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Autore: Hamlet Moriarty    22/05/2016    3 recensioni
La Trilogia dei Nottambuli è una breve raccolta che parla di un fringuello, un rapace, un corvo, un gufo, un altro fringuello ed una colomba bianca. Sono personaggi che non amano dormire la notte, o forse nemmeno ci riescono, e girovagano fra un pub sonnacchioso, una stazione, il cortile di una scuola, senza avere una meta concreta perchè imprigionati nelle loro teste piene di ricordi e storie che forse vorreste addirittura ascoltare.
Debbo tuttavia avvertirvi: questi nottambuli sono tristi, malinconici, beffardi, spaventati, nostalgici. Abbiate il cuore di amarli comunque.
Genere: Angst, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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TRILOGY OF NIGHTHAWKS


Casual affair

Take any moment and any time,

a lover on the left,

a sinner on the right.


Tanti uomini in giacca e cravatta, neri come merli, sono appollaiati su magri sgabelli attorno al bancone. Hanno le schiene chine e le spalle accartocciate, stanche, e potrebbero non star pensando a nulla perché i loro occhi sono vitrei ed assenti. L'acume dei loro sguardi è spento, quasi morto.

Noti tutto questo affettando pazientemente l'atmosfera sonnolenta per non concentrarti troppo sul pianto sommesso che ti cresce nel petto.

Fra tutto quel cupo piumaggio buio, tu che sei una macchiolina chiara ti stringi in un remoto angolino del locale e osservi con circospezione l'ambiente che ti circonda, la tua testa trema un pochino ed il mento si reclina in basso.

C'è un bambino dentro di te che piange. È spaventato, attende che accada qualcosa di brutto, violento. È come se si aspettasse di vedere artigli affilati graffiargli il volto e le braccia che gli fanno da scudo in un pressoché inutile tentativo di ripararsi. Attendi con lui, ma dalla porta non sembra entrare nessuno dall'aria minacciosa.

Hai una, due, tre birre vuote davanti a te e scioccamente pensi che forse la sensazione di ansia che ti monta dalla bocca dello stomaco schiumante come la marea sia dovuta a ciò che ti sei scolato.

Ma certo che è così.

I fringuelli piccoli come te non dovrebbero bere ma quella volta che lui ha rinfoderato gli artigli e gonfiato le piume da avvoltoio, orgoglioso, “bravissimo, figliolo, è così che si taglia la testa ad un vampiro”, ti ha consentito di farlo. E ti è piaciuta molto.

Ti allontani dall'idea con un movimento delle spalle e davvero, cerchi di ignorare il bambino che piange, ma non puoi farne a meno. Senti il tuo corpo che si rannicchia mentre quello pigola e chiede scusa, si dimena nella sua gabbia e sbatte le ali. Era un bimbo e ora è un fringuello o non sai più la differenza fra i due, riconosci solo delusione che non è tua.

Senti che stai per metterti a piangere anche tu perché stavolta l'hai deluso, ed è arrabbiato e ti dispiace così tanto. Sei il suo soldatino ubbidiente, non sei tu che te ne sei andato per cominciare l'Università, e sei tu quello che è rimasto e non ha obbiettato di fronte ad un ordine impartito con tono severo e militare.

Quando il campanello alla porta trilla in modo acuto, sono poche le teste che si voltano a sbirciare il nuovo avventore.

Ti riscuoti lievemente sul posto.

Hai i sensi intorpiditi e stenti a riconoscerlo, ma lo noti subito perché in quello stormo sonnacchioso di vesti nere è l'unico ad indossare un lungo cappotto chiaro. Si squadra intorno un po' confuso, con la testa piegata, la sua figura ha un impercettibile guizzo quando vede il fringuello debole e biondo schiacciato in un angolo. Quando vede te. Probabilmente non si aspettava di incrociarti in quel posto dimenticato da Dio.

Si avvicina con passo rigido, il mento alzato ed il naso per aria, come fa di solito (d'altronde, quel Rapace Senza Gloria è sempre stato un con la testa fra le nuvole). Inizialmente, ti chiedi perché si sia fatto vedere proprio lui. Sguscia fra un tavolo e l'altro con andatura decisa, eppure attorno alla sua figura non si muove proprio nulla. Decisamente, l'eleganza calcolatrice e letale di un rapace, anche se non sembra volerti fare del male.

In realtà, stenti a capire le sue intenzioni. Ha artigli sfoderati e sguardo affilato, imperturbabile come se stesse cacciando. Ma quando si accosta tutto di lui sembra improvvisamente… gentile. Ora ti è davanti e ti fissa in modo rassicurante, mentre si siede vicino a te. Per il resto della notte, ti da il tempo che ti serve per ricomporti e recuperare la concezione del presente. Sembra quasi una fortuita casualità che sia qui, e magari lo è. Speri che lo sia. Avete il tacito accordo di non parlarne la mattina dopo, qualsiasi piega le cose possano prendere, perché sa che hai solo bisogno di smettere di soffrire per un po'.

Ti sta vicino senza pretendere nulla in cambio, e ne sei talmente grato da non poterlo esprimere.

Pian pianino, il bambino smette di piangere.





Note d'Autore

Salve a tutti! Eccomi di nuovo fra voi, con una nuova raccolta, sempre scritta a scuola quando non era il mio turno di salire alla gogna.

Le considerazioni da fare sono un po' lunghe, spero non vi dispiaccia.

Mi sono ispirato ad un quadro piuttosto famoso di Edward Hopper, omonimo per nome, Nighthawks e per situazione (dateci un occhio, merita a rendere l'idea :D)

Il titolo: per quello ho voluto fare un gioco di parole. Tutte e tre le storie saranno ambientate di notte, dunque Nighthawks che vuol dire nottambuli mi è sembrato il titolo più azzeccato. I personaggi, i cui nomi non verranno nominati, sono stato interpretati in modo allegorico (colpa dei Bestiari che ci hanno fatto analizzare a scuola), e trasposti a volatili: questo perché nella parola Nighthawk, hawk significa letteralmente “rapace”.

Questa raccolta è stata un esperimento, per me: non ho mai scritto in seconda persona e conciliare questa scelta con quella di rendere i personaggi metaforicamente come uccelli non è stato particolarmente facile, perché non mi sembrava una scelta particolarmente furba. Temo che un punto di vista del genere possa rendere troppo soggettiva la narrazione, ma vedremo come va.

Le storie sono tutte già pronte, devono solo essere sistemate e eventualmente corrette. Ogni domenica avrà la sua:)

nel caso non avessi disseminato la strada con abbastanza segnali, i personaggi di questa sono Dean e Castiel, perché conoscendomi non poteva essere altrimenti.

Devo ammetterlo: non ho mai veramente sopportato John Winchester e per quanto abbia cercato di inquadrarlo, il modo in cui si relazionava con i figli mi lasciava l'amaro in bocca; forse ho paura di aver calcato troppo questa mia opinione, ma sì insomma, non è un reato averne, no?

Il modo con cui ha militarmente allevato i suoi figli, metteva Dean in posizione inferiore, proprio come un soldatino. E questo mi ha sempre scaturito l'idea che al suo cospetto il giovane fosse un po' un fringuello, piccolo ma agguerrito.

Castiel è una diva, consapevole o meno non possiamo farci granché. Quindi sì, ecco, mi è parso saggio affibbiargli il rapace, senza nemmeno identificarlo perché abbiamo visto talmente tante versioni dell'angioletto che si poteva restare anche sul vago.

Non credo di aver null'altro d'aggiungere. Per oggi.

Magari alla prossima.

Se vi va, lasciatemi una recensione!

A domenica! Se sarò ancora vivo! AYY!

James Blue

ps: La citazione iniziale l'ho scelta perché è ambigua. Personalmente non saprei chi sia di preciso l'amante e chi il peccatore. Sta al lettore deciderlo:)






















   
 
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