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Autore: MadogV    23/05/2016    4 recensioni
"Era un piovoso venerdi pomeriggio nella frenetica San Fransokyo e aveva ricevuto un messaggio:” Vieni dobbiamo parlare.” (dal testo)
Chi deve parlare con chi? E per dire cosa?
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Non aspetto recensioni positive per questo delirio, né tanto meno di essere linciato, solo che lo leggiate e vi divertiate.

Ultimamente avendo poco o niente da fare, ascolto musica, tanta musica, di ogni genere e il risultato sono questi piccoli “capolavori”, frutti di deliri mentali.

Il cantiere Frozen dovrebbe riprendere a settembre, per quanto riguarda invece il Re Leone, mi manca solo il finale e un modo per aggirare un ostacolo non da poco.

Per il resto, grazie in anticipo di eventuali recensioni, di qualsiasi natura esse siano.

Per la cronaca, lo spessore psicologico qui è andato a farsi benedire, per un più “insano” gusto di scrivere qualcosa. (sperando che però vi piaccia.)

Era un piovoso venerdi pomeriggio nella frenetica San Fransokyo e aveva ricevuto un messaggio:” Vieni dobbiamo parlare.”

Con dubbi nella mente si presentò però all’appuntamento, si sedette e ordinò la sua bibita preferita.

Ma la persona che l’aveva invitata non era ancora arrivata e stava accumulando ben 27 minuti di ritardo, una cosa che odiava.

Poi però arrivò, la tensione che aveva addosso poteva percepirsi a occhio nudo.

Si sedette tremante, ordinò e cercò di assumere un atteggiamento più rilassato.

“Non hai scelto certo un luogo neutrale.” Cominciò ridendo

“Scusami per il ritardo. E si, questa caffetteria mi dà più sicurezza.” Rispose di rimando

“Oh dio, che c’è? Su sputa il rospo.”

“Bè, ho un problema con alcuni calcoli applicati alle nuove formule molecolari. E non riesco a trovare il punto di scarico energetico.” Rispose

“Quindi chiedi aiuto a me. Credevo che questa materia fosse tua.” Disse di rimando e sorridendo l’altra persona, che, però, si era accorta che quella scusa non reggeva.

“Che altro c’è?”

“Domani è l’anniversario della morte di Tadashi. E mi chiedevo, tu, che lo conoscevi meglio di me, che hai pensato per la celebrazione?”

Si stranì, perché sapeva bene che sulle date non poteva sbagliarsi:” Scusa, ma se non ricordo male, l’anniversario è fra due settimane. Mi pare un errore grossolano da parte tua, che non sbagli una data. Non sei tu che pianifichi il calendario degli esami, mesi e mesi prima?”

“Ah, giusto.” E si colpì la fronte con il palmo della mano.

E allora insistette:” Mi hai detto di vederci, ci sarà un motivo o no?”

“Dammi un attimo.” –“ Già è stato difficile trovare il coraggio di chiederti di venire.”

Ma mentre parlava, l’altra persona fece il gesto di alzarsi.

L’occasione di parlarsi sembrava sfumare, ma, improvvisamente, afferrò la sua mano e disse:” Ti prego non andartene, non so se troverò di nuovo il coraggio di invitarti.”  E quasi piangeva.

“Allora dimmi che vuoi?” Fu la sua domanda, con tono aspro.

“Io ti amo. Io ti amo.” Disse tremante

Lo stupore si dipinse sul suo volto, ma poi disse:” Io, io non so che dire. Perché non me lo hai detto prima.”

“Perché pensavo che tu e Tadashi.”

“Che io e Tadashi fossimo una coppia? Che sciocchezza, amici si, ma una coppia proprio no.”

Non riusciva a parlare, aveva esternato i suoi sentimenti e ora sentiva come un vuoto, in attesa di essere riempito o di essere lasciato tale.

“Honey Lemon.” Disse:” Anche io ti amo, ma non te l’ho detto perché pensato che tu e Tadashi..”

“Che io e Tadashi fossimo una coppia? Che sciocchezza, amici si, ma una coppia proprio no.” Disse lei, sorridendo e ripetendo le sue parole, poi aggiunse:” Io amo te, Go Go Tomago.”

Allora Tomago l’attirò a se e la bacio, fu un bacio dolcissimo, delicato e passionale allo stesso tempo, un bacio che sembrava voler recuperare il tempo perso e promettere che il tempo non sarebbe più stato sprecato.

Quando si staccò da lei, Honey chiese:” Ma se Tadashi non stava con te e non stava con me, allora con chi messaggiava?”

“Che importa.” Disse Go Go:” Ora mi importa solo di te e del tempo che passeremo insieme.”

Pagato il conto, uscirono e appena svoltato l’angolo, Honey spinse Go Go contro il muro, riempendole di baci il collo e facendo scivolare lentamente le mani sotto la sua maglietta.

Go Go rabbrividì a quel contatto e disse:” Vedo che ora l’hai trovato il coraggio.”

Per tutta risposta, Honey, con sguardo malizioso, rispose. “Casa mia o casa tua?” continuando a baciarla, mentre l’accarezzava sotto la maglietta.

 

   
 
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