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Autore: najaran    12/04/2009    6 recensioni
Un orologio d'argento.
Un oggetto così piccolo può contenere un'infinità di ricordi.
{One-Shot RoyAi dedicata a Lely1441}
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Orologio d’Argento


« Colonnello? », chiamò piano il tenente Hawkeye entrando nell’ufficio buio. « Signore? ».

Si zittì immediatamente vedendo il Flame Alchemist dormire accasciato sulla propria scrivania con una bottiglia di whisky vuota accanto. Riza sospirò rassegnata avvicinandosi al suo superiore il più silenziosamente possibile per non svegliarlo, coprendogli le spalle con il suo cappotto nero.

Anche questa volta si era trattenuto oltre l’orario per firmare gli ultimi documenti e aveva finito per ubriacarsi, lasciandosi sommergere dai ricordi di Ishbar. Ultimamente poi, queste sbornie erano diventate sempre più frequenti dopo la morte del tenente colonnello Huges.

Bere per dimenticare… magari fosse stato così semplice.

Sorrise tristemente della sua ingenuità, carezzandogli con dolcezza le ciocche scure e ravviando quelle che gli coprivano il volto. Solo allora notò l’orologio d’argento abbandonato accanto ai documenti firmati sparsi sul piano di legno.

Con un gesto automatico lo prese e, dopo una piccola esitazione, lo aprì. Non sapeva cosa ci fosse dentro: non l’aveva mai chiesto e lui non glielo aveva mai detto… anche se molto probabilmente avrebbe ritrovato solo la superficie liscia del metallo.

Invece, le sfuggi una piccola esclamazione sorpresa: dove Edward aveva inciso la data della sua partenza da Reesembool, il colonnello Mustang aveva messo una vecchia foto, rimpicciolita e ritagliata per adattarla alla forma circolare dell’oggetto.

Lo sguardo di Riza venne ricambiato dal sorriso di un Roy di neanche vent’anni, gli occhi neri come la pece brillavano dell’entusiasmo di un giovane pieno di ideali. Accanto a lui ritrovò una se stessa di appena sedici anni: i capelli biondi ancora corti, un vestitino bianco ed un coprispalle a maniche corte color carta da zucchero annodato sul petto. Un sorriso timido ma felice, di una ragazza qualunque. Davanti a loro, seduto su una delle sedie di vimini del giardino, c’era suo padre: occhi spenti, sguardo rassegnato, sorriso tirato e triste come sempre.

Ricordava quel giorno d’estate come fosse ieri…


« Devo proprio? », mugugnò il signor Hawkeye mentre lo trascinavano in giardino.

« Avanti, papà. Sarà un bel ricordo per il futuro! », lo pregò lei prendendolo sottobraccio.

« Bah! »

« Avanti maestro Hawkeye, Riza ha ragione! », si aggiunse Roy con un sorriso smagliante. « Ormai sono suo allievo ufficiale… siamo una sottospecie di famiglia, no? ».

Riza annuì, sorridendo speranzosa. Una famiglia… da molto tempo ormai quel concetto si era seccato nella sua mente come un fiore senza acqua. Anche se era ancora molto piccola, ricordava chiaramente che prima della morte della mamma, suo padre era un uomo molto diverso. Dopo che Elizabeth li aveva lasciati, lui si era dedicato anima e corpo alle sue ricerche disinteressandosi man mano di lei. Almeno fino a quando non aveva dovuto trovare un modo per conservare i proprio risultati.

« Va bene, va bene! Ma solo per stavolta, sia chiaro », cedette alla fine l’uomo. Se era Mustang a chiedergli qualcosa accettava sempre. Forse se lei fosse stata in grado di usare l’alchimia le avrebbe voluto bene e non avrebbe accettato alcun allievo… interruppe immediatamente quel flusso di pensieri malsani. Voleva bene al signor Mustang e anche suo padre si era affezionato a lui. Roy Mustang sarebbe stato l’acqua per un nuovo fiore.

Si avvicinarono al fotografo che stava sistemando la macchina sul cavalletto, in modo da inquadrare l’angolo più bello del giardino, quello che Riza curava personalmente

« Eccovi finalmente! », esclamò l’uomo quando li vide. « Signor Hawkeye, per favore si metta qui seduto ». Sembrava alquanto ansioso di andarsene al più presto. Ovvio. Nessuno si avvicinava mai più di tanto all’alchimista pazzo, men che meno a sua figlia.

Mentre suo padre prendeva posto borbottando, Riza si voltò verso Roy.

« Un momento, signor Mustang: ha la cravatta tutta storta », lo avvisò indicando il colletto della camicia.

« Oh, cavolo ».

Il maldestro tentativo di darsi una sistemata del giovane provocò una piccola risata da parte di Riza.

« Aspetti », lo rassicurò avvicinandosi. « La aiuto io… ecco fatto! », sorrise facendo un passo indietro per contemplare la propria opera. « Adesso va molto meglio ».

« Grazie mille Rizey », la ringraziò Roy con un gran sorriso.

Ugh! Il suo cuore perse un battito: succedeva ogni volta che la chiamava così e che sorrideva in quel modo.

Interrompendo il quadretto idilliaco, il fotografo li fece mettere in posa con qualche ordine sbrigativo, intimando al signor Hawkeye di sorridere.

« Pronti? Uno, due, tre … ».

Click!


Uno scatto, una foto, un ricordo.

Riza sospirò richiudendo di malavoglia l’orologio. Quel piccolo fermo immagine sembrava venire da un altro pianeta, da un’altra vita… e forse quella vita non era stata altro che un sogno. Ma c’erano il tatuaggio sulla sua schiena e quello stesso orologio a testimoniarne la veridicità. Ma quel piccolo, innocuo oggetto, portava su di se anche la colpa di una guerra, di un massacro, di innumerevoli omicidi. Così tanti ricordi contrstanti concentrati in un oggetto così piccolo.
Hawkeye rimise l’oggetto nella stessa posizione in cui l’aveva trovato, ma mentre ritirava la mano, quella di Mustang catturò con delicatezza le sue dita.

Dapprima sussultò, poi si accorse che il colonnello aveva ancora gli occhi chiusi. Si liberò piano dalla sua presa e, con un’ultima carezza sul capo, mormorò andando via: « Buonanotte, signore ».

Non appena la porta si chiuse, Roy aprì un occhio e, stringendo la presa intorno all’orologio d’argento, biascicò: « Buonanotte… Rizey… ».


***


13 aprile 2009

Angolo dell’autrice!

Salve, voi che avete aperto questa storia! Lo so, non è un granché, ma perdonatemi: l’ho scritta tutta di getto in una serata (più precisamente iersera).

Personalmente non so come mi sia venuta in mente l’idea della foto nell’orologio di Roy, ma credo risalga all’anno scorso durante un lungo viaggio in treno… per il resto mi serviva il contesto in cui inserirlo, così et-voilà!, è nata ‘sta cosa che dovrebbe essere una one-shot RoyAi.

Leggete e commentate, se vi fa piacere ^^


Bacioni, GiuLs

PS: ovviamente questa (indegna, come sempre) shot è dedicata alle consorelle del Forum RoyAi ma specialmente alla nostra sacerdotessa, Lely1441!!!! Auguri Eli!!!
   
 
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