Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: AlienorJ    24/05/2016    1 recensioni
Giappone, presente. Hikari Tanaka è una ragazza comune alle prese con la difficile scelta di cosa vuole fare del suo futuro. Suo padre, un medico rispettato, vorrebbe che seguisse le sue orme e frequentasse medicina all'università, suo nonno invece vorrebbe che si decidesse ad accettare la proposta di Kenui,un suo compagno di scuola, di sposarlo. Hikaru, dal canto suo, vorrebbe solo girare il mondo. Una sera, sfuggita di nuovo all'appiccicosa presenza di Kenui, trova rifugio in un vecchio tempio shintoista, apparentemente disabitato.
Mentre si aggira tra i vecchi edifici, una luce attira la sua attenzione verso un capanno. All'interno, Hikari trova un vecchissimo pozzo, proprio all'interno del quale scopre un bagliore. Attirata inspiegabilmente verso l'orlo del pozzo, non appena lo raggiunge viene colpita da una forza incredibile.
Da allora, la sua vita cambierà per sempre. Soprattutto dopo l'incontro con un affascinante mezzo-demone alla ricerca della spada di suo padre, la mitica Tessaiga.
Una storia ambientata diversi anni dopo il lieto fine di Kagome e Inuyasha e che vedrà stavolta al centro della scena i loro eredi.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Quindi in questa epoca viaggiate con questi taxi?” Izumi non aveva smesso un secondo per tutta la mezz’ora che li separava dalla biblioteca di farle domande riguardo alle macchine, alle strade, ai semafori. Cominciava a mal sopportare l’entusiasta curiosità della ragazza. Keiichi invece si limitava a guardare fuori dal finestrino, in silenzio, continuando a tenere il broncio mal celato dal cappello che Izumi gli aveva calcato in testa.
Hikari guardò i due ragazzi e fu piuttosto soddisfatta del risultato. Fatta eccezione per i capelli, Keiichi e Izumi sembravano due persone assolutamente normali, ma tanto negli ultimi anni i capelli bianchi erano diventati di moda. Certo, se Izumi si fosse data una calmata, evitando di guardare con meraviglia un semplice parchimetro, o se Keiichi avesse smesso di ringhiare contro chiunque lo guardasse con curiosità, sarebbe stato meglio.
Giunti finalmente alla biblioteca pubblica, Hikari tirò un sospiro di sollievo. Si era sempre sentita a suo agio nelle biblioteche. E aveva bisogno di una pausa dalle mille domande di Izumi.
“Posso aiutarvi?” la bibliotecaria si avvicinò a loro, esitando un momento sui capelli di Keiichi, ma tornando subito a sorridergli in maniera professionale.
“Salve, avremmo bisogno di trovare notizie riguardo all’epidemia di sette anni fa e alla famiglia Higurashi. Potremmo accedere all’emeroteca?”
“Da questa parte” rispose gentilmente la bibliotecaria.
Mostrò loro un computer, spiegando a Hikari che all’interno del database avrebbero trovato tutti gli articoli o le trascrizioni di servizi televisivi riguardanti l’argomento che più desideravano. Bastava scegliere una parola chiave per avviare la ricerca. Digitò “Higurashi” nel motore di ricerca e li lasciò soli. Avrebbero potuto parlare liberamente, visto che l’emeroteca era quasi sempre deserta.
“Allora, ecco qui” disse Hikari, facendo scorrere l’elenco degli articoli che parlavano soprattutto dell’epidemia e dei nuovi casi di contagio “Ci vorrà un po’: ci saranno decine di articoli o anche più”.
Izumi le si avvicinò per guardare lo schermo, per una volta concentrata su qualcos’altro che non fosse la novità.
“Abbiamo fatto bene a portarti con noi, Hikari. Non saremmo mai riusciti a far funzionare questa macchina per ottenere delle informazioni. Cosa stiamo cercando di preciso?”
“Vedi, in questo tempo le persone si interessano molto alle vite degli altri, soprattutto quando qualcuno è collegato a un qualche evento molto conosciuto. Così ci sono persone che scrivono delle notizie per far sapere a tutti cosa queste persone stanno facendo.”
“è orribile!” rispose Izumi, storcendo il naso.
“Ma in questo caso utile: è probabile che qualcuno si sia preoccupato di scoprire che fine avesse fatto vostro zio dopo aver lasciato il tempio. Solo che ci vorrà un bel po’ di tempo per leggere tutti questi articoli.”
“Non abbiamo tempo!” disse Keiichi con tono scontroso. Possibile che fosse sempre così antipatico? O forse lo era solo con lei? Di certo se Hikari non li aiutasse impiegherebbero molto più tempo a rintracciare lo zio, quindi perché doveva sempre parlarle in quel modo?
“Cosa c’è, fratellone?” lo canzonò Izumi “Non vedi l’ora di correre da Sayumi?”
Keiichi divenne rosso e cominciò a balbettare.
“Ti sembra il momento di dire simili sciocchezze?” le urlò contro “Sei proprio una bambina! Abbiamo cose più importanti a cui pensare.”
Per la prima volta Izumi mostrò segni di insofferenza nei confronti del fratello.
“Io non sono una bambina! Infatti ho notato come guardi quella spocchiosa di Sayumi! Credi che io sia cieca? Guarda che lo so che esci di casa di nascosto una notte sì e una no per andare da lei!”
Allora c’era qualcuno con cui Keiichi fosse gentile. Evidentemente Hikari aveva ragione: Keiichi non la sopportava. Forse avrebbe fatto meglio a restarsene a casa. Infondo, perché mai avrebbe dovuto aiutarli? Davvero voleva lasciarsi invischiare nei problemi assurdi di quei due ragazzi. Dopotutto aveva già abbastanza problemi per conto proprio. Hikari decise che li avrebbe aiutati ancora solo quella volta. Li avrebbe messi sulla giusta strada e poi se ne sarebbe tornata a casa.
Intanto la lite tra i due fratelli continuava.
“Beh, se anche fosse, non sono affari tuoi!” disse Keiichi, incrociando le braccia sul petto.
“Certo che lo sono! Tu esci a divertirti con quella smorfiosa e a me tocca badare ai gemelli! Sei un’egoista! Cosa credi che direbbe la mamma se potesse vederti?”
“Questo è un colpo basso!” si lamentò Keiichi “E poi neppure io sono cieco! Cosa credi avrebbe detto papà di Shippo?”
“Non ho idea a cosa tu ti riferisca?” rispose Izumi, fingendo indifferenza.
“So benissimo che hai una cotta per lui, ma dubito che papà avrebbe approvato che perdessi tempo dietro a quel volpino!”
“Queste non sono cose che ti riguardano, cagnaccio puzzolente!”
“Come mi hai chiamato?” urlò Keiichi che sembrava pronto a saltare addosso a Izumi “Ripetilo e vedrai che io…”
“Scusate…” li interruppe Hikari.
I due fratelli la guardarono come se si fossero completamente dimenticati di lei. Ed evidentemente era proprio così.
“Se non volete che ci sbattano fuori, sarebbe meglio smetterla di urlare. Inoltre” continuò, fermando Keiichi che stava per risponderle, certamente ringhiandole contro una qualche cattiveria “credo di sapere come fare ad accelerare i tempi.”
Keiichi si allontanò borbottando qualcosa sul fatto che lui non puzzava, mentre Izumi le si avvicinò inchinandosi.
“Mi dispiace. Siamo stati scortesi e maleducati. Ti chiediamo scusa”
“Parla per te!” ringhiò Keiichi.
Izumi questa volta si limitò a fulminarlo con lo sguardo.
Hikari digitò una nuova chiave di ricerca aggiungendo il nome di Sota. La lista degli articoli disponibili era lunga, ma decisamente meno rispetto a prima. Hikari selezionò sette articoli che potevano fare al caso loro e li stampò.
“Ecco qui!” disse dando i fogli con gli articoli ad Izumi “Qui c’è tutto ciò che è in archivio. Vediamo”
Sfogliò rapidamente le pagine, cercando le notizie più recenti. Trovò un articolo, decisamente più recente rispetto a tutti gli altri.
“Eccolo!” disse trionfante “Questo articolo è stato scritto due anni dopo l’epidemia. In occasione di una commemorazione pubblica e vostro zio Sota è citato.”
Hikari lesse ad alta voce: “La cerimonia è stata molto toccante e ha visto partecipare gran parte delle persone della città, segno che questa tragedia ci ha toccati tutti nel profondo. Per la prima volta era presente anche Sota Higurashi, l’unico sopravvissuto della famiglia colpita più duramente dal virus tuttora sconosciuto. Pare che Higurashi sia tornato a vivere in città, dopo aver trascorso due anni all’estero, anche se ha deciso di non tornare al tempio della sua famiglia, apparente luogo di partenza del contagio.
Hikari rimase sorpresa. Non ricordava di aver mai sentito che il tempio Higurashi fosse stato il luogo dal quale era cominciata l’epidemia. Certo, visto che la famiglia che vi viveva era stata quella maggiormente colpita e viste tutte le storie che circolavano da allora su quel luogo, la cosa non avrebbe dovuto sorprenderla. Possibile che si fosse interessata così poco riguardo alla malattia che l’aveva quasi uccisa?
Ad essere del tutto onesta, Hikari ricordava ben poco di quel periodo. Ricordava che aveva saputo di morire e alla fine si era rassegnata, pensando che presto avrebbe rivisto sua madre. Poi ricordava la nebbia. I ricordi erano confusi e distorti. L’intero anno successivo non aveva senso, come se avesse vissuto rinchiusa in un cristallo che distorceva tutto attorno a lei. Suo padre diceva che guarire richiedeva sempre del tempo e a lei, che era arrivata a un passo della morte, ce ne era voluto un po’ più del solito. Forse, una volta tornata in sé, semplicemente era stata felice di essere ancora viva e non si era preoccupata di nient’altro.
“Quindi lo zio Sota potrebbe essere ancora qui?” la riscosse Izumi.
“Potrebbe” le rispose Hikari “Anche se sono passati diversi anni. Comunque è un punto di partenza.”
“Un punto di partenza?” la derise Keiichi “Questo villaggio è immenso. Dubito che basterà chiedere a qualcuno a caso dove abita Sota Higurashi per sapere dove trovarlo!”
“Allora ti conviene cominciare subito, mastino dei miei stivali!” sbottò Hikari che cominciava davvero ad averne piene le tasche del brutto carattere di Keiichi.
Entrambi i fratelli la guardarono sorpresi dal suo cambiamento di umore. Insomma ma che si aspettavano? Che fosse sempre carina e disponibile anche quando la trattavano con così poco riguardo? Se avevano una traccia sullo zio era solo grazie a lei che si era data da fare, sopportando anche le loro liti, e invece di ricevere un grazie aveva ricevuto l’ennesimo ringhio riguardo al fatto che non era abbastanza. A quel punto voleva solo tornarsene a casa e dimenticarsi di averli mai incontrati.
“Se invece di ringhiare come un cucciolo rabbioso mi avessi chiesto gentilmente come trovare qualcuno in città, avrei potuto risponderti che qui da noi esiste una cosa chiamata elenco telefonico, ma se preferisci andare a fiutare il deretano di ogni singolo cittadino della città sei liberissimo di farlo. Ti ci vorrà un po’, ti conviene andare.” rincarò la dose.
Anche Izumi la guardava esterrefatta. Forse questa volta aveva un po’ esagerato. Keiichi la guardava furioso e allo stesso tempo sorpreso. Hikari dubitava che qualcuno gli avesse mai parlato in quella maniera, a parte forse la sorella. Prevedendo aria di tempesta, Izumi si frappose tra lei e Keiichi, riportando il discorso su qualcos’altro che non fossero le abilità canine del fratello.
“Puoi dirci dove trovare questo elenco telefonico?” le chiese gentilmente.
Hikari la guardò, ancora su di giri per la rabbia. Lanciò uno sguardo ostinato a Keiichi, il quale la ricambiò con uno sguardo altrettanto ostinato.
“Ce ne sarà senz’altro uno qui, in biblioteca. Andiamo”
I due ragazzi la seguirono in silenzio, lanciandole occhiate curiose. Arrivata al banco prestiti chiese alla bibliotecaria dove trovare l’elenco e li portò nella hall della biblioteca che le era stata indicata dove c’erano diverse cabine telefoniche.
Per una volta, Izumi trattenne le sue domande, anche se la sua curiosità l’aveva stampata chiaramente in faccia.
Hikari cercò il nome di Sota Higurashi sull’elenco. Trovatolo, trascrisse l’indirizzo su un biglietto e lo porse ad Izumi.
“Con questo dovreste trovarlo, è l’indirizzo dove dovrebbe vivere vostro zio.”
Se avesse controllato subito sull’elenco, si sarebbe liberata subito di quei due fenomeni da baraccone. Perché diavolo non ci aveva pensato subito? Stupida!
“Tenete” mise in mano a Izumi tutti i soldi che aveva con sé “dovrebbero bastarvi per pagare il taxi fino al quartiere di vostro zio e per pagarvi qualcosa da mangiare”
“Non possiamo accettare i tuoi soldi” disse orgogliosamente Keiichi.
“Dubito tu abbia dei soldi che siano ancora validi in questo secolo, genio” rispose Hikari, sempre più umiliata dall’atteggiamento freddo e arrogante di Keiichi “E non so come vi procuriate il cibo nella vostra epoca, ma qui non ci sono luoghi dove andare a caccia, a meno che tu non voglia provare a mangiarti qualche ratto.”
“Ti siamo molto grati” si intromise Izumi per rimediare alla scontrosità del fratello “per tutto. E mi dispiace se ti abbiamo offesa o ti abbiamo rubato troppo tempo. Ci sei stata di grande aiuto, non sai quanto”
La dolcezza e la gentilezza di Izumi fecero evaporare la maggior parte del risentimento covato nell’ultima ora. Non si poteva non perdonare qualsiasi cosa a quel sorriso così benevolo e contagioso. Tutta un’altra storia era Keiichi. Continuava a guardarla con risentimento e rancore.
Non aveva importanza infondo, con tutta probabilità non li avrebbe rivisti mai più.
A quel pensiero, un sentimento nuovo si animò in lei. Un’ansia profonda e intollerabile.
Non voleva che se ne andassero. Voleva restare con loro. Voleva restare con lui.
Hikari storse il naso a quel pensiero. Era assurdo! Keiichi la detestava e lei certo non voleva sprecare un solo istante accanto a un ragazzo così rozzo, scontroso e maleducato. Era davvero arrivato il momento di andarsene.
“L’ho fatto con piacere” rispose a Izumi, rassicurandola con un sorriso “Spero davvero che troviate vostro zio”
“Grazie, Hikari” le disse Izumi, stringendola forte.
“Date al conducente del taxi il biglietto che ti ho dato. Lui vi porterà dove dovrete andare”
“Spero di rivederti un giorno” le disse la ragazza.
“Anch’io”
Izumi si incamminò verso l’uscita della biblioteca. Keiichi mantenne il suo sguardo ancora per un momento su Hikari. I suoi occhi non erano più risentiti. Erano semplicemente freddi, distanti, indifferenti.
“Allora, ciao” azzardò Hikari verso di lui, ma Keiichi non le rispose. Le passò accanto, sfiorandola, senza dire una parola. Nell’istante in cui la superava, Hikari percepì ancora quella sensazione. Era come se il suo corpo le urlasse di non lasciarlo andare. Percepiva un’urgenza disperata di restare al suo fianco. Avrebbe voluto fermarlo, pregarlo di portarla con sé.
Ma lui non aveva detto una parola. L’aveva umiliata ancora, ed Hikari giurò che sarebbe anche stata l’ultima. Qualunque cosa la spingesse a desiderare di stare accanto a lui, la vinse. La annegò nel proprio rancore e nelle lacrime di frustrazione che sentiva rigarle le guance. Qualunque scherzo del destino li avesse fatti incontrare e le facesse provare quella sensazione così opposta ai veri sentimenti del suo cuore l’avrebbe soffocato. Non ci si sarebbe piegata.
Li avrebbe dimenticati e sarebbe andata avanti con la sua vita. Qualunque cosa fosse successa, non avrebbe più permesso a quel dannato mezzo-demone di farla sentire così impotente e disgustata di sé stessa come in quel momento.
Mai 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: AlienorJ