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Autore: Pendincibacco    22/05/2016    2 recensioni
"[...] il momento della rivelazione di Obito, per il copia-ninja, era stato di certo quello più tremendo, spaventoso e annichilente; un momento così terribile che avrebbe dovuto, a rigor di logica, occupare ogni singolo angolo della sua mente.
Tuttavia, anche in quell'attimo come per tutta la durata del conflitto, la sua mente era stata lacerata, trascinata in due diverse direzioni.
Da un lato, il fiume di sentimenti scatenato in lui dal rivedere l’amico da lungo tempo perduto, una marea soverchiante di stupore, disperazione e rabbia; dall'altro, un’ansia più sottile ma non meno tremenda, una paura strisciante che portava con sé da giorni e che l’avrebbe accompagnato fino al termine della guerra, un pensiero sordo e costante agli angoli della sua mente."
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Konoha, dopo la tempesta.'
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Note dell'autrice: E ... rieccomi qua! Finalmente, dopo oltre due anni da quando ho cominciato a pensarci, mi sono decisa a scrivere quella famosa fiction su Kakashi, per la quale sono doverose alcune premesse specialmente per chi non mi conoscesse già.
1) Kakashi è il mio personaggio preferito in assoluto. Dunque, scrivere su di lui mi agita da morire perchè non vorrei assolutamente schivere una porcata infame.
2) Di conseguenza, spero mi perdonerete se gli aggiornamenti saranno ancora più irregolari del solito: credo rileggerò 250.000 volte per via dell'ansia da prestazione.
3) Nelle info della storia vedrete che ho indicato solo Naruto e Sasuke come coppia presente, in realtà loro saranno personaggi secondari, i protagonisti saranno Kakashi e il suo partner. Perchè non l'ho indicato? Perchè, ancora una volta, la coppia non è tra quelle selezionabili, naturalmente! Se qualcuno di voi sa come richiedere che venga inserita magari me lo faccia sapere, anche perchè ho notato in elenco una coppia che non ha senso (sarebbe un personaggio con sè stesso) e vorrei segnalare anche quello.
4) I personaggi sono sempre quelli della mia serie "Konoha, dopo la tempesta" (non riesco a mollarli, è inutile), quindi se non le avete lette vi consiglio di dare un'occhiata veloce alle storie già pubblicate: non è obbligatorio, perchè i riferimenti sono pochi, però ce ne sono alcuni e immagino sarebbe tutto più chiaro conoscendo i retroscena. Ecco, a due anni di distanza devo dire che "Respirare", la prima storia, non mi soddisfa più: era il primo tentativo, fatto molto alla buona, e scrivere in prima persona era stata una scelta abbastanza infelice ... cercate di soprassedere, se potete :D Appena ne avrò il tempo ho deciso che la riprenderò in mano per migliorarla, sia a livello di stile di scrittura che a livello di trama, rendendo (spero) il tutto più scorrevole, piacevole e plausibile.
5) Come sempre, ricordo che non ho un betareader che mi aiuti con la correzione ortografica, morfologica e sintattica, quindi se trovate qualche errore o imprecisione fatemelo pure sapere, anzi, se me li segnalate mi rendete un servizio graditissimo!
6) Che dire ... se la storia vi piace, vi fa schifo o vi fa venire le bolle fatemelo sapere, le recensioni sono graditissime perchè mi rendo conto di avere dei limiti e i vostri commenti mi aiutano a migliorare! Se la storia invece non vi fa nè caldo nè freddo ... beh, in quel caso siete autorizzati a non farmi sapere assolutamente nulla! :D
7) Il primo capitolo è semplicemente un flashback di introduzione, quindi è decisamente molto più breve rispetto alla media dei capitoli, non disperate!
8) I capitoli inizieranno con una citazione musicale o letteraria, la maggior parte provengono dalla canzone "Life is a song", che ha un testo che personalmente adoro e che credo calzi a pennello. Segnalerò comunque sempre titolo e autore dell'opera, mi sembra corretto.
Dopo questa pappardella infinita smetto finalmente di ammorbarvi e vi auguro semplicemente buona lettura!
 
 




Oh the times, they are a changin'


Capitolo 1

Lo scender è cosa agevole



 
 
“You're chained to your history,
you're surely sinking fast”
Patrick Park – Life is a song
 
 
 
Nel momento in cui la maschera del sedicente “Madara” era stata scalfita dal suo kunai, Kakashi aveva cominciato ad agitarsi davvero. Non che prima fosse esattamente calmo; insomma, erano in guerra, quindi il nervosismo era palpabile, denso come la nebbia tipica di alcune uggiose giornate al mare. Kakashi era però un uomo tutto d’un pezzo, un veterano di guerra, abituato a reprimere le emozioni e ad agire in modo rapido, pratico ed efficiente, come una macchina ben oliata.
Tuttavia, in quel preciso istante, il suo cuore perse un battito, gli occhi si sgranarono e la mente, semplicemente, quasi sbiancò per un attimo; come se un pittore svagato avesse cancellato di colpo un’opera che non lo soddisfaceva più di tanto.
“Non è possibile. Non può …” fu uno dei pochi pensieri che riuscì ad articolare per qualche attimo, troppo sopraffatto dalla situazione.
 
Il suo kamui e quello di quell’uomo sembravano essere collegati. Kakashi non riusciva a capacitarsene, eppure quella era l’unica spiegazione al fatto che il nemico fosse stato colpito dall’arma mentre lui la teletrasportava. Un terribile sospetto fece capolino nella sua mente ma il ninja non volle soffermarcisi troppo a lungo: non c’era tempo per certe sciocchezze, doveva scoprire se la sua supposizione era corretta, per riuscire finalmente a colpire il nemico e poter mettere fine a quella dannata, ennesima guerra prima ancora che cominciasse davvero.
Pianificò l’azione, sperando in un certo senso di sbagliarsi. Se avesse avuto ragione, ignorare il tarlo del dubbio sarebbe stato sempre più difficile; d’altro canto, se il responso fosse stato positivo, avrebbero potuto finalmente combattere ad armi pari con quel folle.
Mise in atto i suoi propositi grazie al supporto dell’allievo: Naruto attaccò, un potente rasengan alla mano e, pochi attimi prima che entrasse in contatto con il nemico, il copia-ninja lo teletrasportò. Il ragazzo non perse tempo, gettandosi addosso all’uomo mascherato per obbligarlo ad utilizzare il kamui sul proprio corpo per non essere colpito, e … SBAM, il colpo andò a segno. Il braccio dell’uomo venne investito in pieno dalla forza del rasengan, confermando quello che era al tempo stesso il peggior timore di Kakashi e la loro miglior speranza di vittoria.
 
La dimensione alternativa attraverso cui viaggiavano gli oggetti che spostava grazie alle abilità dello sharingan ipnotico era evidentemente la stessa che “Madara” utilizzava per rendere inafferrabile il proprio corpo, ormai non c’erano dubbi: se qualcosa veniva scagliato in quel luogo nello stesso momento in cui il nemico vi si spostava, poteva colpirlo; sempre che la traiettoria e la velocità venissero tenute in considerazione adeguatamente.
Il dubbio tornò a farsi avanti più prepotente di prima, lacerandolo. “Può essere che … ? No, non può assolutamente!” pensava freneticamente, rifiutando la realtà più logica per il semplice motivo che gli avrebbe spezzato il cuore. Di nuovo.
 
Quando, qualche minuto dopo, forti delle nuove conoscenze acquisite riuscirono a frantumare l’odiata maschera e il volto di Uchiha Obito venne alla luce, Kakashi pensò che il suo destino doveva averlo scritto qualche divinità con un senso dell’umorismo davvero grottesco.
 
La lunga sequenza di esperienze orribili affrontate in quei lunghi anni, da quando il suo compagno di squadra era perito in battaglia, gli inondò la memoria come un fiume in piena. Pensò alla morte di Minato, a tutto il dolore sopportato, all’orrore vissuto in solitudine; Obito avrebbe potuto essere lì, avrebbe potuto portare un po’ di quel peso sulle spalle. Rivide distintamente la morte di Rin … oh, la morte di Rin! Mentre lei moriva lui era vivo, chissà dove! Non si illudeva che, insieme, avrebbero potuto impedirla, era uno con i piedi per terra, dopotutto. Eppure, se il compagno fosse stato accanto a lui era certo che sarebbe stato tutto diverso. Avrebbero portato quell’orrore nel cuore, ma insieme, facendosi forza l’un l’altro. Kakashi era certo che, con Obito al proprio fianco, i sussurri della gente, quei “Assassino di amici!” soffiati al suo passaggio, non avrebbero fatto così male. Insieme a lui non si sarebbe sentito le braccia così sporche … e, comunque, sapeva che l’amico lo avrebbe aiutato a lavarsele, se necessario. Obito avrebbe potuto piangere, disperarsi e gemere insieme a lui; avrebbe potuto stringerlo quando la notte si svegliava urlando graffiandosi così disperatamente da sanguinare.
 
E, di certo, gli avrebbe risparmiato uno dei dolori più tremendi della sua vita.
Per mesi, dopo la morte di Obito, Kakashi non era nemmeno riuscito a specchiarsi. Non riusciva a guardare la propria faccia, a vedere quell’occhio, senza sentire un dolore insopportabile, senza provare un acuto senso di vertigine e di vuoto. E il peggio, in tutto quell’orrore, era il fatto che si sentiva anche divorato dal senso di colpa. Non solo credeva che avrebbe potuto impegnarsi di più, che avrebbe potuto salvarlo o evitare ciò che era successo; pensava soprattutto al fatto che non aveva mai apprezzato abbastanza il compagno, che l’aveva addirittura disprezzato per le sue convinzioni, senza capire quanto avesse invece ragione … e quanto gli fosse caro. Rimuginava di continuo su come fosse stato stupido, cieco e ottuso; su quanto fosse orribile che avesse capito di voler bene ad Obito solo dopo averlo perduto per sempre.
 
Invece lui era vivo. Quel “per sempre” non valeva più; avrebbe potuto non valere più già pochi giorni dopo la tragedia, per quel che ne sapeva lui. Perché l’amico non era tornato? Perché aveva voluto distruggergli la vita ancora di più, smontando uno di quei pochi, sparuti tasselli che all’epoca l’avevano tenuto in piedi?
 
 
***
 
 
Nel corso dell’ultima Grande Guerra Ninja i momenti di terrore e disperazione, persino per uno compassato come Kakashi, non erano mancati: le gravissime ferite riportate da Gai, gli scontri all’ultimo sangue col vero Madara in cui i suoi allievi avevano rischiato la vita, la morte di innumerevoli conoscenti e amici … eppure, il momento della rivelazione di Obito, per il copia-ninja, era stato di certo quello più tremendo, spaventoso e annichilente; un momento così terribile che avrebbe dovuto, a rigor di logica, occupare ogni singolo angolo della sua mente.
Tuttavia, anche in quell’attimo come per tutta la durata del conflitto, persino in quell’attimo, la sua mente era stata lacerata, trascinata in due diverse direzioni.
Da un lato, il fiume di sentimenti scatenato in lui dal rivedere l’amico da lungo tempo perduto, una marea soverchiante di stupore, disperazione e rabbia; dall’altro, un’ansia più sottile ma non meno tremenda, una paura strisciante che portava con sé da giorni e che l’avrebbe accompagnato fino al termine della guerra, un pensiero sordo e costante agli angoli della sua mente.
 
Aveva tentato di ignorarlo, a momenti aveva anche pensato di esserci riuscito; per un secondo, quando quella maschera si era sbriciolata, aveva davvero creduto che nella sua mente ci fosse spazio solo per Obito. Invece, dopo appena un battito di ciglia, quel pensiero era tornato, un sottofondo sgradevole che lo distraeva dai fatti contingenti rappresentando un alto rischio: un ninja non può permettersi distrazioni, meno che mai in battaglia.
Come se questo non fosse bastato, il ninja sapeva che quello era un atteggiamento egoista. La sua preoccupazione, in quanto guerriero di Konoha, avrebbe dovuto andare ad ogni singolo abitante del villaggio; anzi, ad ogni innocente che stava rischiando il proprio futuro.
Ma, per quanto lui si ripetesse queste ed altre raccomandazioni, sembrava non poterne fare a meno; la sua mente tornava sempre ad indugiare sugli stessi terribili dubbi così poco tipici di un uomo del suo genere:
“Sarà ancora vivo? Dove si trova lui? ” 








Note finali: Il titolo della storia è tratto dall'omonima meravigliosa canzone di Bob Dylan, quello del capitolo dell'omonimo primo capitolo del romanzo "Shadowhunters: Città di ossa".
  
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