quando ad otto anni aveva perso la sua mamma e aveva visto suo padre piangere sulla sua tomba, quando gli aveva sentito dire che avrebbe voluto fare ancora tante cose con lei tanto quanto lo voleva lui, aveva promesso a se stesso che da grande non avrebbe mai provato quella sensazione.
Sì perché quando hai otto anni sei convinto di poter fare e di poter essere tutto, di trovare un giorno l’amore della tua vita e vivere con lei ogni momento, ogni esperienza, qualsiasi cosa tu voglia fare se da piccolo hai perso la tua mamma e ti sei ritrovato a fare una promessa del genere, ad otto anni si è convinti di troppe cose, tranne che finirai per rimanere solo per tutta la tua vita. Kurt nemmeno allora lo aveva pensato, quando si era ritrovato a fare i conti con la perdita della sua mamma e il cuore spezzato di suo padre. Non lo aveva mai pensato anche perché a parte lui, aveva avuto sempre un punto fermo nella sua vita, che sapeva non avrebbe perso mai: Sebastian Smythe.
Sebastian era il suo vicino di casa da sempre, erano cresciuti insieme e per lui non era soltanto il suo migliore amico, Sebastian era suo fratello e il fatto che non avessero davvero lo stesso sangue non contava veramente niente.
Sebastian c’era sempre stato per lui e lui c’era sempre stato per Sebastian: quando alle elementari Kurt aveva subito atti di bullismo lui lo aveva difeso, quando in prima media avevano fatto entrambi coming out e si erano abbracciati forte scoprendo di essere gay entrambi, quando avevano dato il loro primo bacio, quando avevano avuto la loro prima volta, quando all’ultimo anno delle superiori avevano deciso di frequentare insieme il college a New York per poter stare insieme, vivere insieme e stare insieme per sempre come si erano promessi quando erano soltanto due bambini.
Le cose tra di loro andarono a gonfie vele, fino a quando a diciott’anni Kurt conobbe Blaine Anderson.
Blaine Anderson, il ragazzo di cui si era innamorato in una delle aule tristi e sciatte del college.
Blaine Anderson, il ragazzo che il suo migliore amico, suo fratello, Sebastian Smythe, stava per sposare.
 
 
“Grazie, ecco a lei”, mormorò Kurt, porgendo una manciata di banconote all’autista prima di scendere dal taxi. Si strinse nel suo trench lungo e guardò l’edificio che aveva davanti, prendendosi un lungo attimo per respirare prima di avvicinarsi all’entrata.
Quando Sebastian lo aveva chiamato quella mattina urlando a gran voce: “Kurt, domani è il tuo compleanno! Ventisette anni si compiono una sola volta nella vita! – come se avesse mai compiuto gli stessi anni qualche volta – Stasera vieni assolutamente a questo indirizzo, così possiamo festeggiare da soli come ai vecchi tempi!”, aveva sospirato e aveva detto che sì, andava bene, e aveva cercato di non far trasparire dal tono di voce qualcosa che gli facesse intuire che sapesse della festa a sorpresa.
Non che Kurt avesse qualche abilità da investigatore, ma Sebastian gli organizzava una festa a sorpresa tutti gli anni da quando ne aveva ricordo e Kurt puntualmente si fingeva incredibilmente sorpreso.
Ebbe la conferma della festa quando ingenuamente due buttafuori all’entrata del locale lo informarono di una festa privata, Kurt si limitò a sorridere e a dire loro che sì, lo sapeva, ed era uno degli invitati.
Quando entrò nel locale si ritrovò immediatamente a brancolare nel buio, il suono dei suoi passi rimbombò nella sala e un paio di secondi più tardi le luci si accesero e un caos pazzesco si sollevò tra la folla.
“Buon compleanno!”, esclamarono tutti in coro, e la voce di Sebastian – che era in mezzo a tutti con un cappellino ridicolo sulla testa –  si sentì più di tutte.
Kurt spalancò la bocca fingendosi tremendamente sorpreso, poi si lasciò travolgere dall’abbraccio di Sebastian che si precipitò su di lui e lo strinse con tutta la forza di cui era capace. “Tanti auguri, Milady” gli sussurrò dolcemente nell’orecchio.
“Grazie, Bas”, rispose Kurt con gli occhi lucidi, e a volte si odiava per essere così stupido da piangere ogni volta, ma Sebastian gli organizzava feste a sorprese da quasi tutta la vita, anche quando erano piccoli e per festa a sorpresa intendeva un pigiama party a base di cartoni Disney, patatine e aranciata e Kurt non poteva proprio fare a meno di essergliene grato e sentirsi immensamente felice per avere l’amico migliore dell’interno universo.
Dopo Sebastian fu il turno di Elliott, uno dei suoi colleghi di lavoro, che lo abbracciò frettolosamente facendogli gli auguri e sussurrandogli all’orecchio di passare una bella serata.
Kurt era consapevole di avere gli occhi di tutti addosso: erano anni che i loro amici insinuavano cose su lui ed Elliott o semplicemente speravano che si mettessero insieme, ma tutto quello che c’era tra di loro era solo una gran bella amicizia. L’amicizia che era arrivata a colmare quel vuoto che Blaine, senza neanche saperlo, gli aveva lasciato.
Blaine che adesso si stava avvicinando a lui, con una camicia azzurra che gli donava da Dio e un sorriso che qualsiasi stella avrebbe potuto invidiargli. Kurt aveva sempre avuto un debole per il suo sorriso.
“Non è ancora il tuo compleanno, quindi non ti faccio gli auguri che porta male” esordì così Blaine, con una smorfia divertita impressa sul suo volto “però devo assolutamente ringraziarti.”
“Ringraziarmi?” chiese Kurt, sollevando le sopracciglia curioso.
“Sì, per aver finto di essere sorpreso.”, rispose Blaine, guardandosi intorno per un attimo alla ricerca del suo fidanzato che era sparito chissà dove. “Quando entri e fai quella faccia da “oh, non me lo aspettavo affatto!” riesci sempre a rendere Sebastian felicissimo. È incredibile il fatto che riesca ad essere felice solo se lo sei anche tu, voi due non la smetterete mai di preoccuparmi.”, ridacchiò infine, senza mai smettere di guardare Kurt.
“Be’, ci conosciamo da nove anni, Blaine. Sai benissimo che io e Sebastian siamo gemelli siamesi.”
Blaine annuì, regalandogli un bellissimo sorriso. “Sì, ormai l’ho capito già da tempo-”
Kurt non seppe mai se Blaine avesse intenzione di dirgli qualcos’altro, perché la voce di Sebastian risuonò attraverso il microfono in fondo alla sala. Era salito sul piccolo palco dove di solito si esibivano le band, e Kurt sorrise istintivamente quando vide il suo amico con la sua camicia verde scuro che gli metteva in risalto gli occhi e i jeans che davano ben poco spazio all’immaginazione. Era bellissimo, e certo, avere accanto un amico così bello non lo aveva mai aiutato nelle sue precedenti “relazioni” – i ragazzi che gli interessavano finivano sempre per interessarsi a Sebastian, ma in fondo gli andava bene così: poteva vivere una vita senza l’amore, ma non sarebbe mai stato in grado di vivere una vita senza di lui.
“Un attimo di attenzione, ragazzi!” esclamò, richiamando l’attenzione dei loro amici che subito si voltarono verso di lui. “Ho un annuncio importantissimo da fare: come ben sapete tra sessantuno giorni mi sposo… e qui, davanti a tutti, voglio dire al mio futuro e splendido marito Blaine Anderson che ahimè, io sono già sposato. Non è vero, Kurt?”
Tutti i presenti scoppiarono a ridere, compresi Kurt e Blaine che si guardarono per un secondo consapevoli. Sebastian era un matto ed entrambi ancora non riuscivano a credere che Blaine fosse stato capace di calmarlo, di fargli mettere la testa a posto e trascinarlo quasi fino all’altare.
A quel punto il led accanto al palco si accese e una foto di Kurt e Sebastian da piccolissimi – non avevano nemmeno quattro anni – comparve sullo schermo.
“Quello che sto cercando dirvi è che io ho già un marito, ed è quel bellissimo uomo in mezzo a voi che tra meno di dieci secondi scoppierà a piangere come un fiume in piena.”, disse, strappando una mezza risata perfino a Kurt che era davvero sul punto di singhiozzare. Le foto sullo schermo stavano proseguendo, adesso c’erano lui e Sebastian a cinque anni in giardino mentre bevevano del the, lui e Sebastian a sei anni abbracciati sotto le coperte con due pigiamini blu addosso, lui e Sebastian a sette anni che si tenevano per mano mentre camminavano al parco, lui e Sebastian a dodici anni in gita alle medie, lui e Sebastian a diciotto anni con le toghe rosse addosso e il sorriso di chi pensa di aver conquistato l’intero universo… “Non esagero quando dico che Kurt è la persona più importante della mia vita. Anzi, vi dirò di più: Kurt è tutta la mia vita. Siamo cresciuti insieme, ci siamo sempre sostenuti l’un l’altro e – dio, lui c’è sempre stato per me, e ormai voi sapete bene che è difficile starmi accanto per più di dieci minuti, quindi è davvero un santo. Tu sei tutto per me, Kurt” si voltò verso di lui, con un gran sorriso stampato sulle labbra. “Quello che voglio dirti oggi, in occasione del tuo compleanno, è che io ci sarò sempre per te proprio come tu ci sei sempre stato per me. Sei stato tu che mi hai reso forte, che mi hai reso migliore, che mi hai presentato l’uomo che tra due mesi diventerà mio marito. E sai… quando Blaine era lì inginocchiato davanti a me a chiedermi di sposarmi, tutto quello che riuscivo a pensare eri tu. Perché abbiamo sempre condiviso i momenti più belli della nostra vita insieme, e non hai idea di quanto avrei voluto che ci fossi stato anche quella volta. A vedere come la persona che tu mi hai presentato, si impegnava per rendermi felice. A volte ci ripenso a questa cosa, sai? Che sei stato tu a presentarmi Blaine… ci ripenso e credo fermamente che sia stato un segno. Il segno che se non avessi avuto te nella mia vita, non sarei andato da nessuna parte.
Però spero, anzi ti prometto, che io ci sarò sempre per te. Che quando conoscerai l’uomo della tua vita sarò lì a fargli l’interrogatorio, a cercare di proteggerti e a minacciarlo di spaccargli la faccia. Perché è così che deve essere: noi siamo nati per stare uno accanto all’altro e ti prometto che questo non cambierà mai.
Ancora tanti auguri, Hummel. Ti voglio bene”
“…Ti voglio bene anche io”, mimò Kurt con le labbra, e il viso rigato dalle lacrime.
Quando Sebastian scese dal palco, questa volta fu lui a ritrovarsi travolto dall’abbraccio di quello che considerava suo fratello. Lasciò che Kurt lo stringesse e gli baciò ripetutamente la testa, ripetendogli più volte che non sarebbe cambiato niente e che lo amava da morire.
 
Dopo nemmeno un’ora e mezza Sebastian era ubriaco fradicio, così tanto che nemmeno riusciva a mantenersi in piedi, così Blaine si scusò con Kurt, gli diede la buonanotte e caricò il suo fidanzato su un taxi per portarlo nel loro appartamento.
Kurt vedendoli andare via si lasciò andare ad un sospiro, poi decise anche lui di ubriacarsi per impedirsi di pensare, pensare al fatto che aveva ventisette anni e non aveva uno straccio di fidanzato, e che l’unico uomo per cui avesse mai provato qualcosa nella sua vita, stava per sposare la persona più importante della sua intera esistenza. Perché doveva essere tutto così dannatamente complicato?
La festa si rivelò un completo disastro, perché non erano nemmeno le undici e mezza quando tutti decisero di andare via e Kurt rimase da solo con Elliott, fuori al locale ad aspettare che un taxi venisse a prenderli.
Mentre erano lì si ritrovò a guardare il suo riflesso nello specchio, dondolandosi sulle gambe che gli tremavano per tutto l’alcol che aveva ingerito nell’ultima ora.
“Che c’è, stai vivendo i tuoi soliti cinque minuti di autocommiserazione?”, gli chiese Elliott, rivolgendogli un’occhiata divertita.
“Elliott!”, piagnucolò Kurt, battendo i piedi a terra e guardandolo imbronciato. “Perché non mi sposi?”
“Uhm, se ti sposo vieni a letto con me?”, scherzò l’amico, sapendo benissimo che Kurt era ubriaco e che non era di certo il momento per fare discorsi seri, per dirgli che era bellissimo e che un giorno avrebbe trovato la persona che desiderava così tanto avere accanto.
Una manciata di secondi più tardi il taxi si fermò davanti al locale, ed Elliott stava quasi per trascinarci Kurt di peso, quando la portiera di dietro si aprì e i due videro scendere Blaine dall’auto.
“Blaine? Che ci fai qui?” chiese Kurt, sbattendo le palpebre più volte per essere certo che fosse davvero lui e non un’allucinazione provocata dall’alcol.
“Sebastian ha perso il suo portafogli, a quanto pare. Sono tornato a cercarlo.”
“Kurt, andiamo?”, chiese Elliott, che stava tenendo la portiera del taxi.
Kurt sbuffò appena, ricordando che Sebastian aveva acquistato quel costosissimo portafogli a Parigi quando era andato a fare visita alla sua nonna per le feste di Natale. Se non lo avesse ritrovato ci sarebbe rimasto malissimo. “Resto ad aiutare Blaine con la sua ricerca, comunque grazie.”, disse, sporgendosi per lasciargli un bacio sulla guancia.
Si diedero la buonanotte e mentre Elliott si apprestava ad andarsene, Kurt seguì Blaine all’interno del locale. Non era facile mettersi a cercare qualcosa in quelle condizioni, stranamente riusciva ancora a reggersi in piedi ma aveva la testa completamente annebbiata. Malgrado questo, scovò il portafogli rosso acceso sotto un divano e urlando a gran voce “trovato!” si lanciò a capofitto su di esso, battendo la testa sotto al tavolino quando poi provò a rialzarsi.
Blaine sorrise e gli porse una mano, aiutandolo a rialzarsi. “Avanti, sbadato”, gli disse dolcemente.
Uscirono insieme dal locale, Kurt ancora imbronciato mentre si teneva il bernoccolo con una mano, e Blaine che intanto stava sul ciglio della strada ad aspettare l’arrivo di un taxi.
“Hai passato una bella serata?”, gli chiese distrattamente, senza distogliere lo sguardo dalla strada.
“Oh, sì, certo!”, rispose Kurt senza nessuna esitazione, e a quel punto Blaine si voltò per guardarlo negli occhi e sorridergli. Sapeva perfettamente che Kurt non era un amante delle feste, e che quella sera avrebbe preferito fare qualsiasi altra cosa piuttosto che stare al centro dell’attenzione di tutti i suoi amici.
Il sorriso scomparve dalle sue labbra quando, continuando ad osservare Kurt che se ne stava lì in silenzio con lo sguardo perso nel vuoto, si rese conto che un tempo quel ragazzo era stato il suo migliore amico.
E si odiava, davvero, si odiava per avergli permesso di allontanarsi, per averlo lasciato andare senza dirgli che non doveva farlo, che il suo posto era lì vicino a lui e da nessun’altra parte.
Era stupido essere lì, adesso, e sperare di poter recuperare il tempo perduto?
“Dai”, disse allora, tentando di nascondere il tono speranzoso. Non sapeva nemmeno lui cosa stava facendo, ma non aveva per niente voglia di tornare a casa e mettersi a letto accanto all’uomo che da lì a un paio di mesi sarebbe diventato suo marito. “Andiamo a bere qualcosa insieme.”
“No, Blaine, non devi sentirti costretto…”
“Voglio. Davvero… voglio farlo. Vieni con me?”
E quello era patetico, era davvero patetico, ma non gli importava niente: sentiva la mancanza di Kurt da almeno sei anni e adesso che stava per sposarsi, per legarsi indissolubilmente ad un uomo per il resto della sua vita, aveva bisogno di avere accanto quella persona che era stata tanto importante per lui e che, con molte probabilità, lo era ancora. Forse anche più di prima.
 
 
New York era una citta grandissima e con tantissimi locali dove avrebbero potuto andare, Blaine aveva portato Kurt proprio allo Spotlight. E Kurt avrebbe voluto odiarlo per questo, perché quel posto gli faceva pensare a troppe cose, ma per fortuna era piuttosto ubriaco e a parte qualche flash di quella sera di sei anni addietro, non riusciva proprio a pensare in quel momento. E forse non era nemmeno per la sbornia, ma semplicemente per il fatto che Blaine era seduto lì davanti a lui e lo stava guardando con quegli occhi che erano peggio di qualsiasi tipo di dipendenza.
Kurt gettò un’occhiata dall’altra parte del locale, dove un ragazzo stava fissando Blaine già da dieci minuti e se lo stava praticamente mangiando con gli occhi. “Non ti rendi proprio conto dell’effetto che fai agli uomini?” chiese, ricordando per qualche secondo quando al college camminava accanto a Blaine e si ritrovava addosso gli sguardi di tutti quelli che avrebbero voluto essere al suo posto.
“Che simpatico”, commentò Blaine, che non amava affatto quel tipo di attenzioni da parte degli sconosciuti. Lo facevano sentire a disagio, e poi non riusciva mai a capire perché delle persone dovessero sbavare così tanto apertamente per una persona che non solo non conoscevano, ma che non avevano mai visto prima.
Kurt arricciò il naso, prendendo sul serio il suo commento. “Non sono simpatico, non lo sono affatto.”
“All’università lo eri.”, ribatté Blaine, senza distogliere lo sguardo da lui nemmeno per un secondo. ‘Che cosa ti è successo, Kurt? Che cosa ci è successo?’
“Già… se solo potessimo tornare indietro”, sussurrò Kurt, fissando la sua birra per qualche secondo. Poi sollevò lo sguardo sul suo amico e fece un mezzo sorriso. “E tu? Se domani ti svegliassi e potessi cambiare tutto, che cambieresti? Cosa vorresti essere?”
“Uhm… milionario?”
“Disse il figlio del più importante giornalista di New York. E dai, Blaine, sono serio!”
“Mi piacerebbe cantare”, mugugnò Blaine, spingendo via la sua birra.
“E perché non lo fai?” gli chiese Kurt tremendamente serio, e Blaine lo conosceva così bene che sapeva benissimo che, anche se fosse stato sobrio, lo avrebbe preso con altrettanta serietà. Kurt non lo aveva mai, mai fatto sentire pazzo per qualcosa che diceva o che voleva.
“Forse perché non ho mai preso in considerazione ciò che voglio? Mio padre è un giornalista, appena ho finito il liceo mi ha spedito all’università a studiare per farmi diventare come lui. Tu sei l’unico a sapere che non ne sono mai stato davvero felice.”
Kurt annuì, ricordando tutti quei discorsi spesi tra gli scaffali della biblioteca del college. Quando erano soltanto due ragazzini spaventati dalla vita, che si rifugiavano l’uno nell’altro raccontandosi il loro passato e ciò che la famiglia di Blaine si aspettava per il suo futuro. Erano cambiate così tante cose da allora, e allo stesso tempo sembrava che non fosse cambiato niente.
Kurt si ritrovò a guardare di nuovo quel ragazzo e gli scappò un sorriso quando notò che ancora era lì a fissare Blaine. “Probabilmente quel tipo si sta chiedendo cosa ci stia facendo tu qui con me. Voglio dire, di solito le persone sexy escono soltanto con le persone sexy…”
Blaine sollevò le sopracciglia, non riuscendo a credere alle sue orecchie. Davvero Kurt stava insinuando una cosa del genere? Come poteva pensare di non essere sexy?
Così si voltò verso il ragazzo e a sua volta lo guardò. “Ehi, scusa? Stai mettendo a disagio il mio ragazzo.”
“Blaine!”, sussurrò Kurt, coprendosi la bocca per camuffare una risata. “Sta’ zitto!”
“No, sono serio!”, continuò Blaine, facendolo ridere di nuovo.  
Kurt rise ancora, prima di mandare giù un altro sorso di birra. Aveva quasi dimenticato quanto fosse bello ridere con Blaine, quando la mattina arrivava in aula e lo trovava lì, con il suo sorriso bellissimo pronto a regalargli una delle sue battute. Kurt si era sempre ritenuto fortunato, perché tutti volevano essere amici di Blaine, tutti i ragazzi gay del campus volevano stare con lui, eppure per qualche strana e sconosciuta ragione, era l’unica persona con cui Blaine avesse mai legato in quel posto. E poi lo faceva ridere, lo faceva ridere tanto e forse era stato proprio questo a farlo innamorare di lui. “Cavolo, adesso capisci perché al college ti venivo dietro?”, gli chiese, senza più nessuna inibizione.
Fu più o meno a quel punto che l’atmosfera cambiò radicalmente. Blaine smise istantaneamente di ridere e sbiancò, guardando Kurt come se non lo avesse mai visto prima di quel momento. Come poteva dirgli una cosa del genere così da un momento all’altro?
Kurt lesse tutti quei dubbi sul suo volto e a capì, sfoggiando un sorriso incredulo. “Oddio, Blaine, non dirmi che non lo avevi capito… io ero innamorato di te! Avrei fatto qualsiasi cosa per te, per farmi notare, ma tu- oddio, questo- questo è veramente imbarazzante. Non lo sapevi? Sul serio?”
Kurt ci provò a metterla sul ridere, ma Blaine rimase impassibile per tutto il tempo: pensava di conoscere Kurt, lo aveva sempre pensato, ma in quel momento si rese conto che di lui non aveva mai capito niente.
 
Nemmeno un quarto d’ora più tardi si ritrovarono nel taxi, entrambi incollati al finestrino pur di non ritrovarsi troppo vicini. Blaine disse all’autista i loro indirizzi di casa, poi il silenzio calò nella macchina fino a quando Kurt non si decise a fare qualcosa per sistemare le cose. Nonostante fosse irrimediabilmente ubriaco, aveva notato Blaine cambiare d’umore dopo che gli aveva detto quella cosa e per tutto il tempo desiderò di non averlo detto, perché sicuramente lo aveva messo a disagio e adesso le cose tra di loro sarebbero tornate ad essere strane come lo erano state negli ultimi sei anni.
“Mi dispiace, Blaine.”, disse semplicemente, torturandosi le dita imbarazzato. “Non so cosa mi sia preso. Avrei dovuto semplicemente stare zitto e non dire niente-”
E no, quello Blaine non poteva sopportarlo, non poteva stare lì a sentire Kurt insinuare che non avrebbe dovuto dire niente perché aveva già taciuto per troppo tempo quando non avrebbe mai dovuto farlo, Kurt avrebbe dovuto dirgli tutto tanto tempo fa, e non adesso che era sul punto di sposare un altro. Così, un po’ per zittirlo e un po’ perché sentiva davvero il bisogno opprimente di farlo, si sporse velocemente verso di lui e si gettò a capofitto sulle sue labbra.
Kurt fu preso totalmente alla sprovvista, ma poi quando realizzò che Blaine, il suo Blaine lo stava baciando, posò una mano contro la sua guancia per trattenerlo lì e godersi quel bacio che aveva aspettato per troppo tempo. Schiuse le labbra e lasciò che lo approfondisse e forse era l’alcol, forse era Blaine che gli faceva quest’effetto, ma pensò di non aver mai ricevuto un bacio così bello in tutta la sua vita.
Blaine insinuò una mano sotto la sua camicia e cominciò a carezzargli la pelle nuda direttamente con le dita e Kurt rabbrividì, intrecciando istintivamente una gamba con quella del ragazzo seduto accanto a lui.
Continuarono a baciarsi per minuti che parvero secondi, ogni bacio ricordava tutti quei baci che si erano negati in nove anni e non era abbastanza, avevano bisogno di più, di continuare a fare semplicemente quello per giorni senza mai smettere. Non avrebbero mai dovuto smettere.
“Ehi, piccioncini, siamo arrivati”, disse l’autista, schiarendosi appena la voce. “Immagino che scendiate entrambi alla stessa fermata, adesso”, scherzò, gettando un’occhiata nello specchietto retrovisore.
Blaine si staccò controvoglia dalle labbra di Kurt, prese una generosa manciata di banconote dal portafogli e la gettò sul sediolino davanti, poi aprì la portiera e si trascinò dietro l’altro ragazzo.
E mentre quest’ultimo cercava di riacquistare un minimo di lucidità per salire le scale del suo condominio e preparare la chiave che gli serviva per aprire la porta, si ritrovò Blaine incollato alla sua schiena che gli baciava ogni lembo di pelle scoperto.
Miracolosamente riuscirono ad arrivare a casa, si chiusero la porta alle spalle e sparsero i loro vestiti per l’intero appartamento, barcollarono nel buio e poi finalmente arrivarono nella camera da letto.
E quando Kurt si ritrovò steso inerme sotto al corpo di Blaine, con la mente ancora annebbiata e il desiderio di poter ricordare quella notte quando il mattino dopo si sarebbe svegliato, pensò che quello era di sicuro il compleanno più bello di tutta la sua vita.
 
 
“Kurt? Dove cazzo sei? Kurt! Dai! Rispondi a questo diavolo di telefono, porca puttana!”
Kurt aprì lentamente gli occhi, sentendo la voce di Sebastian che proveniva dalla segreteria telefonica, rimbombare per tutto il suo appartamento. Si prese qualche secondo per chiedersi cosa fosse successo questa volta, quando voltandosi si ritrovò faccia a faccia con Blaine, che sembrava essersi svegliato anche lui in quel preciso momento, a giudicare dai suoi occhi spalancati e intrisi di paura.
Saltarono giù dal letto nello stesso medesimo istante: Kurt si arrotolò nel lenzuolo mentre cercava di prendere i suoi vestiti e Blaine rotolò letteralmente giù dal letto, finendo per sbattere contro la poltrona dall’altra parte della stanza.
Si rivestirono più velocemente di quanto avessero mai fatto in vita loro, mentre la voce di Sebastian continuava a fare da sottofondo a quei momenti di puro panico che stavano vivendo.
“Kurt? Ti prego rispondi, Blaine non è tornato a casa stanotte e io- cazzo, non voglio insinuare che mi abbia tradito, ma può capitare, no? Anche le persone attraenti e belle come me possono essere tradite… Kurt, ho bisogno di te, per favore-”
Blaine si precipitò sul telefono di Kurt e spense la segreteria, perché non riusciva più a vedere l’espressione terrorizzata che aveva impressa sul volto. Svegliarsi con la voce di Sebastian dopo quello che era successo, non era stata di certo una gran cosa.
“Kurt, dobbiamo parlarne.”, disse mentre si riallacciava la camicia.
“Sì, ma non adesso- devi tornare a casa, Blaine. Sebastian ti sta aspettando.”
Blaine aprì bocca per provare a dire qualcosa, ma alla fine sospirò arrendendosi. Kurt aveva ragione: Sebastian probabilmente era infuriato e doveva chiarire le cose con lui, prima di poter parlare con Kurt di ciò che era successo quella notte.
“Okay…”, sussurrò Blaine, rimettendosi la giacca addosso. “Kurt, io…”
“Sì?”
Blaine esitò per secondi che a Kurt parvero delle ore, era certo che stesse per dire qualcosa di importante, ma l’unica cosa che ottenne in risposta fu un sospiro strozzato. “Io devo andare.”
Appena Blaine varcò la soglia della porta per correre dal suo futuro marito, Kurt non si prese nemmeno un attimo per pensare a quello che era successo: afferrò il cordless e compose il numero di Sebastian, cercando di riprendere fiato mentre aspettava che rispondesse.
“Kurt, finalmente!”
“Scusa, Bas, stavo dormendo.”, mormorò Kurt. “Che- che succede?”
“Blaine non è tornato a casa stanotte e io- io non so che cazzo pensare. Tu ieri lo hai visto quando è tornato al locale?”
“Uhm… sì, certo, l’ho visto con- con Michael. Sì, con Michael, quel suo amico che mi ha presentato alla festa! Stavano vedendo una partita insieme…”
“A mezzanotte, Hummel?”
Kurt si gettò a capofitto sul letto, mentre intanto non riusciva a fare a meno di pensare che non ce l’avrebbe mai fatta. Come poteva solo pensare di nascondere qualcosa a Sebastian Smythe?
“Oh, aspetta Kurt, Blaine sta provando a chiamarmi. Indagherò su questa storia della partita… comunque grazie, solo tu riesci a sopportare i miei attacchi isterici di prima mattina. Sei il migliore.”
“Di nulla”, soffiò Kurt, sentendosi tremendamente in colpa. Riagganciò la chiamata e ficcò il telefono sotto al cuscino, desiderando di poter stare lì in casa per tutta la vita a crogiolarsi in quella sensazione tremenda che sentiva alla bocca dello stomaco.
Improvvisamente il suo sguardo si posò sulla sula libreria, dove una bellissima penna era lì poggiata da circa nove anni. Gli scappò un sorriso e si ritrovò a fissarla più del dovuto, mentre pensava di non averla mai usata, l’inchiostro era rimasto lì intatto… dall’ultima volta.
 
 
Era il primo giorno di Università e Kurt probabilmente non era mai stato così agitato.
Certo, di occasioni nella sua vita ne aveva avute per esserlo, ma aveva sempre avuto Sebastian accanto: adesso Sebastian era da solo in un’aula a studiare legge, mentre lui era lì, alla facoltà di giornalismo, ad aspettare che la sua prima lezione universitaria cominciasse.
Sistemò il suo quaderno per gli appunti, poi cominciò a sistemare le sette penne che si era portato dietro per essere certo di arrivare a fine giornata. Le stava mettendo tutte in fila, quando una voce accanto a lui gli parlò.
“Ehi, per caso hai quattro penne in più da prestarmi?”
“In realtà sì, le ho-” gli disse tranquillo, voltandosi a guardarlo e… oh. Davanti aveva il ragazzo più bello che avesse mai visto in vita sua, il che la diceva lunga, dal momento che era cresciuto con Sebastian Smythe che era di una bellezza mozzafiato. Cercò di riacquistare un minimo di contegno, si prese un attimo per tornare a respirare regolarmente e poi parlò di nuovo. “Mi prendi in giro, vero?”, chiese, sistemandosi gli occhiali e arricciando le labbra in una smorfia adorabile.
“Posso?”, chiese il ragazzo indicando la sedia accanto a lui. Dopo un attimo di esitazione Kurt annuì e poi lo sconosciuto scivolò accanto a lui. Tirò fuori un libro, un quaderno e una penna mentre il professore faceva il suo ingresso in aula. Si presentò e cominciò a parlare e Kurt, preso dall’agitazione, afferrò il quaderno così bruscamente che fece per spingere via le sette penne che si era portato. Si rovesciarono tutte a terra e Kurt si sporse istintivamente per guardare quanto fossero lontane: stava giusto valutando l’idea di scavalcare il banco per andare a recuperarle, quando lo sconosciuto accanto gli passò la sua unica penna.
Kurt la guardò con gli occhi sgranati, come se il ragazzo stesse facendo chissà qualche sacrificio per lui. “E tu?”, soffiò guardandolo negli occhi, quasi commosso.
“Io ascolto, tranquillo.”, mimò il ragazzo con le labbra.
Così Kurt si decise a prendere a impugnare quella penna e cominciare a scrivere: concedendosi di tanto in tanto il lusso di distrarsi per voltarsi a guardare quel bellissimo ragazzo e pensare di non aver mai incontrato qualcuno come lui nei suoi ultimi diciott’anni di vita.
 
 
Quella sera Blaine e Sebastian chiamarono Kurt per augurargli buon compleanno, e quando Blaine si ritrovò a telefono con lui, si allontanò di pochi passi dal suo futuro marito per chiedere frettolosamente a Kurt se stesse bene. Odiava il fatto di essersene andato in quel modo, avrebbe voluto restare, e non scappare via come il peggiore degli amanti.
Kurt comunque gli assicurò di stare alla grande, cercando in tutti i modi di non farsi tradire dal suo tono di voce, e un attimo dopo si ritrovò di nuovo Sebastian a telefono che gli chiedeva di accompagnarlo all’atelier l’indomani per vedere l’abito per il suo matrimonio.
E così Kurt il giorno dopo si ritrovò lì, in mezzo a tantissimi smoking, con Sebastian nascosto dietro una tenda intento a infilarsi addosso il vestito che lo avrebbe accompagnato fino all’altare. Non poteva credere che stesse succedendo davvero.
“Hummel?”, lo chiamò Sebastian, richiamando la sua attenzione. “Sto per uscire, quindi preparati, okay? Potresti seriamente svenire per l’emozione. Sono bellissimo, quasi più del solito, e ho addosso un abito da sposo, il che è così assurdo che dovresti svenire soltanto per questo, ma… tu non farlo, okay? Sei il mio testimone e mi servi vivo, grazie tante.”
Kurt non riuscì a fare a meno di sorridere alle parole dell’amico. “Esci da lì dietro, Bas.”
Sebastian non se lo fece ripetere una seconda volta: uscì fuori con il suo bellissimo vestito e quando vide gli occhi di Kurt diventare lucidi pensò che avrebbe finito per piangere anche lui.
“Sei bellissimo.”, soffiò il suo migliore amico, incrociando le gambe sul divanetto dove si era rintanato.
Sebastian fece un mezzo sorriso e poi si avvicinò allo specchio per guardare il suo riflesso, e non il suo migliore amico che con le lacrime agli occhi, si perdeva in un nuovo ricordo.
 
 
“Penso che ci uccideranno.”, disse Blaine tra le risate, mentre un ragazzo a qualche scrivania di distanza da loro, faceva di nuovo cenno a lui e Kurt di fare silenzio.
Sapeva che studiare insieme in una biblioteca non sarebbe stata una buona idea: ogni volta che dovevano preparare un esame, per quanto fossero bravi a studiare quando lo facevano insieme, finivano sempre per divertirsi come matti e imparare le cose tra una risata e l’altra.
“Okay, adesso basta, facciamo i seri”, mormorò Kurt stringendo le labbra per trattenere l’ennesima risata. “Se questa parte non riesci a memorizzarla, scrivi le iniziali qui”, disse, allungando la matita verso il suo libro e scribacchiando sopra le seguenti iniziali: “B.V.C.D”
Blaine si sporse sul tavolo e guardò le lettere per qualche secondo, poi rivolse un gran sorriso a Kurt e allungò il pollice per cancellargli via dalla guancia una lacrima che era sfuggita al suo controllo per le troppe risate. “Io preferisco leggerle in questo modo: Blaine Vuole Cenare Domani.”
Kurt lo guardò incredulo, gli occhi ancora divertiti e la bocca aperta per lo stupore. “Credo- credo che anche Kurt lo voglia, sì.”, soffiò, riaggiustandosi gli occhiali con fare impacciato.
Blaine si rilassò contro la sedia e passò il resto del suo tempo a guardarlo e a pensare a come fare per dire a Kurt di essere irrimediabilmente innamorato di lui da quando, tre anni prima, lo aveva scovato in quell’aula strapiena di studenti all’università.
 
La sera della cena Kurt provò per la prima volta nella sua vita le lenti a contatto. Ci impiegò circa due ore per riuscire a mettersele, poi per trovare qualcosa di decente da indossare.
Non chiese aiuto a Sebastian, perché altrimenti avrebbe passato tutto il tempo ad insinuare cose su lui e Blaine. Kurt non voleva avere segreti con il suo migliore amico, ma sapeva troppo bene che Blaine era troppo per lui, era impossibile sperare che ricambiasse i suoi sentimenti, per questo motivo ogni volta che ne parlava con Sebastian, gli diceva soltanto che erano grandi amici e niente più di questo e che quella sera sarebbero usciti insieme soltanto per poter ripassare un po’ per l’esame.
Le cose ovviamente non andarono in questo modo, perché Kurt e Blaine furono così impegnati a parlare di loro e a ridere come facevano sempre quando erano insieme, che l’esame finì nel dimenticatoio.
“Okay, hai ragione” borbottò Blaine, quando Kurt scoppiò a ridere per l’ennesima volta. “Ma avevo quattordici anni! A quattordici anni si fa il gioco della bottiglia, e non è colpa mia se non avevo ancora baciato nessuno! A mia difesa posso dire che è stato il bacio più bello della mia vita”
“A tua difesa puoi dire che è stato un aneddoto davvero divertente”
“Fai poco lo spiritoso”, borbottò Blaine, anche se stava ridendo insieme a lui. “Dai, tocca a te.”
“Il mio primo bacio è stato su un campo da golf…”
“Romantico”, commentò Blaine, perdendosi nel sorriso spensierato del ragazzo che aveva di fronte. Nel corso della serata le loro mani sul tavolo si erano avvicinate, e Blaine era ad un soffio dal prendere la mano di Kurt e stringergliela, e aveva intenzione di farlo entro fine serata. Di stringergliela e di dirgli che lo amava, che lo amava dal primo momento in cui lo aveva visto, e che di tutti quei ragazzi che all’università gli sbavano dietro non gliene fregava niente. Blaine aveva occhi solo per lui. “Io avevo quindici anni, e…”
“Buonasera, ragazzi!”, squittì una voce alle loro spalle.
Kurt ritirò subito la mano e Blaine fece lo stesso, mentre un ragazzo scivolava accanto a lui sulla panca dov’era seduto. Blaine si spostò appena per poterlo guardare: alto, capelli chiari, occhi verdi… quello doveva essere decisamente Sebastian, il famoso amico di cui Kurt gli aveva parlato tantissime volte negli ultimi tre anni.
“Ora capisco tutto: davvero un bel bocconcino!”, esclamò Sebastian squadrando l’amico di Kurt.
“Blaine, lui è Sebastian”, lo presentò Kurt con un sospiro. “Sebastian, lui è Blaine.”
“Dai? Non lo avevo capito! Pensavo che qui ci saresti venuto con qualcun altro stasera quando mi hai chiamato per dirmi che vi sareste visti allo Spotlight per studiare!”, esclamò a gran voce Sebastian, mettendo in imbarazzo Kurt che arrossì istantaneamente. “Scusami, Anderson, ma il piccolino qui presente non fa altro che parlare di te. Dovevo conoscerti.”, disse con leggerezza, poi chiese a un cameriere che era lì di passaggio di portargli una birra.
“Uhm, va bene?”, disse Blaine, guardando per un attimo Kurt e desiderando che questo Sebastian sparisse e li lasciasse di nuovo da soli. Non che non gli piacesse la sua compagnia – in realtà non lo conosceva nemmeno, anche se a giudicare dai racconti di Kurt doveva essere davvero simpatico –  ma aveva invitato Kurt a cena quella sera perché aveva bisogno di stare solo con lui e di parlargli dei suoi sentimenti.
“E un’altra cosa”, continuò Sebastian, “perché non gli chiedi un vero appuntamento invece di queste pagliacciate?”
“Bas!”, piagnucolò Kurt, richiamando l’attenzione del suo amico. “Quante volte devo dirtelo? Siamo solo amici!”
Blaine abbassò lo sguardo, deluso da quella precisazione, mentre Sebastian fissava il suo migliore amico e realizzava poco a poco le sue parole. Poi si voltò verso di Blaine, con un sorriso che la diceva lunga.
“Allora perché non lo chiedi a me un appuntamento?” gli chiese con nonchalance.
E fu proprio in quel momento che Kurt sentì il suo cuore precipitargli nel petto.
 
 
“Sai chi ti trova sexy?”, gli chiese Sebastian, mentre uscivano dall’atelier. “Michael, quell’amico di Blaine che è venuto anche alla tua festa di compleanno. Pensa che tu sia davvero, davvero, sexy.”
Kurt ripensò per un attimo a quella sera, ricordò quando tra tantissimi invitati che non conosceva si era presentato questo Michael che soltanto un attimo dopo si era scusato per andare a sbavare sul sedere di un biondino che stava passando per di là. A Kurt non piaceva giudicare le persone prima di conoscerle, ma era quasi certo che quel tipo trovasse sexy anche un palo della luce.
“Bas, non mi interessa.”
“Ma non può non interessarti!”, esclamò, sbuffando appena. “Kurt, perfino io sto per sposarmi, e tu che sei un inguaribile romantico sei single! C’è qualcosa di dannatamente sbagliato in tutto questo.”
“Preferisco non parlarne…”, mormorò Kurt, fissando la punta delle sue scarpe pur di non guardare Sebastian. Non si era mai sentito così tanto in colpa in tutta la sua vita.
“Okay, allora parliamo d’altro. Domani allo Spotlight si esibisce una band che Blaine ama, vorremmo farla venire al nostro matrimonio, ma Blaine lavora e io non voglio andarci da solo. Mi accompagni?”
Kurt aprì bocca per dirgli di no, perché aveva davvero bisogno di stare lontano da Sebastian per qualche giorno, almeno per riuscire ad acquisire il coraggio di guardarlo negli occhi e non desiderare di sparire. Ma poi quando il suo migliore amico cominciò ad insistere, facendo inconsapevolmente leva sui suoi sensi di colpa, non poté fare a meno di sospirare e dirgli di sì. Non poteva permettersi di sparire: doveva stare accanto al suo migliore amico e cercare di dimenticare quella dannata notte in cui per la prima volta nella sua vita, per qualche ora, aveva egoisticamente pensato solo a se stesso.
 
***
 
Kurt era piuttosto sicuro di voler uccidere Sebastian. Lo aveva aspettato per venti minuti, poi gli aveva scritto per chiedergli dove fosse e solo a quel punto il suo amico si era degnato di avvisarlo che non sarebbe venuto allo Spotlight per vedere una band che lui voleva al suo matrimonio.
Gli chiese di ascoltare un paio di canzoni e di fargli sapere com’erano, e Kurt nonostante tutto, si ritrovò in mezzo a quella calca di adolescenti a guardare i tre artisti che si stavano esibendo sul piccolo palco del locale.
Ad un tratto, sentendosi osservato, si voltò verso l’entrata del locale e si ritrovò a rilasciare un sospiro quando vide Blaine camminare nella sua direzione.
In quel momento entrambi capirono: Sebastian era l’unico tra i due che non poteva esserci quella sera, e per non dare buca a Blaine, aveva mandato il suo dolce e affidabile migliore amico al suo posto.
Quando Blaine si ritrovò davanti a Kurt non disse niente: si limitarono a sedersi su qualche sedia più in là, con lo sguardo fisso sulla band che si stava esibendo.
Blaine non aveva ancora detto niente, il che stava dannatamente preoccupando Kurt, che non lo aveva più sentito – a parte quella brevissima telefonata – da quando erano andati a letto insieme.
“Non posso credere che abbia mandato te.”, esordì Blaine ad un tratto, riferendosi al suo futuro marito.
Kurt si voltò a guardarlo e cercò di sorridere. “Blaine, sai com’è fatto Sebastian. Va tutto bene-”
“No, non va bene niente, Kurt.”, rispose, quasi sul punto di perdere la pazienza il che era assurdo, perché Blaine non perdeva mai la pazienza. “Perché non mi hai mai detto quello che provavi per me quando eravamo al college?”
Kurt scosse la testa, non credendo al fatto che Blaine glielo stesse chiedendo così, di punto in bianco. Non ne avevano ancora parlato ma era ovvio che avrebbero dovuto dimenticare quella notte, eppure perché proprio Blaine che stava per sposarsi, era lì a tentare di ricordargli ciò che era successo tra di loro?
“Blaine, non- non pensarci. Avrei dovuto stare zitto e non dire niente…”
“Vorrei soltanto averlo saputo.”, mugugnò Blaine, voltandosi a guardare Kurt che aveva ancora lo sguardo fisso sul palco. O almeno fino a quel momento.
“Che vuoi dire?”
Blaine sospirò, passandosi le dita tra i ricci. “Kurt, io all’università ho pensato sempre e solo a te. Davvero non lo sapevi?”
E doveva essere vero per forza, altrimenti non avrebbe visto gli occhi di Kurt riempirsi di lacrime e rimpianti. “Perché me lo stai dicendo solo ora?”, soffiò, con voce così sottile che per un attimo credette che Blaine non lo avesse sentito.
“Kurt, io…”
“No, Blaine, non dire niente ti prego-”
“Questa non è ansia da matrimonio. Non lo è mai stata.”, gli disse guardandolo e desiderando che Kurt facesse lo stesso. “È solo che… non riesco a smettere di pensare a te, e non so che fare. Kurt, ti prego, guardami. Guardami.”
E Kurt lo fece. Si voltò a guardarlo e Blaine si ritrovò a sospirare per riuscire a mantenere la concentrazione, perché con quegli occhi bellissimi che lo fissavano era difficile non perdersi in essi. “Kurt, se provi le stesse cose che provo io, dimmelo ora. Ti prego, dimmelo subito.”
Kurt esitò per qualche secondo e pensò di poterlo fare, di potersi arrendere a quei sentimenti che provava da così tanto tempo e dirglielo, ma poi ripensò al sorriso che Sebastian gli aveva rivolto nell’atelier con quell’abito da sposo e pensò di non potergli fare questo. Sebastian era il suo migliore amico, era la sua famiglia, era suo fratello e lui voleva che fosse felice più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Più di quanto volesse essere felice lui stesso.
“Non posso”, mormorò, infilandosi velocemente la giacca. “È- è troppo tardi.”
Si alzò e sorpassando ragazzi a destra e manca, uscì dal locale. Mentre si incamminava verso un taxi vuoto dall’altra parte della strada, non poté fare a meno di pensare a quanto fosse stato stupido: lui era arrivato prima, Blaine aveva trovato prima lui e aveva voluto prima lui, eppure per le sue stupide insicurezze aveva lasciato che Sebastian prendesse il suo posto. Aveva perso Blaine sei anni prima e adesso sentiva che stava per perderlo di nuovo.
Si fermò sul ciglio della strada, con le lacrime che gli rigavano il viso e le dita strette nei pugni mentre realizzava che non aveva perso Blaine, stava scegliendo di perderlo per mettere la felicità di Sebastian al primo posto. E questa volta non si trattava soltanto di qualcosa di così semplice e futile come la felicità: si trattava della sua vita, del fatto di non riuscire ad immaginare di viverla senza avere Blaine vicino.
Quando si voltò con l’intenzione di tornare nel locale, vide Blaine camminare lentamente verso di lui. Restò lì fermo ad aspettarlo, e quando Blaine afferrò il suo viso e fece congiungere le loro labbra in un bacio, si dimenticò di ogni cosa e semplicemente si lasciò andare contro il petto dell’uomo che amava.
Si separarono dopo pochi secondi, Blaine guardò Kurt negli occhi cercando una risposta che non tardò ad arrivare.
“Provo le stesse cose che provi tu. Vorrei che non fosse così, ma lo è.”, soffiò, senza mai smettere di guardarlo. Blaine sorrise e stringendo le braccia attorno ai suoi fianchi tornò a baciarlo, lì, sul ciglio della strada, con le auto che li sorpassavano e il suono dei clacson incessanti che alle loro orecchie arrivò totalmente ovattato. In quel momento sia per Kurt che per Blaine non contava nulla più di loro.
 
***
 
Quando Kurt era tornato a casa quella sera, si era ritrovato un messaggio in segreteria da parte di Blaine in cui gli chiedeva se quel fine settimana sarebbe andato con lui, Sebastian e Michael a Wilmington. I genitori di Blaine avevano una casa lì in cui erano stati spesso nei week-end, e il pensiero di partire e di poter stare ventiquattro ore su ventiquattro insieme a Blaine lo faceva sorridere.
Decise di portare anche Elliott con lui, perché c’era quel Michael e Kurt non si fidava proprio ad averlo nei paraggi da solo dopo quello che Sebastian gli aveva detto.
Mentre erano in viaggio in macchina, Kurt e Blaine non si rivolsero la parola per ovvi motivi. La sera andarono subito a dormire e la mattina dopo ci provarono a parlare, ma dopo nemmeno un minuto si precipitarono tutti in cucina a fare colazione, compreso Sebastian che sembrava essere davvero di ottimo umore.
Ogni volta che provavano a parlarsi qualcuno arrivava ad interromperli, e andò avanti così fino a pomeriggio inoltrato.
Kurt era andato a fare jogging e quando tornò, trovò Blaine sotto al portico che parlava a telefono mentre fissava un punto indefinito del tramonto. “Sì, mamma, ti voglio bene anche io. Ci sentiamo domani.”, mormorò, un attimo prima di staccare la telefonata.
Kurt piegò le labbra in un mezzo sorriso, contento di trovarsi finalmente da solo con lui. “Tua madre? Come sta?”, gli chiese, mentre si sistemava la felpa sui fianchi.
Blaine sorrise poggiandosi al muretto. “Sta meglio ultimamente, sarà il matrimonio…”
Kurt si rabbuiò visibilmente a quelle parole, ma fece davvero del suo meglio per non darlo a vedere. Blaine intanto scese un paio di scalini e poi si sedette su uno di essi, guardando Kurt dal basso. “Sai, quando ero piccolo e arrivavano quei momenti in cui la depressione di mia madre peggiorava, papà spariva e non si faceva vedere per giorni interi. Allora io le stavo vicino, mi prendevo cura di lei e facevo di tutto per renderla felice. Sai qual è la parte più terribile di questa cosa? È che ero terrorizzato dalla possibilità che- che se non avessi fatto del mio meglio per renderla felice, anche andando incontro a ciò che volevo veramente, l’avrei persa.”
Kurt non poté proprio fare a meno di intenerirsi a quelle parole. “È una buona ragione per avere paura.”, gli disse, lasciando intendere tutta quella storia del matrimonio, il fatto che i suoi genitori fossero così fieri di lui per il fatto che stesse per sposare Sebastian che proveniva da una famiglia ricca e importante: c’erano mille ragioni per essere spaventati e capiva Blaine. Dio, lo capiva davvero, ma quella situazione stava diventando insostenibile. I sensi di colpa verso Sebastian, la gelosia e il bisogno di stare accanto a Blaine lo stavano divorando.
Blaine intanto gli sorrise, contento che Kurt lo avesse capito. Poi la voce di Sebastian che chiamava Blaine si udì fino a lì fuori e con un sospiro i due si costrinsero a rientrare, rimandando così per l’ennesima volta il momento in cui avrebbero dovuto parlare.
 
***
  
Quando Kurt tornò a New York la domenica sera, si diede cento volte dello stupido per essere andato con gli altri a Wilmington. Cosa si aspettava? Che Blaine passasse tutto il tempo con lui anziché con il suo futuro marito?
Il giorno dopo era stato veramente tremendo, perché aveva dovuto sopportare di vedere Blaine e Sebastian che camminavano mano nella mano sulla spiaggia, ridendo e schizzandosi con l’acqua. Aveva dovuto sopportare di vederli ballare la sera, e dopo aver mandato giù un paio di drink, la gelosia aveva preso il sopravvento e aveva finito per trascinare Michael in pista per ballare con lui sotto lo sguardo inferocito di Blaine, quello divertito di Sebastian e quello stranito di Elliott.
Si era reso ridicolo come non aveva mai fatto prima, quelle cose non erano davvero da lui, il che gli suggeriva che doveva assolutamente tagliare i ponti con Blaine prima di impazzire completamente.
Ma quando il lunedì mattina entrò in ufficio e trovò un bellissimo fascio di rose rosse ad aspettarlo, con un bigliettino che recitava: “Scusa se non abbiamo parlato. Ci riproviamo?”, si sentì meno stupido mentre recuperava il suo cellulare e componeva il numero di Blaine.
“Okay, ora so che devo regalarti dei fiori per farti rispondere al telefono.”, disse Blaine, riferendosi alle mille volte in cui aveva provato a chiamare Kurt nelle ultime ore.
“Scusa, è che-”
“Ascolta, so che questo week-end non è andato come speravamo…”
“No, Blaine, non si tratta solo di questo week-end. È… guardarvi insieme, e sapere cosa stiamo facendo. Che poi… cosa stiamo facendo? Io non lo so, so solo che… è dannatamente dura vederti con lui.”
“Kurt, ci serve del tempo da soli. Solo noi due. Il prossimo week-end è il 4 luglio, dovrei andare con lui dalla sua famiglia, ma dirò che devo lavorare. Così staremo insieme, soli io e te, senza interruzioni. Che ne dici?”
Kurt fece per rispondere, quando la porta si aprì così velocemente che riagganciò la chiamata senza pensarci due volte.
Elliott fece la sua entrata in ufficio, guardandolo con circospezione. “Ehi dai, andiamo a mangiare- oh, questi fiori? Chi te li ha mandati?”
“Uhm… me li ha mandati Michael.”, improvvisò Kurt, consapevole di non essere mai stato bravissimo a dire bugie. Eppure ultimamente a causa di Blaine stava diventando quasi un professionista.
“Davvero? Sembrano… costosi.”, soffiò Elliott. Non conosceva così bene Michael, ma aveva capito che oltre a non essere ricco tanto quanto Blaine, era un idiota che pensava solo a fare sesso.
“Andiamo?”, gli chiese Kurt, cercando di sviare la domanda.  
“Era lui?” indagò ancora Elliott, facendo cenno al cellulare di Kurt.
“Già.”, rispose velocemente l’amico.
“Uh, c’è un biglietto!”
Kurt lo afferrò velocemente e lo nascose nella tasca dei suoi pantaloni. “È privato.”
“Kurt.”, lo richiamò Elliott, facendo un sospiro per restare calmo e non perdere la pazienza. “Kurt, chi ti ha mandato questi fiori? Vuoi che tiri a indovinare?”
 
Kurt ed Elliott stavano camminando nel parco, avevano mangiato in fretta il loro panino e adesso stavano passeggiando uno accanto all’altro in silenzio, mentre Kurt aspettava che l’amico gli dicesse qualcosa.
Alla fine gli aveva raccontato tutto.
Elliott durante il week-end a Wilmington aveva capito che qualcosa non andava. Sebastian era su di giri per il matrimonio, ma Blaine non lo era affatto e non faceva altro che lanciare occhiate a Kurt che valevano più di tante parole, più degli sguardi che ogni tanto era costretto a dedicare a quello che da lì a poche settimane sarebbe diventato suo marito. Aveva visto il suo amico ballare con un perfetto sconosciuto quasi come se avesse voluto far ingelosire qualcuno, aveva visto Kurt scappare via disperato dalla spiaggia dopo aver visto Blaine e Sebastian camminare mano nella mano sulla riva del mare e giocare insieme come due bambini.
E quelle rose non gli diedero altro che la conferma di ciò che ormai da tre giorni stava pensando.
“Ehi? Perché non dici nulla?”, lo richiamò Kurt, quando il silenzio tra di loro si prolungò più del dovuto.
“Scusa, riflettevo” rispose Elliott. “È che non ti facevo il tipo. Intendo… il tipo di persona che fa queste cose.”
Kurt esitò qualche secondo, come se non avesse passato gli ultimi giorni a crogiolarsi nei sensi di colpa e a sentirsi una persona tremenda per quello che stava facendo a Sebastian. “È una cosa terribile, lo so”, mugugnò, abbassando lo sguardo mortificato.
“No, ehi, non ancora! Nessuno di voi è sposato, e poi mi sembrate davvero una bella coppia”, disse, in un vano tentativo di consolarlo. Si sedettero su una panchina e Kurt rimase in silenzio, sospirando appena di tanto in tanto. “Quindi, qual è il piano?”
“Prima a telefono mi ha detto che vorrebbe passare il week-end del 4 luglio con me, per capire cosa sta succedendo tra di noi…”
“E tu? Cosa vuoi?”
Kurt sbuffò, torturandosi le dita delle mani. “Io vorrei non volerlo.”
Elliott sorrise, intenerito dinanzi a quell’improvvisa dolcezza del suo amico. “Be’, quello che posso dirti è che… se i ruoli fossero invertiti, probabilmente Sebastian non si farebbe tutti questi problemi.”
 
***
 
“Kurt, che ne dici di queste?”, chiese Sebastian, sventolandogli davanti agli occhi l’ennesimo paio di scarpe da cerimonia che aveva scovato nel negozio dove erano almeno da mezz’ora.
“Bas, sono bellissime, ma devo davvero ritornare a lavoro-”
“Ti lascio andare a patto che tu ascolti le mie promesse di matrimonio. Ti prego, credo seriamente di essere nella merda, sai che non ci so fare con queste cose.”
Kurt sospirò e annuì, lasciandosi cadere su uno dei divanetti liberi del negozio. Sebastian sorrise come un bambino entusiasta, andò a sedersi accanto a lui e tirò fuori il cellulare, dove aveva appuntato le note riguardo a quella fantomatica promessa che avrebbe dovuto fare a Blaine sull’altare.
“Okay… Blaine. Blaine, il nostro amore è come l’oceano, incredibilmente profondo e scorre senza fine…”
Kurt piegò le labbra in un sorriso e annuì, cercando di fingere entusiasmo, ma Sebastian capì dal suo sguardo che non gli piacevano affatto così tanto. “Fanno schifo, non è vero?”
“No, Bas”, sospirò Kurt. “È che… l’oceano non scorre. I fiumi scorrono.”
“…Sì, giusto. E come posso fare?”
“Togli la cosa dell’oceano, okay?”
Sebastian sbuffò, cancellando la frase che con tanto impegno aveva scritto. “Okay, dimmi tu cosa posso scrivere allora.”, propose, con le dita pronte a digitare la promessa che Kurt avrebbe pensato per lui.
“Digli che… che quando sei con lui, tutto ha un senso. Che ti fa girare la testa.”, Sebastian sorrise, simulando uno svenimento all’improvviso e Kurt sorrise, prima di perdersi di nuovo con lo sguardo nel vuoto. “E digli che… ti rende una persona migliore, quella che vorresti essere e che non sei. E che l’idea di una vita senza di lui… non solo è insopportabile, ma anche inimmaginabile…”
“Oh mio dio!” esclamò Sebastian, ridestandolo dai suoi pensieri. Kurt si voltò e guardò il suo amico scattare in piedi e andare incontro a un paio di suoi amici che non vedeva da un bel po’.
Non seppe mai cosa realmente lo spinse a prendere il cellulare: forse realizzare che amava Blaine così tanto da fare male, forse realizzare che sicuramente lo amava più di quanto Sebastian che era il suo futuro marito avrebbe mai potuto amarlo… aprì la casella dei messaggi e scrisse a Blaine che il prossimo week-end lo avrebbero passato insieme.
 
 
***
 
Il venerdì pomeriggio Blaine si fece trovare sotto casa sua.
Kurt ci aveva impiegato tutta la mattinata a decidere cosa indossare e aveva dovuto farsi tre docce per quanto aveva sudato, ma capì che ne era valsa decisamente la pena quando uscì fuori dal portone e trovò il sorriso meravigliato di Blaine ad aspettarlo.
“Wow, sei- sei bellissimo.”, sussurrò, con gli occhi pieni di una luce che Kurt non gli aveva mai visto prima.
“Grazie, anche tu.”, soffiò, scendendo quei pochi scalini che lo dividevano da lui. “Andiamo?”
Blaine annuì e poi fianco a fianco cominciarono a camminare. La strada era completamente deserta rispetto al solito, a quanto sembrava erano davvero partiti tutti per il week-end e c’erano solo Kurt e Blaine, con quel segreto più grande di loro e le farfalle nello stomaco come se fossero solo due ragazzini al loro primo appuntamento. Anzi, Kurt era piuttosto sicuro di non essersi mai sentito così, nemmeno quando era davvero un adolescente che aveva degli appuntamenti mediocri di tanto in tanto.
Mentre parlavano Blaine provò a prenderlo per mano, ma Kurt non resistette più di due secondi che se ne liberò. “Scusa, mi dispiace, ma così… non mi sento a mio agio, mi capisci?”
Blaine annuì, regalandogli un sorriso. “Va benissimo comunque, Kurt. Per me… questo è il week-end più bello della mia vita. È appena cominciato, ma so che sarà così perché starò con te.”
Kurt arrossì, riprendendo a camminare al suo fianco.
Passeggiarono insieme un paio di ore, poi quando si fece ora di cena decisero di mangiare qualcosa insieme lungo la strada e quando arrivarono a casa di Kurt, salirono insieme sul tetto del palazzo per guardare le stelle.
Si stesero su questa grande coperta che si erano portati dietro, e anziché guardare le stelle, finirono per guardarsi l’un l’altro. Kurt stava steso con il braccio piegato sotto la testa, e Blaine con la testa sollevata per poterlo guardare dall’alto. Avrebbero passato così tutta la notte, semplicemente a guardarsi e senza fare nient’altro che questo.
“Ti ricordi la notte in cui abbiamo studiato insieme per l’ultimo esame?”, gli chiese ad un tratto Blaine, ripensando a quando si erano ritrovati proprio lì, su quello stesso tetto, a guardare le stelle e a mangiare quintali di cioccolata a causa di tutta quell’ansia accumulata.
“Certo che la ricordo…”, sorrise Kurt, perdendosi per qualche istante nei ricordi di quella notte.            
“Provavi le stesse cose che provavo io?”, chiese ancora Blaine, con il cuore che gli batteva forte come non mai.
“Ogni secondo.”, rispose Kurt senza alcuna esitazione. “O almeno, speravo che tu le provassi.”
Blaine deglutì, mentre una vocina nella testa gli ripeteva per l’ennesima volta che era stato uno stupido. Da quando Kurt gli aveva detto di ricambiare i suoi sentimenti, non aveva fatto altro che ripensare al loro passato, alle volte in cui erano stati insieme, alle volte in cui aveva sperato che Kurt potesse provare le sue stesse cose. Non ci aveva mai contato più di tanto, perché Kurt era sempre stato diverso: fin dal primo giorno del college, Blaine era entrato in facoltà e si era ritrovato gli sguardi di tutti puntati addosso. Era un bel ragazzo, ne era consapevole, al liceo aveva avuto una fila di ragazzi che gli andavano dietro e al college le cose non erano andate diversamente: presto si era ritrovato accerchiato da una marea di ragazzi gay che gli facevano gli occhi dolci e gli chiedevano appuntamenti, ma lui non era mai uscito nemmeno con uno di loro, perché aveva avuto sempre e solo occhi per Kurt. Kurt, quel ragazzino timido e impacciato con gli occhiali troppo grandi, che si vestiva di sole felpe e cardigan e che pensava di essere invisibile.
Si era innamorato di lui dal primo momento in cui lo aveva visto lì seduto in aula, con gli occhiali che gli scivolavano continuamente sul naso, le labbra corrucciate e la schiena tesa, mentre le dita sistemavano accuratamente sul banco le sette penne che per evenienza si era portato dietro. Gli aveva chiesto di sedersi accanto a lui, gli aveva regalato la penna quando le sue gli erano scivolate per terra, gli aveva proposto di studiare insieme quando dovevano preparare il primo esame e poi tutti quelli dopo, lo aveva invitato a prendere qualche caffè dopo le lezioni, le aveva provate veramente tutte ma Kurt non era mai sembrato intenzionato a fare un passo nella sua direzione in quel senso, e Blaine più di quello non era stato in grado di fare, perché temeva che se avesse confessato a Kurt di essere innamorato di lui, avrebbe finito per perdere anche la sua amicizia. E lui non aveva mai voluto fare i conti con la possibilità di non avere Kurt nella sua vita, nemmeno come amico.
“Sì, anche io speravo che tu provassi lo stesso, ma poi quando quella sera ho incontrato Sebastian… Kurt, pensavo che tu ci avessi combinato l’appuntamento. E io stavo male per questo, perché- perché volevo te e nessun altro, ma tu non lo capivi.”
Kurt sospirò, rabbuiandosi visibilmente a quelle parole. Si era lasciato sopraffare dalle sue insicurezze e adesso Blaine stava per sposare Sebastian, il suo migliore amico, e non c’era niente che potesse fare per cambiare le cose senza perdere l’uno o l’altro.
“Non pensavo che a uno come te, potesse piacere uno come me.”, rispose semplicemente e fu a quel punto che Blaine capì: Kurt non aveva mai fatto nessun passo verso di lui perché non pensava di piacergli, proprio come lui non gli aveva mai confessato i suoi sentimenti perché pensava che non li avrebbe ricambiati.
Blaine non poté fare a meno di rivolgergli un sorriso dolce, e quasi come se avesse voluto rispondere a ciò che gli aveva detto, si sporse e fece combaciare le labbra con le sue. Quasi come se avesse voluto dirgli “Non essere stupido, mi piaci da sempre, mi piaci così come sei
Kurt schiuse le labbra e lanciò che le loro lingue si incontrassero, Blaine a quel punto si stese su di lui facendosi spazio tra le sue gambe e continuò a baciarlo con tutta la passione di cui era capace.
“Voglio fare l’amore con te…”, sussurrò, guardandolo dritto negli occhi.
Kurt non disse niente, si limitò ad arpionare i bordi della sua maglietta e a sollevarla fino a togliergliela di dosso. Blaine sorrise e fece lo stesso con la sua, poi si rotolarono sulla coperta e ripresero a baciarsi, con le gambe di Kurt strette attorno ai fianchi di Blaine e le mani di Blaine che vagavano curiose sul corpo di Kurt.
Era la prima volta che si trovavano in procinto di fare l’amore dopo quella notte – non che non ricordassero niente, Blaine aveva bevuto solo un paio di birre e ricordava tutto, ma era stato inaspettato e per qualche strana ragione erano andati di fretta, quasi come se il tempo stesse per sfuggirgli dalle mani, si erano rincorsi sulle scale e si erano strappati i vestiti di dosso, per poi stringersi velocemente nel letto e cercare di raggiungere l’apice del piacere in qualsiasi modo possibile.
Adesso invece sentivano di avere tutto il tempo del mondo, come se Sebastian non esistesse e non mancassero poche settimane al matrimonio, come se fossero una coppia qualunque che si bacia e si stringe e fa l’amore sul tetto dell’appartamento che condividono insieme.
I vestiti scivolarono via in fretta e si ritrovarono presto avvinghiati l’uno all’altro, con le labbra premute insieme e con Blaine che si muoveva piano sopra di Kurt, senza mai smettere di baciarlo o di guardarlo o accarezzarlo. Kurt non si era mai sentito così, non si era mai sentito così pieno, e mentre Blaine si muoveva dentro di lui con spinte lente e cadenzate, si ritrovò a stringergli la schiena e a desiderare che quel momento non finisse mai. Era così sopraffatto dal modo in cui le labbra di Blaine stavano scivolando lungo la curva del suo collo lasciandogli baci umidi, dal modo in cui stava facendo l’amore con lui, dal modo in cui lo guardava negli occhi, che pensò seriamente che non sarebbe mai riuscito ad essere più felice di quanto lo era in quel momento. Era semplicemente impensabile credere che dopo Blaine sarebbe riuscito ad andare avanti, ad accontentarsi di avere accanto qualcun altro, di essere felice davvero quando aveva provato tutte quelle cose in una notte, cose che sapeva mai più avrebbe riprovato.
Vennero quasi nello stesso momento, e dopo essersi presi qualche momento per respirare, Kurt si accoccolò al suo petto e lasciò che Blaine gli accarezzasse i capelli con dolcezza.
Se avesse potuto avrebbe fermato il tempo in quell’esatto momento, momento in cui erano semplicemente stretti l’uno all’altro, ancora nudi e con il fiato corto per il sesso che avevano da poco finito di consumare.
Una manciata di minuti più tardi decisero di tornare giù in casa e così raccattarono le loro cose, si rifugiarono sotto le coperte vestiti di niente e ripresero a baciarsi con dolcezza lì, desiderosi di prendere ogni secondo che quella notte avrebbe offerto loro.
Continuarono così, e tra baci e carezze il sonno prese il sopravvento comunque troppo presto e si addormentarono così, con i visi a pochi centimetri di distanza e le braccia che inconsciamente si stringevano l’un l’altro.
Il mattino dopo non fu la voce di Sebastian a svegliare Kurt ma bensì lo sguardo accecante di Blaine. Il sole riempiva la stanza dove avevano passato insieme la notte, ma niente, niente poteva emanare più luce di come i suoi occhi stessero facendo in quel momento. Era bellissimo, era bellissimo e in quel momento sembrava suo come non lo era mai stato prima.
“Vorrei dirti una cosa…”, disse a mo’ di buongiorno Blaine, continuando ad accarezzargli la schiena con la punta delle dita. Kurt sorrise rabbrividendo appena e schiacciandosi con la guancia contro il cuscino.
“Dimmi pure…”
“Ti amo.”, sussurrò inaspettatamente Blaine, con un sorriso felice che gli giocava sulle labbra carnose. “Ti amo, Kurt. Sono innamorato di te, da sempre…”
Kurt in risposta si limitò a sorridere a sua volta, poi si fece più vicino a Blaine e poggiò la testa contro il suo petto, reprimendo quel “ti amo anche io” che avrebbe voluto urlargli a squarciagola.
Che avrebbe voluto urlargli a squarciagola ma che non poteva nemmeno sussurrare.
 
 
La giornata però non andò come i due avevano previsto.
Dopo essersi concessi una doccia e aver fatto colazione insieme, decisero di uscire e andare a fare una passeggiata al parco, e fin lì andò tutto a meraviglia. Camminavano in silenzio, con due sorrisi felici sulle labbra e gli occhi fissi sulle loro mani che si sfioravano appena.
Blaine si sporse verso il suo orecchio, con un sorriso impertinente sulle labbra. “Immagina che ti stia tenendo per mano”, gli sussurrò dolcemente, facendolo sorridere a sua volta. “Immagina che ti stia tenendo la mano proprio adesso, immagina se potessimo fare questo ogni giorno della nostra vita…”
Kurt si scostò appena per poterlo guardare negli occhi e cercare un minimo di spiegazione in quello che aveva appena detto – anche se il “ti amo” sussurrato a letto quella mattina era stato sufficiente – ma non ebbe il tempo di chiedergli nulla, che una voce alle loro spalle richiamò la loro attenzione.
“Blaine!”
I due si voltarono di scatto e Kurt spalancò gli occhi quando si ritrovò i genitori di Blaine che camminavano verso di loro. Non era la prima volta che li vedeva, negli anni del college spesso Blaine lo aveva portato a casa, ma per qualche motivo Kurt non pensava di stare molto simpatico ai due coniugi.
“Me ne vado” sussurrò Kurt, guardando Blaine di sfuggita.
“No, no, ti prego”, lo bloccò Blaine, sfiorandogli il polso con le dita. “Ti prego, resta.”
E Kurt restò, perché se Blaine gli chiedeva qualcosa in quel modo non poteva proprio dirgli di no.
Salutò i suoi genitori cercando di essere più spontaneo possibile, accettò il loro invito in un ristorante lussuosissimo e così si ritrovò a pranzare con i genitori di Blaine che non facevano altro che parlare del matrimonio, di Sebastian e della splendida vita che avrebbero avuto insieme.
A fine pranzo Robert Anderson si alzò per andare a pagare, e Blaine andò con lui con l’intenzione di poter parlare un po’ con suo padre.
“Papà, posso farti una domanda?” mormorò, dopo aver fissato a lungo sua madre e Kurt che parlavano amabilmente di chissà cosa. “Hai mai… hai mai intrapreso un percorso, arrivato quasi fino alla fine, per poi accorgerti che non era quello che volevi?”
“Blaine, il problema è che quello che vogliamo… non sempre coincide con ciò che è giusto.”, rispose Robert, prima di gettare un’occhiata a Kurt che stava parlando con sua moglie in quel momento. “È per lui, vero?”
Blaine sospirò, perdendosi a guardare Kurt per qualche secondo. “Papà… io lo amo”, soffiò, con gli occhi leggermente lucidi. Blaine era sempre stato consapevole delle loro differenze: lui al college era quello popolare e Kurt era quello sfigato, nella vita lui era quello ricco e Kurt quello che doveva lottare con le unghie e con i denti per riuscire a trovare un lavoro che potesse mantenerlo a New York… c’erano così tante differenze tra di loro, eppure Blaine non si era mai sentito così tanto a suo agio con qualcuno in vita sua. Le differenze sociali non contavano niente, sentiva che Kurt era la sua anima gemella ed era qualcosa che potevano sentire soltanto loro due, loro due e nessun altro, tanto meno i suoi genitori che da anni ormai gli facevano pressioni per sposare Sebastian.
“Blaine, Kurt non fa parte del nostro stesso mondo. Sebastian è perfetto per te- lui è la tua anima gemella, capisci? I suoi genitori sono ricchi, Sebastian ha splendida carriera da avvocato davanti a sé… non lasciarti fregare da cose futili come l’amore.”
Blaine in quel momento capì qualcosa di fondamentale: suo padre aveva uno strano concetto di anima gemella – davvero, avrebbe voluto tanto spiegargli quanto si sbagliava – e che stava mandando al diavolo la sua vita per un uomo a cui voleva bene ma che non aveva mai amato veramente.
E quando si voltò di nuovo verso il tavolo e questa volta si perse nel sorriso felice e spensierato di sua madre, capì che forse… che forse valeva la pena di rinunciare alla sua felicità, per rendere felice la persona che lo aveva messo al mondo.
 
 
***
 
Dopo pranzo Blaine aveva deciso di accompagnare Kurt a casa, e lui glielo aveva lasciato fare convinto che sarebbero entrati insieme, avrebbero guardato qualche film e poi si sarebbero rotolati di nuovo sotto le coperte per fare l’amore tutta la notte.
Però quando arrivarono davanti al portone non accadde niente di tutto questo.
Kurt sorrise, dondolandosi sui suoi piedi come un bambino impacciato che vuole chiedere un regalo costoso ai suoi genitori per il compleanno. “Vuoi entrare?” gli chiese intimidito, con gli occhi che brillavano quasi come quella mattina nel letto, quando Blaine gli aveva sorriso e gli aveva detto che lo amava.
Blaine a quelle parole si limitò a sospirare, passandosi le dita tra i ricci. “Mi piacerebbe, ma… Sebastian mi ha mandato un messaggio. Ha detto che sta per tornare, e… devo farmi trovare a casa. Mi dispiace tanto.”
“…Oh. No, lo capisco, davvero.”, sussurrò Kurt, cercando di scacciare via il pensiero del suo migliore amico dalla testa. Aveva passato gli ultimi due giorni a cercare di non pensare a Sebastian, e adesso vedere Blaine che lo lasciava lì per correre da lui lo faceva stare male più di quanto avrebbe dovuto. In quel momento i sensi di colpa si accesero di nuovo, più vivi che mai. “Quindi… ci sentiamo.”
Blaine annuì, sporgendosi per dargli un bacio su un angolo della sua bocca. “Kurt…”, sussurrò, quando si separò da lui ma continuò a tenere ugualmente il contatto visivo. “Stamattina quando ti ho detto quella cosa… dicevo sul serio.”
Kurt non dovette pensare nemmeno un po’ a cosa si stesse riferendo: Blaine parlava di quel ti amo che gli era sfuggito dalle labbra mentre erano a letto, e Kurt era contento di sentirselo dire, soprattutto in quel momento che stava vedendo l’amore della sua vita andare via per stare con un altro. Per stare con il suo migliore amico.
Così annuì e Blaine se ne andò, lasciandolo lì inerme da solo con la consapevolezza che la scorsa notte il tempo non si era fatto fermato, anzi, era andato avanti e Blaine era andato avanti insieme a lui, accettando rassegnato il poco tempo che lo separava dallo sposare Sebastian.
 
***
 
“Ti ha detto davvero così?” chiese Elliott, mentre consumava la sua pausa pranzo insieme a Kurt.
Il suo amico non sentiva Blaine da circa una settimana eppure aveva lo sguardo sognante di chi si è sentito dire quelle tre paroline pagine che di norma dovrebbero cambiare tutto, ma che in quel caso non avevano cambiato niente.
“El, è complicato.”, mormorò Kurt, fissando il suo pranzo che era ancora intatto.
“È complicato e per questo vuoi restartene così? Fino a quando continuerete? Fino al matrimonio, al primo anniversario?”
Kurt gli lanciò un’occhiataccia a quelle parole. “Blaine non è ancora sposato!”
“Appunto, Kurt!”, esclamò Elliott, non riuscendo a fare a meno di alzare la voce. “Da quanto sei uno che aspetta? Se Blaine ti volesse davvero lascerebbe Sebastian, e invece che fa? Ti tiene nascosto? Diamine Kurt, tu meriti di meglio di uno stronzo che non ha le palle per mettersi in gioco.”
L’amico gli rivolse un sorriso amaro. “Oh, parla quello che sta vivendo la sua favola d’amore! Quando è stata l’ultima volta che hai rischiato, che ti sei messo in gioco per qualcosa?”
Elliott fece finta di pensarci. “Uhm, proprio ieri. Tra un paio di settimane mi trasferisco a Londra, c’è un editore a cui interessa il mio libro e ci lavoreremo insieme.”
“È… è meraviglioso, Elliott. Congratulazioni.”
La rabbia di Kurt scivolò via in un lampo, e per un solo secondo permise a se stesso di essere egoista: Sebastian e Blaine si sarebbero sposati ed Elliott stava a momenti per andarsene. Elliott, il ragazzo che negli ultimi mesi gli era stato vicino più di chiunque altro, che era sempre stato capace di farlo ridere con le sue battute e i suoi squallidi tentativi di portarselo a letto, Elliott che prima di sapere tutto e diventare il suo più caro confidente era l'unico capace di farlo distrarre da tutta quella storia del matrimonio, di Sebastian, di Baline che stava per sposarsi e di lui che non poteva farci niente. Si sentì improvvisamente solo, e capì cosa intendesse prima l’amico quando gli aveva fatto quel discorso: non doveva sentirsi così. Se davvero Blaine lo amava, non doveva permettergli di farlo sentire in questo modo.
“Posso chiederti un regalo d’addio?” gli chiese, sfiorandogli la mano sul tavolo. “Dì a quello stronzo del tuo ragazzo di fare una scelta.”
 
Tra la notizia di Elliott che stava per andarsene, e l’aver saputo da Sebastian che lui e Blaine erano andati a vedere la casa che i genitori di Blaine avevano comprato per loro, Kurt si sentì disperato come non mai.
Blaine non si era più fatto sentire e questo gli suggeriva che la scelta l’aveva fatta, e non era quella che lui aveva sperato che facesse.
Un paio di sere più tardi Sebastian lo chiamò per proporgli una sorta di addio al celibato con tutti i loro amici, Kurt non poté tirarsi indietro e quando a fine serata l’amico gli disse che aveva intenzione di dormire da lui come ai vecchi tempi, acconsentì e lo lasciò entrare in casa.
Si stavano preparando per andare a dormire, Sebastian gli stava per l’ennesima volta proponendo di uscire con Michael, quando il telefono di casa squillò.
Kurt si precipitò su di esso prima che potesse farlo Sebastian, che subito si era avvicinato per sapere chi era che lo chiamava a quell’ora della notte.
“Ehi, Kurt, sono io.”, disse Blaine dall’altra parte del telefono, e Kurt non sapeva se trattenere il fiato perché Blaine lo stava richiamando dopo giorni in cui era sparito oppure perché il futuro marito di questo era davanti a lui che lo fissava, desideroso di sapere chi fosse. Nel dubbio, trattenne il fiato lo stesso. “Ti prego, non riagganciare, io… volevo solo dirti che mi manchi. Mi manchi da impazzire e sono stato uno stupido, non dovevo sparire così, ma solo l’idea che tu possa uscire con Michael o con un altro ragazzo mi uccide. Ti prego, Kurt…”
“Uhm, Elliott, c-ciao…” mormorò Kurt, sperando che Sebastian gli credesse e soprattutto che Blaine capisse.
“Elliott? No, sono io, Blaine”, rispose. “Ti prego, sono sotto casa tua, posso salire?”
“Cosa? Sei sotto casa mia? No, no, c’è Sebastian qui e…”
Sebastian lo guardò confuso per qualche secondo, poi un sorrisetto gli comparve sulle labbra. “È sotto casa tua? Alle tre di notte, Kurt? Oh mio dio… che schifo! Hai una storia con Elliott!”, esclamò incredulo, poi cominciò a dare di matto e Kurt ne approfittò per sussurrare a Blaine che finalmente aveva capito, che doveva assolutamente riagganciare.
“Dobbiamo festeggiare.”, continuò Sebastian, spostando le sedie dal soggiorno e correndo ad accendere lo stereo.
“No, Bas, sono le tre di notte, non voglio beccarmi una denuncia!”
“Oddio, Kurt, questa canzone era la tua preferita!”, esclamò l’amico, piazzandosi al centro del soggiorno. “Primo anno delle superiori, Glee Club. Te lo ricordi, vero?”, gli chiese divertito, un attimo prima di trascinarlo accanto a lui e cominciare a ballare.
Kurt sorrise al ricordo e si lasciò trasportare dal suo amico, per la prima volta dopo settimane riuscì a mettere completamente da parte il pensiero di Blaine e si dedicò semplicemente a Sebastian.
Ballò insieme a lui, si scatenarono sulle note di quella canzone che da adolescenti avevano ballato tante volte e per qualche strano motivo si ritrovarono a ridere senza controllo, mentre erano lì a ballare a piedi nudi in piena notte come due adolescenti.
Alla fine si ritrovarono stesi nel letto, vicini e uno di fronte all’altro, e Kurt era quasi sul punto di addormentarsi quando la voce di Sebastian gli fece di nuovo aprire gli occhi.
“Spesso le amicizie adolescenziali si perdono col tempo…”, cominciò, sembrando profondamente serio mentre lo diceva. “Sono contento che noi non ci siamo persi, Kurt. E non ci perderemo mai, vero?”
Kurt deglutì, allungando la mano per stringere quella del suo amico. “N-no, Bas. Non ci perderemo.”
Sebastian annuì, contento di sentirselo dire. “Nessuno mi conosce meglio di te, Kurt. Nemmeno Blaine. Tu… tu sei l’unico che mi accetta completamente, per quello che sono. Insomma, siamo così diversi, tu- tu sei così migliore di me, e non ti sei mai lamentato del mio caratteraccio…”
“Bas” sospirò, facendosi più vicino a lui. “Io non sono affatto migliore di te, e poi… posso sapere perché stai facendo questo discorso? Che succede?”
Sebastian sospirò, mordicchiandosi le labbra con i denti. “Non lo so, Kurt, è che… quando stai per sposarti inizi a pensare ai momenti migliori della tua vita, e… tu sei sempre presente nei miei, ci hai mai pensato?”, mormorò, un attimo prima di abbassare le palpebre, assonnato.
Kurt restò lì a fissarlo, con gli occhi pieni di lacrime e lo stomaco che si contorceva per i sensi di colpa. Come ci era arrivato a quello? Perché tra tante persone, doveva essersi innamorato proprio di Blaine?
“Bas, devo… devo dirti una cosa… una cosa che ho fatto”, soffiò, mordicchiandosi le labbra per non scoppiare a piangere come un cretino.
Sebastian aprì gli occhi per un solo secondo, poi si sporse verso il suo amico e gli diede un bacio sulla guancia. “Ti voglio bene, Kurt”, bisbigliò assonnato. “Non permetterei mai che qualcuno ti ferisse. E tu non permetteresti mai a nessuno di ferire me, giusto?”
“…No” rispose Kurt, come se lo stesse realizzando solo in quel momento.
Non poteva permettere più a se stesso e a Blaine di ferire Sebastian. Come aveva potuto solo pensare di farlo? Di essere così tanto egoista da spezzargli il cuore e andare via con Blaine?
“E Kurt?”, lo chiamò di nuovo Sebastian, questa volta con gli occhi chiusi e la testa poggiata sul cuscino. “Sono stato a letto con Michael l’altra notte.”
 
***
 
Kurt e Sebastian ne avevano parlato il giorno dopo, Sebastian aveva ripetuto cento volte al suo migliore amico che quello che era successo con Michael n on contava assolutamente niente, che amava Blaine e che non vedeva l’ora di sposarlo. Al che l’amico aveva deciso di stare dalla sua parte, lo aveva abbracciato e aveva deciso di dimenticare l’accaduto, non dicendo nemmeno niente a Blaine che aveva riprovato a chiamarlo nei giorni seguenti.
Nel week-end tornarono di nuovo tutti e cinque a Wilmington, e la prima mattina passata lì, Kurt andò a fare una passeggiata con Elliott sulla spiaggia e decise di dirgli tutto riguardo a Michael e Sebastian.
“Be’? Che stai aspettando?”, gli chiese Elliott, fermandosi all’improvviso. “Dillo a Blaine!”
Kurt lo guardò sconcertato, quasi come se l’amico gli avesse appena detto un’assurdità. “Elliott!”
“Cosa? È la tua occasione! Diglielo, lui lascia Sebastian e voi potrete finalmente essere felici e contenti.”
“Elliott, basta.”
“No, non capisco perché gliela dai sempre vinta! Credi davvero che al tuo posto lui lo avrebbe fatto?”
“Dio, Elliott, si può sapere che hai contro Sebastian? È il mio migliore amico, perché lo odi così tanto?”
“Non lo odio, Kurt, odio soltanto il fatto che tu lo metta sempre e comunque davanti a te. Perché fai così?”
“Perché lui vince sempre!” sbottò Kurt, guardando male il suo collega. “Lui ha sempre vinto! Vede qualcosa, la vuole e se la prende! Non è come me…”, disse, per poi riprendere a camminare più velocemente.
“Kurt, aspetta”, sbuffò Elliott, cercando di stargli dietro. “Lo so che sei in una posizione difficile perché lo ami, ma devi fare qualcosa. È un codardo, lo capisci? Se ti spezza il cuore io lo prendo a pugni, te lo prometto, ma per una volta fa’ qualcosa per te stesso.”
Kurt sapeva benissimo che il suo amico aveva ragione, ma comunque lo ignorò bellamente e continuò a camminare più velocemente. Erano quasi vicino casa, e non si stupì di vedere Blaine e Sebastian, con in mezzo a loro una rete, mentre erano intenti a giocare a pallavolo.
Sebastian si bloccò quando li vide arrivare e fece un gran sorriso. “Kurt, Elliott! Venite a giocare!”
“No, grazie”, borbottò Elliott, mettendosi a braccia conserte.
Sebastian lo guardò accigliato. “Elliott, vieni a giocare o racconto a tutti il vostro segreto!”, esclamò, indicando prima lui e poi Kurt, che era dall’altra parte della rete da solo e che lo stava guardando male.
“Uhm… segreto?”, chiese Elliott, che non sapeva nulla riguardo a quella piccola cosa che Kurt aveva lasciato credere al suo migliore amico. “Se proprio vogliamo raccontare segreti, ci sto.”
Prese Kurt per il braccio e lo portò dall’altra parte della rete. “Io e Kurt contro te e Blaine. Che ne dite se a ogni punto ci raccontiamo un segreto?”
“Ci sto!”, esclamò Sebastian, euforico.
“No, io no” borbottò Kurt, guardando il suo amico. “Ti prego, El, smettila.”
Non servì a nulla la sua protesta, Sebastian ed Elliott cominciarono a giocare mentre Kurt e Blaine aiutavano gli altri due passivamente, rivolgendosi un’occhiata di tanto in tanto.
“Uh, abbiamo fatto punto!”, esclamò Sebastian, regalando un sorriso al suo futuro marito. “Okay, ho io un segreto: Kurt ed Elliott fanno sesso! Anzi, vi dirò di più… hanno una storia d’amore!”
“Cosa?” chiese Elliott, confuso.
“Ero lì la settimana scorsa, e qualcuno si è presentato per una sveltina…”
“Okay, ragazzi, basta” borbottò Kurt, intromettendosi per farli stare zitti. “Che ne dite di segnare solo punti? La cosa sta diventando abbastanza competitiva…”
“No, cosa? Ci stiamo divertendo!”, esclamò Elliott, prima di voltarsi a guardare Blaine. “Lanci tu?”
Blaine con un sospiro annuì, gli lanciò la palla e improvvisamente cominciarono a giocare soltanto lui ed Elliott. Kurt e Sebastian erano lì distanti a guardare increduli, mentre gli altri due saltavano e si lanciavano sulla sabbia e facevano qualsiasi cosa pur di non far segnare all’altro.
Alla fine fu Elliott a segnare di nuovo, e sorridendo splendidamente si voltò a guardare Kurt. “Tesoro, che ne dici? Lo dico io o lo dici tu?”
“El, no, ti prego…”
“Perché? Qualcuno dovrà farlo prima o poi… Sebastian, giusto perché tu lo sappia-”
Non riuscì a completare la frase che Kurt prese la palla e gliela lanciò in pieno viso.
 
Elliott si stava asciugando il naso con un asciugamano, quando vide Kurt corrergli incontro.
Blaine e Sebastian erano tornati in casa e adesso c’erano solo loro sulla spiaggia. “Che diavolo era quello?”, gli chiese Kurt, mettendosi a braccia conserte.
“Io? Mi hai quasi rotto il naso!”, sbottò Elliott. “E cos’è questa storia che facciamo sesso? Eh? Cazzo, Kurt, lasciami fuori dalla tua dannata vita da soap opera”, gli disse, prima di sorpassarlo con l’intenzione di tornare dentro, preparare la valigia e tornarsene a casa. O meglio, andarsene a Londra.
“Nessuno ti ha coinvolto, Elliott-”
Elliott a quel punto si voltò, sconvolto. “Davvero? E com’è che sto ascoltando queste cazzate da tutta l’estate? Dio, Kurt, fai qualcosa perché è patetico… e anche perché alla fin fine vi meritate a vicenda. Lui non ha mai fatto un passo, tu non glielo chiederai e anche se lo facessi Sebastian si metterebbe in mezzo e rovinerebbe le cose.”
Riprese a camminare, sentendosi leggero come non mai. Nel frattempo sentì Kurt alle sue spalle esclamare “sei uno stronzo!”, e voltandosi, consapevole che non gli avrebbe più rivolto la parola dopo quella volta, gli rispose: “Sì, forse lo sono. Ma sono l’unico stronzo a cui importa qualcosa di te!”
 
 
***
 
Elliott andò via entro un’ora, e quella sera Kurt si ritrovò ad andare in un locale insieme a Blaine e Sebastian. Lui si fermò al bancone a bere qualcosa, mentre intanto i due futuri sposi erano al centro della pista a discutere animatamente.
All’improvviso Sebastian sbuffò, decidendo di non volerlo più ascoltare, lo lasciò lì e si voltò per andare a ballare da solo.
Blaine lo ignorò e si diresse al bancone dove stava Kurt, cercando di non alzare la voce contro di lui. “Lo hai detto ad Elliott?”
Kurt scivolò giù dallo sgabello e indossò la sua felpa. “No, lo ha capito da solo.”, mormorò, tentando di evitare il suo sguardo. Da quando aveva discusso con il suo amico e lo aveva visto andar via, aveva sviluppato una sorta di incontrollabile rabbia nei confronti di Blaine.
Elliott aveva ragione, aveva ragione su tutto, e Kurt era stato uno stupido a lasciarlo andare così.
“Sebastian mi sta torturando, vuole sapere cos’è successo oggi sulla spiaggia e io non so cosa dirgli.”
Kurt scrollò le spalle, mettendo su un piccolo sorriso. “Sai cosa, Blaine? Risolvitela da solo.”, disse, prima di girare i tacchi e dirigersi fuori dal locale.
“Kurt!”, esclamò Blaine, inseguendolo senza pensarci una seconda volta. Continuò a chiamarlo e a chiedergli di aspettare fino a quando non si ritrovarono fuori dal locale. “Kurt, cosa dovrei fare?”
Kurt si voltò, con ancora quel sorriso amaro che gli giocava sulle labbra. “Lascia stare quello che dovresti fare, Blaine. Fa quello che ti va di fare. Vivi la tua vita nel modo in cui vuoi viverla. Vuoi cantare, Blaine? Canta! Non vuoi essere l’uomo che vive in una grande casa che odia e con un uomo che non ama? Non esserlo! O sì. Insomma, deciditi.”
Gli diede di nuovo le spalle e cominciò a camminare con l’intenzione di tornare a casa. Non si era accorto che avesse cominciato a piovere così forte ma non se ne curò, continuò a camminare lasciando che l’acqua gli scorresse prepotentemente addosso e bagnasse ogni centimetro del suo corpo.
Era già abbastanza lontano dal locale, quando si bloccò sul ciglio della strada e la sua mente tornò di nuovo a sei anni prima, quando era uscito con Blaine e Sebastian era arrivato all’improvviso.
 
 
“Io torno a casa.”, mormorò Kurt, interrompendo così Blaine e Sebastian che stavano ridendo insieme.
A quel punto i due si bloccarono e quando Kurt si alzò Blaine fece immediatamente lo stesso. “No, Kurt, non-”
“Sono stanco, domani voglio svegliarmi presto per studiare, però… voi restate pure.”
“Dai, Milady, non fare il guastafeste!”, esclamò Sebastian mettendo su il broncio. “Resta con noi.”
“No, Bas, voglio tornare. Davvero.”, disse mettendosi addosso la giacca.
Blaine prese anche la sua e se la infilò. “Ti accompagno a casa.”
“Blaine, smettila, resta pure con Sebastian. Io tornerò da solo, davvero.”
Lo ringraziò per la “magnifica” serata che avevano trascorso, poi salutò entrambi e uscì fuori dallo Spotlight, aspettando di scoppiare in quel pianto che aveva trattenuto per tutta la sera.
Una lacrima gli era già scivolata giù per la guancia, quando sentì Blaine alle sue spalle urlare il suo nome.
Si asciugò in fretta la lacrima e si voltò, improvvisando subito un sorriso quando vide l’amico corrergli incontro. “Ehi, che succede?”
Blaine si immobilizzò quando vide gli occhi lucidi del ragazzo, e per un momento si permise di sperare che stava così perché quella storia non gli andava affatto giù, perché lo amava tanto quanto lui e che Sebastian era piombato lì all’improvviso era soltanto una sfortunata coincidenza. “Volevo… volevo sapere se ti andasse bene davvero.”
“Uhm… di che parli?” gli chiese Kurt, facendo lo gnorri.
“Be’… di quello.”, rispose Blaine, facendo un vago cenno al locale alle loro spalle.
“Oh, sì, certo!”, esclamò Kurt, facendo un sorriso esagerato. “Sebastian è fantastico. E poi non si sa mai come potrebbe andare, no?”
Blaine accennò un piccolissimo sorriso. “Sì, sì… certo.”
“Buonanotte, Blaine.”
“Buonanotte.”
Kurt si voltò con ancora quel sorriso falso stampato sulle labbra, sorriso che passo dopo passo cominciò a scomparire mentre le lacrime gli scivolavano sul viso.
Avrebbe dovuto tornare dietro, dire a Sebastian che era innamorato di Blaine e che poteva toccargli chiunque ma non lui, ma non lo fece. Rinunciò in partenza senza neanche lottare e se ne andò.
 
 
Improvvisamente il ricordo sparì dalla sua mente e nonostante fisicamente fosse cambiato, fosse in qualche modo cresciuto, Kurt si sentì esattamente come si era sentito quella sera di sei anni fa. Uno schifo.
Quando era uscito dal locale quella sera, aveva detto a Blaine che andava tutto bene e se ne era andato, senza nemmeno provare a lottare per quello che provava.
Sentirsi come si era sentito sei anni prima, quando era soltanto un ragazzino timido e impacciato, gli fece in qualche modo aprire gli occhi: come poteva andarsene così? Come poteva andare via, quando sei anni prima aveva fatto la stessa cosa e aveva passato tutto il tempo fino ad allora ad essere infelice e a crogiolarsi nei rimpianti? Come poteva rinunciare così senza nemmeno provarci?
Così si voltò, e fradicio com’era, cominciò a correre per tornare indietro.
Corse veloce, cercando di non farsi fregare dalla vista annebbiata a causa della pioggia incessante e delle lacrime incastrate tra le ciglia, corse e quando vide il locale da lontano con Blaine sotto il tettuccio per ripararsi dalla pioggia ma ancora lì dove lo aveva lasciato, il suo cuore si riempì di speranze.
“Blaine!” esclamò, correndo ancora per raggiungerlo.
Blaine sollevò di scatto lo sguardo e si sorprese quando vide Kurt tornare da lui.
Il ragazzo si bloccò a qualche metro di distanza, ancora sotto la pioggia e pensò che non doveva fregargli niente, perché stava sorridendo e questa volta non gli sembrava il sorriso falso che gli aveva rivolto prima di scappare via.
“Kurt, che succede?”, gli chiese pacato come sempre.
“Non dovevo andarmene.”, rispose Kurt.
“Sì, va bene, lo capisco-”
 “No, sei anni fa! Quella notte… non dovevo andarmene. Non mi stava bene quello che era successo. Niente mi stava bene, Blaine…”
“K-Kurt…”
“No, no, lasciamelo dire.”, sospirò Kurt, trattenendosi dal cominciare a sbattere i piedi come un bambino. “Cancella il matrimonio. Digli che non puoi sposarlo, Blaine. Io… io ti amo. Ti ho sempre amato. E avrei dovuto dirtelo molto tempo fa, ma te lo sto dicendo adesso prima che sia troppo tardi. Prima che sia davvero troppo tardi. Non sei l’unico che non sta vivendo la sua vita, neanche io lo sto facendo, ma ora la voglio vivere… la voglio vivere con te.”
Da quando Kurt aveva detto quelle paroline magiche, Blaine aveva cominciato a sorridere e non era più stato in grado di smettere. Kurt lo amava, lo amava e per quanto fosse difficile restare concentrato, ascoltò ogni sua singola parola. La ascoltò, la analizzò e pensò a quanto sarebbe stato bello correre da lui sotto quella pioggia incessante e stringerlo, baciarlo, in quel momento sarebbe stato così facile lasciarsi andare a quello che provava… avrebbe cancellato il matrimonio e avrebbe detto a Kurt che se c’era qualcuno che voleva sposare quello era soltanto lui, lo avrebbe sposato davvero e avrebbero avuto tantissimi bambini. Sarebbero stati felici insieme, felici come Blaine aveva sempre desiderato che fossero, da quando quella mattina aveva incrociato il suo sguardo in quell’aula del college.
Ma poi la realtà gli piombò addosso come un macigno: le parole di suo padre, la depressione di sua madre che con il matrimonio era cominciata pian piano a scomparire… avrebbe così tanto voluto stare con Kurt, con Kurt che considerava la sua anima gemella, ma semplicemente non poteva. E nel rendersi conto di questo, il sorriso sparì dalle sue labbra e gli occhi gli si riempirono di lacrime.
Kurt lo guardò accigliato, rendendosi conto di non aver mai, mai visto Blaine così tanto vicino alle lacrime. Blaine che era sempre calmo, pacato, Blaine che riusciva sempre a non perdere il controllo.
E a quel punto cominciò a preoccuparsi della sua risposta.
“Non- non ce la faccio, Kurt. Mi dispiace.”, mormorò Blaine, scuotendo piano la testa. “Non posso.”
Kurt annuì lentamente, poi si voltò di nuovo e riprese a camminare: incredibilmente questa volta andare via non fece più male di sei anni prima: perlomeno adesso ci aveva provato, ci aveva provato veramente a non farselo scappare. Questa volta non aveva più rimpianti.
 
***
 
I giorni che seguirono furono comunque deprimenti per Kurt.
Tornò a New York, tornò alla sua vita, ma il matrimonio di Blaine e Sebastian era sempre più vicino e per quanto ci provasse a non pensarci, Blaine era ovunque.
Passò notti intere a dormire sul tetto, su quella stessa coperta che settimane prima aveva visto lui e Blaine fare l’amore; aveva lasciato le rose di Blaine sulla sua scrivania in ufficio e nonostante fossero ormai tutte appassite, di tanto in tanto si soffermava a guardarle; l’invito del matrimonio era poggiato sul suo mobile in cucina, e spesso si ritrovava ad aprirlo e leggere il nome di Blaine con nodo che gli stringeva la gola.
A pochi giorni dal matrimonio si ritrovò rannicchiato sul pavimento della cucina, con le lacrime che gli scorrevano sul viso senza sosta e un opprimente bisogno di fuggire che non lo lasciava respirare.
Così lo fece.
Preparò le valigie, comprò un biglietto aereo e volò fino a Londra senza avvertire nessuno.
Mentre era sulla scala mobile, trovò Elliott giù che lo aspettava con un cartello in mano con su scritto a caratteri cubitali “Kurt”. Questo sorrise, gli mimò con le labbra un “mi dispiace” e a quel punto Elliott girò il cartello, mostrando a Kurt un sincero “anche a me”.
Kurt sorrise sinceramente, e appena si ritrovò giù, andò a gettarsi tra le braccia del suo amico senza nemmeno dirgli una parola.
“Meno male che sei stato il primo a chiedere scusa, altrimenti sarebbe stato imbarazzante.”, gli disse, mentre gli accarezzava i capelli con dolcezza.
“Ciao”, lo salutò Kurt quando si separò da lui, poi gli porse una busta familiare con sopra il logo del chiosco dove pranzavano sempre insieme ed Elliott sorrise, emozionato.
“Stai cercando di farmi piangere, scricciolo?”, gli chiese, sporgendosi per lasciargli un bacio sulla testa.
Elliott decise di non fargli ancora nessuna domanda, lo portò a casa sua e dopo aver cenato insieme, l’amico si rannicchiò sul suo letto con un grande album fotografico che si era portato dietro.
Le foto ritraevano lui e Sebastian in ogni momento della loro vita, ed ad Elliott bastò sbirciare qualche foto per rendersi conto di quello che già sapeva da tempo: Kurt aveva vissuto sempre nell’ombra del suo migliore amico, poteva vederlo dai sorrisi forzati che aveva dalle foto, da quell’orrendo paio di occhiali e dal modo in cui Sebastian cercava sempre di stare al centro dell’attenzione.
“Kurt… non che mi interessi”, mugugnò Sebastian, lasciandosi cadere nella poltrona di fronte al letto. “Ma cosa ci fai qui? Non pensavo che saresti venuto… adesso.”
Kurt sospirò, continuando a sfogliare l’album. “Avevo bisogno di andarmene.”
“A così pochi giorni dal matrimonio?” chiese Sebastian fingendosi stupito. “Sebastian starà impazzendo.”
“El… credimi, ho sognato il suo matrimonio per tutta la vita. Ma non posso farlo, non posso stare lì mentre si promettono quelle cose. Mentre gli dice le promesse che io gli ho scritto.”
 “Kurt, continuo a pensare che avresti dovuto dire a Blaine del tradimento.”
“Perché?” chiese Kurt di getto. “Così da poter essere la sua seconda scelta? Io voglio essere la prima scelta di qualcuno. Merito di esserlo.”
“…Già, è vero” mormorò Elliott, alzandosi in fretta e cominciando a sistemare alcuni suoi vestiti che aveva lasciato sparsi in giro. “Non sarai la sua prima scelta, ma sicuramente lo sei di qualcun altro.”
Elliott e Kurt si guardarono per interminabili secondi, secondi che servirono a Kurt di capire cosa realmente intendesse il suo amico. E quando lo realizzò spalancò gli occhi, fissandolo stupito: Elliott provava qualcosa per lui.
“Che c’è? Non ti è mai venuto il dubbio su di me?” gli chiese l’amico, cercando di metterla sul ridere ma Kurt non sembrava affatto divertito da quella situazione, così Elliott semplicemente si arrese e parlò. “Io non so in che altro modo dirlo, ma… mi piaci, Kurt. Mi sei sempre piaciuto. E quando c’era in ballo un altro ragazzo, mi piacevi anche di più. Mi sento… a casa, con te. È assurdo, lo so, sembra davvero assurdo ma… forse non è amore, okay? Anche se quello che provo mi sembra proprio che lo sia, però tu non darci peso, va bene? Non lo so, Kurt, forse… forse si tratta semplicemente del fatto che mi manchi. Terribilmente. Non ci capisco niente con queste cose, ma se so una cosa con certezza è che tu sei innamorato di un altro. Lo sei sempre stato e lo sei ancora.”
Kurt si asciugò una lacrima che gli era sfuggita e annuì, cercando di sorridere. Ma gli era dannatamente difficile sorridere in quel momento, perché Elliott gli stava dicendo di provare qualcosa di forte per lui e lui non lo ricambiava, anche se avrebbe tanto voluto farlo. Elliott in quegli ultimi mesi c'era sempre stato per lui, lo aveva ascoltato, lo aveva consolato, gli aveva proposto addirittura di prendere a pugni Blaine se questo avesse provato a ferirlo di nuovo. Era meraviglioso e aveva trovato davvero un grande amico in lui, e probabilmente se Blaine non fosse mai esistito se ne sarebbe innamorato, ma come poteva adesso dirgli che potevano provarci quando da quasi dieci anni per lui non esisteva nessuno altro a parte Blaine? Da quando lo aveva conosciuto aveva praticamente messo in stand-by la sua vita, non aveva mai più avuto una storia, inconsciamente era rimasto ad aspettarlo per tutto quel tempo, lo aveva amato e anche se Blaine lo aveva ferito, anche se nelle ultime settimane aveva deciso di farsela passare e aveva pensato di esserci quasi riuscito, questo non toglieva il fatto che lo amasse ancora. Lo amava, lo amava da sempre e incondizionatamente, e anche se sapeva che lui e Blaine non sarebbero mai stati insieme, che Blaine era ad un passo dal sposare un altro uomo, non poteva, non voleva illudere Elliott. Non se lo meritava affatto.
Però questo non toglieva il fatto che Elliott era suo amico e lui gli voleva un gran bene e non poteva sopportare di vederlo così, allora si alzò e lo raggiunse sulla poltrona, si sedette accanto a lui e lo abbracciò forte, ringraziandolo silenziosamente per tutto. Per esserci stato sempre, nonostante tutto e nonostante tutti, senza alcuna eccezione.
 
 
***
 
Quella notte Kurt ed Elliott dormirono insieme, e quando Kurt si svegliò il mattino dopo, si ritrovò in un letto vuoto mentre l’amico era seduto alla sua scrivania a scrivere qualcosa al suo pc.
Quando Elliott se ne accorse, gli sorrise e spinse via il suo computer. “Sei sveglio.”, constatò, indicandogli con lo sguardo una tazza di caffè che aveva da poco preparato per lui.
“Torno a casa.”, rispose semplicemente Kurt prima di alzarsi dal letto, sorridendo timidamente.
“Dai? Sapevo benissimo che non ti saresti perso il matrimonio.”, disse Elliott, mentre l’amico lo raggiungeva vicino alla scrivania.
“Non lo faccio per Sebastian, lo faccio per me.”, mormorò, sorridendo ancora rassegnato. “Io non sono fatto così. Non riesco a fare quello che voglio senza preoccuparmi delle persone. E poi Sebastian non ha fatto niente di male, okay? Sono stato io.”
“In che senso?”
“Ho sempre pensato che fosse Sebastian a prendersi le mie cose, ma la verità è che sono stato io a lasciargli tutto. E so che non è un santo, ma è il migliore amico e voglio esserci per lui. Lo voglio davvero.”
Kurt a quel punto lo guardò, chiedendogli disperatamente con gli occhi di capirlo perché non poteva andare a quel matrimonio sapendo che Elliott non sarebbe stato d’accordo, solo il pensiero di litigare di nuovo con lui lo faceva star male. Ma incredibilmente l’amico sorrise e sporgendosi per accarezzargli una mano, gli disse: “questa volta hai vinto tu, Kurt Hummel.”
E questo era sufficiente.
 
 
***
 
Kurt pagò il taxi che lo aveva accompagnato, poi prese la sua valigia e scese dalla macchina.
Appena sollevò lo sguardo verso casa sua, notò Blaine seduto sugli scalini fuori al suo portone, con ancora addosso i vestiti del lavoro. Il nodo alla cravatta però era allentato e la sua ventiquattro ore giaceva indisturbata a qualche gradino di distanza da lui.
“Ho chiamato il tuo ufficio” disse semplicemente Blaine, quando vide lo sguardo spaesato dell’altro. “Volevo essere qui quando saresti tornato.”
Kurt restò immobile qualche secondo, poi prese un lungo respiro e si avvicinò. “Bene, e adesso tornatene a casa. Sebastian merita di più di questo. Anche tu. E anche io.”, lo sorpassò e cominciò a salire le scale, tentando di ignorare le sue gambe che gli tremavano come non mai.
Infilò le chiavi nella serratura, quando Blaine alle sue spalle parlò di nuovo.
“Ho annullato il matrimonio.”, gli disse, così di punto in bianco. Kurt si voltò per guardarlo e accertarsi che non stesse scherzando, e Blaine non gli sembrò affatto divertito. “Gli ho detto che non potevo sposarlo.”
“…Quando?” soffiò Kurt, non sapendo che altro dire. Blaine aveva annullato il matrimonio, com’era possibile che Sebastian non si fosse ancora fatto sentire per sfogarsi con lui?
“Un paio d’ore fa.”
A quel punto Kurt decise di farlo salire per lasciarlo spiegare.
Entrarono in casa, Kurt lasciò la valigia in un angolo e Blaine poggiò la sua giacca sul cassettone all’entrata.
“Cosa ha detto?”, mormorò Kurt, sentendo quei familiari sensi di colpa invadergli lo stomaco.
“Era… piuttosto provato.”
“Gli hai detto di noi?”
Blaine sospirò, perdendosi per l’ennesima volta nei suoi occhi azzurri. “Mi- mi ha chiesto se ci fosse un altro, e gli ho detto di no, perché non sono ancora certo che ci sia ancora.”
“Blaine…”
“No, non mi aspetto niente.”, lo interruppe subito Blaine, che era pronto a ciò che Kurt stava per dirgli. “Non merito di aspettarmi niente. Sono… sono stato un cretino. Avevo paura di ferire delle persone e ho finito per ferire proprio te che non te lo meriti. Ma comunque volevo ringraziarti, Kurt. Volevo ringraziarti per avermi finalmente detto quello che volevi, e per avermi aiutato a fare lo stesso. E voglio scusarmi per essere stato un imbecille fuori da quel bar, sei anni fa, e fuori quel locale la settimana scorsa, quando ho preso la decisione peggiore della mia vita.”, Blaine si perse di nuovo nei suoi occhi, che adesso erano pieni lacrime, proprio come quella sera di sei anni prima. “Quindi, ricordati di evitare discussioni fuori dai bar, okay?”, cercò di sdrammatizzare, strappandogli finalmente una mezza risata.
Blaine a quel punto non riuscì più a resistere, gli prese il viso tra le mani, premette le labbra contro le sue e finalmente sentì di essere tornato a respirare. Anche se i baci di Kurt gli facevano tremare le gambe, contorcere lo stomaco e gli toglievano il respiro, in qualche modo si sentiva vivo come non mai.
Kurt fece per approfondire il bacio, quando qualcuno che bussava forte alla porta di casa ruppe l’incantesimo. I due si staccarono immediatamente, e si gelarono sul posto quando sentirono la voce di Sebastian dall’altra parte.
Kurt fece subito segno a Blaine di nascondersi, e l’uomo si precipitò in cucina, sperando che Kurt riuscisse a liberarsi presto di Sebastian così da poter stare insieme a lui.
“Kurt, ti muovi?” sbuffò Sebastian da fuori la porta.
“Un attimo, mi stavo- mi stavo cambiando!”, esclamò questo, guardando Blaine e facendogli segno di aspettare.
“Hummel, ti ho già visto il culo e pure il cazzo, che detto sinceramente non è proprio niente male. Ma tranquillo, non tenterò di stuprarti!”
Kurt socchiuse la porta della cucina e andò ad aprire la porta al suo migliore amico, che appena entrò sorrise e si fece spazio all’interno dell’appartamento. “Ho annullato il matrimonio”, annunciò.
“Cosa? Tu hai annullato il matrimonio?”
“No, be’, tecnicamente lo ha annullato Blaine, ma stavo a momenti per parlargli io.”
Kurt sapeva benissimo che quello era un patetico tentativo di non mostrarsi umiliato o depresso per quello che era successo, Sebastian era fatto così e gli aveva sempre voluto bene anche per questo.
“Perché mai avresti voluto farlo?”
“Perché l’ho tradito con Micahel, Kurt.”, rispose Sebastian di getto. “E no, non l’ho tradito una sola volta. Quando sono tornato dopo il week-end del 4 luglio, ho continuato ad andare a letto con lui. Provavo qualcosa di forte per Blaine, certo, ma… non sono pronto, okay? Sono Sebastian Smythe, non sarò mai pronto ad impegnarmi così tanto. Dio, stavo per sposarmi, ti rendi conto?”
“Già…” sussurrò Kurt, non sapendo davvero cosa dire.
“…Perfetto, adesso vado. Michael è giù in macchina che mi aspetta.”, si sporse per abbracciarlo e gli baciò la testa, sospirando contento. “Ti voglio bene, Milady. Non dimenticarlo mai.”
Kurt restò lì immobile a chiedersi cosa fosse appena successo, quando la voce di Sebastian che adesso si era diretto verso la porta richiamò la sua attenzione. “È pazzesco come le cose si risolvano velocemente delle volte, non trovi?” 
“Sì, hai ragione” mormorò Kurt, non potendo impedire a se stesso di sorridere mentre l’amico andava via.
Sebastian aveva un altro, aveva una relazione con un altro, il che significava che poteva parlargli e dirgli di essere innamorato di Blaine. Doveva soltanto aspettare qualche giorno o qualche settimana, il tempo necessario per assicurarsi che gli fosse passata del tutto.
Stava quasi per andare in cucina a dire a chiamare Blaine, quando qualcuno bussò di nuovo alla sua porta.
Kurt pensò che probabilmente Sebastian si era dimenticato qualcosa, così si alzò e andò ad aprire, rivolgendogli un sorriso curioso quando lo vide lì fermo e con una strana espressione sul viso.
“Quella è la giacca di Blaine?” chiese, indicando la giacca che Blaine aveva poggiato sul cassettone.
“Oh” sospirò Kurt, esitando qualche secondo per trovare una scusa plausibile. “L’ha dimenticata la settimana scorsa al ristorante, e l’ho presa io così da-”
“No, Kurt, perché ce l’aveva addosso stamattina quando mi ha lasciato, quindi… che ci fa qui?”
Kurt a quel punto restò immobile, non sapendo più cosa inventarsi. A dire la verità, non ne era nemmeno più in grado: quella situazione lo aveva sfiancato e dire bugie a Sebastian era semplicemente tremendo.
“Bas…”, sussurrò, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.
E a quel punto, finalmente, Sebastian capì tutto.
“Dov’è?” chiese flebilmente, prima di entrare spingendo bruscamente via Kurt. “Dov’è quel coglione?”
“Bas, ti prego, io-”
Sebastian continuò ad andare in giro a cercare, fino a quando Blaine non uscì dalla cucina parandosi davanti a lui e lasciandolo confuso per qualche secondo, perché se fino a un attimo prima sperava che Blaine non ci fosse davvero e che Kurt, il suo migliore amico, non gli avesse colpito le spalle in quel modo, adesso ne aveva la conferma. Ne aveva la conferma e faceva più male che mai.
“Bugiardo!” urlò, prima di avvicinarsi al suo ex e dandogli uno scossone sul petto. “Mi avevi detto che non c’era nessun altro! Mi fai schifo, Anderson-”
“Sebastian, sei andato a letto con Michael-”
“Cosa? Fingi di avere ragione?”
“Mi hai tradito, Sebastian, avevi una relazione con un altro-”
“E tu? Tu mi hai detto che non c’era nessuno e cosa scopro? Che è Kurt?” urlare quelle parole gli fece realizzare quello che era successo sotto al suo naso per tutto quel tempo. “Come hai potuto farmi questo?” urlò ancora, questa volta rivolgendosi al suo migliore amico.
“Bas, non avrei mai voluto ferirti, devi credermi-”
“Kurt, come hai potuto farmi questo? Come?”
Sebastian stava piangendo, stava letteralmente piangendo e questo gli stava spezzando il cuore, perché raramente aveva visto il suo migliore amico piangere. Sebastian era forte, era dannatamente forte e non piangeva mai e sapere che adesso ne era lui la causa lo stava lacerando.
“Io ti odio, Kurt” sputò fuori, puntandogli il dito contro. “Ti odio, ti odio e non ti rivolgerò mai più la parola. Per me sei morto, mi hai capito? Sei morto!” e urlando queste ultime parole, andò via sbattendo la porta.
Kurt guardò lo stesso punto per qualche secondo, con la mano premuta contro il petto e le lacrime che scorrevano indisturbate sulle sue guance, poi alla fine le sue gambe non furono più in grado di reggerlo in piedi e scivolò sul tappeto, con il corpo scosso dai singhiozzi.
Blaine si sedette a terra vicino a lui e provò ad abbracciarlo, ma quando Kurt lo rifiutò proprio come si aspettava, si limitò a poggiare la testa contro la sua spalla e ad accarezzargli distrattamente un fianco senza dire una parola. Perché a volte le parole, semplicemente, non servono e basta.
 
 
Tre mesi dopo
 
Kurt stava camminando tranquillamente diretto a casa sua, mantenendo sulla spalla una camicia di Blaine che era appena andato a ritirare dalla lavanderia vicino al suo ufficio.
Si guardava intorno e sorrideva, sorrideva alle persone che gli camminavano intorno, ai bambini che giocavano con gli skateboard lungo la strada, alle donne che tornavano con i loro mariti dal fare la spesa.
Sorrideva perché non aveva motivi per non sorridere, stava bene ed era felice come non lo era mai stato prima.
Mentre camminava, in mezzo alla folla, scovò per la prima volta dopo tre mesi la figura di Sebastian.
Non lo aveva più visto da quando avevano litigato, e si bloccò per qualche secondo ad osservarlo: era bellissimo come sempre, anzi, anche più del solito. Sembrava cambiato, sembrava essere felice anche lui, questa volta per davvero, non come lo aveva visto nei mesi prima del matrimonio, quando era sempre euforico e su di giri. Questa volta sembrava tranquillo e sereno e Kurt sospirò, rendendosi conto di quanto gli mancasse.
In quel momento anche Sebastian si accorse di lui e dopo qualche secondo in cui semplicemente lo fissò con un’espressione impassibile, fece un piccolo sorriso e cominciò a camminare verso di lui.
Kurt gli andò incontro, e i due vecchi amici si fermarono solo quando si ritrovarono a un metro di distanza.
“Ehi”, soffiò Kurt. “Ti trovo benissimo.”
“Lo so, divento sempre più bello.”, rispose tranquillamente Sebastian, cercando di reprimere con tutte le sue forze quel sorriso che aveva sfoggiato quando aveva visto Kurt da lontano. Notò la camicia che Kurt stava mantenendo e sospirò. “Gliel’ho regalata io quella camicia.”
Kurt deglutì, sentendosi uno stupido per aver sperato per un secondo che Sebastian potesse perdonarlo. “B-Bas, mi dispiace tantissimo”, mormorò, perché quando avevano litigato quel pomeriggio non gli aveva lasciato il tempo per dirlo.
“Ti dispiace di esserti scopato il mio fidanzato?”
Kurt scosse lentamente la testa, sincero. “No, mi dispiace di averti ferito.”
Sebastian restò lì a guardarlo per qualche secondo, prendendosi il tempo per accertarsi che fosse sincero e – dio, lo era. Kurt si era innamorato di Blaine, questo non significava che fosse diventato improvvisamente un’altra persona. Era sempre il suo dolce e tenero e petulante Kurt, questo non sarebbe mai cambiato.
“Sei sempre stato geloso di me…”, gli disse, sentendo quelle stupide lacrime premere contro ai suoi occhi. Aveva perso il conto di quante volte aveva pianto per Kurt negli ultimi tre mesi.
“Sì, hai ragione.”, rispose Kurt senza esitare. “…Bas, mi manchi. Mi manchi ogni giorno.”
Sebastian annuì, poi senza degnarlo di una risposta, lo sorpassò e cominciò a camminare.
Eppure andarsene così non gli sembrava giusto, non era quello che voleva, così si voltò e sorrise nel vedere che Kurt era ancora fermo lì che lo guardava.
“Sai… non sono mai stato così felice in vita mia, quindi… pazienza” disse, mordendosi subito la lingua per la cazzata che aveva detto. Era felice, davvero, stava bene con Michael, ma capiva cosa voleva dire Kurt quando diceva di sentire tutti i giorni la sua mancanza.
“Bene” disse Kurt sorridendo sincero, poi entrambi si voltarono per camminare nelle direzioni opposte.
“Kurt?”, lo chiamò di nuovo Sebastian, facendolo voltare. “Lo sono davvero. Felice, intendo.”, disse, regalandogli un sorriso. Un vero sorriso, uno di quelli che gli regalava sempre una volta.
“Mi fa piacere” gli disse, sorridendogli a sua volta.
E mentre se ne stava lì a guardare Sebastian che andava via e che di tanto in tanto si voltava per sorridergli e salutarlo con la mano sentì gli occhi riempirsi di lacrime, perché finalmente dopo tre mesi capì di non essersi mai sbagliato: lui e Sebastian erano migliori amici, erano fratelli, e neanche tutto quello che era successo avrebbe potuto scalfirli.
Probabilmente sarebbero passate altre settimane, altri mesi, addirittura degli anni, ma alla fine si sarebbero ritrovati. Non poteva essere altrimenti, perché per quanto potessero essere felici, avrebbero avuto sempre bisogno l’uno dell’altro.
I suoi pensieri vennero interrotti dal cellulare che gli vibrava nella tasca dei pantaloni, così con ancora lo sguardo fisso su Sebastian, lo afferrò e dopo aver controllato il display rispose alla chiamata.
“Ehi, dove sei?”
“Uhm… sono sulla panchina davanti alla quale passi sempre quando torni da lavoro, ma sono dieci minuti che ti aspetto e di te nemmeno l’ombra. Okay che volevo farti una sorpresa per tornare a casa insieme, ma non è che mi hai piantato in asso?” chiese Blaine, divertito.
Kurt a quelle parole si affrettò ad arrivare alla fine della strada come faceva ogni pomeriggio dopo il lavoro e svoltò l’angolo, trovandosi Blaine seduto sulla panchina con il telefono premuto contro l’orecchio.
A quel punto entrambi posarono i cellulari e Kurt si avvicinò a Blaine, che prontamente si alzò in piedi e si sporse per dargli un bacio sulle labbra. “Ciao amore”, sussurrò guardandolo negli occhi innamorato. Poi afferrò la camicia che gli aveva ritirato in lavanderia e se la poggiò su una spalla. “Grazie per questa.”
“Di niente.”, rispose Kurt, strofinando la testa nella curva del suo collo. “Come è andata la giornata?”
“Direi bene, la tua invece?”
Kurt esitò, prima di sfoggiare un gran sorriso che illuminò il suo fidanzato. “Benissimo.”, gli disse, ripensando al breve incontro con Sebastian di poco prima. Era davvero andata alla grande.
“D’accordo, torniamo a casa.”, propose Blaine, prima di allungare una mano verso quella di Kurt.
Così si incamminarono insieme verso casa, finalmente felici, tenendosi per mano.
 
 
 
   
 
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