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Autore: piccolimarcoakajohn    23/05/2016    0 recensioni
Piccola indagine immersiva non esente dal'utilizzo dell'ironia allo scopo, almeno intenzionale, di riconoscere un determinato tipo di pensiero, a volte dannoso altre semplicemente divertente
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oramai da una settimana mi ritrovo a passare almeno sessanta minuti seduto allo stesso tavolo ad osservare una persona che seduta a due tavoli avanti a me arriva e lascia il bar che utilizzo come spot wi-fi da circa un mese.
Mi chiedo come sia possibile che questo individuo riesca ad aprire la porta alle mie spalle non appena ho preso posto, incrociando sempre allo stesso modo Nicola che mi chiede se per caso oggi non voglia spendere meno o anche di più dei soliti due euro che gli lascio. Ma in realtà a me piace consegnare una moneta a Nicola, come se fosse Caronte, e mi sembra brutto occupare un dei pochi tavoli del suo piccolo locale per una moneta di valore inferiore. Anche perché sicuramente lui prima o poi arriverà a chiamare il famoso numero grigio che ti viene fornito in busta anonima e sigillata alle ore sei del mattino del primo giorno di apertura del nuovo esercizio che con fatica e rischio sei riuscito ad aprire. ADT, l'Associazione a Difesa dai Tirchi come a me piace storpiare quel buffo acronimo, quella nota organizzazione occulta paragovernativa che ha permesso per molti lustri di mantenere alta la redistribuzione verticista del reddito. Ma, anche se in forma anonima, ho già svelato troppo, non posso superare questo livello di chiarezza.
Ma torniamo a noi. Volevo informare chi ha i mezzi e le modalità di potermi capire, che il tizio, sempre lo stesso tizio, quello che ogni volta incrocia il mio CP (leggi caronte personale, in inglese PC), dal nome che in qualche modo si ricollega al quel mio significativo incontro con Lucilla a Bari, per poi sedersi sempre allo stesso tavolo quadrato da due che è avanti a me di due tavoli e che come sempre è bianco vestito, ce l'ha con me. Inequivocabile come quella volta che un bimbo delle medie mi fissava con lo sguardo spento di chi sta ripetendo a memoria un passo della cabala al contrario per inserirti nella testa un corvo unghiato e che per distoglierlo dall'atto non poco fastidioso ho dovuto rivolgermi in modo calmo e conciso al mio amico seduto di fronte dicendogli che se non l'avesse smessa gli avrei tirato un pugno a chi mi stava fissando e questo perché non bisogna mai e dico mai parlare guardando negli occhi una persona impegnata a recitare una fattura, ma questo è risaputo e non mi piace annoiare la gente.
Comunque dicevo, questo tizio, che da una settimana siede davanti a me, è sospetto. Primo perché, nei sessanta minuti in cui io sto al mio solito posto, tra me e lui non si siede mai nessuno, e questo non può dipendere dal locale in cui abitualmente mi procuro una scadente ma economica birra di importazione allungata con l'acqua, per poter utilizzare per sessanta minuti il wi-fi gratuito e passare del tempo a leggere i miei manga preferiti, perché casualmente quel posto è proprio l'unico del locale che a quell'ora rimane vuoto.
Come può essere una coincidenza. Cos'è, per caso quel tavolo vuoto lo vedo solo io? No, non è così. Casomai è vero il contrario, ovvero che sono gli altri a non vedere me. Più di una volta mi è capitato di incontrare gente stupida che tentava di sollevare la sedia su cui ero seduto per prendere posto. Ma io non glielo lasciavo fare. Gli dicevo che il posto era occupato almeno fino alle diciannove. Ma ogni volta con mio sconcerto poi sentivo dire a Nicola che quei tre tavoli erano prenotati, che era evidente che qualcuno stava già usando quel tavolo vicino all'ingresso, visto che c'era una birra appena spillata, e che la persona che lo occupava sarebbe arrivata a momenti visto che stava discutendo col poliziotto che voleva fargli la multa per aver parcheggiato sul posto per disabili, che per carità è una cosa da non fare senza l'autorizzazione, ma se uno è evidentemente disabile è anche giusto che una volta possa pure dimenticarsi il tagliando (io aggiungo che è giusto anche se se lo dimentica sempre o anche se in realtà non ha mai fatto tutta quella trafila burocratica di accertamento, perché alla fine uno se è disabile lo sente, lo è e quindi è autorizzato) mentre per gli altri due tavoli non si sapeva nulla di chi li avrebbe usati o se qualcuno li avrebbe mai usati, ma erano stati prenotati per dieci anni pure con un lauto pagamento anticipato. E a sentire queste storielle io me la ridevo, perché era ovvio di come tutto quel discorsare anche con nuovi clienti fosse il solo modo per Nicola di sfogare le sue preoccupazioni e le sue frustrazioni verso il brillante futuro da geometra che gli si poteva prospettare innanzi appena finiti gli studi. Alla fine tutti sapevano che quel bar era famoso per Nicola e per il suo acuto senso dell'umorismo e sapevano anche che quei tre tavoli erano riservati uno a me, uno a Viola e uno alla persona in bianco di cui conosco esattamente tutte le possibili conformazioni delle piege del suo giacchetto ma non il nome.
Ma arriviamo al punto quello vero. Questa persona in bianco è una spia. Chiaro di come mi stiano osservando, tenendo sotto controllo, per farmi crollare, per cogliermi nel torto, per limitare le mie libertà, le mie volontà. Non si può più nascondere. E non posso più stare zitto. Per cui volevo informare a chiunque sappia a cosa mi sto riferendo che un bel giorno non portò più fornire quel servizio per cui sono famoso. Non potrò perché mi avranno processato e forse condotto nei posti che tutti sospettano ma nessuno osa pronunciare. Non allarmatevi dunque.                                              1108523052016
  
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