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Autore: BecauseOfMusic_    22/05/2016    3 recensioni
Siamo nell'anno 1215.
L'assalto delle truppe francesi a Dunchester ha avuto successo e il barone Geoffrey Martewall ha ripreso possesso del suo feudo. Ian, alias Jean Marc de Ponthieu è finalmente riuscito a tornare a Chatel-Argént e ha potuto riabbracciare Isabeau, ormai prossima al momento del parto.
Dopo alcuni giorni viene convocato da Guillame de Ponthieu, che gli affida una delicata missione per conto del re.
Per portarla a termine avrà nuovamente bisogno dell'aiuto del barone inglese: ma cosa accadrà se la dama che deve proteggere e di cui Martewall è segretamente innamorato, si trova nelle mani di Giovanni Senza Terra?
p.s. questa storia è solamente frutto della mia fantasia e riferimenti a fatti realmente scritti o accaduti sono PURAMENTE casuali.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Geoffrey Martewall, Ian Maayrkas aka Jean Marc de Ponthieu, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lettori! Sono tornata dopo più di un anno di silezio: chissà se ancora aspettavate il capitolo: spero proprio di si.
Non vi trattengo oltre e ci rivediamo a fine capitolo.

BecauseOfMusic_



Quella sera i primi a raggiungere la sala del banchetto furono il Falco e il Leone, che si osservarono in silenzio per un paio di minuti.
-Non capisco perché mai quella donna abbia così tanta paura di re Filippo: ci ha mandato lì a salvarla!- disse Ian dopo essersi versato del vino.
-Credo che ci siano parti di questa vicenda di cui ci hanno tenuto all’oscuro: sappiamo bene che è venuta con noi solo perché doveva momentaneamente sfuggire al capo delle truppe mercenarie.- fu la risposta.
-Effettivamente è tipico del nostro re non rivelare mai più dello stretto necessario…-
La porta accanto al camino si aprì, interrompendo i loro discorsi e facendo entrare le due dame: l’ospite e la padrona di casa.
Isabeau indossava un abito semplice, del colore del cielo, mentre Lilyth sfoggiava un abito dalle maniche lunghe rosso cupo; la dama francese portava i capelli raccolti in un’acconciatura semplice, la sua compagna d’ingresso li aveva lasciati sciolti.
-Oh, Lilyth, abbiamo interrotto i discorsi dei cavalieri!- disse la moglie del conte cadetto prendendo sotto braccio la sua nuova amica.
-Ah! Come se fosse difficile immaginare l’argomento della loro conversazione- le rispose l’inglese –armi, cavalli, guerra…-
-Voi.- disse Martewall, cogliendola di sorpresa.
-Io?-
-Del vostro coraggio in Inghilterra.-
-Non merito tanto riconoscimento, ma vi ringrazio.- disse Lilyth con un inchino.
Tra i presenti calò un silenzio quasi imbarazzato, mentre gli sguardi dei due inglesi sembravano incatenati.
In quel mentre Guillame de Ponthieu fece il suo ingresso accompagnato dal medico e invitò tutti ad accomodarsi a tavola.
 
William Lungaspada si ritirava nello stesso istante nella sua camera da letto dopo l’ennesimo consiglio di guerra con re Giovanni.
La moglie gli corse incontro e lo abbracciò stretto:
-Ho avuto tanta paura. Ho sempre tanta paura quando lasci questa stanza.-
-TI prego, Ela, sono stanco ora e non ho voglia di discutere.- disse lui di rimando, sciogliendo l’abbraccio.
-Non voglio discutere, ma ho paura per i nostri figli: qui non siamo al sicuro.-
-E cosa vuoi che faccia?- sibilò il conte –che dica a mio fratello che ho intenzione di portarvi via dalla corte? Tanto varrebbe impiccarsi da soli!-
-Ci deve essere un modo per uscire da questa situazione, non posso vivere con la paura che ogni uomo che incontro per il castello possa estrarre la spada e uccidere i miei bambini!-
Il marito si sedette sul letto e si prese la testa tra le mani:
-Mi inventerò qualcosa, te lo giuro, ma devi avere pazienza: se non è tutto studiato nei minimi dettagli rischio solo di portarci alla forca.-
La donna gli afferrò il viso e gli diede un leggero bacio sulle labbra cogliendolo di sorpresa:
-Lo so che il nostro matrimonio è stato combinato da tuo fratello, ma questo non lo rende meno vero. E adesso che siamo in un momento di difficoltà non c’è nessun altro uomo che vorrei al mio fianco.-
Lui la strinse a sé, commosso da quelle parole. Non era mai stato davvero sicuro della scelta del fratello, neppure il giorno in cui Riccardo lo aveva portato a incontrarla.
<< -Mi dirai mai quale è il suo aspetto, fratello?- chiese esasperato, mentre i servi finivano di prepararlo.
-A che scopo, mi chiedo, visto che stai per incontrarla?- fu la risposta accompagnata da una risata calda e profonda.
Giovanni, disteso su dei cuscini color porpora ed intento alla lucidatura della sua spada si intromise nella discussione:
-Quanta fretta!  Il nostro caro William non vede l’ora di mettere le mani su due belle cosce di donna eh?-
Il fratellastro diventò rosso in viso ma cercò di contenersi, visto l’occhiata ammonitrice che il maggiore dei ragazzi gli aveva lanciato; non contento, il futuro Senzaterra tornò all’attacco:
-La figlia di un piccolo conte dalla quale guadagnerà anche il titolo: non ci si può aspettare di meglio, pur trattandosi del figlio bastardo di un re!-
William gli fu addosso in un istante e lo scaraventò oltre il piccolo divanetto su cui era adagiato.
Giovanni si risollevò  con in viso un’espressione  vittoriosa: gli piaceva far infuriare il fratellastro costringendolo alla lite e poi alla punizione, visto che il padre prendeva sempre le sue parti.
Fu Riccardo a interrompere immediatamente il conflitto mettendosi fra loro:
-Giovanni esci di qui immediatamente!- il minore gli rivolse un’occhiata velenosa e si dileguò.
-Non devi ascoltarlo: è solo invidioso perché il tuo matrimonio sarà felice, molto più del suo.-
-E se poi non mi amasse?-
L’altro gli mise la mano su una spalla per tranquillizzarlo:
-L’amore è un lusso che non tutti i reali possono permettersi. Ma con il tempo si può cominciare a provare profondo affetto per il proprio consorte e questo ti auguro con tutto il cuore.->>
William Lungaspada sorrise: suo fratello aveva proprio ragione.
 
Lilyth masticava lentamente la carne di pernice condita con miele e uva passa osservando la strana composizione del tavolo di quella sera: a capotavola sedeva Guillame de Ponthieu, evidentemente assorto nei suoi pensieri, alla sua destra c’erano il cadetto e sua moglie, che a detta del medico sembrava aver ripreso vita solo dopo il ritorno di Jean, dalla parte opposta sedevano appunto il medico e il barone inglese mentre a lei era stato riservato il posto d’onore all’altro estremo del tavolo.
Dopo i primi convenevoli la conversazione si era dissolta ed ognuno si era occupato di ripulire il proprio piatto.
Ad un tratto uno dei cani che stavano mangiando i suoi avanzi fece uno scatto mentre lei si portava alle labbra la coppa del vino, facendogliela rovesciare sull’abito e sulle mani.
Un servo accorse subito con uno straccio, mentre lei si alzava di scatto.
-Lilyth! O sono così dispiaciuta, davvero!- esclamò la padrona di casa –lascia che ti dia un altro abito.-
La donna inglese non le rispose, osservava le mani sporche del vino, rivedendo il momento in cui aveva sorretto il padre morente: le sue mani allora avevano lo stesso colore.
Sentì qualcosa lacerarsi nel petto e le lacrime farsi strada verso i suoi occhi: l’unico uomo che al mondo l’aveva amata, che le aveva insegnato tutto quello che sapeva, l’unico a cui importasse veramente di lei.
Era morto.
Lo rivide accasciarsi a terra, trapassato da parte a parte dalla spada di quel mercenario, sentì di nuovo la disperazione montarle nel petto, l’urlo di rabbia che aveva lanciato al cielo quando lui si era spento definitivamente.
-Vogliate perdonarmi.- disse, fuggendo letteralmente dalla stanza.
Il barone le corse dietro, incrociando un messaggero che correva verso la sala del banchetto.
La trovò nella sua stanza, intenta a sciacquarsi freneticamente le mani nella piccola ciotola che i servi le avevano fornito.
-State bene, milady? Siete scappata dalla cena! Ora, comprendo che il cibo francese non sia granché ma..-
Le labbra della dama si inclinarono in un lieve sorriso:
-Si, avete ragione, il cibo francese non è paragonabile al nostro, non sapevo come dirlo in maniera educata, così..- anche il cavaliere rise.
-Cosa vi affligge? Nel tempo trascorso in Inghilterra quello sguardo lontano che avete ora l’ho visto solo quando mi avete raccontato la vostra infanzia.-
Lilyth confessò con un profondo sospiro:
-Ho ripensato a mio padre, al sangue, alla sua morte, al fatto che sono sola al mondo. Non erano bei pensieri, e non me la sentivo di rimanere al banchetto non essendo di buona compagnia.-
Martewall le si avvicinò:
-Non è vero che siete sola, avrete sempre la mia amicizia, e sono sicuro anche quella del Falco.-
Lei gli sorrise benevola con un leggero inchino:
-Vi ringrazio, è molto generoso da parte vostra ed è per me un onore ora che lo so.-
Avrebbero continuato a parlare, se non fossero stati interrotti da alcuni squilli di tromba.
 
Il servo che il Leone aveva incrociato corse nella sala del banchetto e riferì a Guillame de Ponthieu che il re Filippo Augusto sarebbe arrivato al castello in pochi minuti.
I padroni di casa ordinarono che la tavola e la sala fossero pulite, pronte per accogliere il sovrano; Isabeau comprese che avrebbe dovuto aspettare il marito in camera, e così si congedò da loro in tutta fretta:
-Io torno da nostro figlio.-
La servitù fece appena in tempo ad ultimare la pulizia quando suonarono le trombe che annunciavano l’arrivo del re di Francia.
Guillame e Ian uscirono per accogliere l’ingresso della carrozza ed il suo passeggero.
Quando scese dalla carrozza il re mostrava ancora molta preoccupazione nei lineamenti, tuttavia si disse molto felice di vedere che il conte cadetto era finalmente rientrato a casa e si congratulò anche per la nascita del primogenito maschio.
-Grazie, vostra maestà, la vostra preoccupazione per me e la mia famiglia mi onora.- fu la risposta dell’americano.
Entrarono nella sala principale, dove li aspettavano due guardie, che al gesto di Guillame de Ponthieu si dileguarono.
-L’avete dunque trovata?- fu la prima domanda del sovrano.
-Si, mio signore, dopo varie vicissitudini siamo finalmente riusciti a tornare in patria.-
-E lei non ha opposto nessuna resistenza quando le avete detto che sarebbe dovuta tornare in Francia?- chiese ancora Filippo Augusto con tono stupito.
-Non ne era affatto felice, ma ha accettato l’aiuto mio e del barone per riuscire a sfuggire al capo delle truppe mercenarie.-
-Molto bene, sono felice di poter pagare il debito che ho con suo padre, e di saperla al sicuro.-
Mentre il re pronunciava queste parole le porte si spalancarono e fecero il loro ingresso i due membri mancanti a quella riunione: il Leone precedeva le due guardie prima congedate da Ponthieu, che scortavano, o meglio dire trascinavano, Lilyth.
 
 
Per la dama fu uno shock rivedere il re dopo tanti anni.
Il ricordo che aveva di lui era quello di un uomo giovane e forte, con uno sguardo magnetico: tutto ciò che rimaneva di allora, pensò non senza una punta di gioia, era solo un vecchio stanco e provato dal tempo: persino le spalle, una volta larghe e forti, si erano curvate sotto il peso degli anni.
Opporre resistenza alle guardie non era servito a nulla, non era riuscita a fuggire, come aveva pianificato, ed ora la sua vita era nelle mani di qualcun altro. Di nuovo.
Le guardie la lasciarono libera davanti al re solo dopo averla fatta inchinare.
-Marie de la Crois, è un onore finalmente conoscervi di persona.-
-Vorrei poter dire lo stesso, maestà.- rispose glaciale.
Ad Ian vennero i brividi vedendo con che sguardo lei osservava il re di Francia.
< Non promette nulla di buono > si disse.
Non capiva l’atteggiamento della dama: Filippo Augusto la voleva a tutti i costi salva in Francia, ma lei non ne era affatto felice, sembrava quasi preferire il pericolo dell’Inghilterra; al solo nominare il sovrano francese il viso le si incupiva: sembrava arrabbiata con il mondo intero.
E poi non poteva dimenticare l’abilità di quella donna con le armi, cosa che non sarebbe mai potuta accadere secondo le fonti storiche in quel periodo, men che meno tra le nobildonne.
Il re riprese a parlare, dopo una breve pausa.
-Sono davvero dispiaciuto per la morte di vostro padre, vorrei davvero riparare a ciò che è successo anni fa riamm…-
Lilyth non gli lasciò terminare la frase: estrasse la spada dal fodero della guardia alla sua sinistra e si precipitò contro di lui puntandogliela alla gola.
Tutti si immobilizzarono, colti alla sprovvista da quel gesto.
-Non osate parlare di lui!- urlò –non osate nemmeno pronunciare il suo nome! Lo avete mandato a morire per voi, lo avete lasciato per anni senza più contatti con la patria nel tentativo di cancellare la mia esistenza.-
-Madame- si fece avanti Ian, notando che tutti i presenti avevano estratto la spada ed erano pronti ad usarla – capisco il vostro dolore, ve lo assicuro, nessuno al mondo vi capisce meglio di me, ma non potete incolpare il nostro sovrano: non è stato lui a impugnare la spada che ha ucciso vostro padre.-
Lei rise, senza neppure staccare gli occhi di dosso al re:
-Oh sir, voi siete così ceco, tanto quanto tutti gli altri presenti.- si rivolse di nuovo all’uomo che teneva in ostaggio –avete mandato anche questi due uomini valorosi a cercarmi, avete mandato anche loro verso una possibile morte, solo per avermi qui e senza dire loro neanche una minima parte della verità.-
-La verità possiede diverse facce.- fu la risposta gelida di Filippo Augusto, che teneva gli occhi puntati sulla lama.
-Non in questo caso. Sono stanca di essere usata come una pedina dagli uomini di potere, se dovete uccidermi fatelo, ma prima permettetemi di vendicare mio padre.- ribattè la dama.
-Mademoiselle sua maestà non ha alcuna intenzione di uccidervi, vuole solo ridarvi il posto che vi spetta nella nobiltà, suvvia deponete la spada, non sapete nemmeno come tenerla e rischiate di fare del male a qualcuno.- tentò di calmarla Guillame de Ponthieu.
Lilyth rispose con una risata isterica:
-Avete ragione, non so usare questa spada, che sciocca sono stata, a credere che minacciando il re almeno voi avreste detto la verità. Bugiardo! Siete uguale a lui, il suo cane fedele! Avreste lasciato morire vostro fratello solo per obbedire al re.-
Durante questo scambio di battute il Leone era riuscito ad avvicinarsi più degli altri a Lilyth, e rinfoderando la spada cercò di farla ragionare:
-Milady, vi supplico, conosco il vostro dolore, anche io ho perso mio padre, ma nessun dolore al mondo giustifica una minaccia ad un sovrano. Rischiate la condanna a morte.-
-Che mi uccida allora! E’ quello che il grande re di Francia sogna di fare da quando sono stata messa al mondo!- ribatté ancora una volta lei.
Anche Ian tentò di risolvere la situazione:
-Ma perché siete così convinta che vi voglia nuocere? Sua maestà ci ha mandato a salvarvi da un gruppo di briganti e voi lo minacciate. Vi prego, deponete la spada e lo faremo anche noi.-
-Deporrò la spada quando Filippo Augusto avrà detto ad alta voce il vero motivo per cui avete rischiato la vita insieme a sir Martewall.-
-Mai.- ringhiò il re.
Lilyth gli si avvicinò, appoggiando la spada lungo il proprio fianco.
Quando cominciò a parlare le sue parole erano quasi veleno puro:
-Oh, ora riconosco sua maestà: violento, freddo e calcolatore. Così calcolatore che appena sposato si scelse delle amanti per scaldare il proprio letto, non potendo consumare il matrimonio con una bambina*. Egli si eleva moralmente  al di sopra degli altri, ma quando si tratta di donne non è molto diverso dai rozzi uomini del popolo che cercano compagnia per la notte!-
Filippo Augusto la colpì al viso per farla tacere, e la spada rotolò lontano.
Le guardie immobilizzarono di nuovo la donna, trascinandola lontano dal re.
Mentre tutti rinfoderavano le spade Ian e il Leone osservarono Lilyth con aria interrogativa.
-Come mai quelle facce stupite, cavalieri?- chiese lei con un ghigno- Non avevate capito di avere di fronte la figlia illegittima di re Filippo Augusto?-

*parlando di una bambina Lilyth si riferisce alla prima moglie di Filippo Augusto, Isabella di Hainaut: si sono sposati nel 1180, e all'epoca lei aveva solo dieci anni, lui circa 18. La data di nascita del Delfino è l'anno 1187, quando la madre aveva più o meno 17 anni.
Isabella di Hainaut è morta nel 1190, all'età di 20 anni, dopo aver dato alla luce due gemelli: entrambi non sono sopravvissuti. 
 

Eccomi, di ritorno a fine capitolo, fatemi sapere presto cosa ne pensate e scusatemi ancora per il colossale ritardo.

p.s. Qualcuno ha già letto il nuovo capitolo della saga Hyperversum? Se si, ditemi cosa ne pensate!!

A prestissimo, BecauseOfMusic_

 
  
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