L'inizio
di un libro ti deve impaurire. Ti deve rendere restia a continuare a
leggere un
mondo che non trovi come tuo. Ti deve annoiare, ti deve deludere. Poi
arriva
quella pagina, quella frase, quel capitolo, e allora te ne innamori e
ti chiedi
come hai fatto ad odiarlo sino a quel momento. Leggere un libro
è come vivere
una storia d'amore, e non sai se all'ultima parola sarà
valsa la pena averlo letto,
o se è stato tutto un errore, o se, chissà,
continuerà a vivere nella tua mente
e nel tuo cuore come se la parola fine
fosse solo l'inizio di tutto.
Ad
una fine non siamo arrivati.
Eppure
qualcosa di simile è successo, tanti anni fa.
Eppure
il libro è rimasto sul comodino, come se qualche volta
rimanesse la voglia di
sfogliarlo.
«Stavate
dicendo?» mi salvo in extremis, riemergendo dalla confusione
di parole e storie
e pagine dell’immensità della biblioteca.
«Ultimamente
mia sorella è un po’ distratta»
commentò Fabrizio divertito, sorridendo ad
Elisa che fece lo stesso, sebbene con più riserbo, ancora
non del tutto pronta
a considerarsi parte della nostra famiglia. «Che sarete
nostri testimoni.»
Anna
si schiarì la voce prima di guardare Antonio, in piedi
dietro il divanetto su
cui era seduta Elisa.
«Sì»
risposi a bassa voce, ripetendo poi la sillaba più volte,
data l’occhiata
stranita di mio fratello che, prima con una smorfia, poi con un altro
sorriso,
diede d’intendere che avesse capito.
«L’entusiasmo
non ha mai fatto parte di lei» smorzò la tensione
Fabrizio, ma ormai la
questione era risolta e potevo intendermi come esclusa dai loro
dialoghi.
«Allora, visto che si è deciso così, se
volete scusarci.»
Non
potei confortarmi nella solitudine per più di un paio di
minuti, perché il
congedo dei due futuri sposi allertò la mia mente che avrei
presto dovuto
sostenere una diatriba con Antonio, sul motivo per cui non avessi
mostrato una
più spiccata attenzione nei confronti dei preparativi. E di
lui.
L’uomo
si sedette e osservò Giannina posare la teiera sul vassoio,
nonostante Elisa e
Fabrizio avessero già abbandonato la stanza. Antonio la
rassicurò cercando di
calmare le scuse prolisse della ragazza per non essersi affrettata a
servire il
tè prima di allora, e la serva si inchinò un
altro paio di volte prima di
lasciare la biblioteca.
«Volete
del tè?»
«No
grazie, prendo un libro e vado in giardino a leggere.»
Antonio
fece per alzarsi.
«Rimanete
pure, non disturbate.»
«Preferisco
di no.» Si avvicinò alla porta, dove sostavo.
«Posso chiedervi in prestito un
libro anche io?»
«Temo
che quelli di carattere medico siano estremamente rari nella nostra
biblioteca.»
«Non
importa, consigliatemene uno voi.»
«Quale
genere prediligete?»
«E
voi?»
«Stavamo
parlando di voi.»
«Di
me, che mi sto facendo consigliare da voi.»
«Va
bene, facciamo così» alzai le mani come a impedire
che potesse avvicinarsi
ulteriormente, ma non ne aveva nessuna intenzione. «Scegliamo
il titolo che più
vi ispira.» Era la soluzione più rapida per
evitare il prolungamento di quella
discussione. Quindi mi avvicinai alla prima vetrinetta,
l’aprii e recitai ad
alta voce qualche titolo e qualche autore, sperando che almeno uno di
quelli
potesse rientrare tra i gusti di Antonio.
«Credo
di averlo già letto in gioventù.»
«Probabilmente
è molto triste.»
«Non
ce la farò mai a leggerlo in tempi ragionevoli.»
«Il
francese non lo conosco bene come voi.»
Fu
allora che rinunciai alla mia impresa. «Lo sapevate
benissimo.»
Antonio
piegò l’angolo della bocca in un sorriso.
«Lo
sapete benissimo.»
Non
replicò.
«Lo
sai benissimo, Antonio, come sai
quali
sono i miei libri preferiti, come sai che non troveremo mai un libro
che ti
possa piacere, perché non è questo il motivo per
cui stiamo facendo questa
ricerca.»
«Portatemi
quello che state leggendo adesso.»
«Non
sto leggendo nessun libro.»
«Avrete
un libro sul comodino.»
«Dovrò
prima terminarlo.»
«Allora
non è vero che non state leggendo niente.»
«Perché
è molto tempo che l’ho interrotto.
Perché… mi spiegate per quale ragione ne stiamo
parlando?»
«Perché
è sempre quello, Anna, n’est-ce
pas?»
L’inizio di un libro ti deve impaurire.
Ma
ci siamo già passati, e allora mi chiedo perché
mi faccia ancora così paura.
Non è forse l’idea di aprirne uno nuovo, che mi
confonde, e mi fa stringere i
pungi, e mi forza a chiedermi se ne valga la pena, di affrontare un
viaggio
così lungo e senza appigli? E se volessi tornare indietro?
Non potrei farlo,
una volta conosciute quelle pagine. Non potrei cancellare memorie
impresse, non
basterebbe strappare la carta, bruciarla, nasconderla. È
quello che è successo,
ed è il motivo per cui quel libro è ancora a
metà, ed è il motivo per cui è
sempre accanto al letto, pronto ad accogliere i miei occhi sulle sue
parole.
E
non smetto di pensarci, a quanto potrebbe essere bello ricominciare a
sfogliarlo insieme.