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Autore: Dea Elisa    23/05/2016    4 recensioni
Eppure il libro è rimasto sul comodino, come se qualche volta rimanesse la voglia di sfogliarlo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Ristori, Antonio Ceppi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'inizio di un libro ti deve impaurire. Ti deve rendere restia a continuare a leggere un mondo che non trovi come tuo. Ti deve annoiare, ti deve deludere. Poi arriva quella pagina, quella frase, quel capitolo, e allora te ne innamori e ti chiedi come hai fatto ad odiarlo sino a quel momento. Leggere un libro è come vivere una storia d'amore, e non sai se all'ultima parola sarà valsa la pena averlo letto, o se è stato tutto un errore, o se, chissà, continuerà a vivere nella tua mente e nel tuo cuore come se la parola fine fosse solo l'inizio di tutto.

Ad una fine non siamo arrivati.

Eppure qualcosa di simile è successo, tanti anni fa.

Eppure il libro è rimasto sul comodino, come se qualche volta rimanesse la voglia di sfogliarlo.

«Stavate dicendo?» mi salvo in extremis, riemergendo dalla confusione di parole e storie e pagine dell’immensità della biblioteca.

«Ultimamente mia sorella è un po’ distratta» commentò Fabrizio divertito, sorridendo ad Elisa che fece lo stesso, sebbene con più riserbo, ancora non del tutto pronta a considerarsi parte della nostra famiglia. «Che sarete nostri testimoni.»

Anna si schiarì la voce prima di guardare Antonio, in piedi dietro il divanetto su cui era seduta Elisa.

«Sì» risposi a bassa voce, ripetendo poi la sillaba più volte, data l’occhiata stranita di mio fratello che, prima con una smorfia, poi con un altro sorriso, diede d’intendere che avesse capito.

«L’entusiasmo non ha mai fatto parte di lei» smorzò la tensione Fabrizio, ma ormai la questione era risolta e potevo intendermi come esclusa dai loro dialoghi. «Allora, visto che si è deciso così, se volete scusarci.»

Non potei confortarmi nella solitudine per più di un paio di minuti, perché il congedo dei due futuri sposi allertò la mia mente che avrei presto dovuto sostenere una diatriba con Antonio, sul motivo per cui non avessi mostrato una più spiccata attenzione nei confronti dei preparativi. E di lui.

L’uomo si sedette e osservò Giannina posare la teiera sul vassoio, nonostante Elisa e Fabrizio avessero già abbandonato la stanza. Antonio la rassicurò cercando di calmare le scuse prolisse della ragazza per non essersi affrettata a servire il tè prima di allora, e la serva si inchinò un altro paio di volte prima di lasciare la biblioteca.

«Volete del tè?»

«No grazie, prendo un libro e vado in giardino a leggere.»

Antonio fece per alzarsi.

«Rimanete pure, non disturbate.»

«Preferisco di no.» Si avvicinò alla porta, dove sostavo. «Posso chiedervi in prestito un libro anche io?»

«Temo che quelli di carattere medico siano estremamente rari nella nostra biblioteca.»

«Non importa, consigliatemene uno voi.»

«Quale genere prediligete?»

«E voi?»

«Stavamo parlando di voi.»

«Di me, che mi sto facendo consigliare da voi.»

«Va bene, facciamo così» alzai le mani come a impedire che potesse avvicinarsi ulteriormente, ma non ne aveva nessuna intenzione. «Scegliamo il titolo che più vi ispira.» Era la soluzione più rapida per evitare il prolungamento di quella discussione. Quindi mi avvicinai alla prima vetrinetta, l’aprii e recitai ad alta voce qualche titolo e qualche autore, sperando che almeno uno di quelli potesse rientrare tra i gusti di Antonio.

 

«Credo di averlo già letto in gioventù.»

«Probabilmente è molto triste.»

«Non ce la farò mai a leggerlo in tempi ragionevoli.»

«Il francese non lo conosco bene come voi.»

 

Fu allora che rinunciai alla mia impresa. «Lo sapevate benissimo.»

Antonio piegò l’angolo della bocca in un sorriso.

«Lo sapete benissimo.»

Non replicò.

«Lo sai benissimo, Antonio, come sai quali sono i miei libri preferiti, come sai che non troveremo mai un libro che ti possa piacere, perché non è questo il motivo per cui stiamo facendo questa ricerca.»

«Portatemi quello che state leggendo adesso.»

«Non sto leggendo nessun libro.»

«Avrete un libro sul comodino.»

«Dovrò prima terminarlo.»

«Allora non è vero che non state leggendo niente.»

«Perché è molto tempo che l’ho interrotto. Perché… mi spiegate per quale ragione ne stiamo parlando?»

«Perché è sempre quello, Anna, n’est-ce pas

 

L’inizio di un libro ti deve impaurire.

Ma ci siamo già passati, e allora mi chiedo perché mi faccia ancora così paura. Non è forse l’idea di aprirne uno nuovo, che mi confonde, e mi fa stringere i pungi, e mi forza a chiedermi se ne valga la pena, di affrontare un viaggio così lungo e senza appigli? E se volessi tornare indietro? Non potrei farlo, una volta conosciute quelle pagine. Non potrei cancellare memorie impresse, non basterebbe strappare la carta, bruciarla, nasconderla. È quello che è successo, ed è il motivo per cui quel libro è ancora a metà, ed è il motivo per cui è sempre accanto al letto, pronto ad accogliere i miei occhi sulle sue parole.

E non smetto di pensarci, a quanto potrebbe essere bello ricominciare a sfogliarlo insieme.

   
 
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