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Autore: Tomoko_chan    24/05/2016    4 recensioni
Hinata si trova in ospedale, accanto alla sorella malata. La sua vita non è stata abbastanza difficile, sembra dire il fato. Tutto sembra accanirsi su di lei, ma come è cominciato tutto? Viaggeremo all'interno del suo passato, dalla morte della madre, al difficile rapporto con il padre, ai primi sintomi della sorella e al suo primo grande amore. Scopriremo tutte le sue difficoltà, le origini del suo dolore, per poi chiederci: Hinata tornerà mai a vivere?
Tratto dalla storia:
"Lo osservò bene. In qualche modo le sembrò che quel sorriso non stesse bene con i suoi connotati. Non era a tono. Stonava. Quel viso era fatto per spandere sorrisi a trentadue denti, di quelli che irradiano anche gli occhi, che illuminano una stanza. Invece, quel sorrisino lì, era sbiadito. Come una piccola fiamma che si consuma lentamente. Non bastava. Non scaldava abbastanza.
«Lei non sa mentire.»"

[I pairing e il genere cambieranno andando avanti con la storia per non rivelare troppo]
[C'è della dolcezza anche nell'angst][Angst][Sturmunddrang][Ritorno][Esistenzedifficili]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Han, Hanabi Hyuuga, Hinata Hyuuga, Kiba Inuzuka, Naruto Uzumaki, Un po' tutti | Coppie: Kiba/Hinata
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto, Contesto generale/vago
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Come foglie secche.
Prologo



Sfiorò la lunga ciocca di capelli neri con due dita, riportandola dietro l’orecchio.
Erano passate circa due ore e tre quarti da quando sua sorella era stata portata via. Due ore e tre quarti da quando l’aveva salutata con un semplice «ciao» ed un bacio delicato sulla fronte. Lei aveva sbuffato scocciata, aveva gonfiato le guance e aveva finto di indossare quell’espressione dura, quella tipica di quando voleva sembrare più forte di quanto in realtà fosse.
«Non piangere troppo, mentre non ci sono.» le aveva risposto lei, cercando di rendere più limpida la propria flebile voce.
«Ci proverò, Hana-chan.» le aveva promesso lei, lasciando andare la presa dalla sua mano. «Ci vediamo fra poco.»
L’altra aveva annuito – era troppo stanca anche solo per dire un semplice sì -  e i medici l’avevano portata via sul suo lettino d’ospedale, valicando la striscia rossa invalicabile, quella che diceva «Solo personale autorizzato». Allora la donna, venticinque anni ed una laurea in filologia alle spalle, aveva voltato le spalle ed era tornata nella camera privata della sorella, sospirando stanca mentre si legava i capelli in una crocchia disordinata. Sua madre le aveva insegnato a farlo senza utilizzare fermagli o elastici – le era grata, era molto semplice e pratico, ma ciò non faceva che ricordarle che sua sorella non aveva mai avuto quella possibilità, di imparare, imparare grazie alla propria madre. Il cancro l’aveva portata via troppo presto. Un melanoma metastatico al quarto stadio. Un melanoma che, da qualche mese, aveva infettato anche la sua sorellina.
Si massaggiò gli occhi con due dita stanche, cercando di recuperare quel poco di autocontrollo che aveva ancora. Pensare al suo passato non le faceva bene. Era sempre difficile mantenersi ancorati al presente, ma non aveva altra scelta. Doveva essere forte per sua sorella, per quella buffa ventenne che si fingeva forte e la prendeva in giro da quando aveva sei anni.
«Signorina Hyuuga?» una voce la fece improvvisamente rinsavire dai suoi pensieri. Scattò in piedi, arrossendo un poco sotto lo sguardo attento dell’uomo – probabilmente un medico – che era appena entrato nella sua stanza. Indossava una semplice uniforme di cotone verde scuro – del colore più profondo di una foglia matura – che dava risalto a due occhi azzurri magnetici. I capelli, biondo grano, erano coperti da una cuffietta arancione con stampa di piccoli vortici neri.
«Mi chiami Hinata.» rispose lei, vacillando appena mentre gli porgeva la mano.
Lui la strinse con forza, una bella stretta di mano, salda e rassicurante. «Sono il Dottor Naruto Uzumaki Namikaze, il chirurgo che ha operato sua sorella.» trattenne la sua mano per qualche secondo in più «Si sente bene?»
«Sì, sono solo… solo… un po’ stanca.» lasciò la sua mano per incrociare le braccia sotto al seno «Come sta Hanabi?»
«In questo momento si trova in sala risveglio. Fra un’ora sarà qui, ma potrebbe impiegarci un po’ a risvegliarsi. L’intervento è andato bene, non ci sono state complicanze, ma…» sospirò, appoggiandosi le mani sui fianchi «Il melanoma era più aggressivo di quanto ci aspettassimo. Era impossibile rimuoverlo tutto: saremmo incorsi in seri rischi.»
«Oh Dio.» mormorò Hinata, passandosi una mano sulla fronte e facendo qualche passo indietro per sedersi. Le gambe non le reggevano: si sentiva mancare. Il chirurgo le si accostò immediatamente, aiutandola a sedersi sulla piccola poltrona dietro di lei. Le si inginocchiò davanti con fare caritatevole. «Hinata, Hinata ascoltami.» le disse, arrossendo un poco «Scusami se ti do del tu, ma non riesco bene a gestire queste situazioni. Di solito sono i miei specializzandi a… non ha importanza! Mi ascolti?» l’altra annuì piano «Non è un problema, Hinata, ok? Grazie all’intervento, il quadro generale è migliorato. Adesso possiamo optare per diverse strade, ma io non opererei subito di nuovo. Opterei per un ciclo mirato di radiazioni e… andrà meglio, sai? Starà bene.» Hinata si stupì quando l’uomo – il ragazzo. Quanto poteva essere più grande di lei? Quattro, cinque anni? – allungò una mano per accarezzarle il viso, con un sorriso mesto stampato in faccia.
Lo osservò bene. In qualche modo le sembrò che quel sorriso non stesse bene con i suoi connotati. Non era a tono. Stonava. Quel viso era fatto per spandere sorrisi a trentadue denti, di quelli che irradiano anche gli occhi, che illuminano una stanza. Invece, quel sorrisino lì, era sbiadito. Come una piccola fiamma che si consuma lentamente. Non bastava. Non scaldava abbastanza.
«Lei non sa mentire.»





 


Angolo autrice.

Ecco qui un piccolo prologo. Come detto, la storia comincia in medias res,
ma dal prossimo capitolo torneremo indietro, nel passato. Scopriremo
sempre qualcosa in più, solo per qualche capitolo, per poi tornare a questo
momento della storia. Lo so, può sembrare banale, o incredibilmente triste,
ma vi giuro che la storia non si ferma solo su questa nota triste, altrimenti non
tornerei su EFP. Manco da tanto. Ho lasciato una storia a cui tenevo incompleta.
Intanto però ho continuato a scrivere. Sono migliorata (credo). Ricevo ancora
messaggi di lettori che vogliono leggere qualcosa di nuovo, uscito dalla mia
penna. Ne sono infinitamente onorata. Manterrò le  mie promesse. Vi ringrazio!

Ho bisogno di ritrovare un po' di fiducia in me stessa e di capire cosa non va. Vi va di lasciare un commento? 

 
   
 
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