Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: NewNeon_Traduzioni    22/05/2016    3 recensioni
"Un matrimonio politico tra due principi è reso più difficile dalla barriera languistica e dai due testardi idioti. Ma anche se saranno capaci di superare le difficoltà, ci sono altri che non sono contenti del loro matrimonio..."
Una drabble diventata long dell'autrice New Neon (FanFiction.net), originariamente in inglese, che mi ha rapito il cuore, tanto da indurmi a cominciare a tradurla ancor prima che l'autrice mi desse l'ok per postarla. Spero che l'amiate come la sto amando io.
Genere: Angst, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Sanji/Zoro
Note: AU, Lime, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 10



 

“FUORI!”, urla Sanji a pieni polmoni e calcia il ragazzo dai capelli neri contro il muro opposto della cucina. Ha già perso due pagnotte di pane, mezza forma di formaggio e una coscia fredda di pollo. Il ragazzo sbatte contro il muro dall’altra parte della sala così forte da crepare alcune pietre. Sanji si gira, calcia l’altro dritto in faccia e lo fa cadere proprio sopra il primo.

Il sangue di Sanji si gela quando vede il simbolo sui vestiti dei due. Potrebbero sembrare vestiti da tutti i giorni, ma quando guarda più da vicino si accorge che la maglia di uno ha la bandiera nazionale di Shimotsuki ricamata sul petto, mentre il secondo ragazzo che ha calciato, invece, ce l’ha sulla cintura. Altri due ragazzi, in piedi alla porta, guardano con orrore le azioni di Sanji. Lui ha…ha appena attaccato due cavalieri ufficiali di Shimotsuki! Cosa stava pensando?! Si immobilizza, il cuore gli si ferma in gola fino a che la voce di Zoro non arriva e fa passare il momento.

“Hey! Johnny, Yosaku! E…Ace? Luffy? Cosa state facendo lì voi due?”, li chiama Zoro, la sua contentezza trasformata in confusione. Entra nel campo visivo di Sanji dalla porta, con Nami al suo fianco. I due ragazzi che lo stavano fissando scandalizzati sulla soglia all’improvviso si riscuotono e si gettano su Zoro con un grido sincronizzato che Sanji pensa possa significare ‘fratello’.

“Dov’è Kaku?”, chiede Zoro, con un sospiro, guardando il gruppo.

“Era con i cavalli, lui- oh!”, Nami si interrompe all’improvviso quando un uomo dal lungo naso si unisce al gruppo.

“Kaku!”, esclama Zoro, felice, e gli batte una mano sulla spalla.

“Ti sono mancato?”, chiede l’uomo, con un sorriso.

“Ovviamente.”, ride Zoro, chiaramente contento di vedere tutti i suoi amici di nuovo.

Il ragazzo sul pavimento con i capelli neri e il cappello di paglia guarda Zoro e dice qualcosa in un così veloce scoppio di Tsukian e con un tale piagnucolio nella voce che Sanji non riesce a capirlo.

“Sì, ed è stato un lungo viaggio!”, si lamenta il ragazzo con il cappello da cowboy e senza maglietta, parlando più lentamente e in maniera più intellegibile.

“Beh, FORSE voi due non dovreste fare irruzione nelle cucine altrui!”, scatta Nami e pianta il piede sulla faccia del primo ragazzo, schiacciandogli una guancia e il naso contro il muro in un modo che non dovrebbe essere possibile. Sanji sobbalza, il ragazzo dovrebbe essere morto! Ma pur schiacciato e fissato male, guarda la navigatrice con gli occhi ben aperti e non spappolati e piagnucola parole distorte dalle sue labbra deformate comicamente.

“Non mi IMPORTA!”, replica Nami in risposta, e toglie il piede da lui. La sua faccia torna normale come se niente fosse mai successo. Poi abbatte il piede sul grembo del primo cavaliere, la cui schiena esplode in una nuvola di fiamme dove il piede della ragazza è passato attraverso.

“Usate il potere dei Frutti del Diavolo(*)…”, dice lentamente Sanji, realizzando quello che ha appena visto.

“Già! Tutti e due!”, esclama allegramente il ragazzo, ripresosi da quella che avrebbe potuto essere una ferita mortale in un battito di ciglia. E poi, evidentemente, i Frutti del Diavolo si chiamano allo stesso modo in entrambe le lingue, il che è strano perché “frutto” non è la stessa parola in Tsukian. Ci penserà dopo, comunque.

A questo punto sono arrivati anche Robin e Usopp. Robin e Nami si abbracciano con entusiasmo, ma Usopp resta ai margini del gruppo, guardingo.

“Non ho mai incontrato qualcuno che avesse mangiato un Frutto del Diavolo, prima.”, dice Sanji, in soggezione.

“In effetti qualcuno l’hai incontrato.”, risponde Zoro in un piatto e non impressionato Baratiano.

“No, non è vero.”, replica Sanji, lanciandogli un’occhiata. Lo saprebbe se ne avesse incontrato uno.

Qualcuno gli tocca la spalla e Sanji si gira solo per vedere Robin…che gli sfiora la spalla e all’improvviso lei ha…tre braccia.

“AGH!”, grida Sanji, per la sorpresa, e entrambi i ragazzi per terra ridono sonoramente. Robin ride con delicatezza e fa sparire il suo arto in più in una nuvola di petali.

“Non hai mai…non lo sapevo.”, Sanji inciampa sulle parole, ancora in shock.

“Non dovresti mai mostrare le mani troppo in fretta, Sanji.”, gli sorride Robin.

“Quella…era una battuta?”, chiede Zoro, guardingo, incerto sui giochi di parole nell’altra lingua, ma Robin si limita a ridere in risposta.

“Cosa state dicendo? Andrò a prendermi della carne.”, esclama il ragazzo con il cappello di paglia, nel suo strano modo di parlare, interrompendo la precedente conversazione in Baratiano, alzandosi in piedi e dirigendosi verso Sanji.

“No, NON  lo farai!”, ribatte Sanji, in Tsukian, conficcando il tallone sul petto del ragazzo e sbattendolo di nuovo rudemente al muro, dove inciampa sull’altro ragazzo, che sta ancora per terra, e cade di nuovo.

“HEY!”, grida Zeff, facendoli tutti sobbalzare. Il Re si fa la largo tra lo staff della cucina, il quale si era fermato a guardare il putiferio portato dal gruppo invece di lavorare. La gamba di legno e lo stivale dell’uomo risuonano sul pavimento finché non raggiunge la porta, con i baffi che fremono di rabbia.

“Uh, chiedo scusa per loro.”, farfuglia Zoro, guardando il Re ad occhi spalancati.

Zoro non ha avuto molte interazioni con il padre di Sanji e molte di queste sono state formali o non del tutto amichevoli. Probabilmente pensa di non piacere al vecchio, ma si sbaglia. Semplicemente, Zeff fa tanto il bastardo con chiunque. Qualche volte lo è ancora di più se gli piaci.

“Questi sono i tuoi cavalieri?”, chiede Zeff, puntando il dito nella loro direzione.

“Uh, sì. Questi sono Johnny e Yosaku, quello è Kaku, la donna è Nami, il ragazzo sul pavimento è Ace e l’idiota che Sanji ha appena preso a calci è suo fratello e il Capitano, Luffy.”, risponde Zoro, in un tono mansueto che Sanji non ha mai sentito prima da lui. Il principe potrebbe essere sul serio in imbarazzo per il comportamento dei suoi uomini.

“Magnifico. Portali via dalla mia DANNATA CUCINA!”, abbaia Zeff a Zoro, che trasale e afferra per il collo i due fratelli che ancora protestano e se li trascina dietro. Zeff grugnisce e si gira per andarsene.

“Qual è il problema?”, piagnucola tristemente Ace.

“Forse lo chef scontroso?”, l’altro ragazzo fa spallucce e guarda oltre le spalle di Zoro, leccandosi le labbra.

“Hah, così impari!”, ride Sanji, in direzione di Zoro, che sbuffa in tutta risposta.

“E TU! Smetti di attaccare militari stranieri, causerai un incidente internazionale, moccioso di merda!”, grida Zeff, proprio all’orecchio di Sanji, strattonandolo per i capelli sempre più in basso, così che Sanji è costretto a chinarsi per non farsi spezzare il collo. Zeff lo lascia andare con uno spintone e Sanji si tira tu, massaggiandosi la nuca e mandando a quel paese Zeff mentre gli da la schiena.

“Hah, così impari.”, gli fa eco Zoro, in tono compiaciuto ma più basso, per non farsi sentire da Zeff.

“Sta’ zitto, testa di spinaci!”, replica Sanji.

“Costringimi, tirassegno(**)!”, latra Zoro di rimando.

“TUTTI E DUE, FUORI DALLA MIA CUCINA. ADESSO!”, ruggisce Zeff e questa volta Sanji indietreggia fino al corridoio, con la schiena premuta sul petto di Zoro. Ci sono volte in cui Zeff urla per far scena e ci sono altre volte in cui fa DAVVERO sul serio. Questa è una di quelle volte. La porta si chiude con un tonfo che fa tremare il resistente legno di quercia di cui è fatta.

“Fantastico. Grazie.”, mugugna Sanji e tira una gomitata sullo stomaco a Zoro.

“Hey, questo tipo non è molto rispettoso verso il nostro principe.”, Sanji sente uno dei primi due ragazzi che hanno abbracciato Zoro. Si gira, ma non riesce a capire chi lo ha detto, anche se tutti e due lo stanno guardando male.

“Anche lui è un principe, quindi non conta.”, dice Zoro nella sua lingua madre, scrollando le spalle. Sanji è stato capace di capire la maggior parte della cose che venivano dette, ma ora la cacofonia di discorsi, esclamazioni e litigi che accompagna la schiera di cavalieri che si sta inchinando davanti a lui non fa che confonderlo. Il capitano deve essere trascinato giù per farlo inchinare, perché non ha prestato attenzione e d’improvviso Sanji si sente a disagio davanti a tutto questo. Zoro, comunque, sembra trovarlo divertente e riesce solo a malapena a trattenere le risate.

“Sono contento che trovi questa cosa divertente.”, dice Sanji, cupamente, in Baratiano. Ha preso l’abitudine di non far attenzione al suo tono con Zoro. In Baratiano non si potrebbe parlare a un principe in quel modo, anche essendo lui stesso un principe si tratterebbe di un grave insulto. Ma in Tsukian il suo tono è percepito solo come scontento e sarcastico. Quindi, anche se non sta parlando la lingua di Zoro, sta parlando come se lo stesse facendo.

Forse tra loro si stanno costruendo il loro personale modo di parlare.

“Ma questo è divertente.”, ridacchia Zoro, appoggiando un braccio sulla spalla di Sanji.

Sanji sente gli altri parlare tra loro, ci sono così tante chiacchiere in Tsukian, spesso c’è più di una persona che parla e Sanji non riesce a capire nulla. Sta solo cogliendo qualche parola sconnessa e questo lo sta facendo diventare teso. Questo era proprio il genere di cosa da cui era spaventato.

“Andiamo, vi mostriamo dove starete.”, dice Zoro e indica con la testa il fondo del corridoio. Usopp si mette davanti a loro e li guida, con Zoro e Sanji appena dietro di lui, e il resto del gruppo di Zoro dietro di loro.

“Dovrei dire che mi dispiace per aver preso a calci i tuoi cavalieri? Stavano cercando di entrare nella mia cucina quindi se lo meritavano assolutamente, ma sono tuoi e-”, inizia Sanji, cercando di tenere sotto controllo la sua preoccupazione, non che gli Tsukian abbiano probabilmente una qualche idea di come si sente, se la difficoltà che ha avuto Zoro nel leggerlo è stata di qualche indicazione.

“Cosa? Luffy e Ace? Avevano bisogno di essere presi a calci in culo!”, Zoro dice ad alta voce l’ultima frase, in Tsukian, e i due ragazzi in questione scoppiano a ridere. Sembra che non ci siano rancori quindi.

“Ci sono troppe chiacchiere e non riesco a capirli tutti in una volta.”, ammette quietamente Sanji, e l’espressione di Zoro diventa più seria. Questo è simile a quello che ha confessato a Zoro prima, qualcosa che è difficile da gestire per lui e lo è ancora di più per Zoro.

“Stanno solo facendo casino, comunque. Stanno solo parlando tra di lor-”, risponde con calma Zoro, in Baratiano, ma poi si interrompe bruscamente. Sanji sospira e ascolta, anche se è difficile capire qualcosa in quella cacofonia di parole dietro di lui.

“-uno scherzo. Deve esserlo…il modo in cui lui…come si presenta?! È uno scherzo, lui è uno scherzo.”

“Zoro non scherzerebbe su questo….non è un bugiardo!”

Sanji deglutisce nervosamente, c’è qualche lacuna ma ha capito la sostanza. Pensano che lui sia uno scherzo comparato a loro, che lui sia debole e non abbastanza per Zoro, li fa ridere che Zoro stia con lui. Oppure pensano che Zoro stia fingendo che un tizio a caso sia il principe o che Sanji sia una presa in giro completa.

“Ma guardalo-”

Sanji sente un basso ringhio e poi all’improvviso Zoro sta andando nella direzione opposta, due veloci passi ed è quasi naso a naso con uno dei suoi cavalieri, considerando comunque che il naso del ragazzo riesce a tenerlo un po’ più a distanza da Zoro rispetto a quanto farebbero i nasi delle altre persone. Quel tipo potrebbe dare filo da torcere a Usopp per il primato dei nasi inusuali.

“Merda, Kaku, dì-”, dice in fretta uno dei primi quattro cavalieri, anche se non uno di quelli che Sanji conosce come Luffy o Ace. Zoro li zittisce alzando una mano e l’aria d’improvviso diventa tesa.

“Dillo ancora.”, chiede Zoro ed è di sicuro un ordine, anche in quella lingua dal suono interrogativo e duro, è un ordine di sicuro.

“Non stavo cercando di oltrepassare il limite, Zoro- signore.”, l’uomo si corregge velocemente .

“Dillo. ANCORA. Kaku.”, ringhia Zoro e Sanji vede come tutti quelli che sono vicini ai due facciano un mezzo passo indietro, anche se stanno tutti seguendo con attenzione lo scambio. Sanji si ricorda il piccolo stallo che hanno avuto in precedenza Robin e Zoro al ballo, ma questo è milioni di volte più intenso.

“Ho detto che è uno scherzo. Che lui…che lui è uno scherzo. Voglio dire, guardalo, potrei averlo pugnalato già dieci volte, non ha un’armatura, è disarmato e-”

“E potrei COMUNQUE prenderti a calci in culo!”, scatta Sanji. Non ha idea di come gli sia venuto. Si è sentito in imbarazzo, piccolo e ferito, ma sentirlo dire apertamente quelle cose a Zoro ha fatto scattare qualcosa in lui. Merda, ora lo stanno tutti guardando a occhi sgranati. Il ragazzo che lo stava insultando sembra shockato ma Sanji vede un’ombra di sorriso agli angoli della bocca di Zoro.

“Sanji, Sanji, lo sai che lo hai essenzialmente appena sfidato questo tizio a duello in tutto tranne che nel nome, giusto?”, sibila Usopp, in tono urgente, all’orecchio di Sanji.

“Non lascerò che parli di me in quel modo, se-”, inizia a dire Sanji, ma non vuole dirlo ad alta voce. Se lascia che Zoro combatta tutte le sue battaglie, allora sarà considerato debole. Quello che lui e Zoro hanno è insicuro e essenzialmente senza nome in entrambe le loro lingue, ma lui la vuole e non potrà preservarla se continua a comportarsi da debole, se si comporta come se Zoro dovesse coprirlo. Zoro ha già cominciato a minacciare il suo stesso cavaliere per difendere lui, ma anche Sanji vuole mettersi alla prova.

“Sanji, è una cosa davvero stupida. Zoro può dirgli che non intendevi questo, non può ribattere dopo quello che ha detto, non hai bisogno di combattere questo tizio.”, dice velocemente Usopp e dal modo in cui Zoro li sta guardando, sa che anche Zoro sta ascoltando.

“Non pensi che possa farlo.”, constata Sanji in Tsukian, guardando direttamente il cavaliere. Usopp piagnucola tristemente dietro Sanji.

Zoro fa passare lo sguardo da uno all’altro e indietreggia, togliendosi di mezzo, mantenendo più o meno la stessa distanza dal tizio che hanno anche gli altri. Il messaggio è chiaro persino per Sanji. Questa è la sua battaglia ora, il biondo ha fatto la sua mossa e intervenire ora non sarebbe d’aiuto. Il ragazzo sembra del tutto shockato, la sua bocca pende leggermente aperta mentre fissa Sanji, completamente disorientato.

“Non ignorare un principe quando ti parla.”, scatta Zoro e il ragazzo fa un piccolo salto.

“No. So che non puoi.”, dice, in tono teso, il cavaliere.

“Quindi. Vuoi rimangiarti quello che hai detto o devo provarti che ti sbagli?”, gli chiede cupamente Sanji.

La risposta arrabbiata che il ragazzo da è qualcosa che Sanji non capisce, cosa parecchio irritante, ma Zoro sì.

“Bene. Robin, vieni con me così possiamo mostrare loro dove staranno. Sanji e Usopp, tornate indietro nella nostre stanze e fatevi trovare in cortile entro mezz’ora.”, dice semplicemente Zoro e con un cenno affermativo, Robin guida il gruppo lungo un corridoio diverso. Quella è una strada meno illuminata verso gli alloggi in cui staranno i cavalieri, ma è un percorso che non incrocerà quello che Sanji e Usopp stanno prendendo. Zoro guida il loro gruppo, ma Nami e Robin sono insieme in coda e Nami lo sta guardando con uno sguardo pensieroso.

“Ora capisco.”, dice, a bassa voce, ma Sanji la sente comunque.

“Vedi perché è stato così veloce, no?”, risponde Robin, mentre cammina via, e Sanji sospetta che abbia fatto apposta a lasciare che sentisse. Robin è stata quella che ha spinto Zoro a parlare con lui quella mattina, quando hanno avuto la discussione che li ha portati alla spiegazione del significato di conoscere qualcuno. Che Robin abbia prestato attenzione a come si sviluppava la loro relazione e l’abbia incoraggiata per tutto il tempo?

Sanji scuote la testa, non c’è abbastanza spazio per pensare anche a quello. Si gira e si dirige verso la sua camera con Usopp che lo segue.

“Che cosa stai facendo, Sanji?!”, si lamenta Usopp, con un tono pieno d’orrore.

“Hai sentito cosa ha detto.”, risponde Sanji, facendo risuonare i suoi stivali sul pavimento.

“Sì, è stato scortese e Zoro se ne stava occupando. È il suo cavaliere!”, replica aspramente Usopp.

“Lui è un cavaliere di Shimotsuki e io sono il principe di Shimotsuki adesso. Se lascio che un cavaliere parli male di me quando gli gira, allora quale diavolo è il punto di tutto questo? E non voglio che Zoro-”, Sanji si interrompe con un sibilo.

Usopp smette di camminare e lo guarda a occhi sgranati.

“Non lo stai facendo perché vuoi che il cavaliere ti rispetti, lo stai facendo perché così Zoro ti rispetterà, o per metterti in buona luce con lui o qualcosa del genere.”, dice Usopp in tono sbalordito.

Il biondo sospira. Perché suona così male e così infantile quando la si mette in quel modo, vero?

“Zoro mi rispetta già.”, dice Sanji, tecnicamente evitando di rispondere alla domanda.

“Questo non vuol dire che non lo stai facendo per impressionarlo! Sanji- augh-”, Usopp di interrompe perché ci sono altre persone che stanno percorrendo il corridoio e comunque loro due sono buoni amici e non dovrebbero mettersi a discutere in mezzo al corridoio.

Entrambi camminano velocemente per arrivare alla loro ala del palazzo e non appena la porta si chiude alle loro spalle, Usopp ricomincia.

“Zoro ti rispetta e tu lo sai. Ma conosco il modo in cui lo guardi, se stai cercando di farlo innamorare di te, allora dovresti sapere che stai facendo già un buon lavoro. Ho visto anche come lui guarda te, lo abbiano notato sia io che Robin. Non ha senso provare a impressionarlo, sei già sposato con lui! Questo duello non gli farà cambiare all’improvviso quello che sente per te, ma se perdi allora come pensi che ti guarderanno quel cavaliere e gli altri?”, gli chiede Usopp.

Sanji si ferma a metà strada per la sua stanza e si gira a guardare Usopp.

“Allora non perderò.”, dice, dopo un momento, ed entra nella sua camera.

“Questo- Ovviamente non intendi perdere, ma questo non significa che non è possibile che succeda!”, esclama disperatamente Usopp e lo segue nella stanza.

Sanji sospira e apre l’armadio. Quel tipo stava ridendo del suo aspetto, aveva pensato che fosse uno scherzo. Zoro aveva detto che gli Tsukian sono sempre pronti per dare battaglia, quindi se lui si mettesse d’un tratto qualcosa di più appropriato per un duello sarebbe come ammettere che non era pronto prima. Col cazzo che farà una cosa del genere. Però vorrebbe avere degli stivali migliori di quelli che ha adesso. Oh, i suoi stivali bianchi sono migliori, hanno la suola più robusta ma sono anche più eleganti. In effetti può mettere quelli per prendere a calci il tipo e poi metterli anche a cena, solo per ricordarglielo. Perfetto.

“Oh, magnifico, stai per presentarti al duello con il cavaliere vestito praticamente del tutto in bianco. Bel piano.”, geme Usopp, sedendosi sul letto e nascondendosi la faccia tra le mani.

“Perché? Che c’è che non va nel bianco?”, chiede Sanji, aggrottando le sopracciglia, prendendo gli stivali. Gli piacciono quegli stivali, li ha indossati al primo ballo con Zoro, quando Zoro ha minacciato suo cugino e si sono baciati contro la parete della sala da ballo. Sono belli stivali, dannazione.

“Il bianco è un colore visto come…passivo, suppongo.”, sospira Usopp, guardando Sanji con espressione disperata.

“Non si va a un duello vestiti di bianco perché il bianco si sporca più facilmente, tutti lo sanno. Quindi se ti vesti di bianco, allora stai dicendo che non ti vuoi battere con nessuno, che non sei pronto o che non sei in grado. È una sorta di…colore fragile e innocente.”, gli spiega Usopp, a disagio, cercando di tradurre i concetti che ha in testa da una lingua all’altra.

Sanji si illumina, e allora che stivali bianchi siano! Si toglie gli stivali che ha addosso e si mette gli altri, facendo gemere Usopp per la disperazione e facendolo ricadere sul letto.

“Se perdi-”, Usopp prova di nuovo a parlare, con una nota disperata nella voce.

“Non perderò.”, risponde Sanji senza esitazioni.

“Giusto. Fammi riprovare. Zoro è forte, vero?”, ragiona Usopp, sedendosi dritto e guardando fermamente Sanji.

“Ovviamente.”, sbuffa Sanji. Era pure da chiedere? Basta uno sguardo ai muscoli scolpiti dell’uomo in questione perché chiunque possa dirlo, senza parlare della sua preparazione, della sua forza e della sua velocità, quando si battono. Zoro sembrava un combattente forte e capace e aveva sempre dimostrato di esserlo.

“Sanji, concentrati. Geez.”, dice Usopp, schioccando le dita di fronte alla faccia di Sanji.

“Se Zoro è forte, non pensi che il suo gruppo di cavalieri lo siano pure loro?”, continua a ragionare l’amico.

“Sì, ma io sarò più forte.”, annuisce Sanji e stringe l’ultimo nodo dei suoi stivali.

“Oh santo cielo, mi sta venendo la malattia del non-posso-guardarlo. Per favore uccidimi prima che lo faccia tuo padre per averti fatto fare qualcosa di così stupido. Ricordi tutta quella diplomazia? Te la ricordi?”, piagnucola Usopp.

“Fanculo la diplomazia, sto per prendere a calci il culo di quel tizio.”, dice succintamente Sanji e Usopp piagnucola come se fosse in agonia. Segue comunque il biondo fino al cortile, però.

“Non che io possa dirti di ritirarti, arrendersi sarebbe quasi brutto uguale.”, si lamenta Usopp, sedendosi su una pietra del cortile.

“Allora perché ne stai ancora parlando?”, gli chiede Sanji con un sospiro e chiude gli occhi. Il sole è ancora caldo sulla sua pelle e non molto tempo prima Zoro stava crogiolandosi qua fuori alla luce del sole. Adesso Sanji sta per combattere uno dei suoi cavalieri nello stesso posto. Vincerà, deve farlo. Non perderà la faccia, vincerà. Quel bastardo lo sta sottovalutando. Sanji invece sa che Zoro non lo avrebbe voluto attorno se non fosse stato forte, così il biondo sa che non sta per combattere un debole. Questo tipo comunque sembra pensare che Zoro sia stato sposato a una mezzacalzetta. Il biondo intende convincerlo del contrario in fretta, sperando di vincere la sfida prima ancora che il ragazzo si accorga di cosa lo ha colpito. Non era neanche lì quando Sanji ha buttato fuori a calci gli altri due dalla cucina, merda, i loro nomi erano…Luffy e…Ace? Se lo è del tutto dimenticato nel turbine di questo duello.

Sanji non ha più tempo per pensare perché Zoro e i suoi cavalieri spuntano dall’angolo con Robin. Suppone che anche Robin tecnicamente sia uno dei cavalieri di Zoro, ma visto che è stata con Zoro per tutto il tempo, si sente diversamente riguardo lei. Zoro si appoggia al muro e un paio di suoi cavalieri fanno lo stesso, un po’ defilati ma con una buona visuale su tutta la scena. Sanji si raddrizza, ma il tizio lo guarda con assoluta incredulità, con un’ombra di disgusto. Si gira verso Zoro  e dice qualcosa così in fretta e con voce così venata di emozione che Sanji non riesce a capire molto, non più di qualche parola occasionale comunque. Qualcosa riguardo il portare qualcosa?

“Cosa sta dicendo?”, chiede a bassa voce Sanji.

“Sta…aspetta.”, dice Usopp, distratto dalla risposta di Zoro.

“Non ne usa.”, risponde Zoro, e la faccia del cavaliere si contorce ancora di più e stavolta non riesce a capire neanche una parola di quello che sta dicendo.

“Il cavaliere ha pensato che tu non volessi combattere dal modo in cui sei vestito e per il fatto che sei disarmato.”, dice Usopp, a bassa voce.

“Ma io non uso nessuna arma.”, Sanji si acciglia.

“Questo è quello che Zoro sta cercando di spiegargli, ma lui sembra averla presa come se tu stessi dicendo che non hai bisogno di un’arma per batterlo. E capisco un po’ perché la stia prendendo in questo modo, considerando che lui sta indossando un’armatura ed ha delle armi, mentre tu non ha nessuna della due.”, gli risponde Usopp. Sanji si trattiene dal far notare che non ha bisogno di un’armatura o di un’arma per batterlo e sta per fare proprio questo.

Sogghigna e si fa allontana dal tavolo a cui è seduto Usopp e va verso il tizio. Mette le mani in tasca e ghigna nella sua direzione.

“Non so neanche il tuo nome.”, dice Sanji al cavaliere, in Tsukian.

“Kaku.”, risponde brevemente lui, in un tono che sarebbe altamente punibile se usato in Baratiano. Beh, sta per essere punito da un Baratiano, quindi il risultato è lo stesso.

“Fatevi indietro e non uccidetevi.”, dice fermamente Zoro. Sanji e Kaku fanno entrambi un passo indietro. Zoro gli lancia uno sguardo e solleva un sopracciglio, il ghigno di Sanji si allarga in risposta e Zoro sospira e scuote la testa.

“Iniziate.”, è tutto ciò che Zoro ha da dire.

Kaku guarda di nuovo Sanji, chiaramente insultato dalla postura rilassata dell’avversario, il modo in cui tiene le mani in tasca e il suo sorriso compiaciuto. Sanji vuole farlo arrabbiare. Sospetta che il tipo sia destrimane come Zoro, e dal modo in cui ha gesticolato adesso ne è sicuro al 90%. Sanji aspetta e allora, sì, allora Kaku alza gli occhi(***) e Sanji si muove schivando facilmente il fendente da destra di Kaku.

Salta e pianta uno stivale bianco sulla spalla del ragazzo e la usa come perno, usando l’altro piede per calciarlo abbastanza forte sul polso da fargli cadere di mano la spada. Il cavaliere è abbastanza veloce a reagire, tanto che Sanji non riesce a far volare l’arma molto lontano, ma finisce comunque fuori dal suo raggio d’azione, a meno che l’altro non voglia fare parecchia marcia indietro o voltare le spalle a Sanji per riprenderla.

Kaku guarda Sanji come se gli fosse appena cresciuta una seconda testa. Beh, quel tipo di shock gli costerà tempo. Sanji tira fuori le mani dalle tasche e mette forza nel bacino, abbattendo il piede proprio nel plesso solare di Kaku e gettandolo dall’altra parte del cortile con fragore.

“Immagino che la terrò io questa, allora.”, dice allegramente Sanji, estraendo la spada di Kaku dal terreno e incastrandola tra le piastrelle del pavimento vicino a lui. Se la rivuole, allora dovrà darsi parecchio da fare per tirarla fuori senza danneggiare la lama.

Kaku si lancia dal un lato del cortile all’altro, senza una spada ma comunque parecchio più veloce di quanto Sanji si sarebbe aspettato- MERDA! Sanji schiva ma sente la sua manica strapparsi un po’ mentre la spada lo sorpassa, quello avrebbe potuto tagliargli il braccio! Adesso Sanji ha finito di giocare.

Kaku salta verso di lui di nuovo e Sanji rimane in piedi per terra, usa la flessibilità che tanto ha impressionato Zoro durante il loro primo allenamento per chinarsi, passando sotto la spada rimanente di Kaku e piantare il piede nel petto dell’altro, poi ruota, modificando la traiettoria della sua gamba da dritta e verticale in un arco discendente verso il pavimento. Sbatte il bastardo sulle piastre di pietra del pavimento con tanta forza da farle tremare sotto di lui, il suo tacco diretto dritto nel plesso solare dell’altro. Il principe nota il fremito della spada di Kaku, un tentativo di colpire Sanji in risposta, quindi ridistribuisce il suo peso sul piede sul torso di Kaku e calcia la spada così forte che quella vola roteando attraverso il cortile e si infila in una ora più non così curata siepe. Sposta di nuovo il peso dal petto di Kaku e blocca una delle sue braccia giù con l’altro suo piede. Se volesse potrebbe spezzare le costole all’uomo o almeno i suoi polsi.

“Punto. Sanji, togliti da lui. Kaku, hai perso. Robin, puoi trovare un dottore per me? Kaku probabilmente ha bisogno di qualcosa.”, dice Zoro in Tsukian. Sanji balza agilmente via da Kaku, ma si tiene fuori dal raggio d’azione in caso il ragazzo abbia qualche problema con le sconfitte.

Kaku si gira su un fianco, tenendosi lo stomaco con le mani e fissando Sanji. Si muove per prendere la sua spada, ma Zoro lo ferma.

“Prendo io le tue spade, le terrò sott’occhio.”, dice gentilmente Zoro, e Kaku annuisce.

Sanji alza un sopracciglio verso il suo avversario sconfitto, vorrebbe fare qualche commento compiaciuto sul “chi è lo scherzo adesso”, ma sembra un po’ poco dignitoso. È strano, comunque, Sanji aveva pensato che in una cultura così amante del combattimento come quella di Zoro ci fosse un protocollo per quando si perde un duello. Forse un riconoscimento verbale di abilità o qualcosa. Gli altri stanno ancora tutti guardando Kaku e- oh! Si sta inchinando a Sanji. Il biondo guada Zoro a occhi spalancati e mima con la bocca “devo anche io?”, dopotutto di solito gli inchini non sono spesso restituiti? Non inchinarsi sarebbe compiacimento o qualcosa del genere? Zoro scuote impercettibilmente la testa e Sanji rimane dritto.

Kaku si rialza di nuovo e poi si allontana un po’ malfermo, le sue mani pendono lungo i fianchi, ma Sanji può vedere che è ferito. Robin lo guida nella giusta direzione e lontano dalla vista, entrando di nuovo nel palazzo.

“Wow, avete visto la sua faccia?!”, dice ad alta voce il ragazzo a petto nudo con il cappello, dopo che Kaku se n’è andato. Dannazione, quello è o Luffy o Ace, uno dei due di sicuro, ma non ricorda più di chi sia chi.

“Da quando Kaku si arrabbia a quel modo così facilmente?”, si chiede Nami, a voce alta.

“Sanji, sei davvero forte!”, esclama l’altro della coppia ricolto a Sanji, con un’espressione luminosa e quasi infantile sul viso.

“Uh, grazie.”, risponde Sanji, con un cenno.

“Mi piace il modo in cui lo dici! Lo dici in modo divertente, è figo!”, il ragazzo ride allegramente.

“Si chiama accento, Luffy, non fare lo stupido.”, dice l’altro. Lui deve essere Ace, mentre quello che sta rimbalzando entusiasticamente davanti a lui deve ess-

“Luffy, calmati maledizione.”, ride Zoro, arruffandogli i capelli.

“Sì, Luffy, solo perché sa cucinare non vuol dire che non-”, Sanji non capisce il resto della frase di Nami, sono parole che non ha mai sentito prima, stupida lingua con un vocabolario infinito. Ad ogni modo, la frase fa ridere sonoramente Luffy e Zoro grida “NAMI!” rivolto a lei, in tono agitato.

“”Certo, avrai da mangiare stasera, al grande banchetto.”, annuisce Ace.

“Ho bisogno di parlare con il Re e vedere se il banchetto verrà organizzato stasera o domani.”, dice Usopp in Baratiano.

“Perché non ci dovrebbe essere il banchetto? Ci stava lavorando prima.”, si acciglia Sanji.

“Beh, hai appena duellato con un cavaliere e lo hai calciato in pieno petto dopo solo un’ora da quando il Re ti ha detto di non causare un incidente diplomatico. In più era tardi quando sono arrivati, comunque, sta a lui decidere.”, risponde piattamente Usopp.

“Ha iniziato lui.”, ragiona Sanji. Usopp lo guarda, né impressionato né convinto.

“E quindi? Farai la spia su di me al mio vecchio?”, gli chiede Sanji con un’occhiata.

“No, hai ragione. Penso sia un’idea migliore per me tenere nascoste informazioni o mentire al Re riguardo il fatto che hai tecnicamente attaccato uno dei rappresentanti di un altro paese.”, esclama Usopp, con un gemito di dolore.

“Non credo sia un’idea molto migliore. Sanji, dovresti probabilmente parlare al Re.”, fa notare Zoro.

“Stava facendo l’idiota sarcastico, Zoro. Pensa che combattere sia stato stupido.”, spiega Sanji, alzando gli occhi al cielo.

“Oh. Dannazione, pensavo di aver capito la cosa del sarcasmo, ma mi sa che riesco a distinguerlo solo quando sei tu.”, dice Zoro, corrucciato. Sanji non ne è sorpreso, a meno che non sia ovvio dal contesto che si tratti di sarcasmo o che sia esasperato in modo massiccio, allora spesso Zoro non lo coglie, in Baratiano il sarcasmo dipende molto dal tono.

“Forse perché Sanji è sempre sarcastico.”, fa notare Usopp. Salta giù dal tavolo e va verso Sanji, sbirciando la spada gettata di Kaku ancora infissa tra le piastre in cui Sanji l’ha lasciata.

“Forse dovrei prenderti di più a calci in culo, i cavalieri di Zoro sembrano rispettare il suo-”, inizia Sanji, ma quando lancia un’occhiata a Zoro trova che Nami sta facendo girare a forza la testa di Zoro perché lui la guardi, con un dito sulla guancia di Zoro, in modo che lui debba guardarla, lo voglia o no. Lo sta sgridando in un veloce scoppio di Tsukian per una cosa o l’altra. Al suo fianco, Luffy e Ace stanno per morire dal ridere. Così tanto per quello.

“Okay, andrò a parlare con Zeff.”, mugugna Sanji, infelicemente, e esce dal cortile.

Quando riesce a vedere il suo vecchio, gli spiega tranquillamente che c’è stato una piccola divergenza che doveva essere sistemata e visto che è un’usanza di Zoro, c’era stato bisogno di un duello e lui ovviamente ha vinto e-

E a questo punto Zeff cerca di dargli un calcio in faccia. Cerca e ci riesce.

Il verdetto finale, dopo parecchio urlare, è che il banchetto sarà domani notte, con un ballo a cui parteciperà ogni nobile o di simile rango che riuscirà a farcela con così poco preavviso. Considerando quanto alcuni cugini di Sanji apprezzino una festa, è abbastanza sicuro che avranno la casa piena, anche se sarebbe sorpreso di vedere Absalom comparire di nuovo.

C’è comunque più che abbastanza cibo pronto per Luffy e il resto dei cavalieri per farli felici e Zoro dice che vuole spendere una giusta parte della serata con loro e Sanji pensa sia una cosa giusta. I cavalieri di Zoro sono chiaramente i suoi più cari amici, dopotutto Zoro non ha detto che sono i suoi nakama? Se è così è più che ragionevole che lui voglia passare del tempo con loro senza dover tradurre per Sanji.

Invece Sanji passa un teso e polemico pasto con Zeff. Riesce finalmente a far capire al vecchio perché esattamente ha dovuto combattere con Kaku e anche se il suo vecchio chiaramente non approva e non può giustificare una cosa del genere, sembra essere divertito dal racconto di quanto bene ha fatto il culo a quel cavaliere.

Dopo questo, quando ritorna alla loro ala del palazzo, Zoro non è ancora lì e Sanji decide di farsi un bagno, un piacevole, lungo e caldo, per rilassarsi. Quando esce è molto più calmo e non ci sta neanche ripensando più di tanto, quando è già mezzo vestito per mettersi a letto e si sta passando un asciugamano sui capelli. Qualcuno bussa alla sua porta.

“Entra.”, dice pigramente, aspettandosi che sia Usopp, per fargli sapere che è tornato e sta andandosene a letto. Quando Sanji è tornato dalla sua cena con il vecchiaccio, Usopp non si vedeva da nessuna parte. Però non è Usopp, è Zoro. Sanji si raddrizza per la sorpresa, abbassa le braccia dalla testa, con una mano si stringe l’altro braccio, in una specie di riflesso istintivo di pudore. Certo, si potrebbe far notare che alcune delle magliette di Sanji mostrano più di un po’ della sua pelle, ma ora è completamente senza maglietta e in niente più che i suoi pantaloni del pigiama.

“Sei TERRIBILMENTE FERITO?!”, chiede Zoro, entrando nella stanza e dirigendosi a grandi falcate verso Sanji, velocemente.

“Il tono, Zoro, il tono.”, gli ricorda Sanji. Chiaramente lui non è terribilmente ferito, no?

“Uh. Ti sei…fatto male?”, si corregge Zoro, sforzandosi di controllare la preoccupazione nella sua voce e studiando la gravità delle teoriche ferite di Sanji.

“No, mi ha solo squarciato la maglietta. Guarda.”, dice Sanji, mettendo giù il suo asciugamano e prendendo la maglia dalla scrivania dove l’ha lasciata. È possibile che possa essere sistemata anche se Sanji ne dubita altamente. A Zoro non sembra importare un cazzo dello squarcio nella maglietta, comunque, la sua mano è sul braccio a cui Sanji avrebbe potuto essere stato ferito, il braccio dal lato in cui la maglietta si è rovinata. Zoro gira lievemente il suo braccio verso di sé per controllare e poi fa correre le dita lungo la sua pelle, calda dopo il bagno e ancora leggermente umida.

“Neanche un graffio…”, mormora Zoro, nella sua lingua.

“Non avrei perso.”, replica Sanji, prima che il suo cervello si riprenda.

“Intendo…mi dispiace. Non avrei dovuto litigare con uno dei tuoi cavalieri. È la prima volta che li incontro e sono andato a causare un grave incidente, sono sicuro che ci sono un sacco di motivi culturali che-”, inizia Sanji, ma Zoro gli mette una mano davanti alla bocca.

“Sei dispiaciuto? Rimpiangi di averlo sfidato?”, gli chiede, guardando intensamente il biondo.

Sanji fa una smorfia. Non avrebbe dovuto farlo, Usopp e il suo vecchio hanno ragione, lui inizia sempre litigi o usa male il suo tono e non dovrebbe.

“Non mentire, vorresti non averlo fatto?”, ripete Zoro e abbassa lentamente la mano dalla bocca di Sanji.

Sanji guarda Zoro, sa che dovrebbe sentirsi dispiaciuto, è andato fuori dalle righe, è stato scortese, ha sbagliato e-

“No.”, dice, espirando lentamente.

“Mi stava facendo incazzare, avevo paura che loro avrebbero riso di me e poi mi ha chiamato scherzo e non ho potuto sopportarlo, io- So che si suppone io debba essere calmo e diplomatico, ma sono scattato e provargli che si sbagliava mi ha fatto sentire così bene…Non sono uno scherzo, ma erano le parole di un cavaliere che neanche conosco, che non sapeva neanche che io potessi sentire o capire e avrei solo dovuto lasciar correre o lasciare che te ne occupassi tu, lo so.”, sibila Sanji, arrabbiato.

“Sei davvero strano.”, dice lentamente Zoro e si sporge in avanti a invadere lo spazio personale di Sanji e baciarlo delicatamente. Sanji sente se stesso esclamare un “oh”, lascia cadere l’asciugamano e sfiora le braccia di Zoro, le sue dita serpeggiano lungo i suoi bicipiti.

“Un uomo che non aveva il diritto di parlarti in quel modo ti ha insultato, ripetutamente, era tuo diritto sfidarlo. Smettila di dire ‘avrei dovuto’.”, gli dice Zoro, passando dallo Tsukian al Baratiano nelle ultime due parole, per enfatizzare il concetto. Zoro lo bacia di nuovo e la voglia di ribattere di Sanji scivola via.

“Io…io ti devo delle scuse.”, dice Zoro, dopo qualche scambio di baci.

Sanji guarda Zoro, in confusione, e vede nel conflitto che si mostra nei lineamenti dell’altro di cui è…con cui ha qualcosa. Qualunque cosa sia, ormai loro sono andati oltre il matrimonio politico. Zoro non sta incrociando il suo sguardo e invece guarda un punto del tappeto vicino a lui.

“Uno dei miei uomini ti ha insultato, gravemente. Con Nami era diverso, era frustrata per il suo nakama, ma anche così-”, inizia a scusarsi Zoro.

“Sì, e io ho sfidato uno dei tuoi nakama a duello e l’ho sconfitto. Ho esagerato, vero?”, Sanji aggrotta le sopracciglia.

“Io e Kaku non siamo nakama.”, dice Zoro, tirandosi indietro e guardando Sanji con occhi spalancati. Poi ride, sorpreso, davanti allo sguardo di confusione sul viso di Sanji.

“No, siamo amici. È un bravo combattente, veloce, anche. Ma…non veloce quanto te.”, dice Zoro, il suo pollice lo accarezza dove Sanji avrebbe potuto essere ferito, ma non lo è stato. Sanji ha la precisa sensazione che, dal modo in cui la voce di Zoro si fa più profonda mentre dice l’ultima frase, essendo lo spadaccino un principe proveniente da una cultura guerriera, vincere un combattimento in quel modo potrebbe essere visto in un modo romantico o qualcosa del genere.

“Quindi non ho fatto niente di sbagliato?”, chiarisce Sanji. Vuole sapere, in modo da poter smettere di agonizzare su quel fatto nella sua testa, piantarla di sentirsi a metà tra come se avesse oltrepassato i limiti e come se avesse dovuto sbattere la faccia di Kaku per terra per averlo insultato in quel modo.

“Niente. Guardarti combattere è stato…”, Zoro si interrompe e Sanji sente un brivido attraversare l’altro, in un modo che risveglia l’interesse del biondo. Pensa compiaciuto che Usopp non sa di cosa sta parlando quando dice che non ha bisogno di impressionare Zoro. Lo spadaccino scuote la testa, decidendo di non dare voce a qualsiasi cosa abbia sentito guardando Sanji combattere come ha fatto.

“Vieni con me. La celebrazione sarà domani, quindi stasera.”, dice Zoro, spiegando tutto e niente, mentre spinge Sanji fuori dalla sua stanza e, attraversando il salone, in quella di Zoro. Il biondo è sicuro che il suo intero corpo sia arrossito, perché diavolo Zoro lo ha trascinato lì? Forse ci si aspettava che avessero…avessero consumato il matrimonio prima di andare nel paese di Zoro o prima che la gente di Zoro lo scopra? Era per questo tutta questa fretta? O forse Zoro è stato così impressionato che vuole mostrarsi quanto gli è piaciuto il duello.

Quando Zoro lascia andare Sanji per prendere qualcosa dalla sua sacca da viaggio, il cuore di Sanji perde un battito per un motivo del tutto diverso. Zoro ha in mano il denso inchiostro per la pittura e il suo delicato pennello. Dopo l’ammissione di Zoro sul fatto che questo si fa di solito solo tra persone che si conoscono, e nella lingua di Sanji il concetto che più si avvicina a questo è quello delle anime gemelle, allora l’avere Zoro in piedi lì, con quei due oggetti in mano fa martellare il suo cuore nel petto e gli fa mancare il fiato.

“L’inchiostro ha bisogno di tempo per asciugarsi prima che tu vada a letto.”, dice Sanji, nella sua lingua.

“Diventa anche di un nero più scuro durante la notte. Vieni qui.”, lo incoraggia Zoro, tirando Sanji verso di lui e poi giù per terra.

Sanji si inginocchia con Zoro, ma quando fa per prendere la bottiglia e il pennello nelle mani di Zoro, l’altro principe li tira indietro. Il cuore di Sanji si stringe un po’, ha fatto qualcosa di sbagliato?

“Tu per primo.”, dice fermamente Zoro, con un lieve sorriso sulle labbra.

“Non capisco.”, replica Sanji, con un sospiro, lo spadaccino stava parlando in Tsukian, quindi forse il biondo ha capito male qualcosa. Anche se non pensa.

“Anche a te ne serve uno, adesso.”, dice Zoro, impugnando il pennello per essere più chiaro.

Sanji apre la bocca per protestare, ma si ferma. I marchi sono per le battaglie vinte e presumibilmente deve essere data prova o testimonianza in battaglia per guadagnarsi ogni marchio e Sanji ha appena distrutto Kaku di fronte a tutti loro. Ma i duelli contano o sono solo le vittorie militari? Eppure se Zoro gli sta dicendo che gliene dovrebbe fare uno allora di sicuro…?

“Per Kaku?”, chiarisce Sanji e Zoro inclina la testa e fissa Sanji con uno dei suoi migliori sguardi da ‘Cosa sei? Stupido?’.

“Ho pensato alle onde. Calme, potenti ma…brutali.”, suggerisce Zoro, incontrando lo sguardo di Sanji. Il biondo è piuttosto sicuro che la sua intera faccia sia scarlatta adesso. Prova a mettere insieme i pensieri per formulare una risposta coerente ma evidentemente la pausa dura un po’ troppo a lungo perché Zoro tira indietro la mano con un sospiro.

“Se vuoi. Non sei costretto a farlo.”, dice Zoro, la sua voce è tesa e sta stravolgendo il significato delle parole in Baratiano.

“Passa alla tua lingua se sei teso.”, risponde velocemente Sanji, la risposta gli si è formata sulle labbra molto più velocemente di quello che avrebbe dovuto dire. Prende di nuovo la mano di Zoro.

“Vorresti farlo per me? Anche dopo tutto quello che abbiamo detto?”, chiede cautamente Sanji. Adesso che entrambi sanno che è un gesto denso di significato, per non parlare di come sarebbe visto da persone che ne conoscono il significato, sembra qualcosa di cui dovrebbero almeno parlare.

“Lo voglio.”, risponde Zoro, anche se la vera domanda rimane non detta nell’aria. Lo vuole anche Sanji?

“Le onde sembrano perfette.”, dice Sanji e gira la mano con il palmo all’insù, contro quella di Zoro, esponendo il polso. Sanji dovrebbe essere un po’ innervosito da questo. Le sue mani sono preziose per lui, è un cuoco come è un principe e non le affida a nessuno alla leggera. Dallo sguardo sul viso di Zoro è abbastanza sicuro che l’altro lo sappia. Sanji è mancino ed è proprio il polso sinistro quello nella stretta di Zoro.

Lo spadaccino tossicchia nervosamente e annuisce, facendo sogghignare Sanji. Il nervosismo non è un’espressione che pensa di aver già visto su Zoro prima, o almeno non di questo tipo.

Zoro stappa la bottiglia dell’inchiostro scuro e denso. Il profumo che ha quando è fresco ricorda al biondo quello dello sciroppo, ma quando si asciuga diventa più pesante, quasi croccante. L’inchiostro dentro la bottiglia si fissa sulla pelle su cui è applicato, lasciando il resto della miscela indietro, perché venga lavato via. Lo spadaccino non poggia subito il pennello e invece si concentra sul polso di Sanji, inclinando la testa da un lato e dall’altro, guardandolo e sfiorando con il pollice il polso di  Sanji.

Quando l’inchiostro fresco tocca la pelle di Sanji per la prima volta, si ritrova a rilassarsi ancora di più, la sua mano e il suo polso si rilassano e si abbandonano nella presa di Zoro, con la maggior parte del peso del suo avambraccio poggiato sul ginocchio di Sanji. Zoro inizia disegnando una linea impressionantemente dritta tutt’intorno al polso di Sanji. Dove Zoro appoggia il pennello di nuovo e lo inclina delicatamente, fa un arco nella parte interna del polso di Sanji, lungo più o meno un pollice. È una curva che sembra quasi di calligrafia, dal modo in cui il tratto passa dallo spesso al fine e Sanji si trova a ripensare alla scrittura fluida a pittogramma di Zoro. Lo spadaccino si sposta dalla sommità dell’arco disegnato e ne disegna un altro dentro il primo, questa volta con tratto leggero e delicato. Sanji le nota subito, dentro ci sono tre linee, e vede l’onda di cui Zoro stava parlando. È un’onda arricciata, slanciata e pronta a infrangersi. Zoro sta sfumando sotto con delle linee ed è solo quando Sanji nota che le guance di Zoro sono leggermente più rosse realizza che sta facendo la sfumatura con tre linee. Tre è il numero di Zoro. Tre orecchini, tre spade, i suoi marchi l’ultima volta erano in fasce di tre. Tre. Zoro sta mettendo se stesso nel marchio di Sanji in modo sottile e Sanji inizia a capire perché sia una cosa tanto intima e importante.

Si rilassa di più mentre Zoro continua a disegnare onda dopo onda sopra la linea dritta che ha disegnato sul polso di Sanji. Perfeziona il disegno attorno alla pelle di Sanji come fosse un fine gioiello e più lo fa più il biondo si sente calmo e a suo agio. Quando Zoro ha finito, Sanji si prende qualche lungo secondo per ammirare il lavoro dell’altro prima di sporgersi e baciarlo lentamente e dolcemente. L’altro è così pronto a rispondere, le sue mani si immergono nei capelli di Sanji e nonostante il cuoco voglia spingersi più in là così tanto, sa che hanno cose più importanti da fare. Prende il pennello dalla mano di Zoro e si sporge di nuovo, studiando il corpo di suo marito.

“Trentacinque…”, dice pensieroso.

“Te lo sei ricordato.”, risponde lo spadaccino, a bassa voce, suonando…toccato forse?

“Shh, sto pensando.”, dice Sanji, aggrottando le sopracciglia, appoggiando il manico di legno del pennello tra le labbra mentre pensa. Quindici su ogni braccio lo porterebbero a un totale di trenta, resterebbero un totale di cinque marchi che può distribuire sulle spalle di Zoro, sul suo collo e sul viso.

“Metterai gli stessi vestiti dell’ultima volta? Quindi questo è scoperto?”, chiede il biondo, facendo correre la mano lungo il collo di Zoro e le sue clavicole, mentre si immagina il design. Lo spadaccino annuisce in risposta.

Sanji si mette al lavoro, facendo attenzione che Zoro sia simmetrico. Inizia con un disegno veloce, decidendo di lasciare i dettagli per dopo. Predispone un set di tre marchi oltre li deltoide di Zoro, il muscolo che copre la spalla dell’altro sopra il bicipite. Questi assomigliano più ad archi che a bande. Sotto questo vengono un set di tre bande larghe e avvolte attorno al bicipite di Zoro. Il biondi si tiene lontano dal gomito di Zoro, se non lo facesse l’altro non potrebbe piegare molto il suo braccio finchè l’inchiostro non si asciugherà e sarebbe una seccatura. Bande più sottili vanno attorno al braccio di Zoro, il più vicine possibile al gomito senza rischiare di rovinarsi e ancora permettendo di muovere comodamente il braccio. C’è un set di tre nel mezzo dell’avambraccio e il set finale attorno al suo polso, simile a quello di Sanji ma l’ultimo scende parzialmente sulla mano di Zoro come un braccialetto. Copia esattamente i disegni sull’altro braccio di Zoro, comparandoli con attenzione perché siano simmetrici, mentre continua e stringe il braccio di Zoro quando ha finito di confrontare.

Quando è soddisfatto, si avvicina a Zoro, quasi mettendosi in grembo all’altro per dipingere. Dopo un imbarazzante strusciare di cosce per qualche tempo, Sanji si arrende e si siede sulle gambe stese di Zoro, con l’altro a supportare la maggior parte del suo peso sulle braccia appoggiate dietro di lui. Le ginocchia di Sanji sono oltre i fianchi di Zoro e la mente del biondo si prende solo un momento di distrazione per immaginare  come sarebbe stare nella stessa posizione su Zoro, ma nudo.

Fa attenzione a non lasciare che il suo polso tocchi nulla, si butterebbe su una delle spade dell’altro principe prima di lasciare che si rovini il primo gesto altamente intimo di Zoro nei suoi confronti. Lo stress di questo lo mette un po’ sotto pressione e Sanji sa che il polso gli darà fastidio l’indomani ma non gli importa, ne vale la pena.

Due lunghi marchi vanno dal retro del collo di Zoro fino alle sue clavicole, arricciandosi gentilmente sull’osso e forse con un po’ di auto-concessione da parte di Sanji, in un piccolo eco del sopracciglio un po’ arricciato del biondo. A parte questo, Sanji ripete il design sotto gli zigomi di Zoro di nuovo, perché la prima volta erano apparsi forti e fieri e deve ammettere che di tutti i marchi che ha lasciato su Zoro l’ultima volta, quelli sono stati quelli di cui è andato più fiero. Ne manca solo uno. La prima volta il biondo l’aveva disegnato come una linea dritta dalla linea dei capelli di Zoro, ma questa volta si ferma.

“Posso fare questo?”, chiede a bassa voce in Tsukian, strofinando un dito pulito sulla fronte di Zoro, da tempia a tempia, in modo che faccia eco alla delicata catenella che è la corona di Sanji. Non ha mai visto Zoro portare una corona, ma Sanji sente che dovrebbe avere qualcosa del genere.

“Vuoi farlo?”, dice lo spadaccino, rispondendo alla domanda di Sanji con un altro domanda.

“Voglio sapere cosa ne pensi, idiota.”, risponde Sanji, tagliente, e Zoro ride, una risata allegra e felice in un modo che fa ardere il biondo dentro.

“Sì.”, risponde finalmente Zoro e Sanji sorride, intinge il pennello di nuovo nell’inchiostro e accompagna il viso di Zoro con una mano sul suo collo, attento a evitare di sbavare l’inchiostro che si sta asciugando. Disegna una banda che corre dalle sommità di ciascuna tempia in un delicato doppio arco, le cui due metà si congiungono al centro della fronte dell’altro. Una volta fatto, Sanji si allontana un po’ per guardarlo e sa che adesso deve riempire i disegni. Cerca di ignorare il modo in cui Zoro lo sta guardando e pensa a come completare la banda sulla testa di Zoro, dopo passerà a lavorare alle altre e infine di nuovo alle sue braccia.

Potrebbe riempire questo qui di nero, ma sembrerebbe troppo severo. Invece Sanji si avvicina ancora e traccia tre linee, stando leggero come una piuma, dentro il disegno, in modo che rimandino alla sua corona. Si sposta sugli zigomi di Zoro e tratteggia nelle strisce che ci sono lì tre lineette, muovendo con attenzione le mani sulla pelle di Zoro. Non si sente rilassato come prima, ma adesso sa quanto significhi quello che sta facendo e sente che dovrebbe dire qualcosa, ma non si sente di dire niente che sia adeguato, in nessuna delle due lingue. Forse il meglio che può fare è cercare di fare del suo meglio in questo e far vedere a tutti gli altri quanto ci tiene, così che Zoro possa guardarsi allo specchio e vedere dal di fuori come Sanji si sente dentro.

Nel tempo che il biondo ci mette a finire le bande sul collo e sulle clavicole di Zoro, lo spadaccino tiene gli occhi chiusi e la sua testa è poggiata sul bordo del letto. Il letto di Zoro è tanto basso che la sua testa ha la nuca appoggiata, la sua gola fa mostra di sé, esposta e vulnerabile. Non fa neanche il più piccolo movimento quando le dita di Sanji premono delicatamente contro la sua trachea per tenerlo fermo mentre dipinge. Forse è questa la differenza tra amare qualcuno e conoscerlo. Essere capace di fidarsi di qualcuno a quel livello, specialmente venendo da qualcuno come Zoro, deve significare molto.

“Quindi se…se mi hai disegnato questo sul polso per aver battuto Kaku…forse quando me ne guadagnerò un secondo potresti disegnarmelo qui.”, suggerisce a bassa voce Sanji, accarezzando con le dita in piccoli cerchi la gola di Zoro.

Lo spadaccino apre gli occhi e alza cautamente la testa per guardare Sanji, dandogli il tempo di appoggiare il pennello e non pitturare per sbaglio dove non dovrebbe.

A’un tratto, le mani di Zoro sono strette attorno agli avambracci scoperti di Sanji e lo tirano più vicino, petto contro petto, e Zoro lascia un bacio famelico proprio sullo stesso punto sul collo di Sanji. Il respiro del biondo si fa improvvisamente più affannato e sente la bocca dell’altro principe proprio lì, labbra e denti premuti contro la sua pelle. Zoro si fa indietro e sussurra alcune parole contro il corpo tremante di Sanji, parole di cui il biondo non capisce il senso.

“Tu sei…cosa? Non ho capito.”, gli chiede a bassa voce, desideroso di sapere cosa ha detto l’altro, deve essere una cosa importante, no?

Zoro non gli da tempo di chiedere di nuovo mentre spinge Sanji all’indietro. La schiena del biondo urta il pavimento e d’improvviso lo spadaccino è sopra di lui, intrappolandolo con le sue braccia. Zoro sembra realizzarlo contemporaneamente a Sanji, il fatto che non può avvicinarsi molto di più al biondo in quella posizione senza rovinare tutti i disegni sulle sue braccia e Sanji sa bene che non lo farà. Il biondo fa un sorrisetto, compiaciuto e scaltro, e muove il braccio, ancora in grado di raggiungere barattolo pieno di inchiostro denso. Intinge il pennello in quello e lo riprende. Con la mano sinistra lo raggiunge e mette la mano attorno alla gola di Zoro, nello stesso modo in cui lo ha accarezzato con le dita prima. Non è una presa stretta, non è per niente una minaccia, è solo per far vedere che può. Strofina il pollice sull’arteria di Zoro, avvicina il pennello e disegna una larga striscia di inchiostro sotto le clavicole dello spadaccino. Zoro fa un suono spezzato e Sanji pensa che è molto meglio di quanto possa aver mai immaginato di avere con Zoro. Non ha nessun senso, questa non è la cultura del biondo, ma qualche volta parti di questa gli sembrano così fondamentali che si chiede se forse in un certo senso non sia anche la sua cultura. Beh, in un modo o nell’altro lo è adesso, almeno in parte.

Quando ha finito con il collo di Zoro, si rialza e si siede di nuovo, a gambe incrociate, e guida lo spadaccino nella stessa posizione in cui era l’ultima volta, con la testa posata in grembo a Sanji e gli occhi chiusi. Quando finiscono, Sanji controlla l’ora e sono le due di mattina. Rimane per un po’ così, lasciando che l’ultima traccia di inchiostro su Zoro si asciughi e accarezza i capelli dell’altro con un a mano, guardando il polso dell’altra.

Le onde sul suo polso non sono tutte uguali, alcune onde più piccole si nascondono in modo omogeneo tra quelle più larghe, dando un senso di profondità. Puntano tutte in una stessa direzione comunque, come se Sanji avesse la mano in un vortice. Capisce perché è una striscia comunque, se questo è il tema che Zoro ha scelto, è ripetibile ed è facile tenere il conto. Sanji potrebbe guadagnarsi altre pitture in futuro, se vincerà altre battaglie o combattimenti riceverà altre bande di onde e sarà facile capire quante ne ha.

Si chiede quanti devono avere i cavalieri di Zoro, loro sono stati Tsukian per tutta la loro vita, dopotutto. Ha il compiaciuto pensiero che non importa quanti ne deve avere Kaku, adesso ne ha comunque uno in meno di quanti ne avrebbe avuti il giorno prima. La sua mente torna a quanto sorpresi sembravano essere i cavalieri riguardo l’intera faccenda. Loro non erano sembrati shockati dal fatto che Sanji abbia vinto, impressionati forse, ma quello che sembrava averli davvero sorpresi era che ci fosse stato davvero un combattimento. Ma Kaku aveva parlato contro Sanji quasi subito e non si era neanche mosso dalle sue posizioni.

Il principe si chiede come sarebbe andata se lui non avesse interferito e se avesse lasciato che fosse Zoro ad occuparsene. Lo spadaccino lo avrebbe solo obbligato a scusarsi o lo avrebbe combattuto? Da quello che Zoro ha detto, loro non sono nakama, come lo è con Nami, quindi forse sarebbe comunque stato meno conciliante. Ma gli sembra ancora una cosa strana e si ripromette di osservare attentamente Zoro e i suoi cavalieri per capire che tipo di persone sono e che cosa sono tutti loro nella prospettiva dell’altro principe. Non vuole entrare nella loro compagnia più cieco di quanto non sia già. Quando partiranno, ci sarà anche uno dei cavalieri di Sanji con lui, il biondo pensa che porterà Franky, il giovane è un combattente competente dopotutto e Zoro ha potuto portare Robin con sé. Lei è una dei suoi cavalieri ma è anche la traduttrice. Usopp verrà con lui ovviamente, ma Usopp non è un cavaliere come lo è Franky.

Si rende conto che i suoi pensieri hanno divagato troppo e Zoro sembra essersi addormentato o sembra molto vicino a esserlo.

“Zoro, dovresti dormire.”, suggerisce Sanji, sfiorando gentilmente il petto dello spadaccino. Gli occhi dell’altro principe sono aperti ma assonnati e Zoro mormora qualcosa affermativamente.

“Bisognerebbe lavarlo.”, borbotta mezzo addormentato e si alza, prendendo Sanji per mano, quella con il polso decorato, e lo trascina nel bagno attaccato alla sua stanza. Si avvicina al lavandino, Zoro apre il rubinetto, mette il polso di Sanji sotto l’acqua fredda e delicatamente lava via la parte più corposa e secca dell’inchiostro. Le sue dita sono delicate, fa attenzione a non rovinare i disegni mettendoci troppa pressione o strofinando troppo forte. Tampona la pelle bagnata con un asciugamano che, nota Sanji, si macchia subito.

Il biondi si regge il polso nella luce opaca del bagno e lo guarda da tutti gli angoli. Ora che la parte più corposa dell’inchiostro è stata lavata via, può vedere quanto sono fini i dettagli che Zoro ha disegnato. Prima che riesca ammirarlo troppo a lungo, comunque, l’altro principe gli prende di nuovo il braccio e appoggia una mano improvvisamente oleosa sulla pelle di Sanji. Il biondo sente il profumo di qualcosa di profondo ed esotico che realizza di aver già sentito su Zoro prima, leggero ma presente.

“Preparerai la colazione?”, gli chiede Zoro, sonnolento, e sbadiglia vistosamente.

“Sì. Sarà un problema?”, si corruccia Sanji. È sicuro di potersi lavare le mani senza che il disegno si bagli, se fa attenzione.

“No, solo…quando ti svegli, lavalo con delicatezza, Così. niente sapone. Poi usa un po’ di questo, meno di quanto ne ho usato io prima.”, spiega Zoro, mentre cerca con attenzione in una borsa, prima di tirarne fuori una piccola bottiglietta, ma con sorpresa di Sanji non gliela tende, gliene da una più larga di quella che ha usato. Il biondo non fa domande su questo strano comportamento, ha troppo sonno.

“Io vado a letto, dovresti farlo anche tu.”, gli ricorda Sanji, con uno sbadiglio, e si gira verso la porta. Si ferma per un momento però, con gli occhi sul disegno sul polso, leggermente luccicante grazie al rivestimento di olio che c’è sopra.

“È bello, grazie.”, aggiunge, girandosi di nuovo e baciando gentilmente Zoro, prima di uscire.

Torna nella sua stanza, senza disturbarsi ad accendere la luce. Qualcuno deve essere entrato mentre era via e averle spente, probabilmente Usopp. Era già quasi completamente vestito per andare a letto, in effetti aveva solo i pantaloni, ma non ha intenzione di mettersi una maglietta, potrebbe rovinare il disegno sul polso.

Sospira felicemente, si lascia cadere sul letto con un sorriso e si seppellisce nelle coperte.

 

 

 

 

 

 

Traduttrice: Ehiiiii rieccomi. Scusatemi, sono una settimana in ritardo con l’aggiornamento, lo so. Purtroppo la fine della scuola si avvicina e pure la data di inizio della maturità…senza contare che sono riuscita a raffreddarmi a maggio e tradurre col mal di testa non è l’ideale. Comunque, che ve ne pare del capitolo? Finalmente sono arrivati Luffy e il resto della cricca, con l’interessante aggiunta di Ace e Kaku…eheheh. Personalmente questo è uno dei capitoli più belli perché c’è parecchia roba, ma è stato anche dannatamente lungo e difficile da tradurre (la scena del combattimento soprattutto, madonna le bestemmie). Spero inoltre che con questo capitolo risultino più chiare le pitture di Zoro, perché credo di aver tradotto in maniera poco chiara la prima “seduta” di decorazione che hanno avuto nel capitolo 4. Vedrò di riguardarlo e cercare di essere più chiara. Okay, smetto di lamentarmi su cose che non interessano a nessuno. Fatemi sapere se vi è piaciuto!

 

Note:

(*) In italiano “Akuma no Mi” o “Frutto del Diavolo” è stato sempre tradotto “Frutto del Mare”, ma ho preferito non cambiare il termine perché è più vicino all’originale e perché l’autrice usa spesso una terminologia molto legata all’opera originale (come la parola giapponese “nakama”) e non mi sembrava giusto cambiare.

(**) Zoro chiama Sanji “dartboard”, cioè letteralmente il tirassegno che si usa per giocare a freccette.

(***) Letteralmente Kaku “rolls his eyes”, cioè “alza gli occhi al cielo”, ma dalla mia esperienza di arti marziali e combattimento (ormai sono 9 anni) mi sento autorizzata a dire che secondo me l’autrice si riferisce al fatto che in un combattimento uno a uno si riesce ad anticipare l’attacco guardando negli occhi l’avversario. Basta un piccolo e del tutto istintivo movimento degli occhi per capire che sta arrivando il colpo. Ma ho preferito lasciare letterale.

 

A presto,

SweetHell.

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: NewNeon_Traduzioni