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Autore: ARed    23/05/2016    9 recensioni
Bella ed Edward stanno insieme, si amano molto, ma sono giovani e pieni di sogni, lei Los Angeles, lui New York. Troppo distanti, perciò decidono di lasciarsi senza urla e senza rancori, pur amandosi.
Cinque anni dopo, si ritrovano a Los Angeles, si erano sentiti in quei anni e si erano anche visti. Avevano un ruolo importante l'uno nella vita dell'altro, anche se non facevano più le loro lunghe chiacchierate. Diventano amici, ma siamo sicuri che un amore come il loro si possa limitare ad una, se pur bellissima, amicizia?
" Non parliamo più io e te"
" Già.. se non si tratta di Los Angeles o di New York"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Jessica | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Dove eravamo rimasti..
Quando Bella scopre della gravidanza di Jessica decide di lasciare Edward, per dare la possibilità al bambino di avere una famiglia.
Tre settimane dopo Jessica e Edward incontrano Bella ed Alice mentre fanno shopping, e la ragazza propone di loro di andare a fare shopping per il bambino l’indomani.
Alice non può, deve partire per Forks, Bella accetta. Mentre in macchina vanno a pranzare, Jessica ha dei forti dolori alla pancia ed escono fuori di strada. 


CAPITOLO 16
ASSASSINA

Los Angeles - Metà Febbraio 2017

EDWARD

Erano tre settimane che cercavo di esse felice, a volte mi mettevo a parlare con la pancia di Jessica, e spesso e volentieri mi ero trattenuto dal non chiamarla Bella. Io amavo il mio bambino, lui non aveva colpe, la colpa era solo mia.
Ero io la causa del dolore dipinto sul viso di Bella, mi aveva fatto male vederla in quello stato, vedere i suoi sorrisi non raggiungerle gli occhi, accettare la proposta di Jessica per vederla felice.
Far finta di stare male a causa di Jacob quando invece era solo colpa mia.
Non sapevo cosa dire in quel momento, ero un codardo, non dovevo lasciare che Bella accettasse l’invito di Jessica, non sarebbe riuscita a reggere per tutto il pomeriggio assieme a lei.
Da quel giorno ero ufficialmente un giocatore dei Lakers, ma alla firma del contratto non ero felice, come avevo sempre immaginato. Non c’era Bella ad aspettarmi fuori dalla porta dicendomi che era fiera di me, c’erano solo dei maledetti giornalisti, salii in macchina, volevo tornare a casa.
Non avevo ancora acceso il motore quando sentii il mio telefono squillare, era Emmet, forse voleva sapere se ero dei Lakers o no.
<< Ciao orso!>>, risposi prendendolo in giro.
<< Edward, non è il momento di scherzare>>, disse serio, non l’avevo mai sentito così.
<< Perché? Emmet che succede?>>, avevo una strana sensazione.
<< Jessica e Bella, hanno avuto un incidente, le hanno portate in ospedale>>, non potevano essere vere le sue parole.
<< Come stanno? Il bambino?>>, domandai cercando di rimanere tranquillo.
<< Edward devi venire qui>>
<< In che cazzo di ospedale sei?>>
<< In quello dove hanno operato Jacob>>, chiusi la chiamata, ero lontanissimo, quell’ospedale era praticamente dall’altro lato della città.
Non stava succedendo, davvero, loro stavano bene, il mio bambino stava bene, non poteva morire.
Ci impiegai quasi un’ora per raggiungere l’ospedale, appena entrai trovai subito Emmet, << Devi stare calmo>>, mi disse tenendomi per una spalla.
<< Come cazzo faccio a stare calmo?>>, non mi ero accorto di tremare.
<< Edward lei è la dottoressa Denali, ha visitato lei Jessica>>, mi disse accompagnandomi in un ufficio, ma io volevo vederla.
<< Lei è Edward Cullen, il fidanzato della signorina Stanley?>>, mi domandò facendomi sedere, io annuì non avevo le forse per rispondere.
<< La sua ragazza nell’incidente ha perso il bambino, mi dispiace>>, no stava mentendo, non poteva capitarmi anche questa, il mio era solo un brutto incubo, dal quale mi sarei risvegliato immediatamente.
<< Dov’è Jessica?>>, dovevo vederla e starle accanto.
<< Il signor Brandon la accompagnerà all’ascensore>>, io e Emmet uscimmo da quella stanza, il mio bambino non c’era più, era morto ancor prima di poter vedere la luce del sole, lui non c’era più.
<< Lei lo sa?>>
<< Si, i medici glielo hanno detto>>, ed io non c’ero, potevo evitare quel maledetto incidente, invece no ero a firmare uno stupido contratto.

BELLA
Avevo un dolore lancinante alla testa a fatica aprii gli occhi, la luce bianca della stanza mi dava estremamente fastidio. Dove mi trovavo?
Era una stanza d’ospedale, perché ero in ospedale? Mossi il braccio, mossa sbagliata, avevo una flebo nella vena, con la mano libera mi toccai la fronte, avevo una grossa benda sopra l’occhio destro.  Solo in quel momento mi ricordai dell’incidente, della macchia rossa, di Jessica, della macchina che usciva fuori strada. Dovevo sapere come stava Jessica, perché non era in stanza con me?
Facendo attenzione a non farmi male con la flebo scesi dal letto ed uscì in corridoio, ma un’infermiera mi vide e mi fece rientrare, chiamò il medico doveva controllare i miei parametri.
<< Il mal di testa sarà frequente nei prossimi giorni, a causa del trauma cranico che ha subito, per il resto sta bene. Si ricordi solo di pulire la ferita tutti i giorni>>, mi raccomandò uscendo dalla stanza.
<< Scusi le sa dov’è la signorina che è stata ricoverata con me?>>, domandai all’infermiera che mi toglieva l’ago della flebo.
<< Si, al terzo piano, stanza numero 268>>
La ringraziai e camminando lentamente raggiunsi la sua stanza, la trovai nel letto che piangeva, con delicatezza mi avvicinai a lei. Non aveva nessuna ferita, ma aveva la morte negli occhi.
<< Jessica..>>
<< Bella>>, mi avvicinai a lei e mi abbracciò.
<< Il mio bambino non c’è più..>>, mi bloccai alle sue parole sentendomi una merda, uno schifo, era colpa mia, avevo desiderato così tante volte che quel bambino non ci fosse, ed ora non c’era più.
<< Jessica mi dispiace così tanto>>, piangevo anche io, la tenni stretta a me, finché non sentii che il suo respiro si era fatto più regolare, si era addormentata, con cautela le feci posare il capo sul cuscino, una sua mano era ancora sul suo ventre, che sarebbe rimasto piatto per colpa mia.
Appena uscii da quella stanza vidi Edward entrare nel corridoio, era spaventato a morte, tremava tutto.
<< Bella..>>, disse in un sussurro prima di stringermi forte a sé.
Io in quel momento ero come smarrita, non sapevo che dire, che fare.
<< Non c’è più Edward..>>
<< Cosa è successo?>>
<< Dovevo guidare io.. Lei era così pallida..>>, dissi ricordando il viso di Jessica poco prima di salire in macchina.
<< Perché non l’hai fatto?>>, usò un tono di voce freddo, si allontanò da me.
<< Lei non.. non voleva, poi ha cominciato ha.. ed io non riuscivo a fermare la macchina.. Io ho causato l’incidente..>>, non riuscivo a parlare, quella situazione era così assurda, solo un incubo.
<< Mio figlio è morto Bella, non c’è più, ed è tutta colpa tua, tu lo hai ucciso, lo odiavi!>>, non era vero, io non potevo odiare quel bambino.
<< Io non lo..>>
<< Stai zitta!>>, urlò lui avvicinandosi a me, mi faceva paura, non l’avevo mai visto così arrabbiato, << Vattene, scommetto che non hai fatto nulla per salvarlo!>>, io avevo fatto di tutto, ma non ero riuscita in niente.
<< Edward smettila! Bella ha subito un trauma cranico, non vedi com’è confusa?>>, disse Emmet dietro di lui, non avevo notato la sua presenza.
<< Non me ne frega un cazzo del suo trauma cranico! Mio figlio non c’è più, lei è un’assassina!>>, era fuori di sé, ed aveva ragione.
<< Calmati Edward.. Jessica ha bisogno di te ora, devi starle accanto>>, disse Emmet allontanandolo da me, non mi ero accorta di essermi praticamente spiaccicata al muro e di tremare.
<< Vieni con me Bella>>, mi circondò la vita con un braccio ed assieme prendemmo l’ascensore.
<< Voglio andare via da qui>>, dissi quando entrammo nella mia stanza, volevo allontanarmi da Edward e dalle sue parole, mi aveva dato dell’assassina, mi aveva accusato di aver ucciso suo figlio, e forse aveva ragione, avrei dovuto insistere di più per poter salvare Jessica e  il bambino, e non farmi prendere dal panico.
<< È meglio di no, sei ancora troppo scossa>>, rispose Emmet.
<< Il medico ha detto che sto bene Emmet, me ne voglio andare>>, lo stavo supplicando, non riuscivo a reggere più quella situazione, aveva bisogno di cambiare aria.
<< Va bene, allora chiedo di prepararti le carte per le dimissioni>>, disse uscendo, era un buon amico, sapeva che era inutile insistere.
Poco dopo arrivò un’infermiera con tutte le carte che dovevo firmare, e assieme ad Emmet tornai  a casa.
<< Edward ha ragione, è colpa mia..>>
<< No, Bella, io questo non dovrei dirtelo, ma lo farò lo stesso>>, mi disse sedendosi accanto a me  sul divano.
<< Non è stato l’incidente a causare l’aborto di Jessica, semmai il contrario>>, non ci stavo capendo nulla.
<< Lei ha avuto un aborto spontaneo, nessuno poteva fare più nulla per lei>>, cominciai a ridere, ridevo per non piangere.
<< Con tutte le persone che potevano essere con lei in quel momento, c’ero io, capisci? Edward pensa che sia colpa mia, ed ha ragione>>
<< Bella smettila, sei ancora troppo scossa>>, mi disse prendendomi tra le sue braccia e stringendomi forte a sé. Il mio telefono cominciò a suonare, era Alice.
<< Dimmi che non glielo hai detto>>
<< Mi ha chiamato preoccupata, non rispondevi più alle sue chiamate>>, disse facendo i suoi occhi da cucciolo di orso.
<< Pronto>>, risposi lanciandoli un’occhiataccia, doveva imparare a tenersi certe cose per sé.
<< Bella, oddio.. Come stai?>>
<< Sto bene Alice>>
<< Cosa è successo?>>
<< Siamo uscito fuori strada con la macchina>>, le dissi mentre la ferita alla testa cominciava a pulsare.
<< Sei ancora in ospedale?>>
<< No sono a casa, con Emmet>>, le dissi per tranquillizzarla.
<< Lei come sta? Si è fatta male?>>
<< Ha perso..>>, non riuscii a dirlo ad alta voce, lui non c’era più.
<< Oh Bella.. Mi dispiace così tanto, avrei dovuto rimanere a Los Angeles con te, sapevo che non era una buona idea lasciarvi uscire da sole..>>, non sarebbe cambiato nulla.
<< Tranquillizza mamma e papà, ed anche Jasper>>
<< Vieni qui, vieni a Forks, riposerai qualche giorno lontana da tutto quel casino, ne hai bisogno>>, quella di Alice non era una cattiva idea.
<< Va bene, guardo il primo volo disponibile e vi raggiungo>>
<< Ti lascio, di ad Emmet di accompagnarti in aeroporto, non voglio che tu guida, già sei sbadata in condizioni normali, figuriamoci ora>>, ma com’era simpatica.
<< A presto Alice>>, dissi chiudendo la chiamata.
Presi subito il Mac e cercai il primo volo per Seattle, l’ultimo partiva alle 21:30, andava benissimo, erano appena le 7 di sera, con un po’ di fortuna sarei riuscita a prenderlo.
Prima di andare in camera a preparare la valigia, passai per lo studiolo e stampai il mio biglietto.
<< Vengo con te>>, mi disse Emmet, mentre aspettavo che il biglietto uscisse dalla stampante.
<< Non ce ne bisogno, sto bene>>, non volevo un baby sitter.
<< Non lo faccio per te Miss Swan, voglio solo vedere Rosalie>>, l’orso innamorato, sorrisi e dal computer ordinai un  biglietto anche per lui.
Senza alcuna difficoltà riuscimmo a prendere il volo per Seattle,
Poco prima del decollo vidi Emmet allontanarsi e parlare al telefono con qualcuno, forse avvisava Rose del suo arrivo.
Appena l’aereo decollò mi addormentai, stanca fisicamente e mentalmente di quella lunghissima giornata.

EDWARD
Entrai in quella fredda camera d'ospedale, lei era distesa a letto, dormiva. Una sua mano era sulla pancia, dove non c'era più il mio bambino.
<< Come stai?>>, le domandai quando aprì gli occhi, non so quanto tempo ero rimasto li vicino a lei, vidi solo che fuori era ormai buio.
<< Come pensi che stia Edward?>>, disse trattenendo le lacrime.
<< Mi dispiace..>>, non sapevo cosa dire.
<< Bella? Bella come sta?>>, perché gli interessava sapere di lei, per colpa sua il nostro bambino non c'era più.
<< Non la nominare ti prego, per colpa sua..>>
<< Edward ho avuto un aborto spontaneo, ho cominciato ad avere dei forti dolori al basso ventre e ho perso il controllo della guida, siamo finite fuori strada.. Bella non rispondeva più.. sembrava..>>, non finì la frase che cominciò a piangere.
<< Hey, lei sta bene..>>, la rassicurai cercando d'abbracciarla per quanto i tubicini sul suo braccio me lo permettessero.
<< Perché non hai fatto guidare lei?>>
<< Non sarebbe cambiato nulla, c'era un forte distacco della placenta.. la gravidanza non sarebbe mai andata avanti>>, non era colpa di Bella, era il destino che aveva deciso di portarcelo via.
<< Va da lei..>>, disse d'un tratto, non capivo.
<< Come?>>
<< Edward hai capito, non è me che ami, l'unica cosa che ci teneva legati ora non c'è più..>>, disse toccandosi  la pancia.
<< Ma io..>>, non mi fece finire.
<< Tu nulla.. Pensi non sappia che avete fatto l'amore?>>, non poteva saperlo.
<< Io.. come fai a saperlo?>>, speravo non fosse stata Bella ha dirglielo, speravo non fosse la causa reale dell'incidente, se fosse stato così non l'avrei mai perdonata, mai.
<< Io vi ho visti.. quando hai fatto la cena a casa tua, non era vero che non c'erano aerei. Io volevo farti una sorpresa, ma quando sono arrivata al tuo appartamento.. beh la sorpresa l'hai fatta tu a me >>, mi confessò facendo un sorriso amaro. L'avevo tradita e lei lo sapeva..
<< Perché non mi hai detto nulla? Perché non ti sei arrabbiata?>>, le chiesi facendo anche un sospiro di sollievo nel sapere che Bella non centrava.
<< Pensi che non abbia sofferto? Ero la fidanzata del famoso Edward Cullen, ho pensato che fosse normale. Che non potevi accontentarti solo di me, che io mi dovevo ritenere fortunata a stare con te..>>, perché diamine si era messa in testa una cosa del genere?
<< Jessica mi dispiace, io non volevo farti soffrire, mi dispiace così tanto per il nostro bambino..>>, mi dispiaceva davvero, io le volevo bene, non immaginavo che sapesse, non mi aveva mai fatto capire nulla, aveva sofferto in silenzio, io ero stato un gran bastardo nel non capire che stava male per colpa mia.
<< Non sarebbe mai stato nostro, ogni volta che facevi l'amore con me pensavi a lei.. Lo so che non mi volevi far soffrire, ora vai..>>, disse accarezzandomi una guancia e facendo un sorriso lieve.
<< Grazie>>, le posai un bacio sulla fronte ed uscì dalla stanza, le avevo fatto del male, ma aveva ragione lei, io non l'amavo, se fossi rimasto con lei allora si che le avrei fatto del male. 
<< Non voglio lasciarti da sola..>>
<< I miei genitori stanno venendo qui, vai da lei>>, era un angelo.
Sapevo di  dover parlare con Bella, la amavo ma lei? Mi amava dopo che le avevo dato dell'assassina? Mi avrebbe mai perdonato? Solo lei poteva rispondere alle mie domande.
Presi la macchina e non rispettando nemmeno un semaforo raggiunsi la casa di Bella, la sua macchina era li, non aspettai l’ascensore feci le scale a piedi, e con il cuore in gola mi fermai davanti alla sua porta.
Era tardi, cominciai a suonare e a bussare contemporaneamente ma nessuno apriva, << Bella! Bella apri!>>, era inutile in quella casa non c’era nessuno.
Provai a chiamare Bella al telefono, ma il suo era spento, forse Alice sapeva dov’era, decisi allora di chiamare lei.
Tuut, tuut, tuuut -, il telefono di Alice suonava, ma nemmeno lei rispondeva. Dove diamine era Bella? Non mi restava che chiamare Emmet, avevo trattato male anche lui. Bella aveva subito un trauma cranico ed io le avevo urlato contro, ero un mostro.
<< Dimmi>>, rispose poco dopo con tono freddo.
<< Dov’è Bella? Dove siete?>>, domandai sedendomi sulle scale.
<< Edward sta male, lasciala in pace>>
<< Lo so che sta male, ma io la devo vedere, le devo chiedere scusa, devo parlare con lei>>, sapevo di averle fatto male.
<< Siamo su un aereo in partenza>>, come su aereo? Dove stavano andando?
<< Scendete subito, io devo parlare con lei, Emmet ti prego>>
<< Non possiamo più scendere>>
<< Dove siete diretti?>>, sarei subito andato in aeroporto a prendere il volo successivo.
<< A Forks>>
<< Stalle accanto ti prego, io arrivo il prima possibile>>
Era tardi, probabilmente i voli per Seattle erano finiti, ma tentar non nuoce, andai aeroporto e notai che avevo ragione, il prossimo volo sarebbe partito solo l’indomani alle 8. Ne approfittai per comprare un biglietto, non me la sentivo di ritornare a casa, avevo voglia di camminare.
Perciò mi recai verso Venice Beach, cominciai a camminare sulla spiaggia a piedi nudi, l’aria fredda , mi faceva bene, mi aiutava a mettere in ordine i miei pensieri. 
Provai ancora a chiamare Bella, il telefono risultava sempre spento, erano ancora in volo
Al bar dove solitamente io e Bella ci incontravamo, si erano seduti l’anziana signora con suo marito, non so cosa mi spinse ma mi diressi verso il loro tavolo.
<< Buona sera>>, dissi palesando la mia presenza.
<< Buona sera figliolo>>, rispose l’anziana vecchietta.
<< Prego accomodati>>, mi disse suo marito.
<< Grazie>>
<< Come va?>>, mi domandò come se sapesse tutto.
<< Ho combinato un casino>>
<< Racconta..>>, mi incoraggiò l'anziano signore.
<< Bella e la mia ex hanno avuto un incidente oggi e..>>, il mio bambino non c’era più.
<< Mi dispiace>>, disse l’anziana accarezzandomi il braccio.
<< Le ho dato dell’assassina, non mi perdonerà mai>>
<< E lo pensi davvero?>>, mi domandò il marito.
<< No, certo che no, ero solo arrabbiato con il mondo, e Bella era li, me la sono presa con lei..>>, mi ero sfogato su di lei, non preoccupandomi minimamente delle sue condizioni di salute. 
<< Ragazzo, quando la vedi sii sincero con lei, capirà>>
<< Non sarà semplice, la tua ragazza ha un carattere forte, figliolo dovrai farti in quattro per ottenere il suo perdono>>, aggiunse l’anziana signora, aveva definito Bella la mia ragazza, magari lo fosse.
<< Posso sapere il suo nome?>>, le domandai, lei praticamente conosceva tutto di me e Bella e noi nulla di lei.
<< Jocelyn Hope >>, aveva un nome bellissimo.
<< Speranza.. È quella che mi serve>>, avevano ragione a dire che la mia Bella avesse un carattere forte, lei in tutto ci metteva il cuore e quando la ferivi proprio li era difficile, se non impossibile, rimediare all’errore. Io ci avrei provato, non avrei mollato, ora eravamo liberi di stare insieme, dipendeva tutto da noi e dalle nostre scelte.
<< Mi dispiace averle mentito con Bella quando..>>
<< Ma non avete mentito, probabilmente solo quando c’ero io voi eravate voi stessi>>, disse sorridendo e sorseggiando il suo tè caldo. Ripensandoci aveva completamente ragione, era vero che io amavo prenderla in giro assieme a Bella, ma era altrettanto vero che per me non era un vero e proprio gioco. Amavo essere il ragazzo di Bella.
L’indomani mattina mi svegliai di buon ora, erano le sei ed io era già più che pronto, chiamai un taxi e mi recai in aeroporto, non vedevo l’ora di vederla, di poterle parlare, di poterla baciare. Dovevo essere sincero con lei e tutto sarebbe andato per il meglio. Ero fiducioso quella mattina, ero fiducioso da quando avevo parlato la sera prima con la signora Jocelyn e suo marito.
Bella sto arrivando, sto arrivando amore mio.

Eccoci, Jessica ha persso il bambino, ma la colpa non è della nostra Bella.
Edward ha usato parole forti di cui si è pentito, sarà semplice per lui farsi perdonare?
Grazie, di cuore a tutte, siete in tantissime.
A mercoledì, un grande bacio Alma

Ps. Grazie a Renes Mikaelson per il suggerimento del nome dell’anziana signora.
Grazia anche a tutte le altre che mi hanno consigliato altri nomi.

   
 
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